Pensierini sottosopra per un “libro furbo”

Sandro Sardella su «Andare correre lavorare» (*)

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1 – .. veramente non ne avrei scritto ma .. visto la coralità

di trombe & clavicembali .. non ho resistito!

2 – Poste Italiane tenta di uscire dall’immagine del carrozzone

.. si rifà il trucco .. si quota in borsa .. et ecco pure una bella

operazione culturale!

3 – quindi .. un bel viaggio da Nord a Sud da Ovest a Est (isole

comprese) .. per circa sei mesi .. di un dipendente collega

postale scrittore Angelo Ferracuti che per 15 anni è stato

postino a Fermo ..

4 – editore Feltrinelli.. che si trova di botto 150.000 copie

vendute poiché Poste Italiane ha omaggiato .. con posta

raccomandata .. copia del libro a tutti i dipendenti !

5 – le pagine culturali di giornali & riviste e tv hanno sfornato

articoli & articoloni .. l’ufficio stampa va a mille!

6 – .. addirittura per tale operazione viene ricordata la gloriosa

storia di Adriano Olivetti .. dimenticando o falsando la sua

ricchezza etica!

7 – .. il libro l’ho letto tutto .. scorre .. la scrittura di Ferracuti è

ricca di rimandi letterari .. ha la capacità di ascoltare e di

riportare .. c’è mestiere e lavoro .. ma .. non so perché .. mi

lascia la bocca asciutta!

8 – boh! .. poi rimango un poco .. boh!! .. quando domenica

31 gennaio 2016 nell’inserto “La Lettura” del Corriere della Sera

.. a pag.43 .. “Il Grand Tour è anche dei postini” .. dove lo stesso

Ferracuti .. con una bella prova di incontinenza .. scrive del

viaggio in Italia di Goethe e .. (sic!) .. del suo viaggio postale!

9 – (il libro ha una prefazione di tale Francesco Caio .. e forse per

distrazione è stato tralasciato di scrivere: “Amministratore

Delegato” di Poste Italiane!)

10 – forse .. per il fatto di essere stato anche dipendente di Poste

Italiane .. forse .. magari l’età .. la memoria è scivolata al mitico

POST OFFICE di Charles Bukowski dove con una scrittura densa &

corrosiva racconta della sua non romantica esperienza di postino

.. (che mi riporta alla non idilliaca condizione di questi lavoratori

che ebbi occasione di frequentare) ..

11 – forse .. mi ha fatto ricordare i libri inchiesta nel del sul mondo

del lavoro dell’operaio scrittore VINCENZO GUERRAZZI .. (“L’altra

cultura – Inchiesta operaia” .. “Gli intelligenti” .. “I dirigenti” … )

12 – forse .. libro d’inchiesta .. libro di viaggio .. libro di memorie ..

forse .. non so .. un buon compito .. strettamente funzionale

.. senza il minimo disturbo ..

13 – senza presunzione .. lo sento .. di pelle .. non so .. lo sento un

libro furbo” ………………………

(*) “ANDARE CORRERE LAVORARE” (L’Italia raccontata dai portalettere) di Angelo Ferracuti, Feltrinelli editore. Qui in “bottega” vedi: I microcosmi di postine/i, una recensione di Gian Marco Martignoni

 

 

Redazione
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5 commenti

  • Angelo Ferracuti

    Caro Sandro,
    legittimo pensarlo, ma ti garantisco che è andata in modo diverso.
    Una grande azienda italiana chiede a uno scrittore con una riconosciuta vocazione civile di scrivere un libro sui portalettere che raccontano l’Italia. In itinere decide di regalare un libro ai propri dipendenti, perché in principio si pensava all’acquisto di pochi esemplari, e Feltrinelli avrebbe editato il libro comunque, a prescindere, solo in virtù del valore letterario. L’azienda lascia lo scrittore libero di scrivere di mafia, camorra, massoneria, corruzione politica, ma anche di letteratura, paesaggio, storia. Il libro esce dopo la quotazione in borsa, iniziata con una massiccia campagna stampa, che certamente non è associabile e non aveva certo bisogno del libro per lanciarsi, la prefazione la firma Caio per i dipendenti, e certo non c’è scritto chi è … si dava per scontato che i lavoratori lo conoscessero. Gli articoli e le recensioni sono tutti venuti subito e spontanei, pagine intere scritte per esempio da Paccagnini, che non conosco, e in giornali diversi, dall’Avvenire dei vescovi al Fatto quotidiano. Quello de “La lettura” me l’hanno chiesto formulato così ed è stato in realtà un gioco, se lo hai letto con attenzione, non mi pare ci fosse nulla di presuntuoso. Detto questo non capisco dove sarebbe lo scandalo. Tutti ci lamentiamo che il mondo economico non investe in cultura, poi quando una azienda pubblica (perché ancora lo è) lo fa abbiamo anche da ridire. Tra i tanti libri ti viene in mente solo Guerrazzi, davvero marginalissimo e fuori contesto. Che c’entra Guerrazzi? Non so se hai letto veramente il libro, ma si capisce chiaramente che non racconto i portalettere o la loro condizione, ma attraverso di loro cerco di dare un’idea dell’Italia, oggi. Credo di averlo fatto in tutta onestà, e l’azienda non ha utilizzato affatto il libro per promuoversi, quindi tutta questa presunta furbizia non la vedo. Certo è stata per me una grande opportunità. Nessun editore mi avrebbe dato la possibilità di girare l’Italia sei mesi per raccontarla. Avendolo fatto a carte scoperte, non credo di dovermi giustificare di nulla, e in tutta onestà volevo dirtelo. Un abbraccio, Angelo

  • sandro sardella

    Ciao Angelo .. anzitutto rispetto il tuo “fare” e figurati se mi passa per la mente un tuo “doverti giustificare”. Ho espresso un certo mio fastidio circa la uniforme coralità critica delle pagine culturali spesso monocordi nell’incensare le pubblicazioni, naturalmente, delle grandi potenti case editrici.
    Che il mondo economico investa in cultura non è scandaloso o non auspicabile ma, probabilmente, da vecchio operaista ancora penso che: “Il padrone non ti regala/concede mai niente per caso!” e,
    ribadisco le mie perplessità sull’operazione di Poste Italiane. (e .. quando un dirigente manda una qualsiasi comunicazione sempre si firma con il suo “ruolo aziendale” .. altrimenti si tratta di una sorta di buonismo ipocrita!). “Che c’entra Guerrazzi? .. marginalissimo e fuori contesto .. ”
    Beh! .. la sua indomita determinata ricchezza culturale ha smosso, scosso e intrigato dirigenti, politici, intellettuali e gli stessi operai. La sua caparbietà ci ha lasciati libri d’inchiesta e romanzi aspri, di forte polemica ed un vivere la cultura come conquista e strumento contro il potere in un
    “fare” che lo rende “compagno” di Currà, Brugnaro, Di Ciaula, Di Ruscio, di Franco Cardinale ed altri scrittori e poeti del mondo del lavoro. Un capo-postale mi diceva di essere “cappotico” (testa
    dura) e di fare “volantini ciclostinati” .. il tuo viaggio in Italia a/traverso i postini .. bene .. ma, mi rimane un certo non so che .. però .. mi ha fatto piacere che tu abbia preso in considerazione quei miei pensierini spettinati ed impertinenti. Ciao, belle cose …………… sandro

  • mi spiace dover prender le parti per un nostro “autore di maggioranza”: da editore porto in giro per l’Italia Sandrino dal 2011 con un libro molto poco connivente sul mondo del lavoro, perché per noi la cultura è investimento, non stipendio!

    simpatico che Martignoni abbia recensito tutti e due i libri!

    https://www.labottegadelbarbieri.org/su-carte-ciclostinate-di-sandro-sardella/

  • Non ho ancora letto il libro di Angelo Ferracuti ma la “bella” polemica vivacizza da sola l’ambiente letterario ponendo e ricordando storici momenti di incontro e di scontro fra scrittura e lavoro. E’ un’implicita sollecitazione a riprendere in mano situazioni e testi che se approfonditi o rimessi in memoria potrebbero forse aiutarci a vedere più chiaro nei nostri giorni. Gisa Legatti

  • livia alessio

    Non ho letto il libro e quindi non posso fare commenti sul contenuto ma sembra strano che Poste lo abbia finanziato e pubblicato se si fosse veramente parlato delle condizioni disastrose in cui lavorano i postini,dello stress di chi quasi ogni giorno è costretto a correre per fare il suo giro e magari abbinare il pezzo del collega assente,con mezzi vetusti e,avolte,anche pericolosi! Con l’incarico molto delicato della consegna delle notifiche, oltre che di tutto il resto ….ci hanno fatto diventare “messi notificatori”con un corso ridicolo di poche ore mentre hanno speso centinaia di euro per farci fare corsi motivazionali di due giorni!!!!Il nostro è diventato un lavoro molto pesante sia fisicamente che mentalmente e sicuramente non riconosciuto come tale dalla nostra dirigenza,che ora ha pensato bene di tagliare ulteriormente le zone di recapito istituendo la consegna a giorni alterni!!!! Non è proprio l’immagine idilliaca del postino alla Maria De Filippi!!!!E sulla strada moriamo senza che ci venga riconosciuta la morte sul lavoro….le nostre morti passano sotto la voce “in cidente stradale”……!Se il libro avesse parlato di questo non credo che il caro Caio l’avrebbe fatto pubblicare e regalato ai dipendenti….

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