Pvl si può (e si deve?)

Appunti per un articolo – un poco “fanta” e un po’ non – finito nel cestino (*)

Non date retta ad Albert Einstein (1905 e dintorni) e a Carlo Rubbia (108 anni dopo circa). Hanno ragione – o almeno c’è chi lo spera – «Star Trek» e la fantascienza che parlano di iperspazio, tachioni, Ftl (Faster Than Light) o Pvl (più veloce della luce) se preferite l’italiano. Nel mondo fantastico ci si tele-trasporta in uno schioccar di dita. L’idea di uno spostarsi istantaneo è vecchissima e nelle religioni orientali viene data per realizzata (macchè macchine: forza di volontà). Nell’Occidente materialista è datato 1887 il primo essere vivente – un gatto – a essere disassemblato atomo per atomo e trasmesso altrove (via telegrafo) …. ma – si intende – solo in un racconto di David Page Mitchell. Da allora molti passi avanti, al punto che in un episodio di «Star Trek» si afferma: «il teletrasporto è il modo più sicuro per viaggiare»

Come molte/i ricordano, alcuni scienziati del Cern di Ginevra annunciarono, il 23 settembre 2011, che durante un esperimento i neutrini avevano viaggiato Pvl. Dopo 6 mesi di dubbi, equivoci (una famosa gaffe dell’allora ministra Gelmini) e polemiche, il 16 marzo 2012 il Nobel Rubbia – che per un decennio ha diretto proprio il Cern – dichiarò che i calcoli erano errati. Neutrini normalizzati.

C’è però un esperimento del Cern ben più sconvolgente. Tutto inizia (nella finzione narrativa) il 21 aprile 2009 al «Grande collisore per adroni» di Ginevra. Si progetta una specialissima collusione di particelle, «tentando di ricreare livelli di energia che non erano esistiti fino a un nanosecondo prima del Big Bang, quando la temperatura dell’universo era di 10 milioni di miliardi di gradi»; si spera che si produca «il bosone di Higgs, particella che i fisici inseguivano da mezzo secolo» (nel mondo cosiddetto reale verrà preso per la coda poco dopo e subito ribattezzato dai media «particella di Dio»). Nella finzione narrativa sono quasi le 17. Quattro. Tre. Due. Uno. Zero. Apparentemente nulla cambia ma in seguito basterà accendere la tv per capire che per due minuti «la consapevolezza dell’intera razza umana» si è spenta. Immobilità assoluta vuol dire aerei e automobili precipitati, molti morti. Cosa è successo? L’unica ipotesi seria è che la breve stasi sia una visione collettiva, «immagini del futuro». Per ragioni ignote l’esperimento «ha provocato una sorta di effetto temporale». Il controllo delle testimonianze permette di capire che «le visioni si riferivano a un tempo successivo di 21 anni, 6 mesi, 2 giorni e 2 ore»; il resto non si può dire ma leggere si può. Questo bel romanzo del 1999, «Avanti nel tempo» del canadese Robert Sawyer, è particolarmente affascinante (ne è stata tratta una ormai famosa serie tv che però non è arrivata in Italia) e allarga il tema. Andando più veloci… possiamo far su e giù nel tempo?

Solo fantasie secondo la fisica einsteiniana. Però-peron-però Arthur Clarke, astrofisico ma anche scrittore di science fiction, ci mise un tarlo in testa: «abbiamo imparato a inviare suoni e immagini alla velocità della luce, perché non gli oggetti solidi e gli esseri umani?». Nel 1962 in un famoso saggio – «Le frontiere del possibile» – dopo aver discusso gli aspetti tecnici non escludeva che si arrivasse a un «trasmettitore di materia» cioè «a riprodurre finalmente un uomo fino al suo ultimo atomo» (o a farne copie lievemente imperfette) e a spedirle in giro. In disaccordo con molti suoi colleghi, Clarke scriveva che «la curvatura dello spazio» potrebbe non essere pura fantasia. Se comunque «trasmettere entità così fragili e complesse come gli esseri umani» resta difficilissimo, «sono quasi certo» scriveva «che entro pochi secoli» arriveremo a «trasmettere istantaneamente materie prime e oggetti».

(*) Avevo preparato questo articolino (poco più che appunti) per intervenire sull’attualità, ma è finito in qualche dimenticatoio: cose che capitano. Se avessi avuto più spazio-tempo avrei aggiunto un bel po’ di cosette. Che dite, ne accenno velocemente? Vedo le due teste di Joe-Jim (un elogio per chi riconosce la citazione) oscillare sul sì e vado.

1 – Qualche tempo fa mentre gli scienziati si dividevano sui neutrini “ginevrini” ma sembravano più che altro dubbiosi, l’aviazione degli Usa decideva (fra le polemiche) di finanziare la ricerca sul teletrasporto per 7,5 milioni di dollari. Devo questa notizia all’occhio lungo di Carlo Gubitosa che ne ha scritto sulla rivista «Terre di mezzo». Aggiungendo una notizia storica interessante. Nella citazione seguente le parole o frasi fra parentesi sono mie: «Questi studi (eretici) non sono una novità per l’amministrazione Usa. Durante la Guerra Fredda un’altra ricerca (molte in verità) ha cercato di dimostrare l’esistenza di “poteri psichici” (in particolare la telepatia) che avrebbero migliorato le capacità degli 007 americani impegnati nel controllo delle attività dell’Unione Sovietica». Se qualcuna/o ne sa di più…. si faccia vivo e ne riparliamo. Magari si potrebbe dare un premio Ig-nobel retrospettivo alle carte Zeller.

2 – Quanto al bosone di Higgs ci sono stati sviluppi nel cosiddetto mondo reale, come ho accennato, ma su questo lascio volentieri spazio ad altre/i (magari a un paio di Andrea che conosco… se vi fischiano le orecchie).

3 – Una riflessione come questa, pur se “contaminata” dalla fiction, sui limiti (scientifici) della velocità non dovrebbe censurare un discorso filosofico-sociale. Detto in parole semplici: dove stiamo correndo? Ha senso? Non mi riferisco all’infame Tav o al frizzante Bolt ma in generale ai nostri ritmi di vita, al culto del correre che sempre più ci guida,ci agita e … ci consuma. Molti anni fa Laura Conti (invito chi è più giovane a cercare i suoi preziosi scritti, purtroppo rimossi da questa società smemorata) alla domanda su quale fosse il momento giusto per fermarsi rispose, senza esitazioni, «ora».(db)

 

Redazione
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4 commenti

  • Ecco perché ieri sera mi fischiavano le orecchie! Chiamato in causa, velocemente aggiungo alle note alcune note al quadrato.

    1) La serie tv Flashforward è arrivata in Italia, come si legge qui, trasmessa prima a pagamento e poi in chiaro. Purtroppo è rimasta incompiuta, perché dati i bassi indici di ascolto non ne hano fatto la seconda stagione e molte domande sono rimaste senza risposta.

    2) Dopo la morte di Frederik Pohl (dibbì ne parla qui e l’astrofilosofo qui) ho trovato nel mercato dell’usato la sua autobiografia del 1977, The Way The Future Was, dove tra le mille cose che racconta c’è anche quando nel 1972 ha provato la macchina per i poteri extrasensoriali (ESP) realizzata da un fisico dello Standford Research Institute, Russell Tang. La macchina aveva quattro luci di diverso colore, lo sperimentare si concentrava su uno dei colori e poi schiacciava un bottone, uno dei colori si accendeva e si teneva il conto di quanto volte lo sperimentatore aveva indovinato, o meglio, aveva influenzato con la forza del pensiero il generatore di numeri casuali in base ai cui valori si accendevano le luci. Pohl racconta che, di nascosto dagli invitati al convegno scientifico dove la macchina era stata presentata — tra cui Arthur C. Clarke, Marvin Minsky, Wernher Von Braun — per non sembrare credulone, l’ha provata. All’inizio ha azzeccato le luci e il suo tasso di successo era significativo “oltre due deviazioni standard”, che è un modo di calcolare se la cosa che sta succedendo è casuale, cioè capita per caso, oppure causale, cioè c’è un rapporto di causa-effetto (l’altro Andrea non s’arrabbi per questa spiegazione un po’ buttata lì della matematica che c’è dietro). Wow, sono telepatico, pensa Pohl. Poi prova ancora, ancora e ancora, più prove fa meno azzecca, o meglio meno influenza la macchina, insomma su tante prove viene fuori che lui indovina il colore una volta su quattro, com’è normale dato che ci sono quattro colori, senza tirare in ballo poteri psichici. Racconto questo episodio come omaggio a Pohl e per il suo commento a questa e altre esperienze con persone che dicevano di avere poteri paranormali, aver visto gli UFO, ricordasi le vite passate in Atlantide e Lemuria etc. Traduzione mia dall’originale in inglese: “Storie come queste, non è che sono troppo fantastiche perché un appassionato di fantascienza possa crederci, è che non sono abbastanza fantastiche e basta. Una dieta a base di intelligenze ionizzate provenienti dal sistema di pianeti elettrificati di Betelgeuse ti rende immune a cose come omini verrdi dagli occhi rossi”. Un manifesto del pensiero critico che avrebbero potuto scrivere Piero Angela e Margherita Hack per il CICAP (si veda qui). Perché la fantascienza è sognare il futuro da costruire, ma sognarlo con metodo, no?

    3) Per continuare il discorso, la scoperta del bosone di Higgs, o meglio, di una particella che ha le proprietà per appartenere alla famiglia dei bosoni di Higgs, è stata annunciata quando, dopo tanti esperimenti, è stata raggiunta e superata una soglia di significatività pari a cinque deviazioni standard. Questo vuol dire che c’è una probabilità su milioni che le particelle di LHC al CERN mostrino il comportamento osservato per caso, cioè se non esistesse quel bosone di Higgs che le fa comportare così. Il che, detto al contrario, vuol dire che c’è una probabilità di milioni meno uno che la particella ci sia. Sì, perché quella particella mica l’hanno catturata, così sei sicuro che c’è perché ce l’ha in mano; né l’hanno fotografata, così si è sicuri che c’è perché almeno l’hai vista. Al contrario, hanno visto altre particelle, più facili da catturare o fotografare, comportarsi come ci si aspettava nel caso che quel bosone esistesse. Qui una spiegazione più dettagliata di questo modo di lavorare. En passant, domani comincia a Trieste il 99° congresso nazionale (se non ho sbagliato a leggere il numero romano XCIX) della Società Italiana di Fisica e daranno il Premio Fermi (vedi qui) a chi si occupato di questa ricerca — di fatto migliaia di scienziati in circa cinquant’anni di studi teorici e sperimentali, insomma chi prende il premio lo fa a nome di generazioni di studiosi, ognuno dei quali ha dato il suo contributo. Come in tante cose nella vita, solo che nella scienza questo si sottolinea e si ricorda più spesso che in altri campi — più spesso, forse non sempre in tutti i casi in cui dovrebbe essere ricordato, ma abbastanza spesso da farmi amare questa scelta della comunità scientifica di descriversi come i proverbiali nani sulle spalle dei giganti, persone che hanno visto più lontano perché erano saliti così in alto grazie ai lavori di chi ci ha pensato prima di noi.

    3) Laura Conti! Da bambino sono cresciuto leggendo Il grande libro dell’astronomia curato da Giorgio P. Panini, che aveva un contributo di Laura Conti sulla possibilità della vita su altri mondi. Sto scrivendo di domenica mattina, mi sono preso il mio tempo, ma ora devo tornare al lavoro. Eh sì, mi sa che aveva ragione: ora!

    4) Joe-Jim: Heinlein, ovviamente. Ho vinto qualche cosa?

    Un abbraccio, Andrea

    PS Mi chiedo se il fischio nell’orecchio non possa essere una forma di telepatia… CICAP!!!

    • grazie ad Andrea per i gustosissimi e densi 1, 2 e 3
      sul punto 4 hai VINTO una copia del mio nuovo libro: lo avrai alla prima occasione (ma dopo otrobre);
      per i profani il libro di Heinlein dove compare Joe-Jim si trova in italiano come “Infinito” (varie ediz Urania) o come “Orfani del cielo” (da Sellerio)

      • Caro dibbì, davvero ho vinto qualche cosa? Incredibile, ma occhio a non andare in bancarotta con questi concorsi, che io lo compro volentieri il tuo nuovo libro. Sei sicuro di “Infinito”? A me risulta “Universo” come titolo italiano del romanzo di Heinlein. Che poi faccio le pulci agli altro quando il mio commento precedente è pieno di refusi e con un doppio numero 3): non saper contare non è male per uno che lavora in un Osservatorio Astronomico…

  • Andrea (intendo quello che non sa contare oltre 3 e ha un amico che neppure se ne accorge) ha ragione sul titolo: era “Universo”
    Per questo – e per il resto (è bello sapere che almeno una copia di” Quando c’era il futuro” la vendo) – grazie

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