Quanto ci manca Pietro Greco

Lo ricordiamo attraverso 4 recensioni di Valerio Calzolaio ai suoi ottimi libri di scienza e divulgazione (*)

 

«Errore»

di Pietro Greco

Doppiavoce editore (2019)

La vita, di tutti, ovunque. È piena di errori, lo sappiamo o intuiamo. Sbagliando s’impara, vero è, non solo un detto popolare. Eppure filosofi e storici, ricercatori sul campo ed epistemologi hanno impiegato secoli per comprenderlo. Ora, da almeno un secolo, gli scienziati hanno piena consapevolezza del filo rosso che lega l’errore all’apprendimento. Così può essere divertente e utile ripercorrere con la memoria analitica dieci errori d’autore. Cristoforo Colombo e le conseguenze fortunate di lungo periodo di una serie di errori di misurazione prima del 14 ottobre 1492 giapponese-americano, antichi e moderni, di altri e suoi. Claudio Tolomeo ad Alessandria d’Egitto nel secondo secolo d.C., i cicli astronomici errati (cosa davvero ruota e intorno a cosa) e le dimensioni e le longitudini della Terra deformate, nonostante i cartaginesi avessero già solcato l’intero Atlantico. Il Premio Nobel nel 1938 a Enrico Fermi (1901-1954), l’errore di valutazione di Nature e i dati della prima fissione artificiale del nucleo atomico male interpretati. Il francese Jean-Baptiste Pierre Antoine de Monet, cavaliere di Lamark (1744-1829) e la prima (sbagliata) formulazione di una teoria scientifica sulla trasformazione dei viventi con tre fondamentali errori nel primo grande approccio all’evoluzionismo biologico. Il presunto infinito immobile omogeneo isotropo universo fisico di sir Isaac Newton (1643-1727) e l’invocazione pregiudiziale di Dio. L’evoluzione cosmica (statica o dinamica?) e la teoria della relatività generale di Albert Einstein (1879-1955), con l’occasione mancata della fisica teorica. Il non-errore di Galileo (1564-1642), il doppio errore concettuale di Cartesio (1596-1650), l’errata fine della fisica di William Thomson barone Kelvin (1824-1907), la perduta certezza della matematica di David Hilbert (1862-1943), non si finisce mai di commettere discutibili fertili errori!

Il miglior giornalista scientifico italiano vivente, a lungo formatore dell’intera categoria, il chimico Pietro Greco (Barano d’Ischia, 1955) ci delizia parlando degli errori di alcune grandi personalità. Fa dieci esempi, lontani nel tempo e nello spazio, legati a cognizioni famose, all’interno di biografie complesse (sempre accennate con acume e ironia), utili a impostare correttamente anche il nostro rapporto con i continui errori che facciamo. Servono, facciamone tesoro, chiediamo scusa e trattiamoli con dolcezza, usiamoli per capirci e capirsi meglio. Non solo in ambito scientifico. Siamo fallaci, imperfetti. Per favorire migrazioni ed esplorazioni Colombo errò e capì male, scoprì quella America di cui dopo nessuno più poté poi fare a meno. Errore ed errante sono sostantivi con la medesima radice, si riferiscono a un analogo dubbioso vagabondare, dal latino e dai precedenti indoeuropei, in italiano in francese (erre) in spagnolo (yerro) e in altre derivazioni. Il migrante e lo scienziato furono e in parte sono stati prevalentemente dei movimentati erranti. Non c’è biografia dove non esistano innumerevoli esempi di paralisi, rallentamenti, accelerazioni, tentativi, handicap, casi come deviazioni imprevedibili per gli attori e casi come informazioni incomplete di noi attori, errori come errori fattuali (o refusi, qui) ed errori proprio concettuali. L’autore, citando tanti e soprattutto Popper, conclude su questa distinzione. L’errore (minimizzabile) di misura può essere strumentale, ambientale, procedurale e umano (trascrizionale o di stima); l’errore (falsificabile) di concetto è centrale nell’impresa scientifica, va cercato e non nascosto, non si sbaglia! Non è un trattato, non è un compendio, non c’è bibliografia. Si tratta del secondo volume della collana “La parola alle parole” (curata da Ugo Leone), sono già usciti la A (Ambiente) e la E, presto usciranno la G e la M. Se non lo trovate in libreria, è acquistabile via internet: http://www.doppiavoce.com/.

 

«Homo. Arte e scienza»

di Pietro Greco

edizioni Di Renzo (2020)

Da milioni di antropomorfi anni. Qui. Il chimico, scrittore e poeta Primo Levi ci ha ammonito con l’autorevolezza del genio: ogni separazione tra letteratura e scienza, più in generale ogni separazione tra arte e scienza, è una “schisi innaturale”. Ogni sforzo di dividere la cultura umana in monadi incomunicanti si risolve nella costruzione di un mostro artificioso. Eppure questi tentativi sono stati reiterati nei secoli scorsi. Le due culture, scientifica e umanistica, sono state spesso separate, pur a forza e “contro natura”; molti scienziati e umanisti hanno rifiutato di confrontarsi o stentato a riconoscere analogie e omologie. In realtà, l’arte e la scienza sono manifestazioni in apparenza di diversa origine e struttura ma, invece, profondamente interpenetrate di un’unica cultura, la cultura umana. Esistono innumerevoli luoghi significativi dell’intreccio e della reciproca influenza. Il chimico, scrittore e divulgatore scientifico Pietro Greco ha scritto un bellissimo corposo saggio per mostrarci alcuni di questi luoghi: manufatti, artefatti, teorie, esperimenti e personalità collocate nell’evoluzione, nella storia e nella geografia del pianeta umano, con i loro prodotti nel campo multiforme d’inestricabili combinazioni fra differenti arti (pittura, scultura, musica, tutti i generi di letteratura, architettura, teatro, fotografia, cinema, televisione) e discipline scientifiche (biologia, chimica, tutti i generi di fisica, matematica, geometria, neuroestetica, cibernetica). La cruciale questione è distinta in quattro parti narrative: evoluzione (l’arte è il frutto della storia, biologica e culturale), fusione (arte e scienza procedono quasi sempre di pari passo), ispirazione (la scienza diffonde nello spazio delle arti), riflessione (l’arte diffonde nello spazio delle scienze e diventa essa stessa scienza). Ogni parte è suddivisa in tre capitoli, dodici in tutto, corredati di curate citazioni e note. Completano il saggio la significativa dedica e il prologo all’inizio, la ricca bibliografia e il sommario in fondo (senza altri indici) e, al centro, uno splendido apparato di 131 figure e immagini a colori, numerate e richiamate nel corso della trattazione.

Pietro Greco (Barano d’Ischia, 1955) è il miglior giornalista scientifico italiano vivente, a lungo formatore dell’intera categoria. Qui riesce a vincere connesse ardite sfide: spiegare cosa siano arte e scienza per noi umani sapienti; illustrare da quando, come e perché ne abbiamo praticato l’espressione; esemplificare quanto entrambe siano combinato risultato, universale e storico, di singoli geniali individui. La cultura materiale simbolica, ovvero la primordiale arte figurativa, non è una prerogativa della nostra specie sapiens. Esisteva da prima della nostra apparizione, è appartenuta ad altre specie precedenti o coeve del genere Homo (da cui il titolo) e, come la scienza, è la manifestazione del pensiero astratto e simbolico nel tentativo di fornire una rappresentazione razionale del mondo circostante e anche di conservare memoria stabile di questa rappresentazione. Implicito è il riferimento all’evoluzione bipede di una parte africana degli ominidi e degli ominini (che libera mani e modifica le prospettive sensoriali), le cui capacità cognitive furono poi segnate dall’ampliamento del volume del cervello e dall’affinamento delle capacità artigiane, via via adattatesi ai differenti ecosistemi, conosciuti coi cambiamenti climatici o incontrati migrando. Alle primitive potenzialità estetiche (anche di altri animali) si è aggiunta la nostra peculiare capacità di creare simboli per gestire le spinte selettive (naturali e sessuali) dell’evoluzione. Simboli artistici e scientifici, ben sapendo che non esistono creatività artistica e creatività scientifica fuori dallo spazio e dal tempo e, quindi, dalla preistoria e dalla storia dell’insediamento umano in ogni ecosistema del pianeta. Il tema è bello, la trattazione scientifica e filosofica risulta “meravigliosa”, appassionante e stimolante, attraverso la biografia di scienziati e di loro belle scoperte, di artisti e di loro scientifiche opere, attraverso lo studio del cervello, delle simmetrie e delle ambiguità, delle componenti emotive e razionali delle umane esistenze, fino al magnifico Convivio dantesco e alla moderna società democratica della conoscenza. Che e quanta bellezza!

   

«La scienza e l’Europa. Dal secondo dopoguerra a oggi» – volume 5

di Pietro Greco

prefazione di Giulio Giorello

L’Asino d’oro editore

Europa. 1943-2015. Nella prima metà del secolo scorso, l’Europa è stata sconvolta una guerra civile durata oltre trenta anni, alla cui fine si è profondamente modificata la sua posizione nel mondo, l’antico primato risulta andato perduto. L’asse scientifico e la capacità d’innovazione, conseguentemente la centralità geopolitica, si spostano poi nel Nord America e, in misura minore, in Unione Sovietica. Nei primi anni della seconda metà del secolo, l’Europa sembra voler e poter risorgere dalle proprie ceneri, ben presto riesce lentamente ad affermare il nuovo modello di welfare: una progressiva integrazione istituzionale e un diffuso benessere sociale, entrambi fondati sulla produzione di nuova conoscenza e sulla collaborazione fra Stati. Eppure emergono via via anche i limiti e le contraddizioni del processo e soprattutto una nuova incrinatura nel rapporto con la scienza: all’inizio del XXI secolo, la spesa dell’Europa in ricerca è inferiore a quella media del resto del mondo, per la prima volta nella sua storia dopo la rivoluzione scientifica del Seicento. Sono cresciute sia la diffidenza verso la conoscenza che le spinte centrifughe dei nazionalismi. Appare in crisi lo stesso concetto di solidarietà, aleggiano ovunque sentimenti di ostilità e di odio, manifestazione di un’inquietudine profonda, cui si potrà far fronte solo ricercando con determinazione una nuova sostenibilità, sociale ed ecologica. Come spiega Giorello nell’introduzione del bel volume sul rapporto contemporaneo fra scienza ed Europa: “emanciparsi dai pregiudizi potrebbe sembrare un lusso da intellettuali privilegiati. Ma è proprio grazie a tale liberazione che si possono ottenere, in tempi più o meno brevi, quei successi a livello pratico – dalla ingegneria alla medicina – che fanno emergere migliori condizioni di vita. Senza illusioni, ma con sobria lucidità; senza privilegi, o meglio senza alcuna forma di discriminazione”.

Il miglior giornalista scientifico italiano vivente, a lungo formatore dell’intera categoria, il chimico Pietro Greco (Barano d’Ischia, 1955) ha completato un’opera immensa, il rapporto della piccola e marginale appendice occidentale dell’Eurasia con la scienza, partendo dalla motivata tesi che per millenni la situazione della seconda è stata principale causa dei successi e delle crisi della prima. L’ottima narrazione del quinto e ultimo saggio alterna con chiarezza e profondità la sintetica ricostruzione storica, i fenomeni e gli eventi della geopolitica, con la disamina degli avanzamenti nelle varie discipline scientifiche, comparando sempre il quadro europeo rispetto a quello mondiale. I primi tre capitoli descrivono la situazione degli esausti popoli europei “dopo la catastrofe” e fino al 1989: avevamo perso tutti, “noi” europei (oltre ai mortiferi risultati dei campi di battaglia militare); vi fu subito un enorme massa di migrazioni forzate che in meno di dieci anni ricollocarono ben cinquanta milioni di persone fra i vari Stati del continente; paure e divisioni rallentarono progetti comuni con la splendida eccezione del Conseil européen pour la recherche nucléaire, il Cern a Ginevra dal 1954 (su spinta italiana); si concretizzarono poi le tappe del noto processo di integrazione, che però non tenne abbastanza conto del dramma della guerra fredda e della svolta tecnologico-produttiva realizzata negli Stati Uniti, soprattutto grazie alla nuova “società della conoscenza” impostata da Vannevar Bush, consigliere presidenziale. Il quarto capitolo contiene sette minuziosi godibili paragrafi, ciascuno dedicato a una disciplina della scienza europea: fisica, matematica, chimica, biologia molecolare, medicina e salute, neuroscienze, medicina della mente (qui forse è parziale il quasi esclusivo riferimento a Fagioli). Gli ultimi due capitoli valutano presente e futuro: lo smarrimento europeo e la crescente crisi a partire dal 1991 (e fino almeno al 2008), anche nel confronto con la conquistata nuova centralità asiatica, in particolare della Cina, il quinto; i punti deboli da controllare e i punti di forza da sviluppare per un effettivo rilancio dell’Europa, basato sul ritorno alla scienza e al welfare State, il sesto. Prezioso indice finale dei nomi.

    

«L’albero. Dialoghi tra Fotografo e Scrittore»

di Roberto Besana e Pietro Greco

Oltre edizioni (2020)

grande formato, illustrato

Da 430 milioni di anni fa a dopo domani. Ecosistema terrestre vivente. Pare che la pianta terrestre più antica che si conosca sia la vascolare Cooksonia. La nonna dei nostri alberi si radicò tra il Siluriano Superiore e il Devoniano ed era presente in tutte le terre emerse di allora. Se pensate di non sapere tutto sui suoi figli e nipoti e sugli attuali biodiversi pronipoti vale la pena corroborarvi mente e spirito studiando e sfogliando lo splendido volume ”L’albero” di Roberto Besana (Monza, 1954), manager editoriale e fotografo, e Pietro Greco (Barano d’Ischia, 1955), chimico e divulgatore scientifico. Dopo alcuni brevi scritti introduttivi, incontrerete 65 godibili chiari testi a sinistra, mentre a destra luminose ramificate foto in bianco e nero completano la comprensione. Definizioni, misure, storia e geografia, biologia e geologia, dati, curiosità, delucidazioni, interpretazioni, citazioni letterarie e poetiche sugli alberi e sui boschi, e sul nostro evoluto rapporto con loro.

 

(*) Pietro Greco è morto il 18 dicembre di due anni fa, lasciando davvero un gran vuoto. Venerdì Radio3Scienza gli ha dedicato un bella puntata che potete godere in streaming. La “bottega” invece lo ricorda attraverso 4 recenti recensioni – di Valerio Calzolaio – su alcuni fra i tanti suoi libri. Cfr anche qui: Pietro Greco

MA COSA SONO LE «SCOR-DATE»? NOTA PER CHI CAPITASSE QUI SOLTANTO ADESSO.

Per «scor-data» qui in “bottega” si intende il rimando a una persona o a un evento che il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna deformano, rammentano “a rovescio” o cancellano; a volte i temi possono essere più leggeri ché ogni tanto sorridere non fa male, anzi. Ovviamente assai diversi gli stili e le scelte per raccontare; a volte post brevi e magari solo un titolo, una citazione, una foto, un disegno. Comunque un gran lavoro. E si può fare meglio, specie se il nostro “collettivo di lavoro” si allargherà. Vi sentite chiamate/i “in causa”? Proprio così, questo è un bando di arruolamento nel nostro disarmato esercituccio. Grazie in anticipo a chi collaborerà, commenterà, linkerà, correggerà i nostri errori sempre possibili, segnalerà qualcun/qualcosa … o anche solo ci leggerà.

La redazione – abbastanza ballerina – della bottega

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

Un commento

  • Si sta unificando cio’ che e’ stato diviso per conoscerlo meglio, secondo un’esigenza umana…che sta riconoscendo l’oltre limite.

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