Per parlare di violenza ci vuole coerenza

Sconcerto per il convegno del SAP a Imola

il comunicato del Coordinamento dei Centri Antiviolenza dell’Emilia-Romagna

Venerdì 31 maggio 2019

PER PARLARE DI VIOLENZA CI VUOLE COERENZA

Il Coordinamento dei centri antiviolenza dell’Emilia-Romagna esprime sconcerto per il convegno sul femminicidio organizzato a Imola dal SAP

Il prossimo lunedì 3 giugno, a Imola, nell’ambito del congresso regionale SAP (Sindacato Autonomo di Polizia), si svolgerà un convegno intitolato “STALKING-ATTI PERSECUTORI-FEMMINICIDIO”. Temi su cui sicuramente è utile e doverosa una riflessione interna al Corpo di Polizia, un aggiornamento e una formazione costanti. Tuttavia, non basta nominare il femminicidio nel titolo di un convegno per affrontare seriamente il fenomeno.

Il Coordinamento dei centri antiviolenza dell’Emilia-Romagna ha sempre sottolineato la necessità di un lavoro congiunto con le istituzioni per contrastare la violenza sulle donne. Da tempo si è creato un rapporto di collaborazione fra Forze dell’ordine e centri antiviolenza, che riconoscono il ruolo importante di poliziotti e carabinieri nell’accoglienza e nella prevenzione e che per questo hanno sviluppato percorsi di formazione dedicati proprio alle Forze dell’ordine. È quindi con sconcerto che il Coordinamento apprende del sopracitato convegno, in cui si vuole trattare la tematica della violenza sulle donne senza coinvolgere chi questa violenza la nomina e ci lavora da sempre: tra i relatori non figura infatti nessuna rappresentante dei centri antiviolenza o esperta sul tema. Inoltre, manca l’adozione di un’ottica di genere, senza la quale ogni lettura della violenza è fuorviante e sbagliata. 

Sorprende trovare invece, in un convegno patrocinato dalla Regione Emilia-Romagna, rappresentanti della politica che in passato, per quanto si apprende dalla stampa, si sono distinti per atteggiamenti violenti, esponenti di partiti che, oltre a non promuovere i diritti delle donne, sovente ne offendono la dignità e si distinguono per proposte oscurantiste, come il ddl Pillon. Si leggono, fra i relatori, i nomi di Andrea Longhi e Gianni Tonelli, il primo condannato in via definitiva per il pestaggio di un ragazzo fermato dalla pattuglia di polizia di cui era a capo, il secondo finito sui giornali perché condannato per i suoi duri attacchi alla famiglia di Stefano Cucchi.

Aggressività, derisione, svilimento delle persone… tutti aspetti che fanno parte anche delle dinamiche proprie della violenza sulle donne: si esercita un potere su un soggetto considerato debole in nome di una idea di virilità machista e violenta. La violenza viene giustificata colpevolizzando la vittima che “se l’è andata a cercare”.

La violenza sulle donne va combattuta e scardinata a partire dalle sue radici culturali, profondissime nella nostra società, che ancora legittima atteggiamenti discriminatori nei confronti delle donne e promuove una maschilità aggressiva e autoritaria. Le donne che subiscono violenza non hanno bisogno di uomini forti che le proteggano, eroi maschili che le salvino dal loro destino, come in una fiaba. Urge piuttosto la promozione di una cultura del rispetto e della parità di genere che contrasti la cultura della violenza e della disuguaglianza.

Le donne riescono a intraprendere percorsi di uscita dalla violenza grazie a un lavoro di rete, di ascolto, di autodeterminazione, principi cardine dei centri antiviolenza. Per non parlare del lavoro di formazione e di sensibilizzazione che i centri antiviolenza da sempre hanno svolto: imparare a riconoscere la violenza, a decostruirla, è l’unico modo per prevenirla.

Se non si riconosce al femminismo e al movimento per i diritti delle donne un ruolo primario nello studio e nell’analisi di un fenomeno vasto e complesso come la violenza sulle donne, si disconosce il lavoro di decenni portato avanti all’interno dei centri antiviolenza; una metodologia e un sapere che andrebbero valorizzati, diffusi e sostenuti concretamente, oltre che riconosciuti, cosa che è avvenuta in molte altre occasioni, tramite eventi formativi svolti in collaborazione proprio con le Forze dell’ordine.

Dichiara Angela Romanin, Presidente del Coordinamento dei centri antiviolenza dell’Emilia-Romagna: “Ci sorprende negativamente che si organizzi un convegno su questi temi senza adottare un’ottica di genere e coinvolgere esperte e persone formate sul tema. È una impostazione che danneggia e svaluta proprio il lavoro e l’impegno che da tempo le Forze dell’ordine dedicano al contrasto del fenomeno della violenza maschile”.

Coordinamento dei Centri Antiviolenza dell’Emilia-Romagna

Redazione
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