Pino Rauti: «attivo, creativo». E per inciso fascista

Lo scandalo della Biblioteca nazionale che lo celebra come uno statista

testi di Raul Mordenti e Davide Conti

 

La Biblioteca nazionale che celebra Pino Rauti è una vergogna

di Raul Mordenti (*)

La maggiore Biblioteca della Repubblica ricorda e onora un esponente di punta del neo-fascismo, gli dedica il lavoro dei suoi bibliotecari e lo spazio dei suoi locali. Le dimissioni immediate del suo direttore, o la sua rimozione da parte del ministro Franceschini, sono il minimo che la decenza impone

Come migliaia di altri utenti della Biblioteca nazionale centrale di Roma (Bncr) ho ricevuto una giuliva e-mail che annuncia l’acquisizione dell’archivio e della biblioteca personale di Pino Rauti, messi ora a disposizione del pubblico nella più importante Biblioteca italiana diretta dal dottor Andrea De Pasquale.

L’e-mail spiega che la solenne inaugurazione con Conferenza di presentazione presso l’Auditorium, prevista per il 19 novembre («proprio nel giorno che sarebbe stato il novantaquattresimo compleanno» di Rauti), non ha purtroppo avuto luogo a causa del Covid.

Ma il direttore della Bncr non ci fa mancare l’auto-lode per avere «riordinato, inventariato, catalogato e reso quindi disponibile alla fruizione pubblica un bagaglio di documenti e libri tanto ricco e interessante» che «accresce … il patrimonio conservato e valorizzato dalla Biblioteca, utile per gli studi sulla letteratura, ma anche sulla Storia, la politica, la cultura e la società italiane del Novecento», dato che Pino Rauti è definito nella e-mail: «Uno dei personaggi chiave della Storia della Destra in Italia: organizzatore, pensatore, studioso, giornalista, deputato dal 1972 al 1992. Tanto attivo e creativo, quanto riflessivo e critico».

Segue un brano in cui lo stesso Rauti (scomparso nel 2012), parlando di sé in terza persona – come Giulio Cesare – aveva auspicato l’evento, definendo il proprio archivio «una fonte di informazione politica di prim’ordine e anche un valido punto di riferimento di natura culturale. Anzitutto per la storia della destra in Italia, dal primo dopoguerra in poi, anche prima della nascita di quello che fu poi il Movimento sociale italiano e che nacque come, appunto, Rauti testimoniò in prima persona diventando uno dei più noti esponenti giovanili – anche e soprattutto dall’ingresso in politica di migliaia di giovani reduci dalla Repubblica sociale italiana (Rsi). Una “andata” che all’inizio oscillò fra il clandestinismo dei Fasci di azione rivoluzionaria (Far), le avventurose presenze giornalistiche … e le prime prove di presenza politica all’interno del sistema partitico».

Non poteva mancare, nella mail della Bncr, una compiaciuta dichiarazione della figlia del de cuius, l’onorevole Isabella Rauti: «Sarà un pensatoio utile a molti e la narrazione di un personaggio poliedrico e anche il racconto della destra italiana».

L’incredibile iniziativa si commenta da sola: la maggiore Biblioteca della Repubblica ricorda ed onora un esponente di punta del neo-fascismo, gli dedica il lavoro dei suoi bibliotecari e lo spazio dei suoi locali, propone insomma l’opera di Rauti allo studio e all’imitazione dei posteri, come «una fonte di informazione politica di prim’ordine e anche un valido punto di riferimento di natura culturale» (sic!). Viene anche da chiedersi se il personale della Biblioteca diretta dal dottor De Pasquale non avesse lavori più urgenti e più utili a cui dedicarsi, viste le condizioni penose in cui versa quella biblioteca, il ritardo delle schedature, l’indisponibilità delle nuove accessioni, l’inaccessibilità di fondi preziosi etc.

Le dimissioni immediate del Direttore della Bncr, o la sua rimozione da parte del ministro Franceschini responsabile politico del settore, sono il minimo che la decenza impone. Ricordiamo quando Franceschini volle mettere (con visite altamente simboliche) l’intero suo impegno politico sotto l’egida dell’antifascismo: ebbene, egli è oggi chiamato a coerenti comportamenti antifascisti.

Propongo altresì che il dottor Andrea De Pasquale, nel tempo del suo lavoro bibliotecario reso libero dopo le sue dimissioni da direttore, si dedichi a organizzare anche le seguenti dieci linee di conservazione e ricerca di libri e documenti: (a) la partecipazione dei “repubblichini” ai crimini e alle stragi nel ’43-’45 in Italia; (b) le azioni clandestine dei Fasci di azione rivoluzionaria; (c) l’antisemitismo, il razzismo e le radici ideologiche del neo-fascismo; (d) il Convegno al Parco dei principi e la “strategia della tensione” in Italia; (e) i legami fra il terrorismo neo-fascista e i servizi segreti italiani e stranieri; (f) i “collaboratori del nucleo guerra psicologica del Sid”; (g) chi era il “signor P” nella strage di piazza Fontana e nelle altre stragi?; (h) Ordine nuovo, dalla fondazione ad opera di Pino Rauti fino al suo scioglimento in quanto organizzazione terroristica neo-fascista; (i) il terrorismo “diffuso” neo-fascista negli anni 60 e 70, censimento delle vittime e delle sentenze; (l) il terrorismo, la P2 e le coperture dei servizi deviati.

Siccome è probabile che su alcuni di questi argomenti si verifichino deplorevoli vuoti o mancanze nell’archivio di Rauti, consiglierei al direttore di integrarlo con ulteriori accessioni, magari attingendo al casellario Giudiziario, all’Archivio del Tribunale e agli atti delle Commissioni parlamentari sulle stragi.

Quello che questa brutta storia insegna è che il neo-fascismo, nelle sue varie forme, è stato non meno orrendo del fascismo del ’19-’45. Il cosiddetto neo-fascismo ha significato una catena ininterrotta di attacchi contro la democrazia e la stessa civiltà: bombe, aggressioni, provocazioni, razzismo, azioni squadriste, costante opposizione a qualsiasi conquista di libertà, attentati alla Costituzione e tentativi di golpe, fino alle stragi, compiute sempre su comando e sotto la copertura dei servizi, italiani e stranieri. Eppure, come l’incresciosa vicenda della Bncr dimostra, non solo tutto ciò è rimasto sostanzialmente impunito ma neppure è stato fatto ancora oggetto di una unanime ripulsa intellettuale e morale.

(*) ripreso da left.it

 

«Fondo Rauti». Dopo le proteste interviene, male, il ministero

Il caso. La Biblioteca Nazionale Centrale di Roma ha presentato con parole entusiaste il riordino dell’«archivio e della biblioteca personale» di uno «Statista», il fondatore di Ordine Nuovo, Pino Rauti. Il tardivo intervento del ministro Franceschini, che ha fatto rimuovere la pagina celebrativa, non pare incidere sulla sostanza ma solo su quella surreale forma apologetica con cui sono state presentate ufficialmente le carte di un dichiarato nemico dei nostri valori fondativi

di Davide Conti (**)

Nella foto: Pino Rauti, il primo da destra, sul palco di un comizio del Msi accanto a Giorgio Almirante

Il 19 novembre la Biblioteca Nazionale Centrale di Roma ha presentato con parole entusiaste il riordino dell’«archivio e della biblioteca personale» di uno «Statista»: Pino Rauti. Per rendere l’omaggio più emblematico è stata scelta la data di nascita di quello che, già fascista a Salò, divenne fondatore del gruppo Ordine Nuovo (ON).

Il 12 dicembre del 2019, nel cinquantesimo anniversario della strage, in Piazza Fontana a Milano venne installato un marmo con un’incisione che recita «ordigno collocato dal gruppo terroristico di estrema destra Ordine Nuovo». Il Presidente della Repubblica Mattarella indicò le responsabilità degli apparati di sicurezza dello Stato «doppiamente colpevoli» per i depistaggi operati.
Pino Rauti ha rappresentato uno dei punti di congiunzione tra il mondo fascista della guerra civile del 1943-45, i gruppi eversivi degli anni Sessanta–Settanta e quegli apparati.

Nel 1956 con una scissione dal Msi fondò ON insieme a personaggi che diverranno noti nei processi per le stragi (da cui Rauti uscì prosciolto) e per lo scioglimento del gruppo per ricostituzione del partito fascista nel 1973. A quell’epoca Rauti aveva già fatto ritorno alla casa missina grazie all’ascesa alla segreteria di Almirante ed in nome di quella «politica dell’ombrello» volta ad avere una protezione ufficiale per lui ed il suo gruppo. Era il novembre del 1969, un mese prima della strage di Piazza Fontana.

La sua figura si lega a quella del generale Giuseppe Aloia e all’agente «Z» dei servizi segreti Guido Giannettini ovvero l’uomo di riferimento della cellula ordinovista veneta che si rese responsabile delle bombe del 1969 dando seguito alle indicazioni del convegno del 1965, organizzato dall’istituto «Alberto Pollio» in cui Rauti e Giannettini furono tra i principali relatori.
Rauti ebbe contatti diretti con Yves Guérin-Sérac, responsabile di una centrale terroristica internazionale di Lisbona (Aginter Presse) e con i colonnelli greci responsabili del colpo di Stato del 1967 che l’anno dopo ospitarono un viaggio di formazione per i militanti di ON.

Rauti non nascose mai le sue idee. Intervistato nel 1971 dichiarò di essere contrario alla democrazia parlamentare ritenendola «un errore in linea di diritto e di principio» precisando «non credo all’uguaglianza tra gli uomini, credo anzi alla disuguaglianza tra gli uomini».

La questione sollevata dalla costituzione del suo fondo archivistico non interroga la sua nota figura di fascista quanto il rapporto tra la memoria storica del Paese, la sua identità democratica ed il suo profilo culturale e costituzionale.
Proprio per il suo carattere drammatico e violento sarebbe fondamentale la disponibilità di un archivio ampio e ricco dell’estrema destra in Italia ma ad oggi questo si presenta ridotto e frammentato obbligando gli storici ad attingere da documentazione di natura giudiziaria più che storico-politica, rappresentando così un’evidente criticità per la ricerca.

L’archivio Rauti, selezionato da lui stesso, rischia di non colmare nemmeno in parte questa lacuna ed anzi, lungi dal rappresentare «fonte di informazione politica di prim’ordine», sembra configurarsi come un’ennesima operazione di memoria storica selettiva e revisionista. Al suo interno non si troveranno le carte più problematiche e contraddittorie del personaggio e del neofascismo ma un lungo e lineare percorso, tutt’al più «attivo e creativo, quanto riflessivo e critico». Tutto fuorché eversivo e inconciliabile con la Costituzione repubblicana nata dalla Resistenza contro cui Rauti fin da giovane combatté. È per l’assenza di questo fondamentale elemento che anche il tardivo intervento del ministro Franceschini non pare incidere sulla sostanza ma solo su quella surreale forma apologetica con cui sono state presentate ufficialmente le carte di un dichiarato nemico dei nostri valori fondativi.

Rauti non fu uno statista perché, come ha ammonito Mattarella nell’anniversario di Piazza Fontana, «Non si serve lo Stato se non si serve la Repubblica e, con essa, la democrazia».

Siamo fiduciosi che istituti come la Biblioteca Nazionale Centrale seguano tale mandato.

In “bottega” abbiamo scritto più volte di Pino Rauti: per esempio qui 12 dicembre, la strage è di Stato o qui Scor-data: 18 settembre 1969 spiegando fra l’altro che alla vigilia delle bombe in piazza Fontana arrivarono un po’ di soldi (dall’industriale Attilio Monti) al fascista Rauti.

 

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

3 commenti

  • E, per giunta, qualcuno gli ha dedicato convegni, incontri e questo sito:

    http://pinorauti.org/

    Vi lascio il piacere del commento.

  • domenico stimolo

    La LETTERA inviata ” a nome di tutti i componenti della mailing-list DEPORTATIMAIPIU [R-esistiamo]” :

    La recente costituzione di un fondo archivistico e librario dedicato al noto politico di estrema destra Pino Rauti presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, diretta dal dott. Andrea De Pasquale, riempie la coscienza dei democratici fedeli alle Istituzioni repubblicane di sconcerto e indignazione. Chiediamo le dimissioni del dott. De Pasquale dal prestigioso e delicato incarico. Il giorno 20 novembre 2020 con infinita leggerezza egli ha infatti permesso la diffusione tramite Newsletter di un entusiastico messaggio per informare che il fondo Rauti era disponibile alla consultazione online e per sottolinearne l’importanza per la storia culturale del nostro Paese. Un comunicato infarcito da frasi di auto-celebrazione dello stesso Pino Rauti (che avrebbe progettato e ordinato la costituzione del fondo) e da “commosse” dichiarazioni della Senatrice Isabella Rauti.
    Ricordiamo che Pino Rauti, cultore degli scritti e seguace del pensiero di Julius Evola, è stato un fascista e un repubblichino, che nel dopoguerra si è impegnato (per sua stessa ammissione) nell’opera di infiltrazione di istituzioni, partiti, giornali, associazioni culturali per favorire le condizioni materiali di sopravvivenza dell’ideologia fascista e repubblichina. Ricordiamo che il suo primo contributo alle “lettere” ha il titolo La democrazia, ecco il nemico! Ricordiamo che il suo contributo alla cultura italiana è stata la fondazione e la direzione di un’associazione eversiva come il “Centro Studi Ordine Nuovo” (che ha potuto vantare tra i suoi militanti Stefano Delle Chiaie e Franco Giorgio Freda), e che per questa benemerita attività è stato implicato, quale ideologo della “strategia delle stragi”, nei processi di Piazza Fontana e Piazza della Loggia. Ricordiamo che dopo la elezione come deputato del Movimento Sociale Italiano, come capofila «di migliaia di giovani reduci dalla Repubblica Sociale Italiana» (come egli stesso si definisce), e dopo l’uscita dall’Msi trasformato in Alleanza Nazionale, la sua presunta attività culturale è stata soprattutto quella di dare vita a ulteriori formazioni politiche di estrema destra.
    Anche al di là delle ovvie considerazioni di opportunità nel costituire un tale fondo di libri, riviste e corrispondenze, non capiamo quale valore documentario possa possedere questo fondo nel momento in cui, come viene esplicitamente dichiarato dai promotori di questa iniziativa, è stato desiderato e approntato dallo stesso Rauti ed è stato successivamente selezionato e confezionato dagli eredi. Un’origine che compromette, anzi destituisce completamente la sua attendibilità documentaria, confinandolo nei limiti di una mera operazione di propaganda.
    Per tutto questo, troviamo intollerabile che una delle più importanti istituzioni bibliotecarie delle Repubblica, distorcendo pericolosamente la principale missione di conservazione e tutela dei beni materiali librari e manoscritti, voglia onorare e ricordare e proporre come punto di riferimento culturale un esponente del fascismo e del neo-fascismo antidemocratico. Troviamo intollerabile che un’istituzione culturale, dedicata al presidio e alla custodia dei beni comuni, si prodighi e impieghi risorse pubbliche per sostenere interessi propagandistici di forze e correnti di chiaro stampo fascista.

    29 /11/2020
    a nome di tutti i componenti della mailing-list DEPORTATIMAIPIU [R-esistiamo]
    Lionello Bertoldi [Senatore-Bolzano]
    Raul Mordenti [Roma]
    Domenico Stimolo [Catania]
    Attilio Vittorio Beltramino [ Volvera]
    Dario Cangelli [Bergamo]
    Marcella De Negri [Milano]
    Roberto Clementi
    Anna Maria Ori [Carpi]
    Angela Maria Rigoli [Padova]
    Silvio Brienza
    Giancarlo Limone [Milano]
    Rosangela Pesenti [ Cortenuova (Bg)]
    Paola Merlo [Torino]
    Sandro Mogni [ Milano]
    Serena Coloni Corvi Mora [ Piacenza]
    Annalucia Messina [ Milano]
    Marisa Alliod [Aosta]
    Daniele Barbieri [Imola]
    Fausto Langhetto
    Primarosa Pia [Tortona]

  • Mario Ciancarella

    Tutto a posto e niente in ordine. Questo fascista di razza ha potuto salvare la sua miserevole carriera politica grazie alla maledizione, che ci perseguita, della amnistia di Togliattiana memoria.

    Dovremmo controbilanciare queste progressive azioni di attacco alla costitituzione elaborando piuttosto le memorie storiche di comprovati antifascisti italiani, dai pochi partigiani ancora in vita a quanti ci hanno lasciato orfani della loro testimonianza per poter creare nei giovani coscienze democratiche fattive e rinnovabili.

    Non temiamo questi scivoloni di dirigenti nolto poco attendibili, ma costruiamo insieme una contromemoria storica capace di affascinare le giovani generazioni senza carpirne la buonafede cosi’ come invece operano gli esponenti della destra peggiore.

    Forza, tutti insieme possiamo farcela. Inizimo con le dimissioni d quanti hanno collaborato a questo scempio per la democrazia e proseguiamo con la rivendicazione di un antifascismo militante.

    Mario Ciancarella

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