Pylos, una tomba “principesca” di 3500 anni fa…

… rimette in discussione micenei, minoici e, perché no, anche i Veneti antichi.

di Giorgio Chelidonio

Come commentare la scoperta di una tomba di 3500 anni fa scoperta intatta ai margini di un sito “palaziale” greco connesso alla storia e al mito della “guerra di Troia”?
Straordinario il corredo: circa 1400 oggetti la cui “identità culturale” spazia fra Creta e le coste nord-africane. Altrettanto “unico” il personaggio sepolto: un guerriero di 30-35 anni il cui alto rango risulta sottolineato dalla presenza di una spada di bronzo con impugnatura di avorio e oro, mentre “l’esoticità” delle sue relazioni trans-mediterranee è evocata dai 6 pettini in avorio.
Un mondo di artigianato artistico emerge non solo dai manufatti metallici di bronzo, argento e oro ma dal migliaio di perline. Inoltre la presenza di sigilli con simboli minoici (esempio il toro) suggerisce ipotesi difformi da quella consolidata che prevedeva, circa 3400 anni fa, la conquista micenea di una Creta minoica ormai al declino. Altre domande si affollano e si accavallano a queste: i Micenei era solo “rudi pastori” (gli “Achei” omerici ?), neofiti del commercio marittimo minoico da loro stessi spodestato dopo le conseguenze dell’eruzione del vulcano di Santorini (stimata fra il 1627 e il 1600 avanti Cristo)? Oppure già al tempo della tomba di Pylos avevano esteso la navigazione verso il Mediterraneo occidentale, entrando nell’alto Adriatico 3200 anni fa, come suggerirebbero i frammenti di vasi ceramici stilisticamente attribuibili al mondo miceneo rinvenuti nell’emporio di Frattesina (Fratta Polesine-Rovigo) assieme all’ambra baltica e all’avorio africano? E la connotazione “miceneo-omerica” del sito di Pilo come si combina con una tomba “reale” né a tumulo né a “a cupola” (tholos)?
Ancora una volta – come mi capita di sottolineare ormai da moltissimi anni – una sola scoperta è in grado di rimettere in discussioni tesi archeologiche consolidate. E non facilita certo sintesi divulgative, visto che scuote certezze accademiche di lungo periodo. Ci invita però a partecipare all’affascinante dimensione dell’archeologia come di «scienza del dubbio» che si dipana in orizzonti che anche i “non addetti ai lavori” possono esplorare partendo da una semplice serie di links.
Chi individuasse tessere mancanti (o non considerate) di questo puzzle… è pregato di condividerle perché la ricerca archeo-preistorica non è quasi mai un’avventura solitaria ma scienza sociale!
Infine, un’annotazione atesino-padana: le novità della tomba di Pylos hanno possibili ricadute sulla protostoria nord-adriatica? Per quanto possa sembrare distante, le acque della baia di Pylos (corrispondente alla Navarino veneziana, che si apre sulla costa meridionale del Peloponneso) sono punto di incontro del mar Egeo con i flutti che bagnano le isole ioniche e, poco più a nord, le coste del Salento: quindi potenzialmente sì. Come dire: Ulisse, Enea, Antenore e/o Diomede e i loro “nostoi” c’entrano? E i Veneti partirono dalla Paflagonia, cioè dalle coste anatoliche del Mar Nero, dopo aver partecipato alla Guerra di Troia?

Buone ricerche in rete e … tenetemi aggiornato sulle vostre deduzioni e scoperte.

LINKS

https://it.wikipedia.org/wiki/Civilt%C3%A0_minoica

https://it.wikipedia.org/wiki/Eruzione_minoica

http://www.treccani.it/enciclopedia/achei/

https://it.wikipedia.org/wiki/Eruzione_minoica#Datazione

http://www.comune.frattapolesine.ro.it/images/sito/museo/interno%20Fratta.pdf

http://www.treccani.it/enciclopedia/tholos_(Enciclopedia-dell’-Arte-Antica)/

http://www.treccani.it/enciclopedia/nostoi/

http://www.treccani.it/enciclopedia/pylos_(Enciclopedia_dell’_Arte_Antica)/

http://archiviostorico.corriere.it/2001/luglio/12/veneti_partirono_dalla_Paflagonia_persero_co_0_0107124261.shtml

Pylos-uno

pettine in avorio – https://www.facebook.com/anticaeviae/posts/1066559476689535 – LA TOMBA DI PYLOS: RICOSTRUZIONE DELLA SEPOLTURA E PRIMO CATALOGO DEGLI OGGETTI RINVENUTI.

 

danieleB
Un piede nel mondo cosiddetto reale (dove ha fatto il giornalista, vive a Imola con Tiziana, ha un figlio di nome Jan) e un altro piede in quella che di solito si chiama fantascienza (ne ha scritto con Riccardo Mancini e Raffaele Mantegazza). Con il terzo e il quarto piede salta dal reale al fantastico: laboratori, giochi, letture sceniche. Potete trovarlo su pkdick@fastmail.it oppure a casa, allo 0542 29945; non usa il cellulare perché il suo guru, il suo psicologo, il suo estetista (e l’ornitorinco che sonnecchia in lui) hanno deciso che poteva nuocergli. Ha un simpatico omonimo che vive a Bologna. Spesso i due vengono confusi, è divertente per entrambi. Per entrambi funziona l’anagramma “ride bene a librai” (ma anche “erba, nidi e alberi” non è malaccio).

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *