Perché aderisco allo «Sciopero delle donne»

di Rosangela Pesenti (*)   

Perché lo sciopero è la forma di lotta nonviolenta inventata da donne e uomini delle classi subalterne per vincere la pretesa dei padroni di sfruttare totalmente il loro tempo, energia, intelligenza.

Perché le donne hanno agito lo sciopero anche contro le dittature.

Perché sciopero significa incrociare le braccia e rendere visibile il diritto all’autodeterminazione del proprio corpo libero.

Perché sciopero significa esercitare il diritto sul proprio tempo, per le donne sempre occupato e a disposizione.

Perché lo sciopero ferma la produzione e ci consente di ripensarne e ricontrattarne la qualità, la quantità, il senso.

Perché lo sciopero nei lavori della riproduzione sociale (scuola, sanità, pubblica amministrazione, lavoro domestico, lavoro di assistenza, lavoro educativo, casalingato, lavoro di cura) consente di fermarsi e ritrovare il senso delle relazioni umane.

Perché il ritmo industriale fordista che hanno preso le nostre vite in corsa – fra lavori precari, traffico cittadino, figli e figlie, anziani e anziane, malati e malate, da accompagnare, accudire, sostenere – è diventato insostenibile.

Perché abbiamo bisogno di riprenderci il governo del tempo, rallentare, per abitare con agio gli spazi e i pensieri.

Perché lo sciopero fu l’ultimo pensiero rivoluzionario di Rosa Luxemburg, geniale economista antimilitarista uccisa da chi voleva impedirle di agire il suo pensiero.

Perché sedute accanto nel tempo liberato possiamo pensare insieme.

Perché vogliamo fermare e cambiare la cultura violenta nelle relazioni umane, fra donne e uomini nelle diverse età e condizioni della vita.

Perché il diritto alla vita delle donne è un imperativo che precede qualsiasi altro.

Perché sono una femminista dagli anni ’70 e questo sciopero è stato convocato dalle donne cresciute nei diritti che anch’io ho conquistato e che oggi vengono fortemente minacciati.

Perché questo sciopero è stato convocato da donne che hanno scelto di continuare la lotta per quella cittadinanza piena nella quale diventiamo tutte sorelle.

Perché di questo sciopero le donne sono titolari e gli uomini non sono esclusi.

(*) del Coordinamento nazionale Udi, di Marea, del Gruppo Sconfinate-Romano di Lombardia

 

Redazione
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