Quirra in Rai: pregi e…

… limiti di «Materia oscura»

di Walter Falgio

Il film «Materia oscura» di Massimo D’Anolfi e Martina Parenti recentemente in onda su Rai5 in prima serata ha certamente un pregio:

mostrare senza alcun infingimento rumori e scenari dei giochi di guerra del poligono di Quirra così come li hanno uditi e visti per decenni pastori e vicini di casa. Quello di «Materia oscura» è un cinema d’osservazione che spiattella in presa diretta la potenza e la devastazione di sperimentazioni missilistiche, prove di resistenza agli impatti, esplosioni “controllate”, guide radar, radiobersagli colpiti in volo. E’ una rappresentazione dell’insanabile, continuo contrasto fra le esigenze della “Difesa” e delle multinazionali che testano i loro super prodotti nella base in affitto da una parte e dall’altra i tempi lunghi, immutabili del lavoro nelle campagne. La storia della base di Quirra e del suo inquinamento è lunga mezzo secolo. In tutti questi decenni molto, moltissimo delle conseguenze causate da polveri, radiazioni, veleni infiltrati nella terra e nell’acqua non è stato nemmeno rilevato. Sino a che una lotta di popolo, la sensibilità di alcuni amministratori locali, l’attenzione e la professionalità di scienziati disinteressati e ora un’indagine della Procura, non hanno scoperchiato l’enorme vaso di Pandora chiamato Sindrome di Quirra. Decine di morti e malati fra militari e civili, bambini e animali malformati, campi e mare violentati nel profondo. Il film con raffinato montaggio, che a tratti richiama grandi classici del documentarismo sulla Sardegna, disvela questi contrasti: le bestie malate, le indagini di biologi, la preoccupazione dei veterinari, da un lato. I gas dei missili carichi di nanoparticelle mortali, le discariche di metalli, radar puntati, munizionamento sepolto a mani nude ed esploso, dall’altro. Ma – e qui emerge il limite del lavoro – il tutto appare quasi atemporale, fuori da un contesto preciso e finalizzato, una schietta (e certamente bella) narrazione del male assoluto e delle sue vittime mute (non voglio pensare ai banali luoghi comuni sul vittimismo del sardo colonizzato). Quei pastori che lottano contro la morte del vitello invece hanno alzato la testa. Insieme a tanti altri hanno denunciato l’orrore. Sono state scritte per questo migliaia di pagine di libri e giornali e si è definita una variegata forza di opposizione al “potere forte” di militari che hanno tutti un volto, un nome e un cognome. Raramente questo movimento è stato sostenuto con intelligenza dalla politica ma si è comunque fatto sentire a gran voce. Di questi aspetti, necessari per comprendere al meglio la storia di Quirra in Sardegna, nel film non c’è traccia.

 

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