POESIE STONATE PIETRE ……………

di Sandro Sardella

.. ma te ti scrivi! .. ancora di lavoro ??! ..”

pagine irregolari .. musica dissonante .. pagine sorprendenti

nate dal silenzio subito cercato .. volti abitati da parole strappate

all’indifferenza all’opacità alle furbe consorterie .. parole stonate

in un masticare di nuvole .. che fanno riscattare la fatica ..

parole lacrime sudate .. parole beffarde e strafottenti di cuori in

lotta .. con la scrittura il piacere di danzare e creare e ridere e

gridare e fare la poesia .. suoni che parlano al cuore di chi

ogni giorno ogni giorno deve vivere e non vivere “il lavoro” ..

voci che rivelano una condizione trattata come polvere da

nascondere sotto lo zerbino .. stonature per una letteratura

scorretta .. poesie come radici in un giorno di vento che

abbracciano la storica avventura .. anni ’80 e ’90 del secolo

scorso .. dei quaderni di scrittura operaia .. “abiti-lavoro” ….

LA NOSTRA CLASSE SEPOLTA – cronache poetiche dai mondi

del lavoro – a cura di Valeria Raimondi – (prefazione di Elena

Como – postfazione di Alberto Mori ) – Pietre Vive editore ..

 

(.. da un ricco florilegio di scoppiettanti poesie .. quasi

estraendo a sorte .. .. )

*

Contestazione disciplinare

Si contesta al signor “poeta”

che sul posto di lavoro egli si scervella troppo

provocando il tragico rallentamento delle consegne

con dolorose conseguenze.

Si rende noto che secondo legge

la nostra legge

gli è tassativamente negato di sfarfallare

qui non è mai la stagione adatta per uno sfuggente

svolazzare

si deve lavorare

senza sosta produrre

e frastornarsi con i rumori della galera.

Se si vuole un po’ di aria fresca

sarebbe meglio cercarla altrove

magari dove è concessa anche l’erba di un recinto.

D’ora in poi non saranno più tollerate

impaginazioni di corrieri sibillini

e sarà vietato a chiunque si creda uno scrittore

pittore cantore

di sprecare colore per imbrattare le ore dedicate

alla reclusione.

In fondo è per grazia da noi concessa

timbrare il cartellino

perdere lo status di Poeta

Quindi si richiede la massima devozione

e di scambiare il volto di Dio con quello del

padrone.

(Matteo Rusconi “Roskaccio” – Operaio

metalmeccanico , Lodi)

*

Lo Stato (mentale) e il lavoro

Benedetto pane che si guadagna onestamente

maledetti voi politici del niente

un po’ di vita garantita da un salario

questa trappola che porteremo nell’ossario.

Milioni di ore sperse a domandare

se per caso, padrone, mi vuoi a lavorare

poi mi tieni quarantotto ventiquattr’ore

e mi paghi in euro venti litri di sudore.

Se la scuola ti rigetta come fango umano

ti salvi a metà se hai un buon deretano.

Per accedere al lavoro devi tessere la rete

bussare persino alla porta del prete.

L’ufficio di collocamento da mo è ch’è sparito

e anche quando stava a niente è servito.

L’ufficio del sindacato è fermo agli anni Sessanta

le sedie, il calendario persino la pianta

è in ficus, mi dicono, finemente plastificato

sembra vero, rispondo, più dell’impiegato,

l’arredo va bene niente da criticare

ma se ti informi e mi informi fai il tuo dovere.

Alla fine, se giri, lavorano tutti quanti

basta che stai zitto e ti lavi i denti

ti pagano decente, il resto fuori busta

la consuetudine qui non è una cosa ingiusta.

Finito il turno fai un giro in centro

compagni sette, etanolo cento

uno per ogni giorno della settimana

per abbracciarsi e sentire una voce umana.

Le sere d’inverno tristezza assoluta

e mezzo bar decente per farsi una bevuta

sognano i ragazzi di andarsene lontano

Londra, Berlino perfino Milano.

Vorrebbero i ragazzi creare qualcosa al paese

ma con il grano che hanno non coprono le spese.

Il sogno si muta lentamente in disgusto

il futuro diventa il lavoro più angusto.

(Maria Nardelli – Maestra, Locorotondo)

danieleB
Un piede nel mondo cosiddetto reale (dove ha fatto il giornalista, vive a Imola con Tiziana, ha un figlio di nome Jan) e un altro piede in quella che di solito si chiama fantascienza (ne ha scritto con Riccardo Mancini e Raffaele Mantegazza). Con il terzo e il quarto piede salta dal reale al fantastico: laboratori, giochi, letture sceniche. Potete trovarlo su pkdick@fastmail.it oppure a casa, allo 0542 29945; non usa il cellulare perché il suo guru, il suo psicologo, il suo estetista (e l’ornitorinco che sonnecchia in lui) hanno deciso che poteva nuocergli. Ha un simpatico omonimo che vive a Bologna. Spesso i due vengono confusi, è divertente per entrambi. Per entrambi funziona l’anagramma “ride bene a librai” (ma anche “erba, nidi e alberi” non è malaccio).

3 commenti

  • Michele Licheri

    …quanti poeti & artisti & patafici sono andati in pensione da operai? E quanti i suicidi? Una cosa è chiara: vivere per lavorare non paga, non sostiene, non soddisfa, piuttosto aliena quando è di natura operaia. Ma di questi tempi cos’è il lavoro? E c’è, si trova’? Di che nartura è’? E una volta trovato, occupato, qual è la paga?Di questi tempi è labirintico il rebus del contratto: di specie interinale oppure campestre sotto il segno del caporalato? E’ la solita solfa: lavoro come sistema di controllo, orizzonte concentrazionario; altro che kibbutz solidali o kolchotz della neo-umanità! Altro che Olivetti illuminato! Altro che ora et labora! La classe operaia che irruppe nella storia con pretese di estetica della rivoluzione è un lontano ricordo; solo consumatori “maintenant” e termini del pensiero comune, uniko, massificato; randello in mano pronti a rifilarlo al migrante prossimo allo sbarco; e via tutti sul torpedone spettacolare del mercato a consumare spasmodicamente convinti che la felicità passi per la possessione delle merci pubblicizzate ovunque. E i poeti? I poeti operai snobbati dalle “ACCADEMIE”? Quelli: artistici, patafisici, dadaisti, gilanici, internazionalisti e senza patrie da difendere erigendo muri, quelli vivono e respirano e creano ancora posseduti dalla visione, perchè hanno visto cose sotto le torri del tempo in fiamme che voi sfruttati neppure immaginate. Aprirono porte su orizzonti sconosciuti ai più, non barattando mai la propria anima o psyké che dir si voglia, mai proni davanti al padrone che pensava di farsi dio.-

    W LA POESIA! TRASGRESSIVA PATRIA DEI NON ARRESI, SCHEGGIA INDOMABILE E TIRANNICIDA DI OGNI TOTALITARISMO: W LA NEO-ESTETICA DI abiti-lavoro etc. etc. etc…………………………………………………

  • bruno vitale ‘literatura de cordel’ (dello spago)

    vorrei far notare che da più di un secolo, in brasile (e mi dicono, anche in argentina,) è popolarissima la ‘literatura di cordel’: nelle grandi fiere all’aperto (per esempio, Caruaru, Pernambuco, da cui vengono i miei esempi) piccoli libretti – in genere ~10×20 cm di poche pagine con una xilografia per copertina – sono appesi per la spina a spaghi che vanno da un palo all’altro; le xilografie popolari sono forse una delle componenti più importanti, ma i temi vanno dalle leggende dei più famosi banditi (‘biografia de Lampião’, ‘a Chegada do Lampião no Inferno ) alla musica locale (‘a história do forró’) alla polemica contro la polizia (‘o depoimento que o Matuto deu ao Delegado’), al folclore locale (‘a vitória de Floriano e a neigra feiticeira’), alla attualità ‘(Clinton e a Lewinsky’), a … per pochi centesimi

    l’immensa ‘literatura de cordel’ è una sorgente senza fondo di iconografia popolare, praxis del ‘brasiliano’ parlaro e scritto, reazioni politiche immediate ai disastri del paese ed ai contrasti miseria assoluta/ricchezza assoluta… – un editore italiano se ne occuperà? (ma con le copertine originali e il testo a fronte! dal gusto unico)

    e la ricchezza italiana, mostrata qui? chi ne farà una ‘letteratura dello spago’? qui a ginevra, una amica argentina ha fatto nascere les Editions Cordelitas – Les Bilinguas, e un gruppo di amici pubblica ‘cordeles’ umani e politici in ‘argentino’/spagnolo/francese; da appendere ad ogni spago che si trova; se qualcuno si trova da noi che vorrà sospendere ‘spaghi ‘politici e umani, lo metterò in contatto con i miei amici cordelitas e cordelitos!

  • Segnalazione stramagnifica.Sono contentissima e stagrata di poter leggere subito questi testi interessantissimi e poi acquisterò e donerò copie a chi se le merita. Grazie Sandro grazie Barbieri due volte a te perchè hai ospitato il testo e poi il commento di Sandro. Gisa

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