Primi passi verso il Ducato di Mantova

di Chief Joseph

Con le opportune proposte per restaurare – cioè migliorare – sport, religione e potere politico (senza dimenticare le vacanze all’estero, per esempio in Sardegna)

 

Dopo il grande successo del referendum “lombardo-veneto” (che poneva l’amletico dilemma sulla scelta di tenere per sé il denaro o darlo ad altri) occorre cominciare a ridisegnare gli italici confini. Con il supporto della storia, è fondamentale resuscitare il Regno delle Due Sicilie, lo Stato Pontificio, il Regno di Sardegna, il Granducato di Toscana ecc. Personalmente intendo farmi promotore di una iniziativa popolare affinché venga dichiarato territorio indipendente – e quindi Stato – il Ducato di Mantova. Non è possibile che la storia dei Bonacolsi, dei Gonzaga, di Isabella d’Este e della sua corte di artisti venga mischiata alle incerte sorti della penisola. Occorre salvaguardarla con forza e l’unica possibilità è quella di delimitare i confini, cambiare moneta con la riapertura della zecca di Sabbioneta e assumere come lingua il dialetto mantovano, arricchito da una spruzzata di latino e da immancabili gocce di toscano. Questa nuova entità geografica assumerà il nome di Ducato di Mantova, sarà diviso in vari marchesati e comprenderà solo una piccola parte dell’attuale provincia di Mantova: per dirne una, l’Alto Mantovano è troppo compromesso con la Lombardia e a essa sarà lasciato. Per delimitare esattamente i confini verrà istituita una commissione che opererà con l’inoppugnabile logica secondo la quale è meglio stare bene in pochi piuttosto che male in molti.

Naturalmente saranno previste alcune enclave (territori mantovani in terra straniera). A esempio Tharros – amena e archeologica località in riva al mare, situata in Sardegna, provincia di Oristano – potrà costituire il luogo deputato per le ferie o i fine settimana di tutti quei mantovani che non intenderanno andare all’estero, abbandonando così Rimini, Riccione e Cesenatico. Anche per le enclave verrà nominata una apposita commissione che opererà secondo la logica per la quale quello che serve non lo si chiede ma lo si prende. L’esercito e le forze dell’ordine dovranno essere assolutamente efficienti.

Ancora: non sarà più possibile lo sbarco incontrollato delle nutrie perché verranno rispedite (per essere aiutate in loco) a casa loro, in Sud America, luogo da cui sono arrivate negli anni ’20 per alimentare le fabbriche delle pellicce.

Per quanto riguarda lo sport, si seguirà una logica assolutamente autarchica. Quindi ci saranno competizioni (campionati di calcio, rugby, pallacanestro, pallavolo, tennis tavolo ecc.) che prevedranno la presenza di sole squadre virgiliane, con la partecipazione delle varie località del ducato e dei quartieri degli agglomerati più popolosi. Le migliori compagini potranno confrontarsi con località straniere come Ferrara, Verona o Milano. Naturalmente verrà abbandonato l’obsoleto tricolore e riapparirà lo stemma dei Gonzaga con croce e aquile. Ci sarà solo una piccola variazione, in luogo dei leoni, faranno bella mostra di sé due splendidi maialini, simpatica visualizzazione della cultura dominante.

Per quanto riguarda la religione si abbandonerà l’infingarda logica della laicità e si dovrà avere il coraggio di rendere obbligatorio il crocifisso non solo negli edifici pubblici ma anche nelle case private, prevedendo pene detentive per coloro che disattenderanno tale direttiva.

Infine la forma di governo non sarà costituita dall’obsoleta democrazia con il popolo che decide e quasi sempre provoca disastri. Ci si affiderà a una monarchia assoluta per stabilire, una volta per tutte, che il potere deriva direttamente da Dio e il concentramento dei tre poteri (legislativo, esecutivo e giudiziario) in una stessa persona permette di velocizzare le pratiche e di risparmiare denaro.

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