Quel gaglioffo di Felicini ci parla ancora?

recensione al libro di Gigi Monello «Lo scellerato marcisce in fortezza» (*)

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Canaglia, prevaricatore, legno storto, cervello malato, bestia, sultanello, anima… Non c’è dubbio che Giuseppe Maria Felicini fosse un malfattore come evidenzia il titolo del libro di Gigi Monello «Lo scellerato marcisce in fortezza» ovvero «Divagazioni sul Conte Felicini, gaglioffo bolognese castigato in Toscana», edito in luglio da Scepsi & Mattana (64 pagine per 7,50 euri).

Monello è insegnante di storia e filosofia da 30 anni, da quasi un ventennio al liceo scientifico Alberti di Cagliari. Ha incontrato il «gaglioffo» (affascinante la discussione su questa parola di origini incerte) Felicini mentre si occupava di un ben più famoso scellerato – Cesare Borgia, detto «il Valentino», figlio di papa – nel suo libro «Il principe e il suo sicario», sempre Scepsi & Mattana 2014 (**).

Felicini è un tirannello perdente. Quando viene arrestato dai gendarmi del granduca di Toscana, il 24 luglio 1672, nella sua «carriera criminale assortita» ci sono 11 omicidi e «una interminabile sfilza di malefatte minori». Rinchiuso nella fortezza di Volterra, lì resta per 43 anni e 4 mesi, «15815 giorni, 379560 ore» dopo 46 anni «a godersela, straviziando e disturbando il prossimo».

Molte le domande che Monello pone a chi legge. Come si castiga un gaglioffo? In che modo si risarciscono le vittime, vive o morte? Insomma lo scellerato Felicini l’ha «veramente pagata»? L’autore paragona – in una nota – la punizione del «conte Ercole Felici, cavaliere bolognese facinoroso» ad altre dei giorni nostri, come quella di Pietro Maso che per l’uccisione dei genitori ha scontato 22 anni. Aggiunge Monello un terribile conteggio: Maso «due morti, 22 anni, 11 per morto» e Brevik, il neonazista norvegese «77 morti, 21 anni di reclusorio, il massimo previsto da quelle parti: 3 anni e 2 mesi di galera per morto». Un bell’intrigo di etica, giustizia e leggi: «ben degno di filosofi e dei loro ordinati, garbuglieschi cataloghi». Ma proprio la terribile fortezza di Volterra oggi ci parla, con un progetto teatrale noto in tutto il mondo, della speranza che si possa rieducare il criminale.

Prima ancora del nodo delitto/pena c’è un quesito più difficile: per fermarsi alla sola libidine violenta, se «è nella natura bestiale» sporcare tutto, che razza di bambino fu Felicini? Si pentì – a parole sì, durante la lunga prigionia – o restò «malvagio sino in fondo»? Domande che purtroppo tornano tristemente attuali ogni volta che discutiamo di femminicidi e di altri crimini orribili.

(*) questa mia breve recensione è uscita – al solito: parola più, parola meno – sul quotidiano «L’unione sarda». Il poco spazio mi ha impedito di toccare altri temi: per dirne uno il discorso, niente affatto banale, sull’idea che in carcere il tempo sembri allungarsi. Ma la recensione non era comunque il luogo adatto per aggiungere qualcosa sull’autore. Non conoscendolo di persona ma avendolo apprezzato per gli ultimi suoi due libri, gli avevo rivlto per mail qualche domanda cercando di conoscerlo un po’ meglio: ho ricevuto risposte interessanti che riporto qui sotto. (db)

(**) La mia recensione è qui: L’eroica Faenza e l’infame Cesare Borgia: storie per l’oggi

 

QUALCHE CENNO AUTO-BIOGRAFICO DI GIGI MONELLO
…. Faccio l’insegnante da 30 buoni anni, storia e filosofia, nel liceo scientifico Alberti […] Le mie fisse sono, a scuola, il rapporto filosofia-storia della scienza, l’ecologia, l’antropologia culturale in senso lato (la mia riforma: farei adottare nelle scuola Jeremy Rifkin e Jared Diamond)

http://www.liceoalberti.it/progetti_scien_2008-09/1809.html

http://livinginviaancona.blogspot.it/2012/06/sliding-stones.html

http://livinginviaancona.blogspot.it/2011/06/la-fortuna-di-trovarsi-orizzontali.html

http://livinginviaancona.blogspot.it/2010/06/liceo-alberti-cagliari.html

Queste cose che vedi on line, sono tracce di riviste cartacee a stampa, da me prodotte; la scuola dell’autonomia non aveva soldi per finanziare cose troppo legate ai contenuti disciplinari, cioè al sapere

http://picciokkumalu.blogspot.it/2012/06/il-tubo-rotto-e-le-metafisiche.html

Fuori dalla scuola – si fa per dire, poiché anche lì ossessiono con Fromm – la mia fissa è la psicologia del potere e della permeabilità delle masse al fascino del vitalista seduttivo e manipolatore (carattere degli italiani)

http://picciokkumalu.blogspot.it/2013/02/divagazione-quasi-seria-circa-il.html

Cos’altro dirti? […] Mi piace da morire viaggiare in treno, d’estate, su e giù per la mia amatissima, disgraziatissima Italia, per biblioteche e spiagge; non ho smesso – nonostante tutto quello che hanno fatto alla scuola gli insipienti/riformanti – di provare gusto nel fare lezione […] Ah, dimenticavo, la mia fissa musicale maniacale, Keith Richards e i Rolling Stones […] il Conte Felicini lo incontrai mentre studiavo cose borgesche, in particolare di un figlio naturale di Cesare …
https://archive.org/stream/animedannatecon200ricc#page/n67/mode/2up

danieleB
Un piede nel mondo cosiddetto reale (dove ha fatto il giornalista, vive a Imola con Tiziana, ha un figlio di nome Jan) e un altro piede in quella che di solito si chiama fantascienza (ne ha scritto con Riccardo Mancini e Raffaele Mantegazza). Con il terzo e il quarto piede salta dal reale al fantastico: laboratori, giochi, letture sceniche. Potete trovarlo su pkdick@fastmail.it oppure a casa, allo 0542 29945; non usa il cellulare perché il suo guru, il suo psicologo, il suo estetista (e l’ornitorinco che sonnecchia in lui) hanno deciso che poteva nuocergli. Ha un simpatico omonimo che vive a Bologna. Spesso i due vengono confusi, è divertente per entrambi. Per entrambi funziona l’anagramma “ride bene a librai” (ma anche “erba, nidi e alberi” non è malaccio).

Un commento

  • Restituiamo, caro Daniele, al nordico invasato, il suo primato: «77 morti, 21 anni di reclusorio, il massimo previsto da quelle parti: 3,2 mesi di galera per morto».

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