Pena di morte: Missouri, Iran e …

altri orrori. Con un articolo sulle “piccole gioie” della solidarietà. Testi ripresi dal «Foglio di collegamento» del comitato Paul Rougeau. A seguire la presentazione e l’indice del numero 303, con le informazioni utili per chi vuole dare una mano.

 

IL MISSOURI UCCIDE LEONARD ‘RAHEEM’ TAYLOR FORSE INNOCENTE

La pena di morte dovrebbe essere abolita ovunque anche perché rende irreversibili gli errori giudiziari

 

Il 26 novembre 2004 il trentanovenne Leonard Taylor lasciò il Missouri e volò in California per incontrare una delle sue figlie. Otto giorni dopo la sua partenza, furono trovati in Missouri, nella casa in cui avevano vissuto con Leonard, i corpi senza vita di Rowe Conley e dei suoi figli Alexus, di 10 anni, Acqreya, di 6 anni, e Tyrese, di 5 anni.

Le autopsie inizialmente indicarono che gli omicidi erano avvenuti da 2 a 3 giorni prima del ritrovamento dei corpi, il che eliminava la possibilità che Taylor fosse l’assassino.

Ma al processo, il medico legale della contea di St. Louis, Phillip Burch, disse ai giurati che la temperatura in casa era stata molto bassa, cosa che poteva portare al cambiamento dell’epoca stimata della morte. Gli omicidi potevano essere avvenuti da 2 a 3 settimane prima che i corpi fossero scoperti, quando Taylor sarebbe stato ancora in città.

Durante il processo, fu dimostrato che il sangue sugli occhiali da sole e nell’auto di Taylor era coerente con il profilo del DNA della Rowe. Un testimone affermò di aver visto Taylor gettare la possibile arma del delitto sulla scena, che corrispondeva al calibro dei proiettili usati negli omicidi.

Proiettili dello stesso calibro furono successivamente trovati anche nell’auto di Taylor.

Una caccia all’uomo a livello nazionale portò le autorità a trovare Taylor nascosto sul fondo di un’auto dopo che aveva lasciato la casa di un’altra ragazza nel Kentucky. Fu arrestato 4 giorni dopo la scoperta dei corpi.

I pubblici ministeri si basarono anche sulle informazioni di Perry Taylor, fratello di Leonard, che disse alla polizia che suo fratello aveva confessato gli omicidi. Perry Taylor però ritrattò la sua dichiarazione al processo. Successivamente si scoprì che le tattiche utilizzate dalla polizia durante l’interrogatorio di Perry Taylor “furono estremamente coercitive” e note per produrre dichiarazioni false. Anche la figlia tredicenne di Taylor, che il padre era andato a trovare in California, testimoniò di aver parlato al telefono con una delle vittime mentre il padre era già lì da lei. La sua testimonianza non fu creduta e Taylor fu condannato a morte nel 2008 per questo quadruplice omicidio. Da allora egli sostenne sempre la sua innocenza e la totale estraneità agli eventi. Perse però ogni appello successivo e infine gli fu fissata la data di esecuzione per il 7 febbraio scorso.

In un ultimo tentativo di salvarlo, il 2 febbraio avvocati appartenenti al Midwest Innocence Project, l’Innocence Project e Philips Black hanno inviato al governatore del Missouri Mike Parson la richiesta di sospendere l’esecuzione di Leonard Taylor e nominare una commissione d’inchiesta indipendente, che indagasse sulla sua condanna a morte. La richiesta affrontava le questioni dell’effettiva innocenza, che non era mai stata asserita come argomento in un procedimento giudiziario per Taylor, e rilevava che le vittime erano vive dopo che Leonard Taylor volò a Los Angeles il 26 novembre 2004; che la dottoressa Jane Turner, patologa forense, screditò la testimonianza del medico legale in merito alla data della morte delle vittime; che le dichiarazioni registrate di Perry Taylor alla polizia non costituivano una confessione di Leonard Taylor e furono ottenute con coercizione e minacce, il che scredita i resoconti del signor Perry Taylor, secondo il signor James Trainum, un esperto di interrogatori/confessioni; inoltre, Leonard Taylor non fu mai sottoposto a un processo costituzionale e il suo avvocato “lo aveva effettivamente abbandonato”, non riuscendo a indagare e presentare prove di innocenza e “abdicando ai propri doveri di avvocato”.

Tutto inutile. Il governatore Mike Parson ha confermato il 6 febbraio che l’esecuzione di Leonard Taylor sarebbe andata avanti. “Leonard Taylor ha brutalmente ucciso una madre e i suoi 3 figli. Le prove mostrano che Taylor ha commesso queste atrocità e una giuria lo ha dichiarato colpevole. I tribunali hanno costantemente confermato le condanne di Taylor in base ai fatti e alle costituzioni del Missouri e degli Stati Uniti”, ha detto Parson in una dichiarazione. “Nonostante la sua egoistica affermazione di innocenza, i fatti della sua colpevolezza in questo raccapricciante omicidio quadruplo rimangono. Lo Stato del Missouri eseguirà la condanna di Taylor secondo l’ordine della Corte e renderà giustizia alle 4 vite innocenti che ha rubato”.

I pubblici ministeri della contea di St. Louis hanno rifiutato di intervenire direttamente, ma hanno sostenuto una mozione per sospendere l’esecuzione presentata il 31 gennaio dagli avvocati di Taylor. Quella mozione è stata contrastata dall’ufficio del procuratore generale del Missouri, che ha affermato che ritardare l’esecuzione “semplicemente frustra gli interessi della giustizia” e in seguito la stessa è stata respinta.

Anche la Corte Suprema del Missouri si è rifiutata di fermare l’esecuzione. La domanda – presentata il 6 febbraio sera al giudice Brett Kavanaugh – è stata respinta dall’intera corte senza eventuali dissensi noti. La corte non ha fornito spiegazioni per la sua decisione.

E così Leonard ‘Raheem’ Taylor, ora cinquantottenne e convertito all’Islam mentre era in carcere, è stato il terzo detenuto del Missouri messo a morte da novembre nella prigione di Bonne Terre.

Taylor è stato dichiarato morto alle 18:16’. I testimoni lo hanno visto scalciare mentre gli venivano iniettati i 5 grammi di pentobarbital, poi il condannato ha fatto 5 o 6 respiri profondi prima che tutti i movimenti si fermassero.

In una dichiarazione scritta finale, Taylor ha affermato che i musulmani non muoiono ma “vivono eternamente nei cuori della nostra famiglia e dei nostri amici”. Ha citato due versetti (153 e 154) della Sura 2 del Corano che recitano: “O voi che credete, rifugiatevi nella pazienza e nell’orazione. Invero Allah è con coloro che perseverano. E non dite che sono morti coloro che sono stati uccisi sulla via di Allah, ché invece sono vivi e non ve ne accorgete”. Ha aggiunto nella sua dichiarazione: “La morte non è il tuo nemico, è il tuo destino. Non vedo l’ora di incontrarla. Pace!”.

Gerjuan Rowe, la sorella di Angela Rowe, ha parlato dopo che Leonard Taylor è stato ucciso: “La giustizia è stata servita”, ha detto ai giornalisti, “ho avuto un po’ di pace”. Ha detto che le mancano ancora sua sorella, i suoi nipoti e la nipote, soprattutto nei compleanni e nei giorni festivi. “Mi chiedo sempre come sarebbero”, ha detto dei bambini.

Purtroppo, la vendetta ancora una volta è stata mascherata da giustizia, e inoltre, in questo caso, i dubbi sull’effettiva colpevolezza sono talmente fondati, che davvero ci si chiede come gli artefici della morte di Taylor possano continuare a sentirsi integerrimi e onesti.

LAMAR JOHNSON, INNOCENTE, RILASCIATO IN MISSOURI DOPO 28 ANNI DI CARCERE

Può accadere che occorrano 28 anni per liberare dal carcere una persona accusata ingiustamente di omicidio? Sì, è accaduto in Missouri.

Un giudice di St. Louis ha stabilito martedì 14 febbraio 2023 che Lamar Johnson deve essere rilasciato dopo aver trascorso 28 anni in prigione per un omicidio che non ha commesso.

Johnson ha sostenuto per anni di non aver ucciso Marcus Boyd sulla veranda di casa sua nel 1994.

Il giudice di St. Louis David Mason ha detto in un’aula gremita che stava annullando la condanna di Johnson inflitta nel 1995.

Johnson era stato condannato, insieme a Phillip Campbell, per l’omicidio di Boyd.

La condanna si fondava prevalentemente sulla deposizione di un testimone oculare che in seguito si scoprì aver ricevuto un compenso e che alla fine ritrattò la sua testimonianza secondo cui Johnson era uno degli assassini.

Durante un’udienza sul caso, svoltasi a dicembre, c’è stata anche la drammatica testimonianza di James Howard, che sul banco dei testimoni ha affermato di aver ucciso Boyd insieme a Campbell durante un tentativo di rapina.

La Sentencing Integrity Unit del procuratore distrettuale di St. Louis Kim Gardner aveva evidenziato il caso di Johnson come condanna ingiusta già nel 2019. Ma gli sforzi per liberare Johnson si sono arenati dopo che la Corte Suprema del Missouri ha stabilito nel 2021 che non aveva l’autorità di chiedere l’annullamento della sentenza.

Il sistema di giustizia penale si basa sull’idea che le persone innocenti non dovrebbero essere condannate” ha detto il professore della Washington University Law School Peter Joy. “E se vengono condannate, dovrebbero essere liberate. E nel Missouri, purtroppo, il modo in cui i tribunali interpretavano le leggi esistenti diceva sostanzialmente: ‘Anche se viene dimostrata l’effettiva innocenza di una persona, a meno che questa non venga condannata alla pena di morte, non c’è modo di ottenere un proscioglimento’”.

Alla fine, l’Assemblea generale del Missouri ha approvato una legge che ha dato ai procuratori come Gardner la possibilità di annullare potenziali condanne errate. Il procuratore della contea di Jackson, Jean Peters Baker, è riuscito a utilizzare questa legge per liberare Kevin Strickland nel 2021.

Ma sia a Gardner che a Baker si oppose l’ufficio dell’allora procuratore generale Eric Schmitt. Nel caso di Johnson, diversi assistenti del procuratore generale sostennero che le persone che garantivano l’innocenza di Johnson avevano problemi di credibilità o avevano rilasciato dichiarazioni contraddittorie nel corso degli anni.

Alcuni osservatori legali ritenevano che questo caso fosse un banco di prova cruciale per verificare la validità della legge del 2021. Altri, come l’ex giudice della Corte Suprema del Missouri Michael Wolff, hanno affermato che l’ufficio di Schmitt si stava impegnando in una tattica sbagliata.

Il valore è fare giustizia, evitando che una sentenza sbagliata rimanga in vigore”, ha detto Wolf.

La Baker, tuttavia, ha affermato che ha senso che l’ufficio del procuratore generale sia coinvolto in questo tipo di casi, soprattutto se un procuratore pensa che qualcuno sia stato condannato ingiustamente ma poi si scopre che in realtà era colpevole.

Ha anche detto che il Missouri costituisce un’anomalia rispetto ad altri luoghi quando si tratta di gestire le condanne ingiuste.

E vi dirò che non succede nemmeno dall’altra parte del confine di Stato, in Kansas”, ha detto la Baker. “Il procuratore generale repubblicano Derek Schmidt è stato molto collaborativo nel gestire i casi di innocenza che arrivano in modo molto credibile nel suo Stato”.

RISARCITE LE PERSONE CONDANNATE INGIUSTAMENTE IN MISSOURI ?

Lamar Johnson, liberato dopo aver scontato ingiustamente 28 anni di carcere, ha testimoniato nel Parlamento del Missouri nel corso del dibattimento per l’approvazione di una legge che risarcisca le persone condannate ingiustamente e riconosciute innocenti.

Pochi giorni dopo essere stato rilasciato dal carcere, dopo aver scontato 28 anni dietro le sbarre, Lamar Johnson ha testimoniato davanti al Parlamento del Missouri a favore dell’approvazione di una nuova legge che preveda un risarcimento per le persone condannate ingiustamente.

Johnson ha riferito a una commissione del Senato che, quando è stato prosciolto, è uscito di prigione con i soli vestiti che gli avevano dato il suo avvocato e i suoi amici.

Attualmente può ricevere un risarcimento dallo Stato solo chi viene scagionato attraverso il test del DNA, ma non è questo il caso di Johnson. I senatori Brian Williams e Steven Roberts stanno cercando di ampliare il novero dei casi in cui le persone condannate ingiustamente possono ricevere un risarcimento.

Se qualcuno infrange la legge, deve essere ritenuto responsabile, ma nessuno dovrebbe essere punito per un crimine che non ha commesso”, ha detto Williams. “Spesso le persone condannate ingiustamente ricevono addirittura meno assistenza dopo il ritorno a casa rispetto alle persone colpevoli di crimini che sono rilasciate in libertà vigilata”.

Non riesco a immaginare nessuno che ritenga di non dover essere risarcito dallo Stato che lo ha ingiustamente condannato e imprigionato per quasi tre decenni”, ha detto Roberts. “Dopo essere tornato a casa da pochi giorni, la difficoltà di ricominciare una nuova vita, dopo una condanna ingiusta, è ancora fresca nella mia mente”, ha detto Johnson.

I familiari hanno pianto di gioia quando hanno potuto riabbracciare Johnson per la prima volta dopo il 1995.

Nulla potrà mai restituirmi ciò che ho perso”, ha detto Johnson ai senatori. “Non potrò mai riavere il tempo che avrei dovuto passare con le mie figlie, la carriera che avrei potuto fare o le vacanze con i miei cari; ma questa legge mi darà la sicurezza di rimettermi in piedi e di essere presente per la mia famiglia come non ho potuto fare prima”.

I NOSTRI PICCOLI MOMENTI DI GIOIA

di Federica Massoli

 

Pubblichiamo l’articolo scritto da Federica Massoli, nuova collaboratrice del Foglio di Collegamento, che ha stretto una sincera forte amicizia con un condannato a morte della Florida.

Grazie Federica di questo contributo e benvenuta nel nostro Comitato!

E così eccomi di ritorno da un nuovo viaggio in Florida.

Sono 5 anni ormai che sono in contatto con un uomo che si trova nel braccio della morte della Florida.

Tutto è iniziato dopo un post letto su Facebook che chiedeva ai lettori se avessero voluto diventare “penpals” e tenere una corrispondenza con un detenuto.

Mi sono detta “perché no?” … e il “viaggio” è cominciato. Così ho iniziato a scrivere giornalmente a quest’uomo, tramite e-mail controllate, per poi passare alle telefonate, sempre più frequenti, e infine alle visite presso la prigione.

La pandemia ha rallentato le cose, ma non ci ha impedito di instaurare un rapporto profondo fatto di scambio di idee, scherzi e momenti di tristezza e di gioia condivisi. Un rapporto che nel tempo è cresciuto sempre di più.

Ho cominciato questa esperienza pensando di poter essere d’aiuto, di poter dare conforto a un altro essere umano: ho scoperto invece di aver trovato un amico, con il quale ho instaurato un rapporto di assoluta reciprocità.

E quando vuoi bene ad una persona, hai voglia di passare con lei quanto più tempo possibile. Perciò anche a febbraio 2023 mi sono imbarcata su un volo per la Florida e sono andata a trovarlo.

Non ho mai avuto familiarità con tutto ciò che ruota intorno al mondo della prigione: ogni cosa per me è stata una assoluta novità, a partire dalla necessità di dover chiedere il permesso per poter far visita al mio amico e poter entrare nella sua lista di visitatori approvati.

Una volta ottenuta la possibilità di accedere al penitenziario – inviando alla prigione un apposito form e la documentazione necessaria – le singole visite devono essere richieste e programmate in modo tale che lo staff abbia il nominativo dell’ospite inserito in un apposito elenco in corrispondenza della giornata per la quale si fa richiesta.

I detenuti del braccio della morte in Florida hanno diritto ad una sola giornata a settimana per le visite, che varia tra il sabato e la domenica a seconda del numero identificativo loro assegnato. A chi, come me, arriva da molto lontano, tuttavia, è concesso, a discrezione dello staff della prigione, un giorno in più – di solito, l’altro del weekend prescelto – previa richiesta di un pass per una “special visit”.

Così, a febbraio ho ottenuto il mio weekend, due giorni di fila, wow! All’entrata, il mio documento è stato controllato come sempre, sono stata perquisita (ma devo ammettere che le perquisizioni non sono mai fastidiose, perché sempre molto rispettose), come pure i miei effetti personali. Si è autorizzati a portare con sé solo poche cose e rigorosamente dentro una borsetta di plastica trasparente in modo tale che tutti gli oggetti rimangano a vista: il proprio documento, che bisogna lasciare all’entrata, un solo paio di chiavi, un paio di occhiali, fazzoletti di carta e al massimo 50 dollari per comprare il cibo che si può mangiare insieme ai propri amici detenuti nel “visiting park”.

Il “parco visite” in realtà è una grande stanza grigia illuminata con luci al neon, dove domina un desk rialzato dietro al quale siedono di solito 2 o 3 guardie che rimangono nella stanza per tutto il tempo delle visite. Nella stanza, sono allocati circa 25 piccoli tavoli quadrati di metallo grigio e freddo, da ciascuno dei quali si snodano 4 sedili di metallo disposti uno di fronte all’altro. Di solito viene richiesto che il detenuto e il proprio “ospite” si siedano sui lati opposti del tavolo, con la possibilità – a discrezione delle guardie – di sedersi uno accanto all’altro purché non troppo ravvicinati e sempre che le mani di entrambi siano ben visibili. Gli unici contatti ammessi sono, appunto, il potersi stringere le mani, il poter camminare mano nella mano per sgranchirsi le gambe nella stanza e un bacio e un abbraccio all’inizio e alla fine della visita.

Nella stanza ci sono anche due distributori automatici per snack e bevande (ma ogni volta che sono andata, non hanno funzionato) e due piccoli forni a microonde, dove è possibile scaldare il cibo che i visitatori possono comprare presso la piccola “canteen” che si affaccia nella stanza. Si tratta di una sorta di chiosco, in realtà è un bancone chiuso da sbarre, gestito da un detenuto della popolazione generale, incaricato di vendere il cibo che si potrà mangiare durante la visita. Solo i visitatori sono autorizzati a maneggiare i soldi (quegli stessi 50 dollari con i quali si è entrati); è fatto divieto infatti ai detenuti di toccare il denaro, perciò di solito si va al bancone in coppia (detenuto-visitatore) per comprare il cibo. Il detenuto sceglie cosa si mangerà (rigorosamente snack e cibo pre-cotto e congelato, che poi sarà scaldato o “cotto” nel microonde), mentre il visitatore consegna il denaro all’ “uomo della canteen”.

Ogni visita dura 6 ore, dalle 9 di mattina alle 3 del pomeriggio. Ogni visitatore, dopo aver superato i controlli all’ingresso, viene accompagnato (uno per volta) nella stanza delle visite e invitato a sedersi al tavolo che gli viene assegnato. A quel punto inizia l’attesa, perché tramite un telefono viene comunicato il nominativo del detenuto che dovrà essere fatto preparare per la visita. Anche i detenuti infatti, oltre a dover essere chiaramente scortati ad uno ad uno dalle guardie nel parco, devono essere sottoposti a controlli e perquisizioni preventive; per questo motivo l’intera procedura richiede sempre un po’ di tempo e l’attesa sembra infinita prima che la visita di ognuno di noi abbia effettivamente inizio.

Quasi mai, infatti, mi è successo di poter beneficiare dell’intera giornata: più spesso, i vari passaggi mi hanno sottratto una abbondante ora di visita.

Quando vuoi bene ad una persona e hai solo 6 ore di tempo per stare insieme a lei – per parlare, scherzare, raccontarsi e conoscersi meglio – e sai che, per avere un’altra occasione, dovranno passare molti mesi, un’ora sottratta a questo tempo suona proprio come una preziosa ora “rubata”, il che ha un sapore dolce amaro che ti resta in bocca per tutta la durata della giornata.

Nonostante il grigiore dei colori della stanza e dell’intera situazione, le mie visite sono sempre un momento di gioia, non solo perché tra me e lui c’è ormai una confidenza e una familiarità che ci portano continuamente a stuzzicarci e a scherzare su tutto, ma anche perché, per i detenuti, la visita significa un momento di stacco dalla propria routine, la possibilità di uscire da una piccola cella assegnata a ciascuno senza contatti, e la possibilità di re-incontrare nel parco visite altri detenuti che si erano persi di vista, in quanto allocati in differenti parti della prigione. La regola vuole che ogni detenuto possa avere contatti solo con il proprio visitatore durante le visite, il che significa che è fatto divieto di familiarizzare con le persone sedute agli altri tavoli. Ma un rapido saluto e uno scambio di battute sono tollerati, perciò quando il mio amico ha potuto re-incontrare, anche durante quest’ultima visita, un altro detenuto che non vedeva da tanti anni, nel suo sguardo e nel veloce saluto che si sono scambiati ho visto tutta l’emozione, la gioia e la struggente intensità del momento.

Alle 3 del pomeriggio, puntualmente le guardie dal desk comunicano che l’orario è terminato e si è invitati ad uscire. A quel punto, i visitatori vengono raggruppati tutti insieme all’ingresso della stanza e accompagnati dalle guardie all’uscita della prigione, dove saranno sottoposti ai controlli finali.

Dopo aver verificato che gli oggetti con i quali si esce siano gli stessi con i quali si è entrati, ci viene restituito il documento; poi ci si trova fuori, in un’enorme landa desolata, in mezzo al nulla, in quanto la prigione è dislocata in aperta zona rurale e tutto intorno si dispiega un’area disabitata.

Ogni volta che esco, resto fuori dalla prigione per qualche minuto, chiudo gli occhi e respiro profondamente, annusando l’aria fresca e indugiando qualche momento sotto il caldo o tiepido (a seconda della stagione) sole della Florida. Penso sempre che questo semplice e “irrilevante” mio indugiare sia qualcosa di inestimabile per lui.

Mi ripeto “io sono qui fuori, e lui è là dentro, a pochi passi da me, senza alcuna prospettiva, se non quella di aspettare la morte quando qualcun altro deciderà che è arrivato il tempo di ucciderlo”. La mancanza di prospettive mi colpisce forte ogni volta e la landa desolata che mi circonda quando esco la rende tangibile, la rende “materia”.

E questo pensiero per lui, come per tutti gli altri che sono là dentro con lui, senza nulla togliere alla gravità degli errori che possono aver commesso, mi fa provare sempre un senso di profonda ingiustizia.

Sono contraria alla pena di morte e a tutta la catena di disumanità che si dipana intorno ad essa.

L’opinione generale è che ogni condannato a morte, per essere “lì dentro”, sia comunque colpevole di qualcosa. L’opinione dello Stato della Florida è che, se vieni dichiarato colpevole di un crimine orrendo come l’omicidio, il condannato meriti la morte, come pena unicamente retributiva per il male che egli ha causato alla famiglia della vittima e alla comunità.

Senza però considerare che la Florida vede il più alto numero di persone negli Stati Uniti esonerate dal braccio della morte, in quanto successivamente provata la loro innocenza e, quindi, l’errore giudiziario. Il che rende ancora più ingiusto ciò che è già ingiusto di per sé. (Febbraio 2023)

     PRESENTAZIONE E SOMMARIO DEL “FOGLIO DI COLLEGAMENTO” DEL COMITATO PAUL ROUGEAU

Il mese di febbraio è cominciato con l’esecuzione di Wesley Ruiz in Texas. Ruiz è stato ucciso con una dose di pentobarbital appena acquistata dal Texas ma si è ritenuto che si trattasse di un farmaco scaduto e le autorità non hanno chiarito la situazione.

Molto spazio è dedicato all’Iran, il Paese al primo posto nel mondo per il numero di esecuzioni capitali e per la crudeltà delle torture e delle condanne a morte. Commentando un’amnistia concessa ai detenuti per festeggiare il 44° anniversario della fondazione dell’attuale stato iraniano, Amnesty International ricorda le migliaia di vittime fatte dal regime degli ayatollah.

Abbiamo anche una nuova amica disposta a collaborare per il nostro Foglio di Collegamento: diamo il benvenuto a Federica, che ci offre un suo articolo.

Vi ricordo la pagina Facebook Amici e sostenitori del Comitato Paul Rougeau contro la pena di morte  Nella pagina trovate articoli scritti da organizzazioni abolizioniste in tutto il mondo, nonché appelli che potete firmare e diffondere, condividendoli con i vostri amici e conoscenti.

Giuseppe Lodoli per il Comitato Paul Rougeau

 

SOMMARIO numero 303 – Febbraio 2023 (*)

Wesley Ruiz messo a morte in Texas tra aspre polemiche riguardo all’uso di sostanze letali scadute

Il Missouri uccide Leonard ‘Raheem’ Taylor forse innocente

Lamar Johnson, innocente, rilasciato in Missouri dopo 28 anni di carcere

Risarcite le persone condannate ingiustamente in Missouri?

Messo a morte in Florida Donald Dillbeck reo di un omicidio commesso nel 1990

Pena di morte a livello federale per Sayfullo Saipov

I nostri piccoli momenti di gioia (di Federica Massoli)

Amnistia in Iran per mascherare la continuazione della strage

(*) Questo numero è aggiornato con le informazioni disponibili fino al 28 febbraio.

Gli articoli comparsi nei numeri precedenti del “Foglio di Collegamento” ai quali rimandano le note in calce si trovano nel nostro sito www.comitatopaulrougeau.org

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