Racconto cavalleresco, capitolo 4

di Kike

Anno del signore 2012
So chic
Che eleganza

( Dal Cap. I
Plinio, leccando l’ultima parte del gelato-microfono, lasciò cadere distrattamente il microfono stesso dal grande pennone . . .)

Con la sua più totale non curanza per le persone a lui sottomesse prese a scendere i gradini della scala a girella del grande pennone. La scena vista attraverso gli occhi virginei della stagista Piera Pieri lo vede, il Plinio, vestito di un cappottino blu, molto chic, una sciarpa di seta bianca e un bel paio di scarpe di vero cuoio-cuoio, opera di un artigiano di Prato.
Tutto in Plinio è musicale.
Annotta la Signorina Pieri sul suo diario quel fantastico suono di scarpe a battere veloce sul ferro della scaletta.
Un tìn tìn tìn tìn tìn tìn tìn tìn alternato a uno slapsh, dovuto allo scivolone che avveniva spesso, quando cioè l’umidità dell’aria superava il 74%, rendendo così il metallo della scala scivoloso per la suola di solo cuoio-cuoio.
Plinio, seconda la famigerata e veritiera legge che vuole che l’erba cattiva non muore mai, presto si rialzava, imprecando contro la manutenzione della scala stessa da parte di quella marmaglia che lo seguiva e che nella fabbrica lavorava.
Il Guidi dispiaciuto per lo slapsh fragoroso che poteva avvenire ed avveniva nelle giornate umide-umide si prodigava, carico di cartelle e borse del suo capo-mentore, a pulirgli e ad asciugargli le terga.
Il Plinio allora si girava con quel fare da uomo carismatico ed intoccabile quale era, fulminandolo ed umiliandolo con il solo sguardo, suscitando nello stuolo di segretarie e in Piera, ultimo arrivo tra quelle galline, un moto emotivo degno di un … di un condottiero incurante della sua persona e proiettato verso quell’ignoto futuro ricco di avventure.
Ebbene sì, Piera sognava attraverso gli occhi di Plinio e Plinio questo lo sentiva, da squalo quale era.
Era pur sempre l’uomo del conte, il conte Cosmo Vangaglia.
All’umidità del clima quindi si aggiungeva quella indotta, occhi lucidi da emozione.
Il Guidi impacciato, sudaticcio, con le scarpe in gomma e carico come un mulo ne risultava poverino succube. Non solo nella realtà ma anche nell’immaginario.
Poverino è quello che pensava la sua fidanzata Patrizia, con cui Guido aveva intrapreso una relazione duratura giusto un’ anno prima dell’assunzione dello stesso alla Vangaglia Spa, nello stabilimento di Ravenna.
Lei, Patrizia, lo stava perdendo via via per colpa di Plinio che se lo portava ovunque per via del contratto capestro che il fidanzato stipulò per rispettare le scadenze del fido aperto con la banca e pagarsi la casa da loro acquistata nella tranquilla Marina Romea.
Il contratto da Guido stipulato era ben retribuito ma verteva sull’incognita V di Vangaglia che Plinio usava a suo piacere secondo i momenti. L’equazione contratto infatti era:

a : B* = t* : V
a: Guido Guidi
B: Plinio
t: tempo
V: variabile Vangaglia

* In questa particolare equazione-contratto B e t coincidono

Lei, avrebbe voluto che Guido si vestisse in modo congeniale alla sua corporatura, ma il Plinio voleva che tutti, nessuno escluso, vestissero abiti della Vangaglia.
Per questo a seconda dei reparti, delle mansioni e non per ultimo per la fedeltà alla ditta, che era anche un impero (ricordiamo infatti che all’ingresso dello stabilimento, che si perdeva all’orizzonte toccando cielo, aria e acqua contaminandoli in un solo colpo con uno spurgo, era affisso il cartello CONTEA DI VANGAGLIA —- ATTENZIONE A VOI CHE ENTRATE), c’erano capi di abbigliamento griffati Allegra Serena Vangaglia.

Un attimo di pausa

Allegra Serena Vangaglia era la più famosa stilista dell’impero, della contea.
Allegra Serena, ora trentenne, mostrò subito il suo talento artistico sin dall’infanzia facendo del taglia&cuci con gli abiti dei collaboratori domestici presenti nella dimora dove lei crebbe.
Frequentò poi la Luiss Vuitton School di Neeandherthal in Olanda dove oltre al normale corso di arte, intrattenimento, svago, flirt e viaggi poteva giocherellare con fiori e piante, anche spiritose, e esercitarsi alla pesca del nordico, che non puzza e non suda.
Per poi a maturità raggiunta, tornare sulle rive del Mare Nostrum (il Mar Mediterraneo alias Mar Adriatico alias Mar Milano Marittima), come diceva nonno Cosmo Vangaglia, e mostrare la sua pelle candida e profumata al profumo dei mille fiori facendo girare la testa ai fortunati con cui si divertiva a giocare.
Indelebile rimase la visita alla fabbrica, mai più replicata, di Allegra Serena, nell’anno del Signore 2000.
Era estate, un giugno caldissimo e l’umidità era talmente alta che in fabbrica gocce d’acqua si formavano all’interno dei capannoni.
Si presentò anche il fenomeno del tutto-si-alza, cioè dal basso via via andava su e ancora più su.
Come l’acqua anche il resto come calore, pressione, umore … finché si presentò Allegra Serena accompagnata dal nonno Cosmo, dai fratelli William II, Lorenzo, Milàn e i piccoli Simone e Giacomo.
Indossava un abito di sua creazione, molto leggero e trasparente e traspirante, di un color bianco-bianco. Le sue gambe bianche, belle e lunghe tagliavano letteralmente il piazzale come del resto i capannoni che il nonno le faceva visitare.
Allegra Serena infatti era pronta alla sua primissima personale collezione e cercava una location, la fabbrica di famiglia dello stabilimento di Ravenna sembrava infatti perfetta,  per presentare le sue idee.
Le  navi che ivi vi attraccavano, la banchina, lo sfondo molto hard del porto e la fabbrica con il suo grasso-unto ed il suo grigio-grigio predominante come, quei tantissimi ragazzi, uomini e vecchi che proprio lì all’interno di quell’impero lavoravano, erano per la diciottenne Allegra Serena una visione, una folgorazione . . .
– ‘Na botta! – direbbe in volgare un marittimo.

(sospensione)

. . . così . . .

– Nonno come stai? Ciao nonno-nonno. Ti sto telefonando da Neeandherthal e stavo sfogliando una rivista e ti ho pensato e pensavo che sarebbe bellissimo venirti a trovare ora. Perché mi manchi e sento la tua distanza distante like a shape. I wanna go to U, nonno-nonno. Sei lì a Ravenna, nella splendida Ravenna? –
– Amore mio, sì sono qui! – il nonno – Ci resterò un paio di giorni poi vado giù in Sicilia, a controllare i lavori poi di conseguenza in Ucraina e in Cina -.
– Arriverò nel pomeriggio, prenderò l‘aereo tra poco se mi prometti che mi aspetterai per il pranzo, però!.
Porterò anche un bulbo nuovo creato da me stanotte con delle amiche. Si chiama bulbo di Vang. È bellissimissimo ed è nero-nero che di notte si armonizza con la notte, … un tono su tono. C’è e non c’è … e a proposito di “C’è e non c’è” ti volevo proprio parlare di questo titolo. Come ti sembra? –
– Per cosa amore? – il nonno.
– Il titolo, come ti sembra? – Allegra Serena.
– Allegra Serena?! Il titolo per quale occasione? – il nonno.
– Non te l’ha detto la mamma?! … Io prima non te l’ho detto nonno-nonno?
– No Allegra! – il nonno.
– Che strano! Comunque ho avuto questa splendida idea. Sono pronta nonno! Non sei contento nonno?!nÈ arrivato il mio momento! Non credi nonno?! . . . -.
– Allegra?!! – il nonno Cosmo.
– “C’è e non c’è” la collezione arte & moda di Allegra Serena Vangaglia.
– Ho pensato di farl a Ravenna . . .- .

Come una novella Cappuccetto Rosso, Allegra Serena salì sul suo aereo di famiglia e volò dal nonno a Ravenna.
Allegra Serena, accompagnata da nonno Cosmo, visitò la fabbrica provocando, causa anche il contemporaneo fenomeno del tutto-si-alza, quattro incidenti mortali e sette guaribili in breve tempo, con conseguente interruzione dei lavori all’interno dello stabilimento di un intero turno.
Questo provocò altresì uno sciopero sindacale di un’ora per turno.
Ora dedita alla sensibilizzazione del prossimo alle distrazioni in ambito lavorativo e al ripristino dei danni che quel tutto-si-alza provocò.
Venne così ridotto il budget dell’evento mondano “C’è e non c’è”, presentato all’interno del Ravenna Festival del Mar&Mosaici, del 32%.
Inoltre le idee di scarto, insieme al materiale non utilizzato per la realizzazione dell’evento, furono usate dal reparto ricerca e sviluppo della Vangaglia Spa per creare una linea 4stagioni per l’operaio che in fabbrica deve lavorare duro-duro.
Il catalogo presentato all’ora del thé in chiusura del Festival, nel porticciolo turistico di MarinaMarinata, vantava questi pezzi (pezzi con cui la Vangaglia Spa dotò ogni operaio):

– elmetto protettivo giallo play-mobile,
– giubbetto ad alta visibilità arancio,
– scarpe anti-infortunistica nere,
– guanti di gomma anti pioggia di colore glou-blu,
– guanti di gomma specifici di colore nero pneumatico,
– guanti di cuoio da lavoro bianchi zebra,
– un pantalone di cotone blu tuta da operaio,
– un giacchetto di cotone blu tuta da operaio.
– giaccone impermeabile ad alta visibilità (fuori catalogo)*.

*Acquistabile al negozio della fabbrica attraverso otto ore di straordinario o con otta punti vinci-campione raccolti con le consumazioni alle macchinette presenti all’interno dello stabilimento.

UNA NOTA SUL CAVALIERE (e povero anche il cavallo, ah-beh, sì-beh)
Si prosegue? Ah, saperlo. (db)

Redazione
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