Preti pedofili, chi in Italia non vuol vedere

Riflessioni ad ampio raggio di Francesco Troccoli a partire dai due libri di Federico Tulli

La pedofilia è annullamento della realtà umana del bambino. L’ affermazione dello psichiatra Massimo Fagioli è stata il leitmotif della nuova presentazione romana (lo scorso 28 aprile alla libreria Feltrinelli di viale Libia) dei due volumi di Federico Tulli, editi dall’Asino d’Oro («Chiesa e pedofilia, non lasciate che i pargoli vadano a loro» del 2010 e «Chiesa e pedofilia, il caso italiano» del 2014) organizzata sulla scia della pandemia di episodi di pedofilia e relativa copertura di preti pedofili da parte della Chiesa cattolica, non ultimo il caso di Carlos Buela, accusato di pedofilia nel suo Paese, l’Argentina, e oggi comodamente ospitato in totale impunità presso la parrocchia di San Teodoro, a Genova, nella diocesi del cardinal Bagnasco. Il tutto in un clima che vede il nuovo pontefice oggetto di reiterati proclami di marketing all’insegna del (questo sì, abusato) motto per azioni di “tolleranza zero” che – stando alla testimonianza dei diretti interessati (le vittime) – restano puntualmente privi di riscontro. Alla presentazione, oltre all’autore (il giornalista e scrittore Federico Tulli) e al sottoscritto, rappresentante del circolo romano UAAR cioè Unione Atei Agnostici Razionalisti che ha ospitato l’evento, ha preso parte anche Francesco Zanardi, vittima molti anni fa di un prete pedofilo a Savona e oggi portavoce di Rete L’Abuso, onlus dedita a lottare contro le manifestazioni e le omertose coperture di questo esecrabile fenomeno patologico da parte della comunità clericale globale. A Zanardi e alla sua caparbietà, oltre alla generosa testimonianza rilasciata anche in quest’occasione, si devono numerose “vittorie” della magistratura italiana, come nel caso del «prete in Mercedes» Mauro Inzoli, o campagne di sensibilizzazione dei massmedia italiani, troppo spesso reticenti, verso vicende come quelle degli stupri ai danni degli assistiti sordomuti dell’Istituto Provolo di Verona e della sua filiale argentina. Violenze incredibili, che meritano molta più attenzione per l’inaudita efferatezza ma anche per la frequentissima impunità di cui godono i carnefici, veri «assassini psichici seriali» secondo lo psichiatra Andrea Masini, un altro, insieme a Fagioli, dei tanti esperti consultati nei libri di Tulli. Tutto ciò, mentre sugli scaffali delle librerie (poche, auspichiamo) irrompe l’inverosimile storia di suicidio di un bambino non “corrisposto” nei fatti da un prete dichiaratamente pedofilo – questi i protagonisti del nuovo romanzo di Walter Siti – in un panorama culturale che si ostina a reiterare una gravissima e colpevole attribuzione di sessualità al bambino, da Foucault a Cohn-Bendict a Vattimo; questione affrontata dallo stesso Tulli, oltre che nei due volumi, anche nell’articolo «Il caso Siti: se la realtà umana del bambino non esiste» sul numero di “Left” in edicola. Buona e indispensabile vision qui: https://www.youtube.com/watch?v=TZQP2H5p_zo

NOTA DELLA BOTTEGA: sapete com è con il “copia e incolla”, ogni tanto l’ultima riga salta… è successo così ieri con il link video ma per fortuna Troccoli se n’è accorto. Come suol dirsi SCUSATE.

 

Redazione
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8 commenti

  • Giuliano Spagnul

    Ebbene sì, lo confesso. Sono un mostro. Sin dalla più tenera età ho coltivato una notevole dose di sessualità. Indubbiamente perversa e polimorfa ma ho sempre pensato di poterla condividere con il resto del mondo infantile. Ora mi dovrò ricredere se non voglio ritrovarmi anch’io associato a quel disdicevole “panorama culturale che si ostina a reiterare una gravissima e colpevole attribuzione di sessualità al bambino”. Non ho letto Siti, ma a questo punto rimedierò, non so cosa abbia detto a proposito Cohn-Bendict, ho letto poco Vattimo, ma forse conosco un pochino Foucault e devo proprio dire che mi sfugge il nesso. Certo, Foucault ha raccontato come la masturbazione infantile nell’Ottocento fosse vista dalla società come una vera e propria peste; ha raccontato come il sesso sia un’invenzione della modernità, costruita al riparo dei confessionali: ‘quanto ti tocchi, come ti tocchi, cosa pensi quando ti tocchi? Ecc. Ma forse Foucault è un lapsus e in realtà si voleva citare il buon vecchio Freud! Ma, non so, sono perplesso; forse perché sono un ateo-credente (mi manca la fede per essere un buon razionalista). Auguri per un asessuato mondo di pargoli, futuri adulti di un agnostico sesso.

  • Giuliano Spagnul, ti è mai capitato di coltivare alcuni pensieri, di custodirli in testa per qualche ora e poi di trovare uno che li ha scritti esattamente come li avresti scritti tu, anzi meglio? E’ quello che mi è successo leggendo il tuo post. Bravo, bravissimo. Solo una cosa; forse l’autore aveva in mente il Foucault del pendolo: sai, con quella forma e quel movimento ciondolante…

  • Nella presentazione i passi in questione degli autori menzionati sono profusamente letti e commentati, con tutte le risposte alle piccate (perchè mai, poi?) osservazioni. Ma nessuno vi obbliga a vederla, come nessuno vi obbligava a commentare. In alternativa c’è l’articolo di Tulli su “Left” della scorsa settimana. Ce n’ anche per il beniamino Freud. Buone cose.

  • Giuliano Spagnul

    Due sole precisazioni e la chiudo lì: 1) è assolutamente lecito pensare che un bambino sia privo di una propria sessualità. Meno lecito, anzi da santa inquisizione, attribuire una gravissima colpa a chi osa pensarla diversamente; 2) le citazioni da Michel Foucault sono tratte probabilmente da qualche intervista o conferenza, non dalle sue opere, cioè appartengono a quella discussione collettiva sul corpo, sul libero amore, sulle droghe, sull’omosessualità, sulla rivoluzione, e potrei andare avanti all’infinito… insomma a quell’enorme laboratorio esperienziale che nel bene e nel male sono stati gli anni Sessanta e Settanta. Essendoci stato dentro anch’io, non posso evitare di iscrivermi in quella enorme e variegata folla di ‘Profeti della pedofilia’ (definizione che si può trovare a 1 ora e 4 minuti dall’inizio della conferenza).

    • La definizione “profeti della pedofilia ” è una citazione: si tratta del titolo di un capitolo doi uno dei due libri presentati. Se lei la cita a sua volta, significa che ha guardato, presumo, il filmato della presentazione, e dunque immagino si sia fatto un’idea di una delle tesi di fondo discusse, ossia che proprio quella cultura degli anni Sessanta e Settanta di “male” (cito io lei, stavolta) ne ha fatto parecchio istillando l’idea falsa che il bambino la sessualità ce l’abbia, e che quindi per l’adulto provare attrazione verso il bambino sia un fatto “normale”. Ora, una simile affermazione, a mio avviso, non è oggetto di libera opinione ma è semplicemente errata, e sono confortato dal parere professionale chi di questi argomenti si occupa, ovvero medici, neonatologi, pediatri e psichiatri interpellati nei libri di Tulli, i quali parlano, ovviamente, di pedofilia come grave malattia mentale, annullamento della realtà umana (non sessuata) del bambino. Io e lei possiamo confrontarci all’infinito e, a quel che vedo, non riusciremo mai a esser d’accordo, ma penso che sia giusto e opportuno rimettersi invece al parere dei professionisti. Sempre che lei non rientri fra questi ultimi. La citazione letta dal vivo nella presentazione è tratta da: M. Foucault: Dits ed Ecrits, 1954-1988 a cura di D. Defert e F. Ewald, Gallimard 1994 e di nuovo: M. Foucault: Follia e Psichiatria: detti e scritti (1957-1984). Raffaello Cortina 2006, come indicato nel libro di Fedreico Tulli “Chiesa e pedofilia: non lasciate che i pargoli vadano a loro” (L’asino d’oro 2010).

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