Politica, l’arte di uscire insieme dai problemi

Intervista a don Pierluigi Di Piazza del centro d’accoglienza “Ernesto Balducci (di Zugliano, Udine) per immigrati e richiedenti asilo (*)

di Bozidar Stanisic

La rivolta di Rosarno ieri, quella di Bari oggi: In Italia davvero manca un progetto d’immigrazione?

In Italia non c’è un progetto sull’accoglienza; si è sempre considerato il fenomeno dell’immigrazione come una emergenza a cui provvedere; e si continua ancora, basti pensare che l’ultima immigrazione così drammatica è stata affidata alla Protezione civile, senza alcuna progettualità, se non quella di trovare luoghi di “collocazione” delle persone. Basti pensare al prolungamento dei tempi di detenzione nei Cie, luoghi drammatici per le condizioni disumane di che ci è rinchiuso… Basti pensare alla mentalità di sospetto e di ostilità e di vero e proprio razzismo diffuso in abbondanza in questi anni soprattutto dalla Lega Nord e dai partiti che governano insieme evocando continuamente l’insicurezza e attribuendone le cause, nella logica del capro espiatorio, agli stranieri… Basti pensare, anche nella Regione Friuli-Venezia Giulia alla legislazione discriminatoria sul welfare… Basti pensare al permesso a punti. Davvero, non ci siamo come coscienza, come progettualità, come nettezza. Si potrebbe comunque affermare che il nostro Paese e le nostre Regioni hanno risposto in modo globalmente positivo all’immigrazione nonostante le carenze legislative o gli ostacoli discriminatori della legislazione.

Sappiamo che tu nel pensare e nel reagire da sempre parti dai volti umani. E’ più che evidente che un caso recente ti ha rattristato…

Qualche giorno fa ho vissuto un’esperienza dolorosa. Un giovane tunisino accolto nel nostro Centro nella misura alternativa al carcere degli arresti domiciliari è stato condotto al Centro di identificazione ed espulsione di Milano. E questo per una precedente esperienza di espulsione amministrativa cioè per presenza irregolare sul territorio. Non sono state prese in considerazione le valutazioni scritte dal nostro Centro, dalla cooperativa dove stava svolgendo la borsa lavoro, dall’Associazione Icaro di volontariato rispetto ai detenuti. Il centro ha affermato in modo veritiero, senza enfasi, né esagerazioni che questo amico si è inserito in modo esemplare; ha vissuto positivamente le relazioni, rispettando le persone e l’ambiente… Il Centro ha dichiarato la disponibilità a continuare l’accoglienza; a sostenere il proseguo dell’attività lavorativa; e questo in relazione alle autorità competenti e alla collaborazione per le loro periodiche verifiche. Mi son interrogato dolorosamente ritornando a casa, mentre lui veniva accompagnato al Cie di Milano: perché la legge non prevede che in queste situazioni, con le dovute garanzie una persona non sia sostenuta a proseguire il suo inserimento sociale? E allora il suo impegno viene totalmente svalutato; e allora il terribile messaggio che si diffonde è questo: preferibile l’illegalità, il piccolo spaccio, l’irregolarità… Poi inevitabilmente ho pensato al Parlamento che vara queste leggi, ai parlamentari inquisiti e condannati e il mio dolore è diventato sdegno etico per una situazione inqualificabile e insopportabile.

Perché la politica italiana ed europea si rivela sempre più lontana dal sapere occuparsi degli ultimi, immigrati compresi?

La politica è in profonda crisi di contenuti, di cultura, di etica, di rappresentatività. La politica prima di essere amministrazione è idealità, passione per il bene comune, immersione e partecipazione nella storia, nelle storie delle persone e delle comunità. Troppe volte diventa casta, separatezza, privilegio; troppe volte peggio ancora: intrigo, illegalità, corruzione… Don Lorenzo Milani ha insegnato ai suoi ragazzi e a noi tutti che la politica è “l’arte di uscire insieme dai problemi, che tutto il resto è egoismo”. E’ urgente un profondo cambiamento a livello delle comunità locali unite nell’interdipendenza planetaria. Si dice che il dramma della Somalia di questi giorni è la più tragica emergenza dal dopoguerra. Le persone muoiono, altre vengono uccise a migliaia. E cosa fa la Comunità internazionale? Balbetta! Però, e la differenza è davvero drammatica e inquietante, la Comunità internazionale trova l’accordo in breve tempo per la guerra. E questo è doloroso e sconcertante. I morti della Somalia come i 25 nel barcone arrivati a Lampedusa sono tragicamente vittime della stessa ingiustizia strutturale, della stessa complicità, delle stesse indifferenze. Ieri, 4 agosto, nel Parlamento italiano che discuteva sulla difficile situazione economica e finanziaria, non ho ascoltato nessun cenno al dramma della Somalia.

Come giudichi ciò che. spesso superficialmente, viene nominato momento attuale?

Il momento è particolarmente complesso e difficile. Credo che dobbiamo scorgere, e non si tratta di un artificio retorico, i tanti segni di speranza di milioni e milioni di persone, di centinaia e migliaia di comunità che ogni giorno su tutto il Pianeta resistono, denunciano, si impegnano con coraggio fino a rischio della vita. Si usa spesso, anche in modo ambivalente, la parola globalizzazione. E allora usiamola per dire: globalizzazione delle situazioni politiche, delle speranze della giustizia, di pace, di accoglienza, di rispetto dell’ambiente vitale, di speranza. Ne avvertiamo l’esigenza di per non rassegnarci, per non essere infettati dal virus dell’indifferenza, del conformismo, del senso di impotenza.

(*) Il Centro di accoglienza per gli immigrati e i richiedenti d’ asilo “Ernesto Balducci” di Zugliano (Udine) ha iniziato la sua esperienza nel 1998, con l’accoglienza nella casa parrocchiale di tre immigrati africani, per attuare concretamente l’insegnamento del Vangelo alla condivisione dei beni, della casa, delle strutture. Da quel momento, il Centro si è ampliato, con il contributo dello Stato, della Regione Friuli Venezia Giulia, della Fondazione Migrantes, di altre fondazioni e di tante persone. Dal giugno 2003 il Centro può accogliere mediamente 54 persone: richiedenti asilo, rifugiati politici. L’accoglienza prevista di un anno spesso si protrae per le situazioni difficili: comporta il sostegno e l’accompagnamento; i corsi di lingua italiana; quelli professionali con altri enti, scuole e istituzioni; la risposta alle questioni dei documenti; la ricerca del lavoro; il sostegno umano con l’ascolto e la condivisione. Il Centro, in particolare a partire dal settembre 1992, quando è stata fondata l’associazione legalmente riconosciuta, oggi onlus, dedicata a padre Ernesto Balducci, è diventato insieme all’accoglienza, promotore di iniziative culturali, in modo crescente e intenso. Nel Centro in questi anni sono stati invitati tanti testimoni, donne e uomini provenienti da diversi luoghi del Pianeta: da persone molto conosciute, come il Dalai Lama, alcuni vescovi profetici dell’America Latina, i magistrati antimafia, a quelle non conosciute dai mezzi d’informazione, testimoni e voci delle loro comunità in resistenza, in lotta nonviolenta, in progetti vissuti di giustizia, solidarietà e pace, significativi i rapporti con le scuole e tante comunità del territorio regionale e oltre, anche in diversi luoghi di tutti i continenti.

Don Pierluigi Di Piazza (Tualis, Carnia-1947) fondatore e responsabile del Centro “Balducci” è anche autore di vari libri di saggi e commenti su chiesa , fede e religione, politica, cultura e società, fra cui spiccano “Prendere a cuore”, “Nel cuore dell’umanità” e il recente “Fuori dal tempio. La chiesa al servizio dell’umanità” (Laterza, 2011) che sta suscitando grande interesse. (boz. st.)

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