Renato, fra ottimismo e malinconia

di Sarina Aletta

Renato: nato felice

uomo fortunato.

Perché felici si nasce

oltre ciò che accadrà poi …

mentre il serpente si morde la coda.

Renato…scherzoso ottimista,

tra impegno e voglia di gioco,

ogni giorno…architettavi una vita

splendidamente comunista.

Hai progettato e realizzato sogni

sempre, anche in finale di partita.

E in tempo di tragedie cosmiche…

mentre l’Uomo, curioso di Marte,

scatena l’ira di abissi che ingoiano stelle,

mentre si sgretola la Cittadella di Aleppo

fiore dell’architettura musulmana

stanca di guerre,

e nell’urlo di “Taranto assassinata”

anche tu sei scomparso Renato

scherzando ancora con quell’ironia…

che celava in giocoso ottimismo

un lieve azzurro di malinconia.

Ultima tua fortuna:

volare via danzando in eleganza

come meteora

ancora bello e scapigliato

senza conoscere l’età più buia

di una stagione estrema che tutto disfa…in vita.

A presto Renato.

Sabato 11 agosto Isola Tiberina nell’ora del tramonto.

UNA NOTA

Sarina ha letto questa sua poesia alla rassegna romana “l’Isola del Cinema” proiettando un filmato inedito con l’intervento di Renato Nicolini in occasione di uno dei suoi (di Sarina cioè) incontri su Pasolini nel novembre 2011 (lo si può vedere qui  http://youtu.be/MH_Nx9rwKh0 ) e introducendolo con questo brano tratto da un (sempre suo) racconto: «Il 2 novembre 1975: l’estate era finita da un pezzo. Quella notte, l’ipocrisia perbenista, distruggendo fisicamente il Poeta, pensò di uccidere la Poesia, cancellandola per sempre dalla lotta. Sbagliava. Erano passati quasi sei anni dalla strage di Piazza Fontana. Non si è creduto, nemmeno per un attimo, alla versione ufficiale del tuo assassinio, Pier Paolo, come non si era creduto, che le bombe esplose alla Banca dell’Agricoltura di Milano fossero anarchiche. La tua vita fu un’opera d’arte rubata, incompiuto notturno dei tempi che correvano. E correvano davvero quei tempi, come branchi di cavalli silenziosi scatenati nel deserto. Per questo accadevano prodigi. Si occupavano conventi nella gloria del Teatro per “Ricamare col tamburo” e si cantavano canzoni di protesta, si scoprivano poeti palestinesi, si inventavano manifestazioni-spettacolo colorate come feste e nascevano opere d’arte grandiose come quelle di Tonino. Si lavorava con passione e si faceva l’amore sempre, con gioia, come fosse la prima volta e l’ultima. Ma gioia e amore terrorizzano i mostri e i mostri scatenano le stragi. Eppure ogni male porta in sé strumenti per combatterlo e fu proprio nell’anno più buio del decennio, che Renato, giocoso cantore dell’Effimero, puntando sulla bellezza, riuscì ad esorcizzare la paura. Accendendo i riflettori su Roma, partendo dallo splendore della Basilica Civile di Massenzio, diede vita, nel 1977, all’Estate Romana. E fu nella Gloria di Massenzio, potente evocazione di giustizia, che tutta la gente, tornando a camminare la città, si riprese golosamente la vita, la notte e la voglia di sognare». Aggiungo solo che Sebastiano De Laurentis detto Tonino è un artista abruzzese. (db)

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