Pena di morte: il Texas dei boia di Stato

Melissa per ora è salva, ma è stato ucciso Carl Wayne Buntion. Notizie riprese dal comitato Paul Rougeau di cui presentiamo il foglio mensile 293.

MELISSA LUCIO È SALVA! ALMENO PER ORA

L’esecuzione di Melissa Lucio era programmata per il 27 aprile. Il 25 la Corte Penale d’Appello del Texas ha sospeso l’esecuzione a tempo indeterminato. L’enorme mobilitazione popolare in favore della condannata ha avuto quindi un primo successo. Speriamo che la difesa di Melissa Lucio riesca ad ottenere la commutazione della sua condanna o addirittura la sua liberazione.

Nella storia della pena di morte americana, sono stati pochi i casi che hanno sollevato scalpore e attirato l’attenzione e l’indignazione internazionali. Per fortuna, il caso di Melissa Lucio è tra questi. Ed è un fatto ancor più notevole se si pensa che il mondo in questo periodo è investito da altri drammi che occupano le prime pagine dei giornali.

Anche noi, come tutte le organizzazioni abolizioniste, abbiamo seguito il caso di Melissa negli ultimi mesi. Ne abbiamo ampiamente parlato nei nostri ultimi due fogli di collegamento, analizzando tutte le pecche della sua condanna a morte, inflitta con l’accusa di aver ucciso la sua bimba di due anni: dalla confessione estorta dopo ore di estenuante interrogatorio, alla forte probabilità che la figlia di Melissa fosse invece morta per una caduta accidentale, alle scorrettezze del processo capitale, alla disonestà dell’avvocato accusatore ora in carcere per corruzione.

Certo, la famiglia della Lucio aveva grandi problemi: Melissa fu cresciuta da una madre single di 6 figli, il cui compagno la aggredì sessualmente da quando aveva 6 anni. Melissa si sposò a 16 anni e prima di compiere 24 anni ebbe 5 figli.

Quando il marito la lasciò lei aveva 26 anni e si mise con un altro uomo, dal quale ebbe altri 7 figli, di cui Mariah era la più piccola. Anche questo nuovo compagno era violento e aggressivo con tutta la famiglia. Melissa fece per anni uso di cocaina, che fu trovata anche nel sangue di alcuni suoi figli, tra cui Mariah. I figli furono tolti ai genitori quando Mariah aveva due settimane. Mentre era in affidamento, si scoprì che la bimba aveva una disabilità fisica che le rendeva difficile camminare. Cadeva spesso e picchiava la testa. Dopo due anni, i test dimostrarono che Melissa si era disintossicata da tempo e i figli le furono restituiti. Tre settimane dopo Mariah morì.

La notizia di questa povera donna in attesa di finire nelle mani del boia si è sparsa ovunque, grazie al grande impegno dei suoi avvocati difensori e delle organizzazioni abolizioniste. Il nome di Melissa e la sua fotografia sono apparsi sui giornali e sui siti in tutto il mondo. Una massa di persone in costante aumento, costituita da celebrità, ambasciatori stranieri, ex giurati nei processi capitali e oltre la metà dei Parlamentari texani, ha sollecitato la Commissione per le Grazie del Texas e il Governatore Greg Abbot affinché risparmiassero la vita di Melissa.

Citiamo qui alcuni dei moltissimi interventi in favore della Lucio, nell’ordine cronologico con cui si sono verificati.

Il 5 aprile, Kim Kardashian, star di un notissimo reality show americano, ha chiesto ai suoi 72 milioni di seguaci di firmare una petizione, promossa dall’Innocence Project, per chiedere clemenza al Governatore. Kim ha dichiarato: “Sono le storie come quella della Lucio che mi inducono ad alzare la voce contro la pena di morte in generale e sul perché dovrebbe essere abolita, quando ci sono persone innocenti che ne soffrono.”

Il 6 aprile un gruppo di 83 parlamentari texani, appartenenti a entrambe le correnti politiche, guidati da Jeff Leach (repubblicano) e da Joe Moody (democratico), hanno fatto visita alla Lucio. Dopo l’incontro i parlamentari hanno scritto al Governatore chiedendogli di fermare l’esecuzione o di commutare la condanna. Leach ha dichiarato in un’intervista alla CNN: “Senza dubbio, quello di Melissa è il più inquietante e scioccante caso di pena di morte che abbia mai visto. Il sistema ha letteralmente mancato nei suoi confronti in ogni occasione.”

Alla voce dei parlamentari e delle celebrità si è aggiunta quella dei familiari di Melissa. Uno dei suoi figli, John Lucio, ha supplicato i Texani di prestare attenzione al caso di sua madre, dichiarando: “Non voglio che la mia mamma venga giustiziata. Non voglio perderla. Voglio che tu lo sappia, Mamma. Ti voglio tanto bene, farei qualunque cosa in mio potere per te.”

Anche suor Helen Prejean, che da decenni si batte contro la pena di morte, ha scritto sui media che “la coercizione e la pressione psicologica hanno indotto la Lucio ad ammettere cose che non sono mai accadute.”

Il 12 aprile, Luis Saenz, l’attuale procuratore distrettuale che ha in carico il caso di Melissa, e che aveva fatto fissare la data di esecuzione, ha ricevuto le richieste dei parlamentari affinché un giudice annullasse il mandato di esecuzione della donna, ma all’inizio le ha respinte, affermando che non era in suo potere annullare la data e che non c’erano motivazioni legali valide, dal momento che le varie corti d’appello avevano analizzato il caso nel corso degli anni. In un secondo momento, però, pressato da critiche e commenti negativi, ha dichiarato che se una corte d’appello non fosse intervenuta a fermare l’esecuzione, allora si sarebbe attivato per posporla, in modo da consentire la revisione del caso.

Melissa Quintanilla, all’epoca presidente della giuria al processo capitale della Lucio, ha rilasciato un affidavit in cui dichiara: “Al processo fui indotta a pensare che Melissa Lucio fosse un mostro, ma adesso la vedo come un essere umano che mi sembrava malvagio perché non avevo tutte le prove necessarie per decidere. La Lucio merita un nuovo processo e una nuova giuria che ascolti queste prove”. Altri 4 giurati del processo originario hanno dichiarato di essere d’accordo con l’attuale opinione della Quintanilla.

Oltre alla richiesta di grazia, avallata da sette esperti a livello nazionale, presentata al Governatore e alla Commissione per le Grazie dagli avvocati di Melissa il 22 marzo, il 15 aprile i suoi legali hanno anche presentato un’istanza di habeas corpus di 242 pagine, chiedendo che la Corte d’Appello del Texas fermasse l’esecuzione e annullasse la sua condanna a morte.

Intanto però i giorni passavano e l’esecuzione di Melissa, fissata per il 27 aprile, incombeva.

Finalmente, il 25 aprile, quando mancavano meno di 48 ore all’esecuzione, la Corte Penale d’Appello ha ordinato la sospensione, con una sentenza di tre pagine, in cui si afferma che le obiezioni sollevate dai suoi avvocati necessitano di essere esaminate da una corte, incluso il fatto che gli accusatori possano aver utilizzato testimonianze false, che le prove scientifiche – non disponibili all’epoca del processo originario – potrebbero impedire la sua condanna e che gli accusatori avevano nascosto prove potenzialmente favorevoli alla donna. Adesso il caso torna a una corte di livello inferiore, che dovrà affrontare queste problematiche.

Melissa, appena ricevuta la notizia della sospensione, ha dichiarato tra le lacrime: “Ringrazio Dio che mi ha salvato la vita, la corte che mi ha concesso di vivere e di dimostrare la mia innocenza. Mariah è nel mio cuore oggi e sempre. Sono grata di avere ancora tempo di essere una madre per i miei figli e una nonna per i miei nipoti. Userò il mio tempo per portarli a Cristo. Sono profondamente riconoscente a tutti coloro che hanno pregato per me e levato la voce in mio favore.”

Tivon Schardl, uno degli avvocati difensori, ha commentato la notizia dicendo: “I texani dovrebbero essere riconoscenti e orgogliosi che la Corte Penale d’Appello abbia dato al team di difensori della Lucio la possibilità di presentare le nuove prove di innocenza.”

Tutti abbiamo tirato un sospiro di sollievo, ma la vicenda di Melissa non è ancora risolta, anzi, secondo gli esperti, la battaglia sarà lunga e decisamente dura. Adesso i suoi avvocati dovranno concentrarsi per convincere un giudice a chiedere un nuovo processo. Sarà una lotta faticosa, perché, anche se riusciranno nell’intento, la Corte Penale dello Stato, che avrà l’ultima parola in merito, potrebbe non essere d’accordo e mantenere la condanna in essere.

Alcuni sono ottimisti, come Abe Bonowitz, direttore esecutivo del Death Penalty Action, una delle organizzazioni che hanno contribuito molto ad attirare l’attenzione del mondo sul caso di Melissa. Abe ha dichiarato: “Non avrà più una data di esecuzione. Sarà liberata. È solo una questione di tempo”.

Letitia Quinones, un avvocato difensore di Houston non legato al caso di Melissa, è meno ottimista. Ha detto che i suoi difensori avranno “un compito molto difficile” davanti a sé, perché è davvero raro capovolgere una condanna in Texas.

Occorre essere cauti e vigilanti e continuare a battersi per Melissa, anche perché, nonostante la data di esecuzione sia stata per ora rinviata senza scadenza, il procuratore Saenz, certo un osso duro fino alla fine, non ne ha ritirato il mandato, che resta pertanto valido.

Carl Wayne Buntion

NON COSTITUIVA UN PERICOLO, MA IL TEXAS LO HA UCCISO LO STESSO

Il 21 aprile il Texas ha messo a morte il 78-enne Carl Wayne Buntion, nel braccio della morte da 31 anni, gravemente invalido. Si tratta del condannato più vecchio messo a morte nello stato.

 

Nel 1990 Carl Wayne Buntion sparò a James Irby, un poliziotto che l’aveva fermato a un posto di blocco. Buntion, allora 46-enne, con una storia di reati violenti connessi all’uso di droga, scese dall’auto, sparò in fronte al poliziotto e lo colpì altre due volte alla schiena quando era già per terra. Mentre fuggiva dalla scena del crimine, sparò ancora contro un autista nel tentativo di rubargli l’auto, e contro un altro poliziotto, e tenne sotto tiro un ostaggio cercando di fuggire, ma fu arrestato. Nel 1991 fu condannato a morte.

Si trattava indubbiamente di un pericoloso criminale, e non ci sono dubbi sulla sua colpevolezza riguardo all’omicidio del poliziotto, ma adesso, dopo 31 anni, Buntion era molto cambiato e la sua esecuzione non può essere legittimata da alcuna delle pretestuose motivazioni che normalmente i sostenitori della pena di morte usano per giustificarla. Innanzi tutto, Buntion era ormai affetto da varie patologie che richiedevano cure specialistiche, si spostava su una sedia a rotelle, per cui non poteva certo più costituire una minaccia per la società. Inoltre, nei 31 anni trascorsi in prigione, commise solo 3 infrazioni al regolamento del carcere, l’ultima delle quali nel 1999. Si trattava pertanto di un detenuto modello e per nulla violento.

Essendo vissuto per oltre tre decenni con una condanna a morte sulle spalle, in uno stato che tiene i suoi condannati alla pena capitale in isolamento, Buntion è stato punito ad un livello che supera ogni punizione inflitta ai criminali”, hanno dichiarato i suoi avvocati David Dow e Jeff Newberry.

A tutto questo c’è da aggiungere che Buntion ebbe un’infanzia terribile. Quando era un bambino, suo padre uccise un uomo davanti a suo fratello, colpì la madre sul volto rompendole alcuni denti, provocò varie fratture ai figli, e una sera, rientrando ubriaco, costrinse tutta la famiglia a lasciare la casa, perché l’aveva persa giocando a carte. Il fratello gemello di Buntion fu ucciso dalla polizia a vent’anni e un altro fratello trascorse 20 anni in carcere. Questi eventi avrebbero dovuto costituire serie circostanze attenuanti al processo, ma non furono ben presentate alla giuria. I giurati inoltre non furono propriamente istruiti di tenerne conto nel decidere la condanna. Per questa ragione, nel 2009 la Corte d’Appello Criminale del Texas aveva annullato la sentenza e ordinato che Buntion fosse sottoposto a un nuovo processo in merito alla punizione, ma nel 2012 la giuria lo condannò nuovamente a morte, con la motivazione che l’omicidio da lui commesso era stato intenzionale, che egli avrebbe ancora potuto costituire un pericolo per la società e che i fattori mitiganti presentati non bastavano a concedergli una pena meno grave.

In un ultimo tentativo di ottenere clemenza, i suoi avvocati hanno presentato all’inizio di aprile un appello federale, dichiarando che “La giuria che condannò Buntion nel 1991 e l’altra, che ripeté la condanna nel 2012, ritenevano che egli sarebbe stato un pericolo se non fosse stato giustiziato. Il tempo ha però dimostrato che questa opinione era falsa”. Purtroppo, già nel 2020, 3 giudici della Corte d’Appello del 5° Circuito avevano scritto: “Il fatto che Buntion si sia comportato pacificamente durante la sua prigionia non sbugiarda il calcolo delle probabilità future da parte della giuria.”

E quindi, nonostante tutti i fattori che farebbero ritenere assurda l’esecuzione di un 78-enne malato e ormai innocuo, Buntion è stato ucciso il 21 aprile con una dose di pentobarbital. L’esecuzione è iniziata alle 18:26’ e il condannato è stato dichiarato morto alle 18:39’.

Prima di morire, Buntion si è rivolto ai familiari del poliziotto assassinato e ai suoi cari. “Desidero che i familiari di Irby sappiano una cosa: provo davvero rimorso per ciò che ho fatto. Prego Dio che i familiari trovino conforto per il dolore da me causato… Ai miei amici che mi sono rimasti accanto in tutti questi anni, non dico addio ma solo arrivederci. Sono pronto ad andarmene.”

Quella di Buntion è stata la prima esecuzione compiuta in Texas quest’anno e la quarta in tutti gli Stati Uniti.

Presentazione e sommario del foglio di collegamento del comitato Paul Rougeau: numero 293 – aprile 2022

Presentazione

In questo numero parliamo di una prima svolta positiva del caso di Melissa Lucio, la mamma di 14 figli condannata a morte in Texas dopo essere stata ingiustamente accusata dell’omicidio della figlioletta Mariah di 2 anni. La straordinaria mobilitazione sorta negli Stati Uniti e nel mondo in favore della condannata ha fatto sì che l’esecuzione della Lucio, programmata per il 27 aprile, fosse sospesa.

Nel secondo articolo potete leggere che nello Stato del Texas, morbosamente attaccato alla pena di morte, il 21 aprile è stata somministrata l’iniezione letale a Carl Wayne Buntion, 78-enne e ormai paralitico. Buntion, che ha mantenuto una condotta esemplare in 31 anni di carcerazione, è spirato dopo aver chiesto perdono per i crimini commessi tanti anni fa.

Vi ricordo la pagina Facebook

Amici e sostenitori comitato Paul Rougeau contro la pena di morte

Nella pagina trovate articoli scritti da organizzazioni abolizioniste in tutto il mondo, nonché appelli che potete firmare e diffondere

Giuseppe Lodoli per il Comitato Paul Rougeau

Sommario

Melissa Lucio è salva! Almeno per ora

Non costituiva un pericolo, ma il Texas lo ha ucciso lo stesso

Sospesa in Carolina del Sud l’esecuzione di Richard Moore

Negli Stati Uniti il linciaggio è divenuto un crimine federale

Suor Helen Prejean e l’approvazione della legge abolizionista in Louisiana

In Idaho imposto il segreto sulla provenienza dei farmaci letali

In Cina si prelevano organi da condannati a morte ancora vivi

Amnesty reagisce duramente alla chiusura dei suoi uffici a Mosca

Questo numero è aggiornato con le informazioni disponibili fino al 30 aprile 2022

I numeri arretrati del Foglio di Collegamento, ai quali si riferiscono le note in calce agli articoli di questo numero, si trovano nel sito www.comitatopaulrougeau.org/fogli-di-collegamento-precedenti

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