Recensione a «365» di Barbieri e Cicinelli

di Alessandro Ghebreigziabiher (*). A seguire una notarella della “bottega” sull’invasione degli ultratrecentosessantacinquenni.

Mi accingo a redigere qualcosa di insolito per il sottoscritto, ovvero la recensione di un libro. È accaduto davvero di rado fino a oggi, ma quando è il dovere a imporlo non posso esimermi. Laddove è pure un piacere, tanto meglio.
Sto parlando del romanzo intitolato
365 edito da Calamaro Edizioni (2023), opera di un vecchio amico e uno nuovo, Daniele Barbieri e Gianluca Cicinelli.
Un vero giallo dal finale a sorpresa scritto e interpretato in prima persona da questi ultimi.
L’ho letto quest’estate molto velocemente e mi è piaciuto tanto per vari motivi, che vado a elencare.
Parto dalla divertente nota sulla quarta di copertina, la quale avverte che la vicenda narrata contiene un
70 per cento di verosimile follia, 2 per cento di fantascienza, 14 per cento di verità e 35 per cento di politica ribelle. I conti non tornano? Neanche ai due autori.
Be’, neppure a chi legge – ovvero il sottoscritto – ma non è affatto un difetto. Tutt’altro. Le trame avvincenti e che, soprattutto, ti invitano a riflettere come quella in oggetto sono proprio quelle che ti lasciano domande insolute. In altre parole, con i conti che non tornano, ecco.
Inoltre, considero la suddetta, a mio avviso apparente, boutade più profonda di ciò che sembra. Scorrendo la Storia del nostro Paese dalla fine della Seconda guerra mondiale a oggi anche un bambino si accorgerebbe che le cifre indicate come risultati esatti di ogni metaforica operazione di riordino e presentazione dei fatti fa acqua da tutte le parti e la trama di questo sagace e a tratti spassoso romanzo contribuisce a dimostrarlo.
Un altro aspetto che mi ha intrigato riguarda il lavoro a quattro mani dei due autori. Secondo la mia personale esperienza scrivere un romanzo non è affatto roba facile per chiunque, perfino per i più navigati e talentuosi. Farlo riuscendo ad armonizzare le proprie pagine con quelle di qualcun altro, costruendo comunque un racconto piacevole e profondo come questo, è davvero un merito encomiabile.
A ciò si lega un ulteriore tema del libro davvero interessante. Mi riferisco all’incontro tra le due esperienze di vita rispettivamente di Daniele e Gianluca, che mi permetto di chiamare per nome come non farebbe di certo un recensore professionista, contraddistinte in modo ideale come il ‘68 e il ‘77. Le differenze, alla stregua delle assonanze, sono molteplici tra i due singoli periodi storici in cui i nostri hanno sperimentato il “fare politica di sinistra” nel modo originale che oggigiorno sembra una sorta di miraggio dimenticato alle spalle, invece che la fantomatica oasi all’orizzonte nel deserto. Tuttavia, l’essenza che li unisce e li rende capaci di guidare il lettore con preciso sincronismo e armoniosamente come una sorta di fratelli siamesi, credo sia qualcosa di prezioso, una specie di combustibile che non sembra aver perso vigore, nonostante la malinconia che trapela ogni tanto dalle pagine. Il che vuol dire che c’è ancora tanta legna da ardere là sotto e che i conti magari non torneranno mai, ma questo non incide in alcun modo sul reciproco e indomito desiderio di verità e giustizia dei nostri.
In parole povere, ‘68, ‘77 e finanche ‘23, ma siamo ancora qui a lottare, soprattutto per chi non c’è più come
Luigino Scricciolo, a cui il volume è dedicato. Nella fattispecie ho trovato straordinariamente toccante il monologo di fronte alla sua tomba.
Un altro dei meriti di questo romanzo è che avvolti dalla narrazione che irretisce alla stregua di un pezzo jazz particolarmente ispirato si è indotti con facilità a estendere la lodevole dedica anche ad altri che alla stregua di Scricciolo sono stati istituzionalmente isolati e maltrattati in Italia. Come se – per quanto ci ritroviamo immersi nell’immaginazione e i ricordi di due persone letteralmente in carne e ossa, nelle vesti degli autori ma anche dei protagonisti – i loro vissuti, i pensieri, le emozioni e i sentimenti, i sogni e i rimpianti, le illusorie vittorie e più che mai le trionfanti sconfitte, fossero quelle di molti. Anche se i conti non torneranno neppure per costoro e ogni giorno che passa il numero che se ne ricava diminuisce. Si leggano pure, come scrivono Daniele e Gianluca, quelli che si ergono
soli contro loro che soli non sono.
Nondimeno, arrivando alla conclusione della lettura di 365 ci si sente meno soli da queste parti e non è male oggigiorno con un unico libro.
Grazie a tutti e due.

(*) ripreso da https://www.storieenotizie.com (la “bottega” lo segnala a ogni uscita, nel colonnino di sinistra) che si presenta così:

Storie e Notizie ha iniziato a muovere i suoi primi passi verso la fine del 2008 proponendo racconti e video basati su news attuali provenienti dai maggiori quotidiani e agenzie di stampa on line. L’obiettivo è stato sempre quello di narrare sotto forma di storie le notizie dell’attualità, con l’auspicio di offrire ulteriori punti di vista per ragionare più a fondo sulla realtà dei fatti.

A 15 anni di distanza, dopo varie trasformazioni, giunge un’ulteriore evoluzione: i podcast. In breve, ogni post sarà fruibile oltre che tramite testo, anche sotto forma di podcast video o solo audio, rispettivamente su Youtube e Spotify, assieme ovviamente agli altri siti come Audibile e Apple. Da cui il motto leggi, guarda e ascolta.

Un sincero grazie a chi mi accompagna in questo viaggio.

A.

NOTA DELLA BOTTEGA

Continuiamo a pubblicare (ogni 5-6 giorni) alcune recensioni a “365.  Che a 74 anni db – cioè daniele barbieri – abbia tirato fuori il suo primo romanzo è interessante; che lo abbia fatto a 4 mani con “Quinzio” alias Gianluca Cicinelli è curioso. Ovvio però che per codesto blog è motivo di imbarazzo: db è tra i fondatori e scherzosamente “la bottega” si intitola a lui (con un gioco di parole, vecchio come il cucco) mentre Quinzio è fra i più attivi “esterni” grazie al lavoro dell’agenzia Diogene. Una recensione (di Gianni Barone) è uscita a caldo su diatomea.net e l’abbiamo segnalata fra i commenti. Poi la “bottega” ha ricevuto 365 ragioni per leggere «365» di Diego Rossi e l’ha pubblicata, immaginandosi che ne sarebbero giunte un paio d’altre sperabilmente non banali e magari divergenti: di critiche, si sa, c’è sempre bisogno. Però ne sono arrivate nove e poi dieci: per ordine di cognome da Calzolaio e da Carbone, da De Caldas Brito con Leone (a 4 mani dunque) e da Ghebreigziabiher – sin qui pubblicate – e poi da Maddalena, da Martinelli, da Masala, da Ricciardiello e da Via con un’altra arrivata ieri e un’altra “annunciata”. Come uscirne? Pubblicarle tutte insieme ci sembrava ridicolo. Cestinarle sarebbe offensivo. Metterle fra i commenti penalizzerebbe le persone che hanno scritto articoli (se no, avrebbero inviato un commento… giusto?). Scegliere solo quelle che ci piacciono è “da mascalzoni” ma poi, per una ragione o l’altra, ci sembrano tutte interessanti anche dove affiorano critiche e si intravedono simboliche bastonate. Allora metterne una ogni tanto seguendo l’ordine alfabetico di autori-autrici? Con il conforto di lettori-lettrici (condite di altre lodi e critiche, grazie) faremo così. Ah, l’immagine che vedete in apertura è una variante ironica di Benigno Moi alla sua copertina; se avete un occhio allenato e curioso confrontatela con quella qui sopra, cioè l’originale. [La mini-red/azione dello strablog].

 

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

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