Quando il nemico si avvicina – 4

Esasperati galeotti dell’odio, eroi degli ultimi giorni, affrontano i confini dell’invisibile, l’impresa apocalittica e inderogabile di disperata resistenza. La Terra è percorsa da volontari entusiasti, ragionieri provetti che domani vi presenteranno il conto dei molti sacrifici ignorati, il saldo inestimabile delle erezioni emotive seppellite nella disperazione.

Quel giorno tutti conosceranno l’ipocrisia delle omissioni, le irrevocabili meschinità dell’autocompiacenza, il pavido dei sogni e delle visioni, le masturbazioni frettolose con la ragazzina della porta accanto, e le tante altre assurdità che vi scappa di fare. Mentre voi giacete, insigni campioni del dovere si esaltano e si affratellano per redimere l’Uomo dalla passività globale, per alleggerirlo dei massi dell’indifferenza, gravezza inestimabile sulle prospettive del futuro.
Legioni di eroi, letteralmente ignorati. Atletici big della resistenza alla sovversione, negletti e beffeggiati. Il coraggio insultato, la viltà glorificata… gli eroi comunque non desistono. Piazzano nidi di mitragliatrici dove possono e si esercitano in assalti all’arma bianca sbudellando figurazioni archetipiche del disgusto, l’impotenza generale! Squadre di volontari pattugliano i quartieri meno affidabili, pronti a debellare energicamente ogni manifestazione di collaborazionismo (la Patria va difesa). Ma ecco che sui tetti compaiono i primi padri di famiglia, vecchi esasperati, in attesa del passaggio delle disastrose Quinte Colonne furtive. Hanno l’ordine di gridare all’armi! E gettare in basso prontamente grappoli di bombe a mano. Con l’occasione controllano i movimenti delle figlie un po’ puttane (quasi tutte si fanno sbattere dal nemico), e i primi segni, sia pur fuggevoli, della prossima Fine del Mondo.
E’ quasi certo che dovrà venire.
L’ora, il luogo, le modalità dell’attacco sono inconoscibili. A malapena riusciamo a individuare le tracce dell’incombente minaccia. Non abbiamo né gli strumenti logici, né quelli logistici necessari e opportuni; non unità d’intenti, non una strategia. Paghiamo un lassismo di antica data che ci rende impreparati al cospetto dei contraccolpi del destino. Le famiglie appaiono divise sulla nostra proposta di ecologia sociale. I troppi elementi di asocialità che il lassismo ha lasciato crescere ne compromettono morale e coesione. Occorre avviare una vasta operazione di pulizia etnica ed etica, che la riconduca alla funzione per cui è sorta, e nei secoli perdura. La responsabilità prima e decisiva spetta ai genitori, colpevoli essi stessi al pari dei malfacenti in ogni caso di inosservanza dei doveri (severità e rigore) o di silenzio complice.
La nostra reazione deve investire ogni aspetto della convivenza civile; deve sapersi misurare con la multiforme ed energica iniziativa dell’avversario. A tale fine si dovrà costituire un Centro Operativo super attrezzato dal punto di vista tecnologico (accordi in merito con l’IBM, l’Honeywell, l’Apple e la Microsoft risultano urgenti e indispensabili), che sia in grado di coordinare e sostenere i vari livelli in cui si articolerà la lotta all’Invasore. Libero da paralizzanti condizionamenti partitici e burocratici il costituendo Cento potrà svolgere un ruolo positivo ed eccellente. Occorre inoltre promuovere la collaborazione stretta tra personale civile e personale militare, sotto la direzione di quest’ultimo, all’interno di un programma comune di ordine e mobilitazione generale. Il primo compito sarà condurre una severa selezione delle masse anonime, una selezione atta ad enucleare gli elementi indesiderabili e il personale ad alta affidabilità.
Calcoli prudenti indicano in cento milioni di unità la consistenza delle forze collaborazioniste tra agitatori-propagandisti, agenti e simpatizzanti, arruolati soprattutto tra i ceti meno abbienti, individui con attività manuali pronunciate, ma sono presenti anche tra le classi medie e persino tra le medie gerarchie militari (a tutt’oggi sono stati smascherati diciotto Capitani e quattro Colonnelli sorpresi in flagranza di fraternizzazione col nemico). Dobbiamo arrivare a vantarne altrettanti.
La crescente scarsità di vocazioni ci obbliga a ricorrere all’ausilio dei mercenari. In caso contrario non sarà possibile mantenere un controllo adeguato sul territorio, e sugli stessi luoghi destinati alla detenzione. A questo proposito non è inopportuno ribadire l’inadeguatezza di tali luoghi rispetto agli standard di comfort previsti. Il moltiplicarsi delle lamentele e degli inconvenienti, qualunque sia il loro grado di fondatezza, costituisce un preciso segnale di una disfunzione che richiede solo d’essere sanata. Non è improbabile che si verifichino disordini, fughe di massa o imbarazzanti incidenti che potrebbero dare luogo a strumentalizzazioni propagandistiche; per cui, anche per attuare una maggiore elasticità e ricettività del sistema, si consiglia di chiedere alla Marina che metta a disposizione alcune unità di superficie per il periodo strettamente necessario alla normalizzazione (almeno 60 mesi). Potranno anche essere adoperate, nei casi di più stretta emergenza, attrezzature sportive d’ampiezza particolare.
Altro problema non trascurabile: la conveniente e sollecita inumazione dei deceduti. Non si tratta di un problema di sola umanità, ma anche di necessità igienica.
Non è da trascurare infine, per mantenere sereni rapporti con i settori civili del governo, sofferenti per convinzioni arcaiche, superate dalle circostanze, il rapido procedere delle procedure di incriminazione e formale giudizio dei detenuti. Il miglioramento dei rapporti con ampi strati della popolazione dipende anche da questo.

Alcuni anni prima arriva questo tizio e dice:
– Guardate un po’ qua…
Ha un’aria furba e un pacco di fogli scribacchiati malamente che peserà cinque chili. Sbatte sul tavolo il pacco e se ne va. Quelli lo richiamano dopo appena un minuto, dando su da matti, esaltati proprio, con la libidine del guadagno scritta in fronte.
– Ci sta bene, dicono. Fanne qualcosa.
Urca! Quello scompare prima di avere il tempo di dire “grazie, lo farò”. Nonostante i quattro gorilla a cui è affidato, quattro facce da Caino che gli stavano costantemente alle costole, neanche si comprende come sia potuto succedere.
Scompare e basta.
E’ allora che abbiamo cominciato a sospettare dell’esistenza degli Alieni e del complotto per conquistare il Mondo.
Il primo indizio concreto ci fu fornito dall’Ufficio Statistico che, in una indagine commissionata dalla Sicurezza Sociale, svelò l’esistenza di sacche potenziale di sovversione in una percentuale spropositata proprio tra gli addetti agli impianti energetici d’avanguardia (quelli essenziali strategicamente). L’indice di comportamenti anomali apparve a tutti innaturale, scientificamente improprio: il 99,33%. Un nostro agente sepolto nel Ministero ci passò quel dato e i successivi. Anche noi valutammo assurdamente impossibile quei dati, e cercammo di vederci chiaro. Commissionammo un’indagine a tappeto nei maggiori aggregati produttivi della Germania. I risultati ci lasciarono esterrefatti. Circa il 95% per cento dei soggetti intervistati esprimeva irrazionali sentimenti di ostilità nei confronti dell’ordine costituito. Analoghe ricerche in altri paesi confermarono la disastrosa tendenza identificata, sviluppatosi e intensificatosi, giudicammo, a causa della sostanziale indifferenza ed inefficienza della Autorità Comunitarie. Il fenomeno era spazialmente variegato ma statisticamente costante. Nella campagne sfiorava e superava quasi ovunque il 50-60% di comportamenti impropri o apertamente criminali; in prossimità delle Zone Industriali si avvicinava al 99%. Considerato l’interesse di un eventuale nemico ad assumere il controllo della capacità produttiva del Paese, quella circostanza era più che sospetta.
Seguendo lo sviluppo delle manifestazioni verbali e materiali di dissenso in un punto particolarmente “caldo” mettemmo le mani sulla prima cellula. Nel giro di poche settimane ne avevamo già individuate dozzine. Imparammo rapidamente a procedere con efficacia e sicurezza. Bastava porre attenzione alle attività disgregatrici dell’Unità Occidentale. Dentro quelle turbolenze, immancabilmente, si scopriva la presenza di elementi sovversivi. La loro eliminazione coincideva con il crollo verticale dei disordini.
L’ultima spiacevole sorpresa fu la scoperta che gli Invasori non provenivano dalla medesima Stella, ma quasi da ogni parte dell’Universo. Sottoposti a tortura facilmente confessarono la verità sulla loro origine. Vega, S. Doradus, Grande Nube di Magellano, Andromeda, M33, L’Orsa Maggiore… l’intero Cosmo si era coalizzato per assoggettare e poi distruggere il Mondo! Da ogni piega dell’Infinito sordide presenze Aliene venivano a derubarci delle speranze, derubarci delle vite e degli averi. Divenne chiaro allora come L’Universo fosse un luogo poco rassicurante in cui stare, luogo inadatto alla sopravvivenza umana (l’Universo minaccia costantemente l’Uomo del suo Ignoto, e dall’Ignoto qualunque mostruosità può scaturire e offendere). L’Uomo e l’Universo costituivano, e costituiscono, un’antitesi insanabile che soltanto l’annientamento di una delle due parti poteva sanare in una successiva sintesi.
Sì, era proprio così. Guerra Totale.
Inevitabile.
Eravamo a questo punto delle riflessioni quando sui continenti apparvero quei Dischi Volanti di cui già sapete.

Che ti ha armato questo figlio di puttana da Week-end in fretta e furia perché stanno arrivando ospiti ed è meglio non farsi trovare? Un trucchetto degno della Commare Secca. Un iradiddio da geniaccio sterminatore. Qualcosa di inimmaginabile per le nostre teste fosforiche ingolfate sin da lattonzoli da insulsi fumetti porno e vertiginose porzioni di divieti. Lui la spiega così. E dice: vedi, carissimo, il Cosmo, ciò che per comune definizione è appellato Cosmo, non ha mai avuto una definizione scientifica adeguata. La scienza fin’ora si è baloccata con astrusità filosofiche, o con ipotesi un poco stitiche e insostenibili dal punto di vista epistemologico. Eravamo prigionieri della nostra vile ignoranza, dell’incapacità stessa di individuare le dimensioni vere del problema. Le risposte giuste, sai, esigono domande giuste. Noi sbagliavamo tutto. Ti faccio un esempio. La datazione dell’Universo. Nego che porsi tale problema abbia senso. L’Universo non ha avuto origine, non nel senso almeno di un istante determinato in contrapposizione a un’istante precedente in cui NON c’era, in quanto questo secondo istante non è mai esistito, né poteva esistere. Il tempo ha origine e attuazione con l’Universo, del quale è una specificazione. Altro esempio. L’estensione dello spazio. Ma di quale estensione si può parlare per un interno che non ha esterno? non essendoci Nulla là dove la parola Nulla acquista senso reale? Come può, allora, avere grandezza ciò che è delimitato dalla non-grandezza? E come può espandersi qualcosa in qualche altra cosa che non è, non possiede dimensione? Se espansione vi è, questa è interna al suo proprio essere, un dilatarsi di un non-punto a tempo zero, zero spazio, zero energia (il Cosmo) per la costituzione del sé in n-tempo, n-spazio, n-energia, quale conseguenza della necessità immanente e dialettica del Nulla (il Nulla può esistere in relazione a un “pieno” il quale è anche un vuoto, e viceversa). E’ a questo punto che mi chiesi cosa sarebbe successo se una forza qualsiasi, un evento qualunque, avesse estromesso dallo Spazio-Tempo un brandello minuscolo, obbligandolo a un’esistenza autonoma, separata. Otto anni di ricerca presso i grandi calcolatori del MIT fornirono la risposta cercata. Quel brandello di spazio in zero tempo e n tempo (contemporaneamente) si sarebbe trasformato in un nuovo Cosmo. E trovandosi questo nuovo Cosmo in un luogo interamente occupato da altra Entità, ne sarebbe conseguita una catastrofe di dimensioni inimmaginabili: l’annichilimento del nostro Universo per dar luogo al Nuovo. Naturalmente non sarebbe più esistito un pianeta Terra, un Sole e un Sistema Solare. A meno che quel brandello non contenesse proprio quel che ci interessava: la Terra, gli altri pianeti e il Sole.
Come volevasi dimostrare.

Così mettono questo tizio, il cervellone, al lavoro e quello tira su il sudore a secchi che è una bellezza e inizia a costruire il Grande Bang. Un Bang grande quanto l’Universo, uguale a quello originario, il cosmico rutto di Dio che sconquassò le vecchie ossa primigenie della materia e le sparse di qua e di là, a caso, e generò tutto ciò che esiste di buono e di cattivo. Un Bang capace di cancellare le stelle, così come un giorno furono create. Un Bang da cento miliardi alla quarantesima di megatoni, il grande repulisti ecologico a discarico del nostro avvenire.
Sarà un bel botto.
Voi, tenetevi forte.

Mauro Antonio Miglieruolo

Miglieruolo
Mauro Antonio Miglieruolo (o anche Migliaruolo), nato a Grotteria (Reggio Calabria) il 10 aprile 1942 (in verità il 6), in un paese morente del tutto simile a un reperto abitativo extraterrestre abbandonato dai suoi abitanti. Scrivo fantascienza anche per ritornarvi. Nostalgia di un mondo che non è più? Forse. Forse tutta la fantascienza nasce dalla sofferenza per tale nostalgia. A meno che non si tratti di timore. Timore di perdere aderenza con un mondo che sembra svanire e che a breve potrebbe non essere più.

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