Perù: il sindacalismo rivoluzionario degli operai di Cromotex

I lavoratori dell’impresa tessile sfidarono il padrone Antonio Mussiris Chaín, proprietario dell’impresa e la dittatura militare del generale Francisco Morales Bermúdez. Lo sgombero del 4 febbraio 1979 lasciò sul campo sei operai morti. Tra i resistenti della fabbrica vi era anche Néstor Cerpa Cartolini, il futuro leader dei tupamaros che venne ucciso il 22 aprile 1997 dalle teste di cuoio del governo di Fujimori in occasione dello sgombero dell’ambasciata giapponese di Lima.

di David Lifodi

43 anni fa, a Lima, gli operai peruviani di Industrial Cromotex S.A. furono protagonisti di una delle pagine più drammatiche della storia politica, sociale e sindacale del loro paese di cui i principali responsabili furono Antonio Mussiris Chaín, il proprietario dell’impresa, e la dittatura militare del generale Francisco Morales Bermúdez.

La toma di Cromotex da parte degli operai avvenne il 28 dicembre 1978 in un contesto in cui Morales Bermúdez aveva stretto un’alleanza inscindibile con i settori più reazionari del mondo imprenditoriale, che lo invitavano ogni giorno di più a reprimere i lavoratori in lotta. Lo sgombero della fabbrica venne ordinato quando risultò chiaro che gli operai non avevano alcuna intenzione di smobilitare e per evitare che avvenissero altri scioperi come quello, storico, del 19 luglio 1977, proclamato dal Comando Unitario de Lucha e di quelli, a tempo indefinito, dei due anni successivi.

Cromotex fu sgomberata da parte della polizia alle 5 di mattina. I primi due operai ad essere uccisi furono Marcelino Castro e Silvio Jimenez. Le modalità utilizzate dai militari per far cessare l’occupazione, forse non casualmente, sono molto simili a quelle che 18 anni dopo, un altro presidente sanguinario, Alberto “el Chino” Fujimori, adottò per uccidere i militanti del Movimiento Revolucionario Tupac Amaru (Mrta) che avevano occupato l’ambasciata giapponese di Lima e tenuto in ostaggio per mesi i prigionieri dal 17 dicembre 1996 per chiedere lo scambio degli ostaggi con parte dei 465 tupamaros in carcere.

A fronteggiare la polizia, in entrambi i casi, c’era Néstor Cerpa Cartolini . Fu lui, quel 4 febbraio 1979, a raccogliere il testimone di uno dei leader dell’occupazione di Cromotex, Hemigidio Huerta che, poco prima di essere arrestato, disse al suo giovane compagno di lotta: “Toma mi sangre y escribe para que el pueblo sepa que nos están llevando presos”. Huerta morirà pochi giorni dopo, il 12 febbraio 1979, a causa delle ferite riportate durante lo sgombero. Néstor Cerpa Cartolini , il comandante Evaristo, sarà ucciso dalle teste di cuoio il 22 aprile 1997, in un’operazione che non contemplava l’opzione di fare prigionieri, ma solo quella di uccidere. A sua volta Nestor Cerpa Cartolini lasciò una sorta di testamento politico al grande scrittore cileno Luis Sepulveda, offertosi di fare da mediatore tra guerriglieri e governo e avvisato dal comandante Evaristo dell’attacco della polizia: “Ci uccideranno tutti fratello. Moriamo per il Perù e per l’America latina”.

Gli operai di Cromotex cercarono di resistere non solo a difesa della fabbrica, ma anche in carcere, almeno per quanto riguarda quelli che riuscirono a salvarsi. A cadere, alla fine di quella giornata campale, furono sei lavoratori (tra cui Inocencio Paco Quispe, Máximo Montoya e Máximo Lara) e il capitano dell’operazione poliziesca César Villón de los Santos.

I sopravvissuti, tramite scioperi della fame in carcere, la mobilitazione dei loro familiari ed una strenua difesa nelle aule di tribunale cercarono di battersi per la scarcerazione, ma furono proprio i tragici fatti del 4 febbraio 1979 a spingere Néstor Cerpa Cartolini a continuare la lotta contro lo Stato peruviano assumendo la guida del Mrta.

Negli anni Settanta del Novecento Cromotex era un’impresa tessile che faceva grandi profitti, ma Antonio Mussiris Chaín adottò subito una politica di scontro con i sindacati, accusati, non a caso, di “sabotaje a la producción”. Questa era infatti l’imputazione che il regime militare utilizzava per incarcerare i sindacalisti.

Nonostante le entrate di Cromotex fossero buone, utilizzando la scusa che anche al giorno d’oggi viene addotta in ogni circostanza in cui si vuol licenziare, Antonio Mussiris Chaín decise di non pagare gli operai a causa della mancanza delle risorse per acquistare la materia prima. Il 9 dicembre 1978 i lavoratori entrarono in sciopero, ma soprattutto cominciarono ad insospettirsi quando notarono che la proprietà aveva iniziato a portar via alcuni macchinari. L’occupazione della fabbrica, a quel punto, avvenne di conseguenza, come misura estrema, pur di difendere i posti di lavoro.

La toma della fabbrica fu annunciata dal taglio della linea telefonica e dalla cacciata di impiegati e crumiri. Successivamente, gli operai recuperarono le chiavi dell’edificio. Il sindacalismo combattivo peruviano sfidò apertamente Luis Bedoya Reyes, l’avvocato del padrone Antonio Mussiris Chaín all’insegna dello slogan “No, no vamos a perder sin pelear…” .

Textiles Nacionales e Industrial Cromotex S.A adesso non esiste più, ha cambiato denominazione sociale ed è conosciuta come Filamentos Industriales S.A. Ciò che invece non è mai venuto meno è stato l’omaggio della classe operaia peruviana ai caduti di Cromotex, simbolo di un sindacalismo rivoluzionario e ribelle.

MA COSA SONO LE «SCOR-DATE»? NOTA PER CHI CAPITASSE QUI SOLTANTO ADESSO.

Per «scor-data» qui in “bottega” si intende il rimando a una persona o a un evento che il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna deformano, rammentano “a rovescio” o cancellano; a volte i temi possono essere più leggeri ché ogni tanto sorridere non fa male, anzi. Ovviamente assai diversi gli stili e le scelte per raccontare; a volte post brevi e magari solo un titolo, una citazione, una foto, un disegno. Comunque un gran lavoro. E si può fare meglio, specie se il nostro “collettivo di lavoro” si allargherà. Vi sentite chiamate/i “in causa”? Proprio così, questo è un bando di arruolamento nel nostro disarmato esercituccio. Grazie in anticipo a chi collaborerà, commenterà, linkerà, correggerà i nostri errori sempre possibili, segnalerà qualcun/qualcosa … o anche solo ci leggerà.

La redazione – abbastanza ballerina – della bottega

David Lifodi
Sono nato a Siena e la mia vera occupazione è presso l'Università di Siena. Nel mio lavoro "ufficioso" collaboro con il sito internet www.peacelink.it, con il blog La Bottega del Barbieri e ogni tanto pubblico articoli su altri siti e riviste riguardo a diritti umani, sindacalismo, politica e storia dell’America latina, questione indigena e agraria, ecologia.

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