Re Magie, quarto magio e altre irriverenze

Osservazioni per un’Epifania poco tradizionalista

di Maria Teresa Messidoro (*)

Nella variegata e composita famiglia di mio nonno materno, molte persone portano nomi non proprio comuni: Evanzio, Euro, Ermo o Evelise per citarne alcuni.

Per questo il nome Chiola di una cugina di mia madre non mi stupiva più di tanto.

Mi sorpresi invece quando scoprii, ancora ragazzina, che Chiola era il diminutivo di Melchiorrina.

Scoprii pure che un prozio acquisito si chiamava Baldassarre, per tutti Balsarin; nella mia memoria c’è il ricordo di un suo fratello Gasparre, ma forse questo era soltanto una mia fantasia, non supportata da opinioni di autorevoli zie e cugine.

La sorpresa continua ancora oggi quando, a ridosso della ricorrenza del 6 gennaio, aggiungo elementi nuovi alla fantastica storia dei Tre Re Magi.

Innanzitutto i tre nomi hanno una grande attinenza con tre monarchi mitologici della preistoria iraniana: Manucher, Garshap e Bastavarai.

Secondo Nazanín Armanian, il fatto che viaggiassero da Oriente verso Gerusalemme (peraltro sempre Oriente) circa 2000 anni fa li colloca sicuramente nei domini dell’Impero Persiano costituitosi nel VI secolo a. C. e rende plausibile il loro stato di inviati dell’imperatore iraniano dell’epoca.

Sempre Armanian sostiene che il termine indoeuropeo magio è molto simile al nome dei sacerdoti dediti al culto della dea solare Mitra, i mog. Di fatto, la città iraniana di Mogan fu uno dei principali centri religiosi di questo culto antico. (1)

Inoltre scopro che un pastore della Chiesa Presbiteriana  – ma anche scrittore, insegnante universitario e diplomatico americano di origine olandese – Henry Van Dyke parla di un quarto Re Magio, Artaban. Il suo libro, scritto nel 1896 e tradotto in 19 lingue riesce, secondo alcuni studiosi, a esprimere in poche parole i più profondi significati del Cristianesimo universale.

Artaban, che abitava a Ectabana, quando vide la stella cometa, decise di vendere i propri beni e di acquistare uno zaffiro, un rubino e una perla da portare in dono al Re appena nato. Radunò gli amici per raccontare loro la sua scoperta e convincerli a viaggiare con lui, ma i presenti, increduli e timorosi, adducendo molte scuse, lo lasciarono solo.

Artaban iniziò così il suo viaggio. Ma tutte le volte in cui era prossimo a realizzare il suo sogno di conoscere il Re incontrava una persona bisognosa di aiuto: per salvarla era costretto a vendere uno dei suoi preziosi doni.

L’ultimo episodio avvenne trentatré anni dopo, quando, continuando il suo peregrinare, giunto a Gerusalemme, diede ad alcune guardie romane il suo ultimo gioiello, la perla, per riscattare una donna da loro fermata e arrestata. Da quella donna scoprì che un uomo stava per essere crocefisso perché si era proclamato Figlio di Dio.

Artaban, ormai vecchio ed esausto, sconsolato per non aver adempiuto alla sua missione, si rifugiò sotto le mura della città per salvarsi dall’enorme boato che scosse la terra; appoggiato alle spalle della ragazza esalò l’ultimo respiro. Ma ecco una voce flebile dirgli: “In verità in verità ti dico, che ogni volta che tu hai fatto ciò ai tuoi simili, ai miei fratelli, tu l’hai fatto a me”.

Un grande respiro di sollievo gli uscì dalle labbra: aveva finito il suo lungo viaggio. I suoi doni erano stati veramente graditi e finalmente aveva trovato il Re. (2)

Ma la sorpresa più grande per me è scoprire che forse – dico forse – uno dei tre magi era in realtà una donna!

La fonte non è una agguerrita femminista contemporanea, bensì un pittore del 1400, Lorenzo Monaco: in un quadro ora conservato agli Uffizi di Firenze, il re più giovane, raffigurato in primo piano, indossa una veste femminile, probabilmente in velluto con ricami in oro, con una cintola che ricorda la avnet, ovvero la cintura sacerdotale ebraica. La persona è imberbe, presentando lineamenti marcatamente femminei. Indossa un copricapo simile a un turbante, solitamente maschile. (3)

Una Regina Magia dunque?

Non è così strano, dato che in alcuni presepi napoletani del 700 compare un quarto Magio, per l’esattezza una donna in vesti esotiche, battezzata ironicamente dai napoletani la “Re Magia”. La donna, dal volto lucente e i lineamenti eleganti, a volte dalla pelle chiara, a volte scura, non sarebbe altro che Diana, personificazione della Luna e del principio universale femminile. Viene chiamata anche “La Georgiana” e segue i re Magi a piedi oppure su una portantina sorretta dai servitori.

 

La storia di una Regina Magia arriva in Spagna dove, soltanto alcuni anni fa, nasce un dibattito politico sulla opportunità di una Regina Magia in due cortei cittadini previsti per la festa del 6 gennaio, come ha deciso la sindachessa di Madrid appartenente al partito Podemos.

Le critiche non si sprecano ma la domenicana Annely Matos, madrilena da quasi quaranta anni, difende la scelta che la vedrà cavalcare come Re, pardon Regina, per le strade della capitale: “Perché non posso essere io una regina magia? E poi sono negra, non devo nemmeno colorarmi…”.

E c’è chi sottolinea che alcuni giorni prima papa Francesco aveva voluto nella messa di Fine Anno una bambina vestita da Re Magia.

Due anni dopo, nel 2018, la polemica si riaccende quando Estibaliz Canto, la Consigliera responsabile della Cultura nella città di Vitoria (capitale della Comunità Autonoma dei Paesi Baschi) decide che la storica Cabalgata vedrà la presenza di ben 6 Re Magi, tre uomini e tre donne.

Molto interessante la sua dichiarazione pubblica, in cui tra l’altro si domanda: “è giusto che le bambine ed i bambini vedano soltanto tre uomini come portatori di magia e fantasia?”. E ancora: “ Per me l’immaginario che dobbiamo difendere pubblicamente è una società aperta, diversa, eterogenea e rispettosa. Mi piacerebbe che attraverso l’inesistente (come la Cabalgata) si possano trasmettere valori di ciò che sì esiste (anche se qualcuno li vuole nascondere)”. (4)

La Regina Magia ha suscitato commenti anche in Italia: ho scovato in internet, su Lanuovabq (?) un articolo che mi ha fatto strabuzzare gli occhi.

Il titolo era questo: “Follia gender. A Madrid sfilano i Re Magi donna”. Poi, dopo alcuni commenti a dir poco conservatori, ecco la perla finale: “ Nelle mani dei novelli Erode la strage dell’innocenza continua ancor oggi, al fine di sfrattare dalla capanna la Sacra Famiglia e far entrare al suo posto la Dissacrata Famiglia composta da gay e travestiti”. (5)

Chissà se gli autori di questo articolo hanno mai letto il libro di Gloria Fuertes García , “Tres reinas magas: Melchora, Gaspara y Baltasara”: siccome Melchiorre, Gasparre e Baldassarre non possono raggiungere Betlemme, le loro spose, anch’esse regine magie, li sostituiscono, acquistando il ruolo centrale nella storia, in contrasto con l’immagine della donna totalmente relegata al ruolo di angelo del focolare molto presente quando Gloria Fuertes scrisse questo splendido racconto infantile, da far leggere agli adulti però. (6)

E allora per concludere questo viaggio con i tre Re Magi non resta che lasciarli riposare in pace. Ma dove? Nella città di Saba, come ha dichiarato Marco Polo nel Il Milione, o nella Basilica di Sant’Eustorgio, dove sarebbero giunti dopo un avventuroso viaggio, partito dalla Basilica di Santa Sofia, a Costantinopoli, dove li aveva depositati Elena, la madre dell’imperatore Costantino? (6)

 

NOTE

  1. Vedere articolo di Nazanín Armanian “Así se inventó la “misión imposible” de los Reyes Magos, in Rebelión, 7 gennaio 2019, https://rebelion.org/asi-se-invento-la-mision-imposible-de-los-reyes-magos/
  2. Un bel commento al libro del quarto magio è qui https://www.eticamente.net/48050/la-storia-del-quarto-re-magio.html. Secondo alcuni autori la storia del quarto magio è leggermente diversa, ma non cambia la sostanza.
  3. http://www.farodiroma.it/la-presenza-donna-magi-non-novita-assoluta/, e https://www.doppiozero.com/materiali/re-magi-due-uomini-e-una-donna
  4. https://nortexpres.com/vitoria-abre-el-debate-de-una-cabalgata-con-6-reyes-magos-3-mujeres/ qui la dichiarazione completa di Estibaliz Canto
  5. https://lanuovabq.it/it/follia-gender-a-madrid-sfilanoi-re-magi-donna
  6. Qui una presentazione in italiano, assai rara di Gloria Fuertes, una eclettica scrittrice e poetessa spagnola, appartenente alla cosiddetta Generación del ‘50, introvabile in italiano: https://fahrenheitmagazine.com/arte/letras/gloria-fuertes-una-vida-llena-de-poesia
  7. https://museemusei.wordpress.com/2017/01/04/64/ qui la storia, anch’essa romanzata, delle tombe dei Re Magi

(*) Maria Teresa Messidoro è vicepresidente Associazione Lisangà culture in movimento, www.lisanga.org

Teresa Messidoro

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