Per i racconti di Cometto giù il cappello e applausi

Chissà quante volte in treno o nei sogni anche voi avete incontrato la bellissima Esmeralda Giordanengo o una sua amica. E’ morta, dite? Si è tolta la vita nel bagno di un treno?  O qualcuno l’ha uccisa? Allora chi è la fanciulla con «i capelli biondo-rossi, le ciocche intorno al viso, gli occhi azzurro-viola, la scollatura e le belle gambe» con cui avete appuntamento lunedì? Con grande maestria ve lo rivela Maurizio Cometto in questa eccellente antologia di racconti [228 pagine, 15 euri] pubblicata dalle Edizioni Il Foglio.

Tante sorprese nel racconto «La seconda morte» e il dubbio che le italiche Ferrovie, fra una demente Alta Velocità [o Voracità? Non ricordo mai] e licenziamenti di macchinisti, davvero assoldino esorcisti e parapsicologi per migliorare il servizio. Il quarto racconto, «L’incrinarsi di una persistenza», dà il titolo all’antologia ed è bello come il titolo promette. Uno scontro, il nonno, «puzza di appena accaduto», la «mamma con la faccia da commedia» e quella persistenza che si incrina per aprirsi in una nuova casa, forse in un mondo qua accanto. Bellissimo davvero e con il coraggio stilistico di fare protagonista chi legge, usando il «tu».

Si suda, pedala e trema nel primo racconto, «Maglia a pois»  ma ogni volta che il protagonista pensa di aver raggiunto il rivale in fuga, sconsolato deve ammettere: «non è Chiantani». Forse il più bel racconto di sport fantastico che io abbia mai letto. E se di storie insolite sui pedali ve ne sono poche, i misteri di navi e fantasmi  riempiono gli scaffali ma «La Tierra blanca» secondo me non teme confronti. Dite il nome più rinomato che vi sovviene [a esempio Conrad?] e poi fate il paragone: secondo me vince Cometto con pochi, semplici ingredienti: «il bianco, somma di tutti i colori», un naufragio, un sole alieno, il Paradiso terrestre forse.

Ancora gustando le pagine, ecco «The impossibile pop-rock festival» dove qualcuno tiene le «orecchie in allarme» e si chiede se sia un caso che il grande concerto coincida con l’invasione. Ma forse il pubblico non è radunato per essere annientato ma al contrario per essere salvato da una nuova arca di Noé. Se siete profani di pop-rock leggete il racconto in contemporanea con un amico più esperto, poi confrontatevi.

Il racconto più lungo è «Lo scaricamento della bara» con 34 telefonini e una magia che sorprende a ogni paragrafo. Ma altrettanto belli sono i brevi «La stanza dei filtri» e «Cami qui sta bene»: nel primo si insegna a fregare i fratellini curiosi, il secondo è particolarmente adatto ai cinofili che non temono l’ignoto. E così gli altri, tutti.

Siamo sul versante fantastico non fantascientifico, per quel che importa. Davanti a uno scrittore che, se continua così, diventerà un grandissimo. Troppi complimenti? Beh se sbaglio sono in buona compagnia visto che, nella prefazione, Valerio Evangelisti, così si espone: «se mi chiedessero, a bruciapelo, qual è l’autore italiano di narrativa fantastica che preferisco, risponderei Maurizio Cometto».

Questa mia recensione è andata in voce nel dicembre 2008 a Radio Città Fujiko di Bologna nella trasmissione Caccia al fotone; poi è stata consegnata al sito di Carta (nella sezione OZIO digitare FUTURI) in uno spazio dedicato alla memoria di Riccardo Mancini. Le altre (precedenti o successive) recensioni di fantascienza e dintorni si possono ascoltare su http://caccialfotone.wordpress.com/sci-fi/ o leggere su www.carta.org

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