Popcorn, birre, etica, religione

di Bozidar Stanisic

Nel mese di maggio 1989, Danilo Kiš (1935-1989), scrittore jugoslavo, anche se gravemente  ammalato, partecipò al Convegno internazionale «L’ Europa del pensiero,  l’Europa della politica», a Olbia (Francia). Nella sua brevissima relazione «La filosofia sempre arriva dopo», Kiš si chiese chi erano i tre uomini di Yalta alla fine della seconda guerra mondiale. La sua risposta era molto breve: «Nel momento in cui vennero firmate le carte di Yalta, c’erano tre uomini che nelle loro teste non avevano nessuna filosofia, mi chiedo se una volta avessero avuto qualche legame con una religione, con un’etica».
A distanza di oltre venti anni dalle considerazioni di Kìs, mentre i caccia della Nato volano bombardando le città libiche, i suoi generali si scusano per gli effetti collaterali (civili morti ma uccisi da ordigni democratici e dunque sicuramente felici prima di morire), i presidenti Sarkozy e Berlusconi si incontrano per “risolvere” divergenze italo-francesi spiccate fuori dal groviglio guerra-petrolio libico-profughi, il popolo europeo in pantofole (con popcorn e birra serale) di nuovo osserva gli schermi televisivi con immagini belliche che sembrano lontane anni luce, echeggiante e provocatorio mi ritorna questo pensiero di Kis.
Come ieri (a partire dalla prima guerra mondiale, con la quale venne affermata la guerra perpetua quale metodo per governare e indirizzare le “situazioni” ovvero le “crisi” come se fossero cadute da un altro pianeta) esistono e ormai neppur si nascondono queste forze cieche con le loro pratiche.
Hanno una religione, hanno un’etica? La domanda è del tutto retorica, anche se viene posta in un intervallo fra le nozze del secolo a Londra e la beatificazione di Wojtila (mentre nessuno si interroga se il mondo sia davvero migliorato a diistanza di due decenni dalla caduta del Muro).
Ma c’è l’ha – una religione e un’etica – il popolo dei popcorn e della birra serale, cioè quella pesante maggioranza degli schiavi del consumismo ancora convinti di essere liberi nel mondo “libero”?
Se avesse avuto un’etica, sarebbe stato possibile che la Nato decidesse come, quando e che fare? Cioè bombardare, bombardare, bombardare, e non solo in Libia. (L’unico tassello che manca alla brillante critica di Kiš è il suo “sorvolare” nei riguardi della popolazione di mezzo mondo che,  nella stanchezza dalla guerra, osservava muta come allora, a Yalta, stessero nascendo le nuove divisioni politiche e, in conseguenza, culturali). Se avesse un’etica, il popolo del popcorn in Italia si sarebbe interrogato sull’articolo 11 della Costituzione, che con chiarezza dice che l’Italia ripudia la guerra. Bisogna aggiungere che, di conseguenza, nessuna forza, inclusa quella sovranazionale della Nato, possa cambiare questa chiarezza “costitutiva”? A chi scrive queste righe non è del tutto chiaro se il popolo dei popcorn e della birra serale, a pochi chilometri da piazza San Pietro, abbia davvero una religione. E ciò vale, nel caso libico, anche per chi professa qualcosa in Francia e Gran Bretagna: ha una religione, ha, un’etica?
Forse sì, forse no.
Ma la guerra invece è certa, nella sua piena chiarezza, inclusi bollettini mattutini e serali di radio e tv.
Quando arriverà la filosofia e, se non proprio essa, almeno un semplice perchè, padre di ogni pensiero e di ogni volontà di cambiare le cose? E’ solo una domanda da pensatori morti, non troppo diffusa nel mondo del vivi che vive comodamente, senza troppi pensieri? Una comodità già pagata con l’assegno bianco da tempo consegnato alle colonne portanti del mondo delle potenze cieche. In questo modo si dorme bene.

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