Quando impera Golia…

ha da venì Davide: elogio della fionda futura

di Daniela Pia  

Passano i secoli, scorrono storia e mitologia ma non muoiono i Golia. Diverso il nome non l’operato: onnivori Mastropasqua, furbetti Marchionne, arroganti Elettrolux sono sparsi per questo stivale; la forza bruta e del potere si autoalimenta sino a sconfinare nella stupidità e nella presunzione di coloro che si sentono intoccabili. Gente capace di vampirizzare il lavoro, di barattare la salute col salario, di esercitare ricatti inenarrabili. Individui che vivono con stipendi faraonici e prebende infami. Un po’ di Golia che, nella loro supponenza, cercano di imporre la loro visione dell’economia: quella che, tutelando l’interesse privato, determina la fame e spesso la perdita della dignità e della speranza (in modo particolare per le nuove generazioni). Potrà disgustarci ma sappiamo che questi esseri non fanno altro che il loro “mestiere”: sfruttano, rincorrendo l’ utile loro. Se siamo consapevoli ci indigna ma la questione è altra. La fattoria degli animali vive di connivenza tra finanza, grande impresa e politica: e quindi ci chiederemo: cosa fa la politica? «Quis custodiet ipsos custodes?», chi sorveglierà i sorveglianti i quali anziché essere sentinelle sono divenuti pali? Siamo tutti ostaggio del «do ut des» clientelare che negli ultimi trent’anni ha ridotto il (nostro? O è solo loro?) Paese a una landa desolata in cui sono venuti a mancare, lentamente e inesorabilmente, i diritti del lavoro. Chi fa politica è troppo spesso espressione di un mondo privilegiato che si senta al di sopra persino della legge, quando non disprezzi manifestamente quanto previsto dall’articolo 3 della Costituzione laddove si enuncia: «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali […] ed è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese». Ma quando un Davide (nonostante il nome, seguace di Golia) Serra – “giovane” finanziere che si spende per Matteo Renzi – si azzarda a definire razionale la proposta dell’Elettrolux di dimezzare gli stipendi dei lavoratori, allora si comprende che la “nuova leva” della politica fa ragionamenti vecchi, stantii. Gente che ha scarsa consapevolezza storica e si muove non solo con indicibile leggerezza sociale e intollerabile arroganza ma è capace ancora di infierire su un Paese allo stremo. Quando una fabbrica come la Fiat, dopo aver usufruito per decenni di aiuti di Stato, continuando a massacrare indifferente i diritti degli operai, sceglie di spostare la sede fiscale in Gran Bretagna e la sede legale in Olanda, corre l’ obbligo di chiedersi come lo si possa spiegare ai comuni mortali i quali si ostinano a pagare le tasse nel loro (?) Paese senza mai potersi avvalere di scappatoie da Azzeccagarbugli. Quando i Mastropasqua, con santi in paradiso che sanno di-Letta-rsi a garantir loro incarichi milionari, accumula nelle sue mani più di 25 incarichi prestigiosi e remunerativi, mentre la disoccupazione dilaga, io invoco l’avvento di un novello Davide con la sua fionda.

Vedo questa gente-Golia camminare senza sfiorare il suolo. E ascolto le parole proferite dalla politica per tentare di giustificare. E penso ai nostri figli costretti a fingere di avere ancora una possibilità, dopo aver tanto investito nella formazione, quando non possono permettersi nemmeno il lusso di sentirsi giovani, produttivi e autonomi. Allora mi trovo a forgiare un Davide – o un Davide collettivo – di statura biblica e lo ammiro ergersi come un colosso a fronteggiare la prepotenza di questi Golia. Godo nell’osservare la posa plastica mentre tende l’elastico della fionda e mi beo nell’osservare la pietra, affilata, che parte e raggiunge il bersaglio: la fronte della prepotenza che si colora di rosso. Rosso rabbia. Rosso Ya Basta. Rosso capace di dar vigore alla speranza: quella che Golia si frantumi al suolo, assapori la terra, rimanga senza le ville, le rendite, gli yachts, gli appartamenti, i conti in banca nei paradisi fiscali e financo si fonda il motore dei tanti, troppi Suv.

 

Daniela Pia
Sarda sono, fatta di pagine e di penna. Insegno e imparo. Cammino all' alba, in campagna, in compagnia di cani randagi. Ho superato le cinquanta primavere. Veglio e ora, come diceva Pavese :"In sostanza chiedo un letargo, un anestetico, la certezza di essere ben nascosto. Non chiedo la pace nel mondo, chiedo la mia".

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