REmigrazione, il nuovo mantra della destra estremista

Si tratta di una delle parole d’ordine della campagna elettorale nonché delle attuali politiche di Donald Trump.

di redazione Cronache di ordinario razzismo (*)

 

“REmigrazione. Inverti la rotta”, uno slogan già usato nella campagna AfD in Germania – che nel frattempo ha superato il 20% e che arriva anche in Italia. Così recitano, infatti, dei manifesti che da una decina di giorni stanno spuntando a macchia d’olio in molte città italiane. Si tratta di una raccolta firme portata avanti da Casapound che propone, come facilmente intuibile, il rimpatrio delle persone migranti cosiddette irregolari e il rimpatrio “volontario” per le persone con background migratorio nate in Europa. Dunque si scrive remigrazione, ma possiamo leggerlo come un ritorno in patria forzato.

Questa nuova iniziativa del partito di estrema destra, più che invertire la rotta, segue la bussola che dagli Stati Uniti di Trump sta indicando la via a tutti gli estremismi de la rive droite. Come puntualizzato da più parti, tra cui la linguista Valeria Della Valle per l’Avvenire, il termine remigrazione deriva dall’inglese remigration, una delle parole d’ordine della campagna elettorale nonché delle attuali politiche di Donald Trump. La forzata “migrazione all’indietro” – traducendo alla lettera – assume il carattere della deportazione e l’immagine delle persone con piedi incatenati scortate all’interno di un aereo che ha iniziato a girare a poche settimane dall’insediamento del nuovo presidente degli Stati Uniti. In Europa, in particolare in Germania ad inizio anno, il partito di estrema destra Afd ha fatto recapitare a persone con background migratorio circa 30mila biglietti di sola andata datati il 23 febbraio, data in cui le elezioni federali hanno visto una forte affermazione di Afd, con sopra scritto “Solo la remigrazione può salvare la Germania”.

Il tema della remigrazione, termine sicuramente meno esplicito dell’espressione “deportazione di massa”, non è nuovo. Si colloca all’interno di una cornice di pensiero basata su un’idea identitaria e razzializzata della “nazione”, come territorio abitato da persone che hanno un medesimo retroterra linguistico, religioso, culturale – nell’accezione più stretta e monolitica del termine cultura – nonché etnico. Non è un caso che questa idea si accompagni alla teoria complottista della “sostituzione etnica” che sarebbe dietro all’immigrazione, alimentando le paure di una società già fortemente frammentata da una perenne crisi sociale ed economica che vede nel migrante il capro espiatorio e tra le parole d’ordine del rimpatrio prima e della remigrazione ora, la panacea di tutti i mali.

Il tema dei rimpatri come opzione univoca e semplificata è un corso e ricorso storico in una certa area politica, che si tratti di una risposta a fatti di cronaca che si basano sull’equivalenza persona straniera = criminale o sulla volontà di orientare l’opinione pubblica, anche in assenza di casi specifici con una narrazione contro l’accoglienza. E’ un qualcosa di già visto, ma non per questo non si devono cogliere le diverse sfumature che l’attuale fase politica donano a questa ennesima propaganda contro le persone di origine straniera. La campagna elettorale tedesca o le esternazioni del presidente degli Stati Uniti contribuiscono a creare un climax che si riscontra nell’accettazione dei respingimenti, l’esternalizzazione delle frontiere rappresentata dai fallimentari centri in Albania e la generale tanatopolitica nelle leggi sulla migrazione. Questa retorica oggi scavalca l’immaginario comune che ha creato una distinzione – deleteria – tra persone con background migratorio andando ad attaccare anche le cosiddette seconde generazioni. Se le persone migranti di “prima generazione” sono etichettate come un corpo estraneo da espellere, le persone nate in Italia da genitori stranieri vengono ignorate o considerate solo in un’ottica prettamente assimilazionista, quasi condannate ad una perpetua performance di – una presunta – italianità. Questo è stato visibile, come abbiamo ricordato recentemente con Sergio Bontempelli, in ogni occasione in cui si riapriva il discorso sulla necessità di una nuova legge sulla cittadinanza. Non si può escludere, dunque, che il passaggio sui rimpatri volontari per le persone nate in Italia da genitori stranieri rappresenti anche una risposta alla campagna referendaria che tra i quesiti propone di modificare le procedure di “naturalizzazione” delle persone di origini straniere riducendo di cinque anni il requisito di residenza continuativa per ottenere la cittadinanza.

L’iniziativa di Casapound che si articola in manifesti, banchetti e sit-in, non è dunque da sottovalutare guardando in prospettiva alla generale virata a destra in più parti del globo e alle elezioni in Germania appena svolte, il cui risultato potrebbe peggiorare ulteriormente lo stato di diritto di tutte le persone che vivono in Europa, non solo quelle con background migratorio.

(*) Testo e foto originali: https://www.cronachediordinariorazzismo.org/remigrazione-il-nuovo-mantra-della-destra-estremista/

Redazione
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Un commento

  • Gian Marco Martignoni

    Anche in centro città a Varese, in prossimità delle stazioni ,sono apparsi questi manifesti di Casapound , poi fortunatamente eliminatisi presumo da parte del Comune. Si tratta quello della Remigrazione di una parola d’ordine delle destre su scala globale, che ha visto tra i primi promotori il gruppo dei francesi di Generazione Identitaria, che tra l’altro si sono distinti anche per le azioni di contrasto del lavoro di accoglienza svolto , non solo nel mar Mediterraneo , da alcune organizzazioni no-profit.

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