Portorico: Oscar López Rivera è libero

Il “Mandela latinoamericano” proseguirà la sua battaglia per la decolonizzazione dell’isola

di David Lifodi

 

Finalmente libero! Oscar López Rivera, figura storica dell’indipendentismo portoricano, lo scorso 17 maggio ha riassaporato il gusto della libertà dopo 35 anni di crudele e immotivata detenzione imposta dagli Stati uniti. “Sempre in lotta, sempre in resistenza”, sono state le prime parole pronunciate da Oscar López Rivera, che ha ringraziato tutto il popolo portoricano per non aver mai smesso di chiedere la sua liberazione.

Nel 2015 l’uscita dal carcere sembrava pura utopia. La giustizia statunitense aveva fissato la prossima udienza per il militante portoricano nel 2023, quando avrebbe avuto 80 anni. L’unica possibilità per lasciare immediatamente la prigione era l’indulto che avrebbe potuto concedere l’allora presidente Obama, ma le speranze sembravano affievolirsi ogni giorno di più. Nel frattempo erano già usciti dal carcere altri due storici prigionieri politici, Carlos Alberto Torres e Haydée Beltrán, da tempo reinseritisi nella vita civile. Lo scorso mese di gennaio, grazie ad uno degli ultimissimi provvedimenti di Obama prima dell’insediamento di Donald Trump, per Oscar López Rivera è arrivato l’indulto. Per il militante delle Fuerzas Armadas de Liberación Nacional (Faln) l’ingresso in carcere era avvenuto nel 1981 con l’accusa di aver aderito alla lotta armata per rovesciare il governo a stelle e strisce insediato a Portorico dopo che aveva scelto la strada della clandestinità fin dal 1976.  Tuttavia, ad Oscar López Rivera non sono mai state imputate azioni armate, né si è mai reso protagonista di reati di sangue, ma si è sempre battuto per sostenere i diritti della comunità portoricana. Non a caso, in carcere, il prigioniero politico più antico del mondo, definito anche il “Mandela latinoamericano”, dal carcere si era appellato al Protocollo I della Convenzione di Ginevra del 1949, che riconosce i diritti dei detenuti coinvolti in conflitti contro l’occupazione coloniale, ma non li assimila ai detenuti comuni.

Proprio la questione dell’indipendentismo è quella che ha caratterizzato tutta la vita di Oscar López Rivera, che si è sempre battuto contro l’assimilazione di Portorico a colonia statunitense del 1898. Nel suo libro Cien años tras las rejas: historia de los presos indipendentistas puertorriqueños bajo el réregimen de Estados Unidos, il professore José Paraliticci denuncia la politica militare di aggressione condotta dagli Stati uniti contro Portorico, costellata da accuse di ogni tipo alle organizzazioni popolari impegnate nella resistenza e fatte passare come sovversive.  Tutto ciò è accaduto non solo a Oscar López Rivera, ma anche a Carlos Alberto Torres e Haydée Beltrán (usciti dal carcere grazie all’indulto dell’allora presidente Bill Clinton), a William Guilermo Morales, Adolfo Matos, Ricardo Jiménez, Dylcia Pagán, Alejandrina Torres e a molti altri prigionieri politici che hanno sempre rifiutato di riconoscere la giurisdizione Usa rivendicando la loro condizione di combattenti anticoloniali. Non a caso, non appena tornato in libertà, Oscar López Rivera ha subito dichiarato la sua volontà di proseguire ad impegnarsi per la causa portoricana. L’ex esponente delle Faln aveva fatto ritorno a Portorico il 9 febbraio scorso, ma Obama, pur concedendo l’indulto, aveva imposto quattro mesi di arresti domiciliari a casa della figlia Clarisa. Ora che è finalmente un uomo libero, Oscar López Rivera avrà la possibilità di incontrare i suoi ex compagni di lotta e viaggiare in paesi come Cuba, Nicaragua e Venezuela, che hanno sempre appoggiato la sua battaglia insieme a Bolivia ed Ecuador, in pratica tutti gli stati aderenti all’Alba.

In carcere Oscar López Rivera ha dovuto sopportare ogni tipo di umiliazione, dai 12 anni trascorsi in isolamento agli ulteriori 15 affibbiati al leader della battaglia anticoloniale di Portorico per una tentata fuga. Per questo motivo, in occasione della conferenza stampa indetta in occasione della sua liberazione, ha scelto di presentarsi vestito di nero per onorare i suoi familiari deceduti mentre era in prigione. Nato nel 1943, López Rivera aveva maturato la sua consapevolezza politica al ritorno dalla guerra del Vietnam, dove aveva combattuto in qualità di veterano guadagnando come riconoscimento una medaglia al valor militare. Da allora è iniziata la battaglia personale ingaggiata dalla Casa Bianca contro il militante delle Faln. Di solito, aveva spiegato di recente la sua avvocata, Jan Susler, per i casi di accusa di cospirazione sediziosa, le sanzioni del governo degli Stati uniti non superano mai i venti anni. L’ultimo tentativo di farlo uscire dal carcere lo aveva fatto nel 2015 il presidente venezuelano Maduro, proponendo di liberare Leopoldo López, tra i principali ispiratori delle guarimbas, in cambio del rilascio di Oscar López Rivera da parte degli Stati uniti.

Ora che López Rivera è uscito dal carcere, potrà tornare a battersi per la decolonizzazione di Portorico da uomo libero.

David Lifodi
Sono nato a Siena e la mia vera occupazione è presso l'Università di Siena. Nel mio lavoro "ufficioso" collaboro con il sito internet www.peacelink.it, con il blog La Bottega del Barbieri e ogni tanto pubblico articoli su altri siti e riviste riguardo a diritti umani, sindacalismo, politica e storia dell’America latina, questione indigena e agraria, ecologia.

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