Qatar 2022: aggiornamenti / 5

Boicottiamo i mondiali della vergogna: 64 partite e 6500 morti. Articoli di Giuseppe Callegari e Simona Ciaramitaro. A seguire due link.

Qatar 2022, il silenzio sugli innocenti

di Simona Ciaramitaro (*)

6.500 vittime tra i lavoratori migranti per la preparazione dei Campionati del mondo di calcio nel Paese arabo. Sindacati e associazioni umanitarie in campo per denunciare e impedire che la strage si ripeta

Fischio d’inizio per i Mondiali di calcio del Qatar, nessuno vuole rovinare la festa (per altro già depotenziata dall’assenza della Nazionale italiana) ma fermarsi a pensare per poi agire in futuro è d’obbligo: 6500 lavoratori migranti morti in circa dieci anni, 12 alla settimana, nel Paese arabo che per affrontare il Campionato di calcio ha dovuto costruire sette stadi, oltre a infrastrutture di ogni genere compresa la città che ospiterà la finale.

La Kafala è schiavitù

Il progetto giornalistico Cards of Qatar ha pubblicato un album di figurine che non ritraggono però i campioni dei Mondiali, ma i morti sul lavoro per i monumentali lavori costati ben 200 miliardi di dollari. Organizzazioni umanitarie e sindacati, subito dopo l’assegnazione della sede dei Mondiali al Qatar, hanno denunciato le condizioni più che precarie di sicurezza e salute nelle quali lavorano gli operai nel Paese arabo. Questo anche a causa del sistema della kafala, secondo il quale il lavoratore deve legarsi a uno sponsor che dovrebbe garantire per lui, ma che in realtà acquisisce un potere tale da privarlo di tutti i diritti.

Le ispezioni dei sindacati

Racconta Marco Benati, responsabile del dipartimento per le Politiche internazionali e Cooperazione della Fillea, la categoria della Cgil che ha partecipato nel 2017 alle missioni in Qatar con il Bwi (il Sindacato internazionale dei lavoratori dell’edilizia e del legno) e alle ispezioni sulla sicurezza allo stadio Al Bayt: “Non ci hanno fatto vedere moltissimo, ma ci siamo resi conto del forte controllo sui lavoratori e della loro mancanza di libertà”. Ed è questo che l’ha particolarmente colpito, le difficoltà a parlare con i lavoratori, come anche la reazione delle autorità che, in un’occasione, hanno trattenuto per due ore la delegazione sindacale adducendo come motivo presunte irregolarità, il tutto in un “clima molto pesante”.  

I Mondiali hanno messo in luce una tendenza generalizzata di alcuni Paesi – prosegue Benati -.  La Fifa è stata troppo timida. Il campionato è stato assegnato a un Paese che non garantisce i diritti dei lavoratori” e Fifa, Coni e Parlamento italiano avrebbero dovuto prendere una posizione”.

Le iniziative sindacali hanno comunque prodotto un qualche risultato: la Fifa è stata costretta “a prendere una posizione e appoggiare il monitoraggio e la formazione dei lavoratori in Qatar”, si è avviato un confronto per adottare organizzazioni del lavoro e costituire a Doha “un centro sindacale per lavoratori migranti, dove possano riunirsi, associarsi e avere un sostegno a livello internazionale”.

Le associazioni umanitarie per le famiglie dei morti

Dal canto suo Amnesty International, che si batte da dodici anni per i diritti dei lavoratori migranti in Qatar, punta la sua attenzione sui risarcimenti. “Abbiamo chiesto alla Fifa di instituire un fondo di 440 milioni di dollari per risarcire i lavoratori per i danni subiti – spiega Riccardo Noury, portavoce di Amnesty Italia e autore del libro ‘Qatar 2022, i mondiali dello sfruttamento -. Risarcimenti per i mancati versamenti degli stipendi e soprattutto per le famiglie dei morti sul lavoro, quelle di origine che avevano nei loro familiari in Qatar l’unica rimessa possibile e fonte di reddito e si sono unicamente indebitate fino all’ultimo per fare i funerali”.

Obiettivo “mai più”

Ma questa campagna condotta per i Mondiali di calcio 2022 non può esaurirsi con il fischio d’inizio. “Il tempo sta scadendo – dice Noury -, ma dipenderà molto dalla pressione che si farà in queste settimane: i tifosi sono mobilitati, sette delle 32 nazionali di calcio sono in favore delle richieste di Amnesty e il lascito della nostra campagna riguarda non il tempo indeterminato, ma il domani, perché in quegli stadi, in quei Paesi, con quei lavoratori si faranno i campionati asiatici di calcio nel ‘23, poi si faranno i giochi asiatici invernali del ‘29 in Arabia Saudita, che intanto si è candidata anche all’Expo 2030. Se non si riforma il diritto del lavoro in quella parte del mondo, così straordinariamente ricca dal punto di vista economico e delle risorse, questa forza lavoro itinerante nei Paesi del Golfo continuerà a soffrire”.

(*) ripreso da www.collettiva.it

I morti, il broncio e quelli che “domani”, “non ci rovinate il divertimento”, “tanto ormai”, “meglio lasciar perdere che tanto non si può fare nulla”…

di Giuseppe Callegari

Scrive Luigi Di Maso su Social Media Soccer: «Il fatto di sentire parlare di boicottaggio di Qatar 2022 solo negli ultimi mesi è un qualcosa che lascia l’amaro in bocca. L’assegnazione ad uno Stato che ha un numero di abitanti che è la metà di quelli di una città come Roma, ed è totalmente privo di cultura e tradizione calcistica è stato un errore. Uno sbaglio di cui si è reso conto e successivamente pentito anche l’ex Presidente FIFA Sepp Blatter, il maggiore artefice di questa scelta». E conclude: «Come scrive il vicecaporedattore della sezione inchieste del settimanale Die Zeit Yassin Musharbash: «Boicottare le partite in tv somiglia più a mettere il broncio che a fare una protesta efficace».

Non è necessario leggere La Società dei consumi di Jean Baudrillard per comprendere l’importanza dell’atto del consumo. Infatti rovesciando la logica per la quale è la produzione a determinare il consumo si prende atto che invece è il consumo stesso che condiziona la produzione. Il comune mortale era totalmente impotente di fronte alla scelta di assegnare il mondiale di calcio al Qatar. Cosa poteva fare? Urlare? Manifestare? Strapparsi le vesti? I corruttori avrebbero comunque concluso l’affare. Ed è proprio in questo momento invece che “la voce del popolo” acquista potere, declinando l’invito a sedersi intorno ad una tavola imbandita perché il menù non gli interessa. Questo diventa un severo monito al re, ai cortigiani e al cuoco che hanno un assoluto bisogno della presenza della plebe per perpetuare il loro potere.

In lapidaria sintesi: è incontrovertibile il fatto che se un prodotto non viene comperato cessa la produzione.

PS Il signor Yassin Musharbash, il signor Di Maso e tanti altri pensano sia poco importante che nella costruzione delle strutture che ospitano il mondiale sono state immolate più di 6500 vite?

L’immagine sopra è di Silvio Minerva, quella sotto di Vauro (dalla pima pagina de “il fatto quotidiano” del 22 novembre)

DUE LINK

Ecco perché NON guarderò i MONDIALI in QATAR. – YouTube

Qui alcune riflessioni https://chiedoaisassichenomevogliono.wordpress.com/2022/11/20/tempi-di-reti/ che varrà riprendere perchè lo sport della morte e dell’inganno, dello spreco e del Truman Show non è purtroppo solo quello del Qatar ma si gioca nelle nostre “teste” ogni giorno.

NOTA DELLA “BOTTEGA”

Da quando la FIFA ha assegnato al Qatar i mondiali almeno 6500 lavoratori sono morti mentre costruivano le infrastrutture per le gare.

In Qatar i diritti umani sono quotidianamente calpestati. Ma il Qatar è così schifosamente ricco che i grandi media italiani (schifosamente servi) vedono solo tiri, parate, gol. Problemi? Sangue? Giustizia? Dignità umana?

Lo spettacolo a ogni costo.

Questo piccolo blog ha scelto di stare contro ogni fascismo e questi Mondiali ne sono parte. Abbiamo scritto Boicottare (ogni giorno) i mondiali di calcio in Qatar e così faremo fino al 18 dicembre. Grazie a chi ci segnalerà riflessioni, notizie e iniziative ma anche le punte massime dello “schifezzario” che passa per giornalismo.

 

Redazione
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