Quando il maccartismo resuscita… in Nicaragua

di Bái Qiú’ēn

In un passo delle sue opere, Hegel nota che tutti i grandi fatti e i grandi personaggi della storia universale si presentano, per così dire, due volte. Ha dimenticato di aggiungere: la prima volta come tragedia, la seconda come farsa (Karl Marx, 1852).

Prologo

È in pieno svolgimento la più strana campagna elettorale che il Nicaragua abbia vissuto dal 1984 a oggi: per ordine del Consejo Supremo Electoral (CSE) e del Ministerio de Salud (MINSA) si realizza in forma quasi totalmente virtuale e con limitazioni enormi per gli assembramenti: «con participación de no más de 200 personas», all’aperto e al massimo per un’ora e mezza. Nel frattempo, in varie località continuano a essere promosse centinaia di iniziative pubbliche organizzate dalle Alcaldías o da altri soggetti più o meno istituzionali, con svariati partecipanti senza distanziamento né mascherine. Esattamente il contrario rispetto a noi, con la polemica recente sui comizi elettorali di alcuni leader per le amministrative. Sono pure proibite le “carovane” di veicoli (auto, moto, bus, ecc.), «para garantizar la salud y la tranquilidad de las familias nicaragüenses», per quanto il distanziamento sia assicurato per definizione all’interno di scatole di metallo o su un paio di ruote (con annesso obbligo di casco), mentre tutti i giorni a qualunque ora le rutas dei bus sono stipati all’inverosimile e, nella cosiddetta hora inglesa (fra le 5 e le 7 del pomeriggio), vi sono i soliti incolonnamenti e intasamenti dell’ora di punta. Ci si può infettare su un bus elettorale, ma non sulla ruta 115 che entra nel super-affollato Mercado Oriental, su un qualunque veicolo elettorale ma non sulla Carretera Norte o sulla Pista de la Resistencia tornando a casa dal lavoro. È il mondo capovolto della coppia Ortega-Murillo…

I partiti e le alleanze che si presentano sono sette: Frente Sandinista de Liberación Nacional, Partido Liberal Constitucionalista, Alianza Liberal Nicaragüense, Alianza por la República, Partido Liberal Independiente, Camino Cristiano Nicaragüense, Yatama (presente solo sulla Costa Alantica).

Nel frattempo, alla fine di settembre si è iniziato a pensare alla terza dose, mentre i vaccinati con una erano l’8% e quelli con due il 5% (dati ufficiali forniti dal MINSA all’OPS). Quando si dice: mettere il carro davanti ai buoi…

Atto I: La tragedia

Nell’ormai lontano 1950, quando a capo del Federal Bureau of Investigation (FBI) c’era ancora quella buonanima di Edgar Hoover, il senatore democratico del Nevada e fervente anticomunista (oltre che antisemita) Patrick Antony McCarran, eletto nel Nevada dal 1933 al 1950, fu il promotore della legge contro le attività antiamericane (leggasi: antistatunitensi), denominata Internal Security Act e nota come Legge sul controllo delle attività sovversive. Lui stesso si definiva un ammiratore di Francisco Franco e nel 1949 visitò la Spagna, accolto con gli onori riservati a un capo di Stato. Fervente sostenitore di Chiang Kai-shek, questo democratico pianse amare lacrime per la perdita della Cina quando nel gennaio del 1949 l’esercito di Mao entrò a Pechino, tanto che nel successivo 1952 assieme al repubblicano Joseph McCarthy partecipò a una cena organizzata a Washington dall’ambasciatore del Kuomintang. E via di questo passo.

In concomitanza con l’inizio della guerra in Corea, promosse questa legge negatrice di ogni più elementare libertà e diritto civile, nella convinzione che il Partito comunista americano (leggasi: statunitense), ovviamente finanziato da Mosca, fosse impegnato in un’opera di infiltrazione nei mezzi di comunicazione, nelle varie chiese evangeliche, nelle università, nei sindacati ecc. Questa legge, basata sulla paranoica e isterica Red Scare (Paura rossa), approvata dal Congresso nonostante il veto del presidente Truman, poneva l’obbligo per il Partito comunista e per le organizzazioni a esso affiliate e collegate di registrarsi come «foreign agents [agenti stranieri]» presso il Procuratore Generale, ossia il ministro della Giustizia («register with the Attorney General»), e istituiva il Comitato di controllo delle attività sovversive per indagare su possibili sovversioni e sulle organizzazioni comuniste variamente denominate, sindacati compresi. Conferiva al governo anche il potere di incarcerare senza processo e con prove costruite a tavolino tutte quelle persone considerate probabili spie, sabotatori o semplici sovversivi, che fossero o meno finanziati dall’Unione sovietica (questa parte fu abrogata da Nixon nel 1971). Giungendo fino alla pena capitale, come nel famoso caso dei coniugi Rosenberg nel 1953.

Il Procuratore generale James Howard McGrath, pure lui democratico, pretese immediatamente dal Partito comunista l’elenco completo dei suoi membri negli Stati Uniti, oltre a dover «comunicare l’utilizzo di tutti i finanziamenti ricevuti».

A capo del suddetto Comitato, incaricato di dare la caccia alle streghe di Salem con improbabili montature accusatorie, fu nominato il tristemente famoso Joe McCarthy, versione moderna di Torquemada. Peraltro eletto a Capitol Hill nel 1947 (Wisconsin) con l’appoggio dei sindacati vicini al Partito comunista, soprattutto l’United Electrical Radio and Machine Workers.

Il resto è storia.

Atto II: La farsa (tragica)

Settanta anni dopo, senza alcuna memoria storica né alcun ritegno politico-morale, il 15 ottobre 2020 la Asamblea Nacional del Nicaragua, con settanta deputati orteguisti su novanta, ha approvato la Legge di regolamentazione sugli agenti stranieri (n. 1040). Raffrontando i due testi, pare che siano stati scritti con la carta carbone o con il più moderno e rapido copia-incolla: qualsiasi persona fisica o giuridica nicaraguense o di qualsiasi altra nazionalità è considerata un «agente extranjero» se riceve fondi, beni o qualsiasi oggetto di valore direttamente o indirettamente da persone fisiche, governi, agenzie, fondazioni, società, ecc.

Fra le poche differenze formali, non certo di sostanza, invece di doversi registrare al ministero della Giustizia, lo si deve fare presso quello dell’Interno («el Ministerio de Gobernación a través del órgano designado para tal fin»).

Anche in base a questa legge, nel combinato disposto con altre successive e dello stesso tenore (non ultima quella che introduce l’ergastolo), è già finita in galera una quarantina di persone e numerose altre sono fuggite all’estero per evitare la carcerazione. Colpevoli fino a prova contraria e da oltre quattro mesi in attesa di processo, senza possibilità di comunicare con gli avvocati difensori e assai raramente con i familiari. Esattamente come nei terribili anni Cinquanta negli Stati Uniti, che temevano per la loro sovranità nazionale e per l’American Way of Life insidiate dai comunisti finanziati dai sovietici.

Al vecchio dittatore messicano Porfirio Díaz è attribuita la nota frase: «Povero Messico, così vicino agli Stati Uniti e così lontano da Dio», recentemente rispolverata da López Obrador. Che l’abbia pronunciata davvero o meno, in ogni caso non risulta che abbia copiato pari-pari le leggi del Paese confinante per difendere la sovranità nazionale dal poderoso e invadente vicino del Nord, che nel secolo precedente si era rubato parecchio territorio azteca. «Povero Nicaragua, così lontano da qualunque Dio e con leggi così simili a quelle degli Yunais».

Poiché delle leggi bonapartiste approvate nell’ultimo anno in Nicaragua abbiamo parlato in precedenza, manca solo un accenno all’ultima in ordine di tempo: il 6 ottobre l’Asamblea Nacional ha approvato alcune modifiche alla Legge organica di riforma del Potere legislativo (n. 606 del 5 dicembre 2006 e successive modificazioni e integrazioni): un deputato può essere dichiarato sospeso dalla carica elettiva e privato dei suoi diritti semplicemente «se sotto processo per la presunta commissione di un reato». Fino a ieri, ciò avveniva solo dopo la condanna passata in giudicato. Da oggi è colpevole fino a prova contraria e non si specifica se sarà reintegrato in caso di sentenza assolutoria. E basterà l’accusa di aver detto o scritto qualcosa che può essere configurato come «tradimento della Patria». [Nel momento in cui scriviamo il testo non è ancora stato pubblicato nella Gaceta Diario Oficial.]

Atto III: La comica finale

Uno dei pochi megafoni nostrani dell’orteguismo o muerte, qualche giorno prima dell’approvazione della legge sugli «agenti stranieri», pure lui senza alcuna memoria storica né alcuna remora politico-morale, ha lungamente chiosato: «Di fronte ad una nuova ipotesi golpista, oltre alla disposizione combattente del sandinismo, a sconsigliare ogni velleità arriva anche un aggiornamento del quadro legislativo e giuridico che ribadisce la supremazia della pace. Per questo il Parlamento, oltre a discutere la legge che erogherà l’ergastolo per i reati più brutali, esamina due leggi a tutela della sovranità nazionale: quella sugli agenti stranieri e quella sui cyber delitti.

«La prima si riferisce all’attività di gruppi, organismi o partiti che ricevono finanziamenti dall’estero per svolgere attività politica. […] Nulla di inedito nel panorama internazionale, entrambe le leggi perseguiranno reati perseguiti in ogni altro paese; ma possono ben essere definite leggi a tutela della sovranità nazionale del Nicaragua.

«La legge sugli agenti stranieri imporrà per persone, società, associazioni o qual si voglia ente privato che percepisca denaro dall’estero, la registrazione presso il Ministero dell’Interno della propria attività e la certificazione dei finanziamenti esteri che si ricevono, motivandone motivi ed impiego nel Paese. […]

«L’obbligo di registrazione non riguarderà gli imprenditori esteri, le attività inserite nel quadro degli Accordi di Libero Scambio, le rimesse familiari, i titolari di trattamenti pensionistici o di contratti di lavoro esteri, che saranno esentati dal doversi registrare. Riguarderà invece società, partiti, Ong, organismi di varia natura impegnati nell’attività socio-politica, siano essi veritieri o creati ad hoc» (La Chiesa del Nicaragua guarda a Washington più che al Vangelo, 9 ottobre 2020).

Alcuni mesi dopo, questo «esperto di navigazione controcorrente», il quale si sbraccia costantemente per affermare che le stesse leggi approvate in Nicaragua esistono pure in Occidente, senza minimamente rendersi conto della notevole contraddizione di un simile parallelo, ha aggiunto: «La vicenda intreccia questioni di eversione e riciclaggio e coinvolge la Fondazione Violeta Barrios Chamorro, della quale Cristiana è presidente e responsabile legale. L’esponente della famiglia oligarchica nicaraguense è agli arresti domiciliari. Motivo? Il rifiuto di rispondere alle domande dei magistrati sui movimenti di denaro che sono registrati sui conti correnti intestati alla Fondazione» (USAID, la banca dei golpe, 6 giugno 1921).

A parte che in tutti i Paesi civili è consentito non rispondere alle domande dei magistrati e, almeno sulla carta, il Nicaragua non fa eccezione (art. 34, punto 7, della Costituzione), occorre ricordare che la Corte Suprema degli Usa con il Subversive Activities Control Board del 1965, durante la presidenza del democratico Lyndon Johnson, aveva privato i comunisti statunitensi della possibilità di appellarsi al quinto emendamento contro l’autoincriminazione.

Come nel resto del mondo, il locale Codice Penale definisce il riciclatore di denaro come colui che utilizza i proventi di un «traffico illecito» (art. 282). Nessun giurista degno di tale qualifica penserebbe che l’uso più o meno distorto del denaro ricevuto dal governo gringo sia riciclaggio. Tutt’al più, trattandosi di denaro pubblico (per quanto straniero), si potrebbe configurare il reato di peculato o quello di distrazione di fondi. O entrambi.

Non si rende neppure conto che se i finanziamenti a scatola chiusa da parte del governo Usa erano diretti genericamente alla realizzazione di un golpe, e non ne dubitiamo poiché questo è il mestiere dei gringos e non conosciamo le carte investigative per poter valutare le prove, non si vede proprio come possa rientrarvi uno qualsiasi dei reati suddetti. È evidente che la Fundación Violeta Barrios elargiva i fondi, discrezionalmente, a chi forniva le maggiori garanzie per la riuscita del progetto eversivo. Dove sia il riciclaggio lo sanno solo in Nicaragua, avendo ormai superato il limite del buonsenso oltre a quello della logica.

Vale la pena riportare una più recente citazione dello stesso megafono romano fedele nei secoli al Navigare necesse (Il Popolo d’Italia, 1° gennaio 1920 [editoriale del direttore]), che reiteratamente conferma che non vi sono differenze fra la legislazione gringa e quella nica, senza rendersi conto dell’assurdità logico-politica del parallelo: «Sono reati che in ogni parte del mondo condurrebbero in carcere chiunque e per molto tempo, soprattutto negli USA, dove questi stessi reati sono puniti anche con la pena capitale» (Nicaragua verso le urne, 28 settembre 1921). A casa nostra, ciò significa che le leggi draconiane degli Usa o di qualunque altro Paese sono automaticamente giustificate e giustificabili, se applicate in Nicaragua. Però, di conseguenza e che lo voglia o meno, in modo indiretto ammette che lo siano pure nei suddetti Paesi. Talmente preso dalla volontà di giustificare qualsiasi cosa si decida a El Carmen, nella sua foga difensiva non se ne rende conto. Per cui, un ragionamento simile non può essere definito altro che «comica finale» e nulla ha a che vedere con ciò che è, o dovrebbe essere, di sinistra. Oltretutto, a tutti gli effetti, è propaganda controproducente.

Se gli Stati Uniti, la Ue e tutto l’Occidente hanno la doppia morale di avere leggi contrarie ai diritti civili e condannare il Nicaragua se le copia, per quale recondito motivo chi si definisce di sinistra deve fare il ragionamento contrario, ma esattamente speculare? «And I find them highly illogical», direbbe mister Spock.

Tornando alla faccenda degli «agenti stranieri», ognuno tragga le proprie conclusioni sugli Stati Uniti di settanta anni fa e il Nicaragua di oggi. Facendo pure un pensierino sulla coerenza politica del glossatore nostrano, che non sa cosa sia il garantismo (se non quando gli fa comodo per vendersi come uno di sinistra) e della giurisprudenza ne ha a malapena sentito parlare: «nel suo angusto cervello, se pure il suo cervello è capace di condurre un ragionamento anche elementare e riesce a trovare nessi di pensiero che non siano i punti esclamativi, gli evviva, i pim pum, indietro, avanti, e simili» (Antonio Gramsci, 9 giugno 1918).

Epilogo

Se qualcuno pensa ancora che il Nicaragua attuale sia uno Stato di diritto con la corrispettiva separazione dei poteri e che la magistratura sia indipendente, è sufficiente riassumere un evento di pochi giorni fa per dimostrare l’esatto contrario: dopo l’annullamento della personería jurídica da parte del CSE all’inizio di agosto, il partito di opposizione Ciudadanos por la Libertad (CxL) aveva fatto appello, come consente la legge. Il giudice Luis Gerardo Rodríguez Oliva, da oltre un quindicennio presidente del Tribunal de Apelación di Managua e fedele all’orteguismo come testimonia il lungo periodo di tempo in cui ha ricoperto detta carica, il 9 settembre ha pestato la classica m… stabilendo che il ricorso era ammissibile. Attenzione: non ha sentenziato il reintegro dei CxL come partito, ma solo che era opportuno valutare il loro reclamo, in quanto «il presente ricorso soddisfa i requisiti formali stabiliti dall’articolo 49 della vigente Legge 983 sulla Giustizia Costituzionale, pubblicata su La Gaceta Diario Oficial n. 247 del 20 dicembre dell’anno duemiladiciotto, per cui può essere ammesso».

Nella sua decisione, con tutta evidenza, questo magistrato che regolarmente partecipava alle iniziative orteguiste, si è ingenuamente attenuto al principio sancito dalla Costituzione: «I magistrati e i giudici, nella loro attività giudiziaria, sono indipendenti e devono obbedienza solo alla Costituzione e alla legge» (art. 166).

Tenuta chiusa e sigillata nel classico cassetto per quasi un mese, solo il 1° ottobre questa decisione è stata comunicata ufficialmente ai CxL. Visto il lungo periodo di sonno, anche se a questo partito di estrema destra fosse restituita l’agibilità politica, non potrebbe partecipare alle elezioni essendo ormai scaduti i termini per la presentazione delle liste e iniziata la campagna elettorale. Ciò nonostante, mezzora dopo la consegna del documento ai CxL, con un tempismo del tutto insolito per l’intero sub-continente, altri magistrati hanno revocato e annullato quella «delibera dello stesso tribunale che disponeva l’accoglimento del ricorso». Testuale dal comunicato stampa del Potere giudiziario. C’è mancato poco che Rodríguez Oliva fosse pure arrestato per «tradimento della Patria» in base alla Legge n. 1055 (dicembre 2020). Comunque, non è uscito indenne: il 2 ottobre la polizia ha perquisito la sua abitazione, requisendogli il passaporto e il 4 ottobre è stato rimosso dalla carica che ricopriva (sostituendolo provvisoriamente con Ernesto Rodríguez Mejía e il 6 ottobre Henry Antonio Morales Olivares è entrato a far parte del Tribunale per mantenere il numero stabilito di magistrati). Lo stesso giorno, tutti i suoi collaboratori sono stati licenziati in tronco.

Nella nostra storia più o meno recente, abbiamo esempi simili a non finire di magistrati ossequiosi al potere. Qualcuno, ormai diversamente giovane, forse ricorderà il mitico Corrado Carnevale della nostra Cassazione o il romano porto delle nebbie di piazzale Clodio, con il capo insabbiatore Giovanni de Matteo. O il meno noto Filippo Verde del tribunale di Perugia, che mandò assolto Enrico Manca dall’accusa di appartenere alla P2 (difensore: Cesare Previti). Per non parlare della assoluzione di Salvini e della condanna di Lucano, per essere più attuali. Ma, si può obiettare, noi siamo un Paese borghese, mentre il Nicaragua socialista, cristiano y solidario… si limita a copiare e ad applicare le leggi più becere del Paese capitalistico e imperialistico per eccellenza.

Se il 10 gennaio 2007 avevamo festeggiato il ritorno del Frente Sandinista al governo, dopo i sedici anni di neoliberismo sfrenato che avevano messo in ginocchio il Nicaragua e condannato a un vero inferno le fasce più deboli della società, oggi soffriamo amaramente per una realtà fattuale assurda e ingiustificabile sotto tutti i punti di vista, che non corrisponde minimamente a quella che sognavamo. Mai ci saremmo aspettati che la seguda etapa de la Revolución potesse incarnare la versione tropical-caudillista del «O cummanà è meglio d’o…»

Buio sul palcoscenico. Scende il sipario e buonanotte ai suonatori.

Redazione
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