Pena di morte: per salvare Melissa…

ancora pochi giorni. A seguire orrori in Corea del Nord. Notizie riprese dal «Foglio di collegamento» del comitato Paul Rougeau

ASSURDITÀ E PALESI INGIUSTIZIE NEL CASO DI MELISSA LUCIO

Accusata di aver ucciso la sua figlioletta Mariah di 2 anni nel 2007, e condannata a morte in Texas in un processo ingiusto, Melissa Lucio riceverà l’iniezione letale il 27 aprile se la grande mobilitazione in suo favore non avrà successo.

Melissa Lucio oggi

Dopo 14 anni, passati in isolamento, se nulla interverrà a fermare l’esecuzione, il 27 aprile Melissa Lucio, accusata di aver ucciso la sua figlioletta di 2 anni, sarà messa a morte in Texas (*).

Nel 2007, Melissa Lucio e la sua grande famiglia (un marito e 12 figli), stavano preparandosi a traslocare. La figlia più piccola, di due anni, cadde tragicamente dalle scale. Nel corso di 2 giorni divenne letargica, mangiò a malapena. Alla fine, non ebbe più alcuna reazione e fu dichiarata morta in ospedale.

Entro tre ore dalla morte della figlia, la polizia arrestò Melissa Lucio. Durante un lunghissimo interrogatorio, la Lucio, che era incinta di due gemelli, continuò a sostenere la propria innocenza, ma, alla fine, esausta, disse: “Non so cosa volete che dica… credo di averlo fatto. Credo di averlo fatto”.

Al processo nella contea di Cameron, la donna fu difesa dall’avvocato Peter Gilman, che trascurò di mettere in luce alcune cose importanti, incluso il fatto che Melissa aveva confessato sotto costrizione.

Lo Stato aveva intervistato in video gli altri figli della Lucio; tutti dissero che la loro mamma non li aveva mai maltrattati e uno dei bambini disse perfino di aver visto la loro sorellina cadere dalle scale. Gilman non portò mai i ragazzi sul banco dei testimoni né fece vedere il video.

Quando un medico legale testimoniò che i lividi della bimba erano dovuti a violenze, Gilman non fece presente che potevano esserci altre cause, inclusa la caduta. Né chiamò a testimoniare un patologo per spiegare che ciò che può sembrare una prova scientifica è spesso soggettivo. Ad esempio, il medico legale disse che un segno sulla bimba era sicuramente quello di un morso di un adulto, e doveva essere stato molto doloroso. “Questo è così pregiudizievole e completamente privo di basi scientifiche”, ha detto Vanessa Potkin, direttrice del contenzioso speciale presso l’Innocence Project.

Il problema con molte dichiarazioni apparentemente scientifiche su cose come lividi, morsi, incendi dolosi e analisi balistiche è che “spesso non ci sono protocolli standard che regolano la pratica forense in una determinata disciplina”, ha scritto la National Academy of Sciences in un rapporto del 2009. “E anche quando i protocolli sono in atto”, ha aggiunto nel rapporto, “sono spesso vaghi e non applicati”.

Il rapporto concludeva: “La semplice realtà è che l’interpretazione delle prove forensi non si basa sempre su studi scientifici per determinarne la validità. Questo è un problema serio”.

La Lucio ricorse in appello e perse. Il caso passò poi a una giuria di tre giudici della Corte d’Appello del Quinto Circuito. All’unanimità, essi stabilirono che alla Lucio era stato effettivamente impedito di presentare una difesa completa e significativa e ordinarono un nuovo processo.

A quel punto, lo stato del Texas chiese che l’intera Corte d’Appello – 17 giudici – ascoltasse il caso. La maggioranza fu d’accordo sul fatto che la Lucio avrebbe avuto diritto a un nuovo processo. Ma, e questa è una vera assurdità, stabilì anche che, in quanto tribunale federale, doveva mostrare deferenza al tribunale statale in questa particolare questione, quindi doveva confermare la condanna. Mi chiedo a questo punto a cosa servano i ricorsi presso le Corti d’Appello federali…

Ci sono poi altre magagne inquietanti nel caso. In primo luogo, dopo il processo, l’avvocato della Lucio, Peter Gilman, fu assunto dal procuratore distrettuale, Armando Villalobos. Ciò significa che Gilman ora aveva una “doppia lealtà”, sia verso la difesa che verso l’accusa. Il dovere di Gilman nei confronti dell’ufficio del procuratore distrettuale nega alla Lucio il giusto processo, impedendole di ottenere una collaborazione non conflittuale da Gilman mentre indaga se il procuratore distrettuale Villalobos ha trascurato prove a discarico o attenuanti durante il processo.

La seconda pecca è che la moglie di Peter Gilman, Irma Gilman, sua assistente legale durante il processo Lucio, è stata ora assunta dalla contea di Cameron. Adesso è l’amministratrice del tribunale della giudice Gabriela Garcia, che presiede il caso della Lucio e che aveva firmato la sua condanna a morte. Se la Garcia si ricusasse, come hanno richiesto gli avvocati della Lucio, anche la sua condanna a morte sarebbe revocata. Su tale questione, l’attuale procuratore distrettuale, Luis Saenz, ha promesso una “risposta tempestiva”, ma finora ha taciuto ed ha declinato ogni commento.

Vediamo infine cosa è successo all’ex procuratore distrettuale, Armando Villalobos, che fece condannare Melissa: quest’uomo sta scontando una condanna a 13 anni in una prigione federale per corruzione ed estorsione. Ha preso 100.000 dollari da avvocati difensori per garantire un esito favorevole nei loro casi.

Rimangono inoltre alcune altre domande aperte. Un documentario sul caso ha sollevato la possibilità che la bambina di 2 anni fosse stata maltrattata da un’altra delle figlie della Lucio e che forse Melissa si sia addossata la colpa per salvare lei. Nel frattempo, va notato che Melissa, che era incinta di due mesi quando fu arrestata, diede alla luce due gemelli in carcere in attesa del processo. Poiché suo marito stava scontando quattro anni per aver messo in pericolo una bambina – quella di 2 anni che è morta – i gemelli sono stati immediatamente dati in adozione.

Quindi 13 bambini sono cresciuti senza la madre, che è dietro le sbarre, condannata in un processo vinto da un uomo ora dietro le sbarre, e difesa da un uomo assunto dall’uomo ora dietro le sbarre. Una situazione atroce e paradossale.

Gli avvocati di Melissa Lucio hanno presentato una domanda di grazia per lei il 27 marzo chiedendo la commutazione della condanna capitale in pena detentiva o, almeno, un rinvio di 120 giorni dell’esecuzione.

Resta il fatto, che, se nulla cambierà, Melissa Lucio riceverà l’iniezione letale il 27 aprile.

(*) Abbiamo già parlato del caso di Melissa Lucio nei numeri 287 e 291

Il leader nordcoreano Kim Jong Un

IMPICCATI IN NORD COREA PER AVER DIFFUSO VIDEO SUDCOREANI

Sembra impossibile ma nella Corea del Nord, governata dal folle dittatore Kim Jong Un, si può essere condannati a morte per la vendita di prodotti sudcoreani. Due giovani sono stati impiccati in pubblico a metà gennaio per aver importato e distribuito video sudcoreani.

Apprendiamo dal giornale sudcoreano Daily NK che una donna di circa 20 anni, identificata come “A”, e il suo ragazzo “B”, sono stati uccisi in pubblico a metà gennaio nella provincia del Pyongan meridionale, per aver visto e distribuito film, soap opera e programmi di intrattenimento sudcoreani.

La donna era la figlia di un funzionario di alto rango, capo del dipartimento politico della sezione del Ministero della Sicurezza dello Stato (MSS) per la provincia del Pyongan meridionale. Laureata all’Università dell’Industria Leggera, aveva lavorato nella produzione di generi alimentari. Di recente, tuttavia, era sostanzialmente disoccupata, essendo tornata nella sua città natale di Pyongsong. Era impiegata in una base di produzione del MSS, datore di lavoro di suo padre. Tuttavia, stava effettuando pagamenti mensili per evitare di presentarsi in ufficio, una pratica accettata in Corea del Nord.

Il suo ragazzo – secondo quanto riferito, figlio di un operaio – era un tecnico informatico.

Sembra che la coppia abbia cominciato col seguire i video gastronomici sudcoreani. Successiva-mente, i due giovani iniziarono a guardare altri tipi di video sudcoreani e a guadagnare denaro copiandoli e distribuendoli.

Secondo la sentenza emessa nel loro processo pubblico, la coppia aveva importato un computer dalla Cina per copiare i video. I due giovani stavano anche elaborando un piano per impegnarsi in attività di distribuzione copiando video e materiali stampati dall’estero, mentre gestivano, come attività di copertura, uno studio fotografico con attrezzature per il fotoritocco e la stampa.

La normativa nordcoreana prevede condanne da 5 a 15 anni al lavoro forzato per le persone sorprese a guardare, ascoltare o detenere “film, registrazioni, pubblicazioni, libri, canzoni, disegni o foto provenienti dalla Corea del Sud” e condanne all’ergastolo o addirittura a morte per le persone che importano e distribuiscono tali materiali.

Le autorità nordcoreane ritengono che la coppia abbia potuto evitare di registrare il computer importato e sia riuscita a copiare illegalmente i video perché protetta dal padre di A, che era originariamente un quadro amministrativo, ma è stato promosso al MSS in base alla sua reputazione di eliminare individui e dissidenti “reazionari”.

Alla fine, A e B sono stati messi a morte. Il padre di A e altri familiari sono stati risparmiati, ma sono stati mandati in un campo di prigionia politico.

Una ventina di persone accusate di aver preso parte alla distribuzione dei video hanno avuto posti in prima fila per assistere all’esecuzione. Immediatamente dopo la fucilazione, questi spettatori sono stati arrestati per aver partecipato alla distribuzione illegale dei video o non averla denunciata.

Circa 300 persone provenienti da istituzioni statali sono state costrette dalle autorità nordcoreane ad assistere all’esecuzione.

Continuano in Corea del Nord le attività per sradicare l’importazione e la distribuzione di video stranieri e sebbene ciò sia in parte per reprimere il “comportamento antisocialista e non socialista”, le autorità stanno anche sfruttando l’opportunità per tenere sotto controllo il malcontento.

Non è la prima volta che il leader nordcoreano ordina simili atrocità. Il 2 marzo 2021 tre uomini e una donna sono stati fucilati in pubblico a Pyongyang dopo essere stati condannati a morte per aver distribuito filmati illegali. Alla fine di aprile del 2021 Kim Jong Un aveva fatto fucilare un uomo con le medesime accuse, sotto gli occhi della moglie e dei due figli, costretti ad assistere in prima fila all’esecuzione e subito dopo arrestati e inviati in un campo di lavoro e “di rieducazione”.


La presentazione del «Foglio di collegamento». A seguire il sommario del numero 292 e le istruzioni per iscriversi al comitato Paul Rougeau.

Questo numero si occupa degli Stati Uniti, Paese da cui è facile ricevere informazioni, ma parla anche degli orrori commessi altrove, a cominciare dall’Arabia Saudita.

Gli articoli riguardano soprattutto il momento attuale, ma ne trovate anche uno su un incredibile passato, quello in cui si uccidevano le streghe.

Vi ricordo la pagina Facebook Amici e sostenitori comitato Paul Rougeau contro la pena di morte. Nella pagina trovate articoli scritti da organizzazioni abolizioniste in tutto il mondo, nonché appelli che potete firmare e diffondere

ricordo che gli articoli comparsi nei numeri precedenti del Foglio di Collegamento, ai quali rimandano le note in calce ad alcuni articoli di questo numero, si trovano nel nostro sito www.comitatopaulrougeau.org

Scriveteci all’indirizzo paulrougeau@tiscali.it per comunicarci il vostro parere su quanto scriviamo, per chiederci ulteriori informazioni riguardo ai temi trattati, per domandarci dell’andamento delle campagne in corso, per esprimere il vostro accordo o il vostro disaccordo sulle posizioni che assumiamo.

Giuseppe Lodoli per il Comitato Paul Rougeau

SOMMARIO

Assurdità e palesi ingiustizie nel caso di Melissa Lucio                   

Addio al valoroso abolizionista Robert Reynolds Cushing               

Arabia Saudita: messe a morte 81 persone in un solo giorno           

Impiccati in Nord Corea per aver diffuso video sudcoreani             

Condannati a morte trasferiti da San Quintino in altre prigioni               

Da comunicato di Amnesty International sulla guerra in Ucraina   

La Scozia chiede perdono per la persecuzione delle streghe             

Può un biglietto d’auguri avere conseguenze eterne?           

Questo numero è aggiornato con le informazioni disponibili fino al 31 marzo 2022 

È uscito il Rapporto di Amnesty International 2021-2022

Il Rapporto 2021-2022 di Amnesty International descrive la situazione dei diritti umani in 154 Paesi nel 2021. Presenta le preoccupazioni documentate da Amnesty International e le raccomandazioni per i governi e gli altri attori. È una lettura essenziale per politici, sostenitori, attivisti e chiunque abbia interesse per i diritti umani. Il Rapporto può essere acquistato in libreria con 22 €.

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Giuseppe Lodoli
Ex insegnante di fisica (senza educazione). Presidente del Comitato Paul Rougeau per il sostegno dei condannati a morte degli Stati Uniti.
Lavora in una scuola di Italiano per stranieri di Sabaudia (LT) (piu' che altro come bidello).

3 commenti

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