Quosque tandem Inail abutere patientia nostra?

di Vito Totire

A chiunque interessato, compreso il Presidente della Repubblica.

Franz Kafka ha scritto parole dure sull’Inail della Boemia ai suoi tempi, manifestando sorpresa sulla capacità di sopportazione dei lavoratori. Condivido il suo sentimento e mi assilla la domanda: perché i lavoratori italiani sopportano tanto?

In Italia, oltre all’ignobile segreto di Stato, c’è anche il “segreto Inail”. Ispirandosi alle istituzioni totali (tipo carceri) Inail invoca il criterio della «autodichia» e s’atteggia a “repubblica indipendente”. Con un «provvedimento interno» decide che i lavoratori, i loro familiari e consulenti non hanno diritto ad accedere agli atti in particolare, alle consulenze della Contarp ovvero la «Consulenza Tecnica Accertamento Rischi e Prevenzione».

Una volta ci dissero – a Modena – «sono atti che attengono alla sfera precognitiva e prevolitiva»… materia da psicanalisi.

Di conseguenza se una vedova – già in difficoltà nel suo percorso di elaborazione del lutto nel quale dovrebbe essere supportata – chiede le “motivazioni” del disconoscimento della patologia professionale mortale del marito operaio, al fine di discuterne in collegiale, l’Inail (dalle Marche alla Sicilia) risponde come se stessimo facendo una partita a scacchi in cui uno dei due contendenti pretenda che l’avversario non venga a conoscenza delle sue mosse.

Noi abbiamo una idea sulle motivazioni della “ritrosia” dell’Inail e non vorremmo che venga coltivata la tendenza a riconoscere la eziologia professionale solo quando il “padrone” è d’accordo. Infatti il vero tabù pare non tanto l’accesso ai dati sanitari quanto quello agli atti ispettivi.

Ma chiediamo all’Inail: se l’accesso agli atti si riduce al fatto che ci fornite fotocopia della documentazione che vi abbiamo dato noi (!) in “collegiale” di cosa discutiamo?

Non mi dilungo ma una cosa pare chiara: l’Inail non va demonizzato perché è oggi quello che il ceto politico – eccezionalmente compatto – degli ultimi trenta anni ha voluto che fosse; un istituto capace di negare a una vedova l’accesso agli atti e capace di dire “non risponderemo” anche alla eventuale istanza di una “collegiale” al buio.

I ministri Roberto Speranza e Nunzia Catalfo hanno qualcosa da dire al proposito? E le Procure della Repubblica ?

A noi pare che non ci sia rispetto nemmeno per i morti. Che poi non è una novità, siamo d’accordo, ma questa è una aggravante.

(*) Vito Totire, medico del lavoro/psichiatra a Bologna, è portavoce della «Rete nazionale per l’ecologia sociale»

Bologna , 18.7.2020

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