Red Friday: sui diritti non si fanno sconti

di Patrizia Pallara (*)

Evento in streaming dalle 10 alle 13 su Collettiva, in contemporanea con la giornata d’azione mondiale “Make Amazon Pay”, Facciamo pagare Amazon. Al centro, le rivendicazioni che lavoratori e sindacati fanno al gigante dell’e-commerce. Conclude il segretario generale Cgil Maurizio Landini

Scatta alle 10 del 27 novembre il “Red Friday. Sui diritti non si fanno sconti”, l’iniziativa promossa da Cgil in occasione del Black Friday a sostegno dei diritti dei lavoratori di Amazon, che si svolge in contemporanea con la giornata d’azione mondiale “Make Amazon Pay”, Facciamo pagare Amazon. Una mattinata in diretta streaming su Collettiva per sfatare il mito della multinazionale buona che crea occupazione stabile e offre opportunità a chi non ne aveva e per smontare l’immagine edulcorata di azienda-famiglia che accoglie e fa del bene.

Moderato da Cristian Sesena, responsabile area contrattazione e mercato del lavoro Cgil, il dibattito sarà introdotto dalla segretaria confederale Cgil Tania Scacchetti, e animato dagli interventi di Brando Benifei, deputato al Parlamento europeo, Stanislao Di Piazza, sottosegretario di Stato al ministero del Lavoro, Christy Hoffmann, segretaria generale Uniglobal, il sindacato mondiale di commercio, trasporti e servizi, Ilaria Masinara, di Amnesty International Italia e poi da delegate e delegati di Amazon Italia. Le conclusioni sono affidate al segretario generale della Cgil, Maurizio Landini.

“Oggi vogliamo narrare e far conoscere la realtà del lavoro in Amazon, una realtà diversa da quella patinata e perfetta raccontata nei suoi spot – spiega la segretaria confederale Cgil Tania Scacchetti -. I temi al centro del confronto, sui quali il sindacato chiede risposte al gigante dell’e-commerce, sono rispetto della salute e sicurezza dei lavoratori, diritti sindacali, no a carichi e ritmi di lavoro usuranti, all’alta precarietà, a turni a volte impossibili, all’utilizzo invadente e pervasivo dei sistemi di controllo, alto turn-over”.

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L’impero di Jeff Bezos si regge sulle ginocchia traballanti di lavoratori sfiniti. In un sistema che mastica migliaia di contratti a termine prima di sputarli via, che seduce e abbandona, senza impegnarsi mai sul serio

Amazon non conosce crisi e anzi in questo periodo di emergenza pandemica sta rilanciando il suo business: in Italia conta 18 mila lavoratori fra diretti e indotto, oltre 35 sedi, 11 ragioni sociali, e applica 3 contratti collettivi di lavoro diversi. E per il Black Friday attende un vero picco di vendite. Ricorrenza commerciale nata negli Stati Uniti, il “venerdì nero” è un fenomeno controverso: perché è un0occasione di consumismo sfrenato, dato che gli sconti spingono i clienti a comprare cose di cui non hanno bisogno, ma soprattutto perché peggiora le condizioni lavorative dei dipendenti, magazzinieri e driver, i cui ritmi si intensificano fino a dopo le festività.

Tra loro, anche i cosiddetti “natalini”, schiere di neo assunti con contratti di somministrazione a termine, sui quali i capi area hanno maggiore facilità di fare pressione per chiedere produttività, velocità, efficienza. E tutto per paghe minime e un benservito a fine contratto. Ma ritmi di lavoro, precarietà e turni massacranti non sono le uniche ragioni per cui il colosso dell’e-commerce si attira critiche e antipatie. La multinazionale continua a pagare pochissime tasse, rende la vita più difficile ai piccoli negozi, sia fisici che online, penalizzati dal lockdown, ed è finita nel mirino dell’Antitrust comunitario perché sospettata di abuso di posizione dominante, per possibili distorsioni sul mercato delle vendite via web.

Accuse che in Francia hanno spinto un’alleanza trasversale a lanciare la petizione #NoelSansAmazon, Natale senza Amazon, a cui hanno aderito politici, deputati, personalità della cultura e dello spettacolo, campagna di boicottaggio che sta trovando proseliti anche in Italia. Cittadini al fianco dei lavoratori, quindi, con un atto di solidarietà anche verso le comunità e il pianeta, che si uniscono all’iniziativa della Uniglobal Alliance, un network sindacale di cui la Cgil è protagonista. Per un Black Friday che si tinga di rosso, il colore dei diritti e della giustizia.

(*) ripreso da www.collettiva.it

danieleB
Un piede nel mondo cosiddetto reale (dove ha fatto il giornalista, vive a Imola con Tiziana, ha un figlio di nome Jan) e un altro piede in quella che di solito si chiama fantascienza (ne ha scritto con Riccardo Mancini e Raffaele Mantegazza). Con il terzo e il quarto piede salta dal reale al fantastico: laboratori, giochi, letture sceniche. Potete trovarlo su pkdick@fastmail.it oppure a casa, allo 0542 29945; non usa il cellulare perché il suo guru, il suo psicologo, il suo estetista (e l’ornitorinco che sonnecchia in lui) hanno deciso che poteva nuocergli. Ha un simpatico omonimo che vive a Bologna. Spesso i due vengono confusi, è divertente per entrambi. Per entrambi funziona l’anagramma “ride bene a librai” (ma anche “erba, nidi e alberi” non è malaccio).

Un commento

  • redazione bottega

    internazionale #MakeAmazonPay https://makeamazonpay.com/

    “Siamo magazzinieri, attivisti per il clima e cittadini di tutto il mondo, che affrontano l’uomo più ricco del mondo e la multinazionale dietro di lui. Durante la pandemia Covid-19, Amazon è diventata una società da trilioni di dollari, con il CEO Jeff Bezos che è diventato la prima persona nella storia ad accumulare $ 200 miliardi di ricchezza personale. Nel frattempo, i magazzinieri di Amazon hanno rischiato la vita come lavoratori essenziali e hanno affrontato minacce e intimidazioni se avessero parlato per i loro diritti a un salario equo. Con l’espansione dell’impero aziendale di Amazon, anche la sua impronta di carbonio, che è maggiore di due terzi di tutti i paesi del mondo, si espande. Ma invece di restituire alle società che l’hanno aiutata a crescere, la compagnia le affama di entrate fiscali. Nel 2019, Amazon ha pagato solo l’1,2% di tasse negli Stati Uniti, dove la società ha la sua sede. La pandemia ha messo in luce il modo in cui Amazon pone i profitti al di sopra dei lavoratori, della società e del nostro pianeta. Amazon prende troppo e restituisce troppo poco. È il momento di Far Pagare Amazon”.
    LE RIVENDICAZIONI DELLA CAMPAGNA INTERNAZIONALE
    Chiediamo ad Amazon di cambiare le sue politiche e ai governi di cambiare le leggi per:
    1. Migliorare la condizione di lavoro:
    • aumentare la paga dei lavoratori in tutti i magazzini di Amazon in linea con l’aumento della ricchezza della società, inclusa la paga di rischio e la retribuzione premium per le ore di punta;
    • negoziazione di tempi di pausa adeguati per garantire un lavoro sicuro;
    • sospendere il duro regime di produttività e sorveglianza che Amazon
    ha usato per spremere i lavoratori che viola i loro diritti e
    mette a repentaglio la loro sicurezza;
    • estendere il congedo per malattia retribuito a tutti i lavoratori di Amazon in modo che nessun lavoratore debba scegliere tra la propria salute o il proprio lavoro;
    • consentire ai lavoratori in siti senza rappresentanza sindacale sul posto di lavoro di eleggere autonomamente le commissioni per la salute e la sicurezza che negoziano con Amazon per garantire un ritmo di lavoro sicuro per evitare lesioni ripetute;
    • divulgare il protocollo della società per il monitoraggio e il reporting
    dei casi COVID-19, nonché elenchi aggiornati di casi di infezione e morte tra tutti i lavoratori nei magazzini di Amazon, per struttura.
    2. Fornire sicurezza sul lavoro a tutti:
    • porre fine a tutte le forme di lavoro occasionale e di lavoro autonomo fittizio o status di contactor;
    • stabilire procedure dignitose e trasparenti attraverso le quali i lavoratori possono dare voce a preoccupazioni e critiche senza timore di punizione;
    • reintegrare, immediatamente, tutti i lavoratori licenziati per aver parlato di questioni riguardanti la salute e la sicurezza dei lavoratori di Amazon e clienti, essersi impegnati in sforzi per organizzare i colleghi di lavoro o a causa di applicazione selettiva delle politiche interne;
    3. Rispettare i diritti universali dei lavoratori:
    • porre fine alla distruzione dei sindacati, nel rispetto del diritto dei lavoratori di organizzarsi, e dei diritti dei sindacati di promuovere gli interessi dei lavoratori e cessare immediatamente tutte le forme di spionaggio di lavoratori e organizzatori;
    • dare ai sindacati l’accesso ai luoghi di lavoro di Amazon per informare i lavoratori in merito ai benefici della sindacalizzazione, in modo che tutti i lavoratori possano scegliere liberamente se aderire a un sindacato senza alcun timore di ritorsioni;
    • contrattare con i sindacati ovunque siano presenti al fine di raggiungere contratti collettivi sulle condizioni e i termini dei lavoratori
    impiegati in Amazon;
    • garantire i diritti dei lavoratori lungo le catene di fornitura di Amazon
    a livello globale;
    • condividere il potere con i lavoratori, ad esempio accogliendo i
    rappresentanti dei lavoratori eletti dai loro colleghi nei diversi livelli di direzione e aumentando le opzioni per i lavoratori non solo per ricevere azioni nella società, ma anche diritti di voto, in modo che il
    l’azienda si muova verso un modello di governance democratica;
    4. Operare in modo sostenibile:
    • impegno a zero emissioni entro il 2030;
    • terminare tutti i contratti personalizzati di Amazon Web Services con le aziende di combustibili fossili per accelerare l’estrazione di petrolio e gas;
    • porre fine alla complicità di Amazon nel razzismo ambientale, incluso passando ai veicoli elettrici prima nella maggior parte delle comunità colpite dall’inquinamento della corporation;
    • fermare tutte le sponsorizzazioni della negazione del cambiamento climatico;
    • coinvolgere i lavoratori, che hanno il diritto di sapere come farà il loro datore di lavoro a operare in modo sostenibile, attraverso un processo di transizione giusta;
    5. Ripagare la società:
    • pagare le tasse per intero, nei paesi dove ha luogo la reale attività economica si svolge, ponendo fine all’abuso fiscale attraverso il trasferimento degli utili, scappatoie e l’uso di paradisi fiscali e fornendo la completa trasparenza sulle tasse;
    • porre fine ai partenariati con le forze di polizia e le autorità di immigrazione che sono istituzionalmente razziste;
    • cessare le pratiche commerciali anticoncorrenziali che portano a
    monopolizzazione;
    • garantire la trasparenza sulla privacy e sull’uso dei dati dei consumatori, inclusi dispositivi Alexa / Echo, streaming e servizi cloud;
    • garantire la privacy e la riservatezza di tutto l’Internet delle Cose
    applicazioni e software prodotti o venduti tramite Amazon,
    compresi i dispositivi Alexa / Echo, streaming e servizi cloud;
    • interrompere lo sviluppo, l’implementazione e la vendita di dispositivi
    e software che ampliano le pratiche di sorveglianza di massa, come
    Amazon Ring e software di riconoscimento facciale / biometrico come Rekognition.

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