Quando i tigrotti di Salgari sbarcarono a Castelbolognese
Recensione a «Sotto le mura di Kastélpracem» scritto da Leonardo Altieri in stato di grazia, cioè d’infanzia
Sembra facile scrivere libri sull’infanzia. Invece no. I rischi sono molti: la nostalgia con punte di melassa anzitutto; oppure il plagio dei… ricordi altrui o del già scritto. A mio avviso Leonardo Altieri dribbla i rischi e fa gol nel suo «Sotto le mura di Kastélpracem» – Albatros : 196 pagine per 13.90 euri, copertina di Lucio Altieri – uscito a maggio.
Tutto inizia il 20 dicembre 1849 o forse il 10 maggio 1959. A Mompracem o invece in Romagna. Non sarà difficile per chi ha letto Emilio Salgari riconoscere i nomi o meglio i soprannomi dei principali protagonisti di queste storie: Franziskhan, Gyannez, Rickmalnaik, Lennammuri… le Tigri di Kastèlpracem. Più esotico invece il nome del tigrotto Bassiero-Secchio ma del resto abitava in via Matteotti che per i più piccoli era la via dei matti… visto che andava in direzione di Imola. (*)
Nei miei ricordi salgariani si sono offuscate le partite a briscola, scopa, beccaccino – o maraffone – e la corsa dei quercini. Altieri mi scombussola, forse mi inganna. Che invece chi viene da sotto Firenze venga chiamato – più o meno bonariamente – «marocchino» è ancora vero e posso testimoniarlo per recente immigrazione da queste parti.
Fra battaglie memorabili con cerbottane e cadute dagli alberi, fra giavellotti e tornei di zaccagno, fra vagabondaggi e sceneggiate, c’è tempo per il clamoroso furto di un vero violino d’autore. Nelle note interessanti spiegazioni storiche-geografiche-dialettali; devo però tirare le orecchie a Leonardo Altieri per non aver spiegato l’origine del nome Rio Sanguinario. C’è anche un’escusione … all’estero, insomma una puntata in Puglia con «le tre s» («sole, salita e scatta-uocchi»).
Naturalmente anche i più fedeli innamorati di Emilio Salgari ogni tanto lo tradiscono: con Fenimore Cooper a esempio ma anche con il deduttivo Sherlock – o Shemock? – Holmes.
Ricordi personali ma almeno in parte anche della collettività locale e forse di molti che furono ragazzi quando ancora l’immaginario era soprattutto libresco. Una lettura piacevole sempre, direi per tutte/i, beh certo più per i maschietti. Ah però, «Sotto le mura di Kastélpracém» è vivamente sconsigliato agli zoologi ortodossi e senza humor i quali soffrirebbero nel leggere che lo sparviero del Borneo è un’oca biancastra, che i condor di Sumatra somigliano alle anatre, che si possano confondere i giaguari con i boxer per tacere delle «tarantole venifere di Singapore» trapiantate in Romagna: quanto ai «buoi mannari» forse davvero esistono come un certo elefante in fuga. Invece gli zoologi ortodossi ed eterodossi possono confermare – ma non sono in grado di spiegare il mistero – che «la prima domenica di settembre» formiche alate giungono «da tutta Europa a morire» in cima a un certo monte. E qualche prete furbastro si è inventato che lo facevano (e fanno) per onorare la Madonna.
(*) Per chi non abita in Emilia-Romagna sarà bene spiegare al volo che Imola non è città più “folle” di altre ma avendo avuto per decenni un grande manicomio “regionale” spesso veniva sbrigativamente indicata come «la città dei matti». Nei ricordi delle persone anziane – posso confermarlo anche io – la definizione è rimasta. (db)