Piccola «favola» dell’Antropocene

di Andrea Appetito


La guerra dei Bagger
Dal 1978 a oggi l’antica foresta di Hambach, in Germania, è diventata una miniera di lignite a cielo aperto.
Migliaia di alberi con radici estese in tutto il sottosuolo di Hambach sono stati abbattuti per far spazio alla miniera. La lignite è estratta dalla più grande macchina escavatrice che sia mai stata costruita. Il suo nome è Bagger 291.
Bagger pesa quattordicimila tonnellate e avanza su grandi cingoli. È alta novantasei metri, lunga duecentoventi e rimuove il suolo di copertura con una gigantesca ruota di tazze che divora la terra di Hambach alla ricerca di lignite, un carbon fossile utilizzato per produrre energia che la Compagnia elettrica vende a milioni di consumatori europei. Sappiamo per certo che esistono altri Bagger in giro per l’Europa. La loro guerra è cominciata e andrà avanti finché tutte le foreste non saranno abbattute e trasformate in miniere a cielo aperto. Nel cuore della foresta di Hambach Bagger ha creato una tabula rasa di sassi grigi e sabbia, un buco grande come la città di Colonia.

Ai margini della foresta gli alberi superstiti inviano ogni giorno appelli di resistenza. Vento, insetti e uccelli diffondono l’allarme e creano alleanze tra specie diverse. Alcuni ragazzi del villaggio di Hambach e di altri villaggi della Germania e d’Europa si sono arrampicati sugli ultimi alberi della foresta per impedire che siano abbattuti. Resistono su casette costruite tra i rami e collegate da passerelle di legno. È il villaggio degli uomini albero e delle donne albero che resistono alla distruzione di Hambach.
L’esodo
Bagger ha divorato il cuore della foresta e marcia inesorabilmente verso la vittoria. Gli animali selvatici sono fuggiti e vagano senza pace. La gente del villaggio di Hambach è stata costretta a lasciare le antiche case di pietra; persino i morti del cimitero hanno abbandonato la loro dimora e con le ossa tintinnanti seguono l’esodo dei familiari. Nell’ultimo lembo di bosco resistono soltanto gli uomini e le donne albero.
Con la foresta di Hambach anche le antiche leggende stanno morendo: gli operai della Compagnia elettrica lavorano giorno e notte nella cabina dell’escavatore e non conoscono le storie di Hambach, né il villaggio degli uomini e donne albero. Molti di loro sono stati reclutati da altre città d’Europa dove da tempo non esistono più foreste, né boschi.
Alla fine del turno gli operai escono dal carapace di Bagger e tornano sulla terra desolata di Hambach.
Sono uomini che hanno voltato le spalle alla foresta e non hanno più sogni, né favole, né vento, né foglie, né nidi d’uccello. Vivono nei prefabbricati allestiti ai margini della miniera e sono più morti dei morti del cimitero di Hambach.
Sono loro l’anima di Bagger, il mangiatore di terra che avanza come una nave rompighiaccio creando solchi di terra bruna. Bagger raccoglie lignite senza aver mai seminato. Si prende tutto e non dà mai niente in cambio.
Ute, Lumpe e Jazzy
Nei rari momenti in cui Bagger riposa per la manutenzione, le cime degli ultimi alberi di Hambach dondolano quiete, anche se a ben vedere cullano il grande vuoto al centro della foresta. Tra i rami degli ultimi alberi è possibile ascoltare ancora il canto degli uccelli e se si osserva con attenzione si può scoprire la casa di legno di Ute e Lumpe. Bambine albero.
Ute e Lumpe vivono sugli alberi e raramente scendono a terra, almeno da quando la terra di Hambach è minata di insidie. Ute e Lumpe sono nate nella foresta. La loro mamma è una donna albero, il loro papà è un seme nella terra di Hambach.
Da alcuni giorni la mamma è scomparsa. La polizia e le guardie private della Compagnia elettrica l’hanno catturata e portata via, insieme alle altre donne e uomini albero. Il villaggio è stato distrutto ed è rimasto solo il piccolo nido di Ute e Lumpe sulla cima di una grande quercia. Loro si sono salvate. Prima di essere catturata la mamma le ha nascoste sulla terraferma, in una tana coperta di foglie secche. Ute e Lumpe sono rimaste immobili per ore fino a quando le grida, le urla, gli strilli sono finalmente cessati ed è tornato il silenzio. Una volpe si è avvicinata per fiutare la tana e le piccole sono sbucate dalla terra spargendo nell’aria il loro buon odore di bambine. La volpe allora le ha accompagnate fino alla casa di legno. Da quel giorno Ute, Lumpe e la volpe hanno stretto una grande alleanza.
La casa delle bambine albero è stata costruita su una quercia. Il vento la culla, il sole l’asciuga, il buio la protegge. Ute, la più grande, ha un vecchio libro di storie che parla di Hambach e della foresta che non c’è più. Sono storie scritte dalla mamma. Lumpe le conosce tutte a memoria. Ogni storia comincia così: “
Un fantasma si aggira per l’Europa: il fantasma della foresta di Hambach”.
Ute sfoglia il libro e il fruscio delle pagine assomiglia al vento tra le foglie. La mamma ha nascosto nel libro lo spirito della foresta e le bambine hanno giurato che lo custodiranno. Ora hanno una nuova alleata: Lumpe l’ha chiamata Jazzy, ha una coda soffice e fulva con cui accarezza la terra. Quando arriva si distende ai piedi della quercia e le bambine scendono per giocare con lei.
“Un giorno Hambach tornerà a essere una foresta e il suo spirito sarà libero di aleggiare sulle cime degli alberi, nelle valli, sui ruscelli”, legge Ute per consolare la piccola Lumpe e darle un po’ di speranza, ma la piccola Lumpe si arrampica sul tetto della casa di legno e guarda il vuoto nel cuore della foresta: «Non c’è più tempo» dice.
Bagger avanza ogni giorno, alla fine dell’anno avrà divorato anche l’ultimo lembo della foresta di Hambach, ma non ha fatto i conti con Ute, Lumpe e Jazzy, loro non permetteranno a Bagger e alla Compagnia elettrica di sradicare gli ultimi alberi di Hambach. Questa intima certezza le accompagna di notte, sotto il cielo stellato. Ute, Lumpe e Jazzy non hanno nessuna intenzione di arrendersi.
«Bagger non ha cuore, non sa distinguere una ragazzina dalla lignite o una volpe da una vecchia scarpa» dice Ute alla piccola Lumpe che ama camminare nel bosco con Jazzy che è davvero curiosa, s’infila dappertutto e ha la coda sempre piena di pollini e semi.
La grande resistenza dei piccoli
“L’antica foresta di Hambach era un tempo una foresta di suoni. Quando anche l’ultimo albero della foresta verrà abbattuto, il cielo cadrà sulla terra e non ci sarà più musica”.
È la notte di Natale, Ute lascia di nascosto la casa sull’albero, mentre Lumpe dorme distesa nella casetta accanto a Jazzy. Nel frattempo Bagger riposa sui suoi cingoli giganteschi e gli operai fanno festa al caldo del loro prefabbricato attorno a un piccolo abete coperto di addobbi e luci natalizie. Ute attraversa a piedi nudi la miniera con un lumino acceso e incendia i cavi che forniscono l’energia elettrica per l’estrazione a cielo aperto di Hambach. I cavi bruciano e le fiamme corrono sul filo e illuminano gli occhi terribili di Ute. Nessuno nota la piccola luce che attraversa l’immenso bacino vuoto per tornare nella foresta. Al mattino i cavi bruciati e spezzati giacciono sulla miniera.
Per alcuni giorni Bagger rimane immobile e la neve cade su Hambach. Il manto bianco copre le scanalature, i recessi della miniera e le colline di sabbia accumulata ai lati. La polizia e le guardie private della Compagnia elettrica cercano indizi, ma la neve ha coperto le piccole impronte di Ute. Il rumore assordante di Bagger non risuona e la musica della foresta torna a farsi sentire.
Gli operai da una collina di sabbia contemplano il silenzio e il candore della neve sugli ultimi alberi e sulla miniera. Hanno ricevuto la paga e la tredicesima ma hanno deciso di andarsene. Si allontanano calpestando la crosta dura di neve ghiacciata e avanzano, un passo alla volta, accanto all’ultimo lembo di bosco. I loro volti induriti arrossiscono al candore della neve, le facce pallide sorridono perché non provano più vergogna.
La Compagnia elettrica contratta nuovi operai da città più lontane, vuole riprendere subito l’estrazione perché il tempo è denaro. La polizia intanto cerca i responsabili dell’attentato ma non è facile con la neve che continua a cadere. I nuovi operai si danno da fare per sistemare i cavi e Bagger ricomincia a scavare trasformando la neve in fanghiglia. Si avvicina minaccioso all’ultimo lembo di foresta, animato da spirito di vendetta.
È l’ultimo giorno dell’anno ma non si farà festa, per evitare nuovi attentati la miniera rimarrà attiva giorno e notte. Al pomeriggio del 31 dicembre il lavoro è quasi compiuto. Mancano pochi alberi alla fine dell’anno.
Il cielo cade sulla terra
“L’albero della vita si spoglia e la terra bruna si riempie di foglie. Basta un alito di vento per farle cadere”.
Ute e Lumpe si sono barricate nella loro casetta, stavolta non si nasconderanno nella tana. Ute legge il libro della mamma e lo spirito della foresta aleggia sulla piccola casa di legno, mentre Bagger è a pochi metri da loro e sfiora con la sua ruota escavatrice la grande quercia e la fa vacillare. Le ragazzine si tengono per mano stringendosi una all’altra. Allora Bagger si fa avanti coi suoi cingoli e la terra trema, mentre Jazzy si arrampica sull’albero per raggiungere le bambine. Bagger comincia a schiacciare l’albero e un po’ alla volta i trefoli delle ultime radici si spezzano.
Allora e solo allora si ode un grande tuono e il cielo di Hambach appeso all’ultima quercia cade sulla terra inondandola d’acqua. I cingoli di Bagger non riescono più a muoversi, la macchina comincia ad affondare nel fango. Gli operai che lavorano nel carapace di Bagger aprono le botole e abbandonano la macchina in cerca di scampo. In poco tempo l’acqua riempie la cabina di manovra, il motore, i comandi, mentre la casetta di legno di Ute e Lumpe, ben protetta dai rami della quercia, galleggia nel grande bacino della miniera.
Il cielo continua a rovesciarsi sulla terra e l’acqua è così fitta che non è possibile vedere a un palmo dal naso. «È il diluvio universale» sussurra Ute e Jazzy corre a nascondersi tra le due bambine.
L’arca di Hambach
Dopo che l’acqua ha ricoperto tutto l’enorme bacino di Hambach e il buio ha avvolto ogni cosa, Ute accende il lumino e comincia a leggere. Jazzy segue il ritmo con grande attenzione e Lumpe tiene gli occhi chiusi per vedere quello che la mamma aveva immaginato.
“Un giorno di tanti anni fa un piccolo seme cadde sulla terra. Il cielo era ancora costellato di una moltitudine di semi luminosi e la terra era così umida e accogliente che il seme si dimenticò di sé stesso e si addormentò. Pensò nel suo guscio idee diverse e le proiettò in sogni. Vide così la foresta di Hambach con tutti i suoi alberi colossali, ma tutto quello che è frutto di desiderio si dissolve a causa della paura. Così il piccolo seme sognò anche la fine di Hambach e aprì gli occhi. La volta celeste era sorretta da infiniti alberi, sotto terra le loro radici si intrecciavano e si scambiavano doni. Le verdi chiome si erano ornate di nidi da cui gli uccelli cantavano. Le piante inviavano messaggi di seduzione e dal cielo arrivavano sciami di impollinatori a cui le piante donavano il nettare. Era il primo giorno di Hambach e anche se il piccolo seme aveva già visto la fine, si alzò dal suo giaciglio, si scosse la terra di dosso e germogliò”.
La casetta sul dorso della grande quercia galleggia nel bacino di Hambach. Lo spirito della foresta tace.
“L’importante è che resti almeno un piccolo seme” legge Ute con un velo di tristezza. Lumpe non ha paura e ha voglia di germogliare, anche se il suo cuore soffre per la fine della foresta. Jazzy si alza e la sua coda fulva sparge nell’aria i semi e i pollini che ha raccolto prima del diluvio, poi si avvicina e strofina il suo muso sul muso caldo di Lumpe.

In “bottega” cfr Germania, nera come il carbone e Rigaglie: per gli alberi (di Andrea Appetito). Dopo gli sgomberi delle persone resistenti e una manifestaziome con 40mila persone un tribunale ha imposto la fine del disboscamento ma purtroppo la sentenza non è definitiva; cfr https://ilmanifesto.it/hambach-una-prima-vittoria-degli-attivisti/

 

Redazione
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