Pettini di avorio e d’osso: sulle tracce dei Veneti Antichi

di Giorgio Chelidonio   

Il “guerriero-grifone” [LINK 1], nella cui tomba “principesca” (rinvenuta nel 2015 a Pilo, nel Peloponneso) furono trovati 6 pettini in avorio, motiva l’inizio di una riflessione “a tappe museali” per affacciarsi sulla storia e le origini stesse dei Veneti Antichi [LINK 2]: le loro origini crono-culturali probabilmente risalgono a popolazioni di ceppo indoeuropeo [LINK 3] migrate verso l’Europa centro-occidentale già a partire da 3500 anni fa circa, cioè dalla media età del Bronzo quando ancora i territori sud-alpini erano punteggiati da più antichi villaggi palafitticoli.
Già nel XII-XI secolo avanti Cristo verso la foce dell’Adige, vicino all’attuale Fratta Polesine (Rovigo) si era formato un abitato protostorico esteso per circa 20 ettari che fungeva da emporio fra le comunità della pianura atesina e i mercanti micenei
[LINK 4] che si stavano avventurando nell’alto Adriatico: portavano avorio, perle di vetro blu e altre merci esotiche (come le uova di struzzo) per scambiarle non solo con derrate agricole, ma anche con il rame che giungeva, via fiume, dal Trentino e, soprattutto, con l’ambra baltica [LINK 5]. Quest’ultima resina fossile, preziosa sin dal Paleolitico Superiore [LINK 6] arrivava tramite reti socio-economiche e piste di terra.
I Veneti antichi manifestarono pienamente l’identità culturale dei loro centri a partire dal VII° secolo a. C. e in modo particolare ad Este (Padova) allora posta sulle rive di un grande fiume: l’Adige, sul cui antico corso si affacciava questo centro proto-urbano, detto Ateste
[LINK 7] proprio da Athesis [LINK 8], l’antico nome del fiume. Queste premesse ci introducono all’idea di Veneti come genti venute da oriente e stanziatesi lungo le rive dei fiumi principali, che allora fungevano da “strade fluviali” e alle cui foci entravano in contatto con il mondo greco e con le culture del Mar Egeo, come i Micenei che da pochi secoli stavano sostituendosi all’impero marittimo dei Minoici [LINK 9], gli abitanti di Creta.
Antiche leggende, tramandateci dallo stesso Omero, narravano che i Veneti erano migrati dalla Paflagonia, regione dell’Anatolia affacciata sul Mar Nero, alla fine della “guerra di Troia” (XII°-XI° secolo a. C.). Forse non a caso gli autori latini attribuivano ad Antenore, eroe troiano citato nell’Iliade, la fondazione di Padova.
Un manufatto in particolare, la cosiddetta “sìtula Benvenuti”
[LINK 10] racconta visualmente quello che la scrittura dei Veneti Antichi non ci ha tramandato: si tratta di una “sìtula”, cioè un secchio in lamina di bronzo, usato come contenitore di un’urna cineraria che conteneva i resti di una bimba vissuta alla fine del VII° secolo avanti Cristo. Sulle pareti della “sìtula” sono state sbalzate, su tre fasce distinte, immagini di animali reali e mitici, di guerrieri vittoriosi e dei loro prigionieri ma anche di “principi” raffigurati nell’atto di libare probabilmente con bevande alcooliche, magari con vino importato dai mercanti micenei che giungevano alla foce dell’Adige, forse anche risalendolo navigando. Quest’ultima possibilità ci viene tramandata da Tito Livio, lo storico romano secondo il quale nel 302 a. C. circa, una flotta spartana giunta davanti alla laguna veneta si era addentrata navigando lungo un ramo del fiume Medoacus [LINK 11], nome antico del Brenta, per essere poi respinta dai padovani.
Vera o leggendaria fosse questa storia antica, la sua narrazione finisce per confermare i contatti marittimi adriatico-egei intrattenuti dai Veneti Antichi. Ma la “Storia” ormai correva verso il tempo del contatto con l’espansione romana, che avvenne in modalità non bellicose: anzi, già nel 225 a. C. un consistente esercito di Veneti fu alleato dei Romani nella battaglia di Talamone
[LINK 12] (vicino ad Orbetello, in Toscana) che si concluse con una pesante sconfitta della coalizione di tribù celtiche che avevano tentato di invadere la penisola.

Ecco le scene, sbalzate su lamina di bronzo, raffigurate sulla “situla Benvenuti”. Le decorazioni, in stile “orientaleggiante” assai simile a quello coevo degli Etruschi, raffigurano:
● una sfilata di guerrieri, probabilmente un ritorno vittorioso conducendo numerosi prigionieri;
● scene forse mitologiche, con animali reali o simbolici;
● riti cerimoniali di “principi” locali, libanti e seduti in troni lignei, oltreché attorniati da mercanti (di sìtule!), mentre assistono a gare di pugili. Insomma, la vita rurale, la guerra e “il sacro” dei Veneti Antichi.

Links:

1http://www.focus.it/cultura/storia/i-gioielli-nella-tomba-del-guerriero-del-grifone &
https://www.labottegadelbarbieri.org/pylos-una-tomba-principesca-di-3500-anni-fa/
2
https://it.wikipedia.org/wiki/Veneti
3
https://it.wikipedia.org/wiki/Popoli_indoeuropei
4
https://it.wikipedia.org/wiki/Civilt%C3%A0_micenea
5
https://it.wikipedia.org/wiki/Ambra_(resina)
6
https://it.wikipedia.org/wiki/Paleolitico_superiore
7
http://www.treccani.it/enciclopedia/civilta-atestina_(Enciclopedia-dell’-Arte-Antica)/
8
https://it.wikipedia.org/wiki/Adige
9
http://www.treccani.it/enciclopedia/civilta-minoica_(Dizionario-di-Storia)/
10https://it.wikipedia.org/wiki/Situla_Benvenuti
11. https://it.wikipedia.org/wiki/Brenta
12.
https://it.wikipedia.org/wiki/Battaglia_di_Talamone).

Giorgio Chelidonio

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