PRECETTO
(Roba del Pabuda…)
ero lì,
come d’abitudine,
fuori di casa
per l’osservazione
delle cose del mondo
verso le cinque:
e per l’appunto
ho osservato sul tetto
il solito
fratello uccello
planare con perizia
e precisione millimetrica
su quel tondo aggeggio
che a lui piace utilizzare
come base d’appoggio.
poi, nel silenzio
quasi assoluto
del mattino così presto,
ho sentito un suono
provenire
dalla postazione
del volatile mio socio
dirimpettaio:
era inconsueto.
così ho alzato
immediatamente
capo & sguardo
per capire:
il pennuto aveva dato
due colpetti col becco
all’arnese
su cui poggiava equilibrista
le zampette:
il suono diceva niente
di molto importante:
soltanto:
ehi! è di ferro,
o di qualch’altro
parente metallo,
magari
d’alluminio rinforzato
o di tungsteno soffiato
o d’oro argentato!
quest’affare…
in ogni caso:
non è di plastica
né balsa, né terracotta.
io non sapendo un’acca
d’antenne paraboliche
ora venivo a conoscere
in quel modo qualcosa
sull’argomento misterioso:
poca roba, ma importante.
così ho sorriso.
non solo vaga soddisfazione:
avevo un preciso motivo:
per un brevissimo attimo
ho pensato l’idea
di scrivere un agile saggio
sulle quante cose
può insegnare all’uomo –
in volo o da fermo poggiato –
un così simpatico
e scaltro uccello:
magari: un brioso
ma educativo trattatello.
mi sono soffermato sull’idea
davvero poco:
neanche il tempo
di accarezzarla:
n’è subito arrivata un’altra
molto più potente
col rombo e lo schianto
d’una valanga
sulla mia povera testa.
grosso modo, diceva:
anzi, ordinava
tassativamente:
“devi stare alla larga
dalle idee
che ti saltano in mente!”
(e il perché lo sa lei:
l’idea-valanga:
ordine, ingiunzione, precetto…
fidati…)
.-.
(nell’immagine: The Psychomagnetic Curves, illustrazione da Edwin D. Babbitt, The Principles of Light and Colour, 1878)