Prosperi: il futuro è passato

di Gian Filippo Pizzo (*)

 

Prosperi-IlFuturoEpassato

Parlare di Pierfrancesco Prosperi vuol dire parlare di uno dei massimi esponenti della fantascienza italiana, assieme ai decani Pestriniero, Miglieruolo, Montanari , Malaguti e Catani, e ai purtroppo scomparsi Aldani, Rambelli o Curtoni. Al contrario di quasi tutti questi altri, che alla attività di scrittore hanno accompagnato quelle di saggista, critico, editore, traduttore, prefatore, eccetera – insomma si sono mossi nell’ambiente a tutto campo – Prosperi è rimasto sempre e soltanto un narratore. Non che non abbia idee, non conosca gli altri autori, non abbia elaborato concetti, o che non li sappia esprimere (come ben sa chi gli ha parlato abbastanza a lungo o abbia assistito a una sua presentazione) semplicemente non gli ha mai interessato metterle per iscritto, assumersi un ruolo di guida o di suggeritore: quello che aveva (e ha) da dire lo fa attraverso il racconto, la narrazione. E lo fa ormai da più di 50 anni, sempre a livelli di quasi eccellenza, tanto è vero che il libro di cui ci occupiamo, uscito alla fine del 2013 – e che purtroppo fin’ora ci era sfuggito, per cui abbiamo deciso di rimediare – è appunto un volume celebrativo del cinquantenario di attività. Un volumone anzi, perché assomma a ben 658 pagine, visto che l’autore ha deciso di inserire un racconto per ogni anno di attività (ma alla fine, pur essendo forse il meglio, non è la raccolta completa dei racconti e arriva ad appena circa un terzo della sua produzione breve).

Leggendo questi racconti, che non sono in ordine cronologico ma divisi per argomento, si notano tre cose.

Primo, il fatto che non si riesca a percepire la data in cui un singolo racconto è stato scritto, perché lo stile di Prosperi era già maturo sin da ragazzo, quando quindicenne esordiva sulle pagine della rivista «Oltre il cielo» nel 1960. Certo da allora il tempo è passato, lo scrittore si è nel frattempo affinato, c’è più accuratezza nelle descrizioni e nella ricostruzione storica, ma questo si nota soprattutto nei romanzi, mentre nei racconti l’evoluzione è più difficilmente avvertibile, sia perché i racconti stessi sono sempre basati e concentrati su una singola idea (e lo scopo del Nostro è principalmente quello di raccontarla in modo immediato) sia perché – lo ripetiamo – lo stile, essenziale ma privo di sbavature, era già apprezzabile dieci lustri fa.

La seconda cosa che si nota è l’assenza quasi totale degli stilemi più triti della fantascienza, quelli che fanno storcere la bocca a chi crede che la Sf sia “mostri, astronavi e robot”: non ci sono quasi alieni, pochissime astronavi e pochi racconti spaziali, nessun mostro o mutante, e nemmeno robot (però ci sono i computer). Se qualcosa di questo tipo c’è, è proprio nei primi racconti, perché in seguito Prosperi si interessa esclusivamente del futuro, dalla società e delle persone che lo abitano, o che abitano un presente alternativo, visto che molta sua produzione appartiene al genere ucronico.

Il terzo aspetto è rappresentato dalla costanza di alcuni temi, che lo appassionano in modo particolare, che ritornano anche a distanza di anni e che qui, come si è detto, sono raggruppati in capitoli. Sono le automobili americane, sua grande passione, cui aveva dedicato anche il romanzo «Autocrisi» (1971), poi seguito da «Autocrisi 2020» (1997, entrambi ripubblicati in un unico volume prima dalla Perseo nel 1997 poi dai Urania Collezione nel 2011); l’America kennediana e la figura di JFK (anche su questo c’è un romanzo, «Seppelliamo Re John» del 1973, ristampato assieme a un altro in Urania nel 2008 con il titolo «Incubi per re John»); il nazifascismo e alcuni personaggi dell’epoca quali Gobbels o Albert Speer (architetto come lui) e Mussolini; il calcio (è tifosissimo dell’Inter).

Ma non è tutto qui, perché nel corso di questo lungo periodo l’autore, partito dalla fantascienza pura, evolutosi con riflessioni sul nostro presente e sull’immediato futuro – e qui è il caso di ricordare come abbia anticipato una tematica attualissima quale quella dell’islamizzazione dell’Occidente (vedi «Sottomissione» di Houllebecq) con i due romanzi «La Moschea di San Marco» e «La casa dell’Islam», pubblicati da Bietti rispettivamente del 2007 e del 2009) – ha avuto modo di cimentarsi anche in altri generi, dall’horror al fantastico di tipo buzzatiano, dal giallo classico al thriller fantapolitico. Di tutto ciò in questa antologia ci sono molti esempi, ma essendo impossibile parlarne più dettagliatamente ci limitiamo a ribadire un aspetto che è fondamentale nell’opera di Prosperi, cioè il grande rigore nella ricostruzione storica e nell’estrapolare gli aspetti futuribili della nostra società, per cui le sue speculazioni sull’evoluzione della società prossima o quelle su un presente alternativo (l’ucronia è un genere da lui molto utilizzato) sono sempre logicamente ineccepibili.

Per concludere, il volume oltre ai 50 racconti contiene anche uno sceneggiato radiofonico e un fumetto, ed è completato da una dettagliata bibliografia e da una interessante postfazione di Gianfranco de Turris. E’ una bella fetta della fantascienza italiana, assolutamente da considerare per chi se ne interessa.

L’autore.
Pierfrancesco Prosperi (Arezzo, 1945) è architetto specializzato in urbanistica e sceneggiatore di fumetti. Oltre a quasi 150 racconti apparsi in numerose testate e raccolte, ha pubblicato diversi romanzi, vincendo numerosi premi tra cui il Premio Italia di fantascienza nel 1972 con «Autocrisi» (Galassia, 1971) e nel 1994 con «Garibaldi a Gettysburg» (Nord, 1993). Tra i suoi romanzi più recenti segnaliamo «Vatikan» (Tabula fati, 2012), «Armageddon 2014» (Fuori/onda, 2013) e «Undicimila settembre» (Fratini Editore, 2014).

(*) Pierfrancesco Prosperi, Il futuro è passato, Bietti 42, 2013, 658 pagine, € 24. La recensione di Pizzo è uscita anche su fantascienza.com

 

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