Propaganda2011

di Romano Mazzon

Propaganda in azione: decidere ciò di cui l’opinione pubblica deve parlare e decidere come ne deve parlare. In inglese hanno un nome queste due cose: agenda setting, framing.
Agenda setting significa fissare l’agenda dell’opinione pubblica, decidere quale sarà l’argomento di discussione. Il framing è fornire anche la chiave di lettura, la cornice di senso da attribuire all’evento.
Si tratta di tecniche il cui scopo non è fornire un’informazione ma creare consenso attorno ad una decisione che in una qualche misura comporterà uno sconvolgimento. Vi sono agenzie specializzate nel fornire questo servizio: producono una reazione controllata nell’opinione pubblica secondo i desideri del cliente, sia esso una società privata o un governo.
Negli ultimi 20 anni abbiamo avuto diverse applicazioni eclatanti di queste tecniche.
Le due guerre contro l’Iraq, quella di Bush padre e quella di Bush figlio. Due esempi di propaganda andati a buon fine.
Per la prima guerra Sam Zakhem, ex ambasciatore degli USA in Bahrein, è accusato di aver agito da emissario degli emiri kuwaitiani per spingere la Casa Bianca a entrare in azione al più presto contro l’Irak. In cambio avrebbe intascato dagli sceicchi oltre 7 milioni di dollari. Il suo lavoro, peraltro, sembra essere stato eccellente: sfruttando le sue conoscenze a Washington, l’ex ambasciatore portò la “causa kuwaitiana” sul tavolo di deputati, senatori e funzionari di governo. Zakhem, 56 anni, di origine libanese, investì parte delle tangenti in pranzi e cene sontuosi, in campagne stampa e persino in T-shirt “interventiste”. Tra le notizie di questa campagna stampa spiccò quella dell’uccisione di neonati dentro le incubatrici da parte di soldati iraqeni nell’ospedale di Kuwait City. Il casus belli, come si suol dire. Incredibile perché la paternità della creazione di quella notizia fu di Ahmed Chalabi. Portò ai deputati statunitensi la testimonianza disperata di un’infermiera che poi risulterà essere in realtà la figlia dell’ambasciatore del Kuwait negli USA e la notizia sarà smentita. Questo Chalabi è colui che ha anche creato la sceneggiata dell’abbattimento della statua di Saddam nella seconda guerra. Un vero professionista e assiduo frequentatore delle agenzie di public relation del Pentagono.
Già, queste agenzie. Non sono segrete. Ad esempio si può portare il Rendon Group, uno dei tanti pochi, un gruppo che prende il nome dal suo fondatore John Rendon, che si è autodefinito “un guerriero dell’informazione, un manager della percezione”.
Basta visitare il loro sito per vedere cosa offrono, lo fanno apertamente e ne sono giustamente orgogliosi, loro sono in grado di guidare l’opinione pubblica secondo i desideri dei loro committenti, hanno 27 anni di esperienza. Il loro compito, la loro mission, non è solo di scegliere, creare, promuovere notizie, il loro servizio si spinge oltre, garantiscono un mutamento nell’opinione pubblica. Per fare questo si rende necessario un’attività di creazione di consenso.
Un notevole esempio di tale capacità la si incontra nel 1999, in occasione del bombardamento umanitario della Serbia. Lì il compito era un po’ più arduo. Non si trattava di bombardare in posti lontani ma nel cuore dell’Europa. La propaganda dei guerrieri dell’informazione fu persuasiva, convinse, e pervasiva, raggiunse diversi livelli, si espanse. Si trattava di costruire l’immagine dell’esercito patriottico dell’UCK e uno stato emotivo adeguato nell’opinione pubblica per giustificare una guerra fratricida.
Sino a pochi mesi prima l’UCK, per l’opinione pubblica, era un gruppo della malavita organizzata dedito al traffico di eroina. Si trovano le prime tracce di questo gruppo nel 1985, quando mettono una taglia di 400 mila $ sulla testa del sindaco di New York, Rudolph Giuliani (quello della tolleranza e ground zero). Nei decenni crescono e divengono quasi i detentori del monopolio del traffico di eroina in molti Paesi, tra cui l’Italia. Ancora nel gennaio del 1999, due mesi prima della guerra, l’allora Primo Ministro Massimo D’Alema, corre a Milano sconvolta da 9 omicidi in rapida sequenza. Prometterà 800 agenti in più per sconfiggere la mafia albanese del Kosovo.
Questa operazione di trasformazione dell’UCK da organizzazione illegale a livello internazionale a referente della lotta di liberazione del Kosovo, parte molto prima negli USA. Infatti la comunità albanese del Kosovo residente negli USA, in realtà, appoggiava il movimento politico nonviolento di Ibrahim Rugova in maniera compatta. Venne inscenata una vera e propria campagna di marketing, corredata da un’iconografia dei martiri ritratti mentre imbracciano fieri le armi. Vengono svolte diverse conferenze in cui vengono ospitati soldati dell’UCK che testimoniano il loro impegno per la liberazione dalla Serbia. Questi tour avvengono anche in Italia e sono talmente pervasivi da riuscire a trovare ospitalità anche presso organizzazioni pacifiste o simili.
Sulla mistificazione dei fatti ad uso propagandistico di quella guerra vi è ormai una vasta letteratura, a partire dal falso eccidio di civili che diede il via ai bombardamenti passando dall’uso di munizioni di Uranio Depleto, negato sino all’inverosimile e arrivando alle conseguenze disastrose di quel conflitto.
Queste agenzie di stampa sono realmente armi da guerra, si occupano di creare il clima adatto, entrano a pieno titolo nell’economia di guerra. Spingono l’acceleratore sull’emotività dell’opinione pubblica, rendendo obsoleta la razionalità. Giocano su facili stereotipi, su paure consolidate. Non interessa la veridicità della notizia ma la sua verosimilità, non è vera, è una forzatura ma costruita in modo da sembrare vera. Ad esempio l’infermiera che testimonia la ferocia degli iraqeni, la foto dei civili trucidati dai serbi, l’abbattimento della statua di Saddam. Tutti falsi storici ma in grado di giustificare, nel momento in cui vengono diffuse, una guerra. Campagne di propaganda costosissime, pagate con tangenti come è accaduto, per esempio, con la prima guerra in Iraq. Non è che qualunque notizia, o causa, possa appellarsi a queste agenzie. Difficilmente, ad esempio, i membri del Movimento contadino dell’Aguàn in Honduras potranno utilizzare il Rendon Group per denunciare lo sterminio a cui sono sottoposti grazie alla complicità di un governo golpista accettato dagli USA e dai suoi alleati. Difficilmente la diretta di un assalto armato contro un loro accampamento ci terrà incollati al monitor tutta la notte.
In questi ultimi giorni la propaganda si è spesa molto e continuerà a farlo. Spinge sull’emotività cancellando qualunque domanda razionale possa mettere in dubbio le verità accreditate. Costruisce fantomatiche orde di patrioti di cui non è dato sapere le origini e, casualmente, lo fa occupandosi di un territorio importante per il controllo di diversi tipi di traffici, da fonti energetiche a schiavi.

Approfondimenti
Per un approfondimento sul Kosovo
Per una rassegna stampa sull’UCK

Rom Vunner

3 commenti

  • Quindi, ed è quello che penso, bisognerebbe prendere con le dovute cautele le notizie che vengono dalla Libia, soprattutto da quando davanti le coste sono presenti navi da guerra americane…

  • ginodicostanzo

    Ottimo post! Dalla Libia i media mainstream riportano solo bufale costruite ad hoc, proprio come spiega il post. Informazioni più vicine alla realtà bisogna cercarle presso fonti alternative…

  • penso sia ancora di attualita’ anche il libro di Pio Baldelli “Informazione e controinformazione”, sul ruolo della controinformazione e la sua funzione

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *