Qualche indizio per gli uomini

Tratto da «Feminism-101: helpful hints for dudes» di Time-Machine, www.shakesville.com (traduzione e adattamento di Maria G. Di Rienzo).

A tutti quegli uomini che pensano che le battute, gli scherzi, le rappresentazioni triviali dello stupro non siano un problema.

Ho capito: tu sei un uomo decente. Ci credo. Non hai mai stuprato nessuna. Non lo faresti mai. Sei seccato con queste femministe che tentano di accusarti di aver fatto qualcosa, o di collegarti a quel qualcosa, mentre tu non l’hai mai fatto ne’ lo perdoneresti mai.

 

E ti hanno detto di come certe cose funzionino da “pulsanti” che riaccendono dolore e stress nelle vittime, e che una donna ogni 6 al mondo è una sopravvissuta allo stupro, e hai compreso tutto. Davvero. Ma è possibile che qualcuno si indigni al punto di mettersi di mezzo quando ti stai solo divertendo? Soprattutto quando è chiaro che quelle battute non significano nulla. Le barzellette sullo stupro non ti hanno mai indotto ad andare in cerca di qualcuna da violentare. Non lo faranno mai, non possono.

 

Tu semplicemente non vedi che importanza abbiano. Intendo dirtelo io. E te lo dico perché credo sul serio che tu sia sincero quando dici che non vuoi ferire nessuno, e che fai del tuo meglio per essere una persona civile, e che non vedi che male ci sia in una battuta.

 

Nei sondaggi e negli studi che garantiscono l’anonimato, un uomo ogni 20 ammette di aver violentato una donna fintanto che la parola “stupro” non viene usata nella descrizione dell’atto. Questa è una stima al ribasso. Altre fonti raddoppiano la cifra.

 

Un bel po’ di gente accusa le femministe di pensare che tutti gli uomini siano stupratori. Ma questo non è vero. Sai chi pensa che tutti gli uomini siano stupratori? Gli stupratori stessi.

 

Non scherzo: negli studi psicologici, i profiling della polizia, le testimonianze, questo viene fuori di continuo. Gli stupratori credono che tutti gli uomini stuprino, e che gli altri uomini lo stiano solo nascondendo meglio di loro. E c’è di più: tale credenza è continuamente riaffermata negli stupratori proprio da cose come le battute e le barzellette e le immagini che normalizzano l’idea dello stupro.

 

Se uno su 20 (o di più) ha violentato una donna, qualsiasi sia l’ammontare di tempo che spendi in attività sociali con altri uomini, amici e amici degli amici – giocando a pallone, lavorando, chattando online, bevendo qualcosa al bar, eccetera – c’è una probabilità statistica consistente che durante quel periodo tu abbia parlato con uno stupratore.

 

Non è di sicuro colpa tua. Non è che puoi distinguerlo dagli altri, e non è che lui si annunci come tale. Ma ecco il punto. E’ assai probabile che durante una delle tue summenzionate interazioni sociali qualcuno abbia scherzato sullo stupro. E tu, persona decente e civile, ha capito benissimo che non faceva sul serio, che era solo una battuta. E hai riso. O forse non hai riso. Forse lo scherzo non era poi così divertente, e allora non hai detto nulla.

 

Quindi, uomo decente e civile che non assolverebbe mai uno stupro, chi ha capito che la violenza sessuale è terribile, sbagliata, infame, quando tu hai riso? O quando sei rimasto zitto? Lo stupratore nel tuo gruppo ha pensato che tu eri dalla sua parte. Lo stupratore si è sentito sicuro che tu sei come lui. Si è sentito legittimato, in mezzo ai suoi pari.

 

Tu. Lo stupratore ti pensa amico, simile, compagno. E se questo non ti fa venir voglia di vomitare, se non ti disturba, se non produce in te alcun dubbio su quel tipo di “umorismo”, se non pensi che non lo ammetterai più in tua presenza e non darai più a esso il benvenuto con il tuo silenzio…

allora, forse non sei così contrario allo stupro come dici di essere.

BREVE NOTA

Le traduzioni di Maria G. Di Rienzo sono riprese – come i suoi articoli – dal bellissimo blog lunanuvola.wordpress.com/  – Il suo ultimo libro è “Voci dalla rete: come le donne stanno cambiando il mondo”: una recensione è qui Voci dalla rete alla data 2 luglio 2011. (db)

 

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