Riace: quel delinquente del sindaco

di Massimo Marnetto (*) e di Gianluca Ricciato

E’ giusto che il Sindaco di Riace, Domenico Lucano sia stato arrestato. Anzi, oltre alle accuse di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e fraudolento affidamento del servizio di raccolta dei rifiuti, va processato per tutti gli altri reati ben più gravi che ha commesso, iniziando dalla : “Circonvenzione di Riace”, per aver creato un tale clima di amicizia fra residenti e migranti, da convincere i residenti ad essere contenti dei nuovi arrivi. E inoltre per:
  • “Rinascita non autorizzata di paese spopolato”,
  • “Spaccio di speranza”
  • “Turbativa dell’indifferenza nazionale”
  • “Vilipendio del menefreghismo di partito politico”
  • “Creazione di una cosca di onestà organizzata”.
Chiediamo il massimo della pena per Domenico Lucano, affinché il flaccido malcostume della solidarietà praticata non sia causa di degenerazione del maschio cinismo nazionale, a detrimento della razza italo-padana.
(*) testo fatto circolare da Berto (postinocdbspaolo)

#IoStoconMimmo: tutte le manifestazioni di solidarietà al sindaco di Riace
LE VIGNETTE – scelte dalla “bottega” – SONO DI MAURO BIANI

Quell’asino di Mimmo Lucano

La solidarietà e la buona politica dimostrate in questi anni da Mimmo Lucano, sindaco di Riace, in termini di accoglienza, recupero del territorio e sostenibilità, sono lontane anni luce dall’ipocrisia di quel mondo politico artefatto che usa termini come «troglodita, somaro, medioevo» e continua a sostenere un modello capitalista distruttivo e ingiusto. In quel mondo in queste ore ci sono molti che, pericolosamente, stanno sfruttando l’occasione per rimettersi in pista e confondere di nuovo le acque.

Mimmo Lucano non è il personaggio finto che siamo soliti vedere e ascoltare nell’orrore scintillante del jet-set, ma è un terrone con un’anima che ha dimostrato l’arma più bella delle origini da cui proviene, cioè la solidarietà di un popolo emarginato e sfruttato verso altri popoli e l’autodeterminazione messa in pratica per risollevarsi da un modello di sviluppo che ha creato il deserto sociale, culturale, ambientale ed economico. Per capire cos’è il «modello Riace» e che cosa ha portato al suo arresto, proviamo a ripercorrere attraverso gli articoli degli ultimi giorni e degli ultimi mesi la sua vicenda.

Intanto le origini, raccontate sul sito dell’associazione Città Futura di Riace: «L’associazione ‘Città Futura – Giuseppe Puglisi’  è stata fondata nel 1999 con l’intento di trasformare Riace in una città dell’accoglienza. Il sogno è quello di una cittadina basata sugli stessi valori della cultura locale, incontaminata dal capitalismo e dal consumismo. Una cultura dell’ospitalità, che trova sempre il modo e lo spazio per accogliere dei forestieri. Domenico Lucano, Sindaco di Riace, vede nei migranti non una minaccia ma un’opportunità storica per rivitalizzare un villaggio che pareva destinato a spopolarsi.»1

Nello stesso sito troviamo anche una singolare iniziativa, che ci riporta alla memoria l’ilarità che ha destato, qualche mese fa, la proposta di utilizzare a Roma le pecore per il diserbo naturale delle zone trascurate dell’agro cittadino capitolino. Troppo poco cool e colta quella proposta, per il progressismo scientista del terzo millennio, evidentemente. A Riace invece, la differenziata funziona, funziona meglio di moli altri comuni italiani, e funziona così: «A Riace, in provincia di Reggio Calabria, la raccolta differenziata dei rifiuti si fa con gli asini. Ogni giorno due operatori ecologici passano con gli animali per le strade della città a raccogliere i sacchetti dell’immondizia. L’idea ha riscosso molto successo nonostante nel sud d’Italia la raccolta differenziata sia solo al 18 per cento mentre nel resto del paese è al 35.»2

Già gli asini. I somari, animali bellissimi e simbolo di una civiltà martoriata e rasa al suolo dal consumismo novecentesco: la civiltà contadina. I somari usati simbolicamente oggi, nell’orrore scintillante della fiction mediatica, da pseudoscienziati che ogni giorno ragliano e scagliano il loro odio sui social network salendo in cattedra contro chi la pensa diversamente da loro, dai loro finanziatori e dal loro modello mentale distruttivo. E tanti altri li seguono, pedissequamente, da bravi scolaretti del capitale. Credendosi colti perché ripetono il mantra imboccato, per paura di essere scambiati per somari. Questo modello culturale, la ripetizione di un sapere pre-confezionato che urla odio contro chi semina dubbi rispetto al dogma, è speculare e funzionale a chi urla odio razzista. Sono due faide, ma fanno lo stesso gioco. Due faide a cui non conviene alimentare un altro modello di sviluppo, perché sono alimentate da questo.

Leggiamo da Comune-Info, testata indipendente di movimento che ha raccolto l’eredità del settimanale Carta, uno dei pochi organi di informazione che all’epoca parlava degli albori dell’esperienza Riace: «Non c’è molto da stare a disquisire sull’arresto del sindaco di Riace Mimmo Lucano. A rigor di termini giurisprundenziali è praticamente ineccepibile. Lo è grazie alla Legge 189 del 2002, meglio nota come Bossi–Fini… Sono stati in molti a fare arrestare Mimmo Lucano – scrive Marco Arturi -: la magistratura di Locri, certo, ma soprattutto chi ha promulgato quella legge e chi non l’ha abrogata… Quando sono sbagliate le leggi vanno trasgredite, punto e basta. Si chiama disobbedienza civile, ed è quella che ha messo in atto al massimo livello il sindaco di Riace, che era consapevole di rischiare in prima persona in nome di un principio etico imprescindibile, quello della solidarietà e dell’accoglienza…»3

Il colonizzatore, dall’alto della sua cultura, cioè del suo potere, vuole spiegare sempre al colonizzato qual è la legge, il bene, qual è il regime di verità, il dicibile e qual è la soluzione dei suoi problemi. Mentre nella realtà li lascia intatti. Senza chiamare in causa qui il resto del mondo saccheggiato dell’Occidente, chi ha causato in questi decenni la crisi del Sud Italia contina a salire in cattedra e spiegare come devono funzionare l’economia, la società, qual è il modello di sviluppo da seguire. La violenza contro il popolo salentino per imporre il gasdotto Tap, voluto in questi anni da entrambe le faide di centrodestra e centrosinistra – compresi accoliti e sfumature varie che servono a far vincere loro le elezioni – ne è un esempio.

Riace ha perseguito un altro modello, anticapitalista e più vicino alle esperienze sociali dello zapatismo e del Movimento Sem Terra brasiliano, tanto per fare due esempi che negli anni scorsi alcuni politicanti italiani di cui sopra hanno utilizzato ipocritamente per prendere voti – qualcuno, imprudentemente, continua a farlo ancora oggi, inoltrandosi nelle Selve oscure, sprezzante del pericolo.4

Prendiamo a questo proposito una riflessione dalla pagina Facebook del Movimento Planet20184, che ha partecipato al presidio di Piazza Esquilino a Roma, poche ore dopo l’arresto di Mimmo Lucano: «Erano rimaste 400 persone a Riace vecchia, oggi sono più di 2000 i profughi scappati da guerre e disastri ambientali che lo abitano. Le vecchie case erano state abbandonate, oggi sono recuperate e nei vicoli ferve una attività che ha salvato dalla scomparsa un nostro patrimonio di “antichi mestieri”, che produce e vende straordinari manufatti artigianali. In questo antico borgo calabrese, destinato a diventare un ammasso di ruderi, l’economia è ripartita. Sembra una favola, ma è scomoda realtà. Un sindaco sognatore e una comunità multicolore di persone hanno utilizzato leggi e fondi del sistema SPRAR (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati). Furono sospesi due anni fa, avviata una inchiesta. “Mi aspettavo che Minniti, da calabrese, ci aiutasse ma forse ha contribuito ad aumentare i sospetti al ministero dell’Interno.” Mimmo Lucano ha resistito stampando una moneta locale con le immagini di Peppino Impastato, Che Guevara e Gandhi. Oggi è stato arrestato. E’ la diversità del modello a mettere paura, si tenta di spazzarla via quando è anche vincente.»5

Ciò non significa che a Riace sia tutto perfetto. La contraddizione di rappresentare le istituzioni di un Paese colluso con il sistema capitalista esiste, ed è questa la causa dell’accusa sostanzialmente, cioè la disobbedienza civile di un sindaco eletto ad una legge dello Stato ritenuta ingiusta. Ed è sicuramente fonte di riflessione, da molti punti di vista. C’è chi ha accusato Lucano di aver dimenticato molti problemi del suo paese per inseguire il suo modello, ad esempio così scrive il coordinatore leghista di Riace circa due settimane prima dell’arresto di Lucano. Singolare, ma anche no, la convergenza tra un rappresentante riacese della Lega e il «conterraneo» ex Ministro Minniti:

«Il Sindaco e tutta la sua amministrazione a nostro avviso ha fallito su tutti i fronti. Nel gestire la cosa pubblica (malamente) hanno portato il Comune alla rovina tanto da dover dichiarare il dissesto economico con una esposizione debitoria che aumenta giorno per giorno assestandosi al momento su circa 4 MILIONI di EURO!!! L’accoglienza e l’integrazione dei migranti che ha reso famosa Riace si è rivelata solo una FAVOLA o per essere sul pezzo una FICTION. Le tante ispezioni (tutte negative) iniziate sin dal 2016 quando a capo del Ministero degli Interni vi era il nostro conterraneo Marco Minniti hanno spiegato e dimostrato che il blocco dei finanziamenti non è stato una “cattiveria politica” ma è derivato dalle tante gravi e diffuse criticità (per usare un eufemismo) che ne hanno minato la regolare gestione dei fondi. A dimostrazione di ciò anche l’avviso di garanzia della Procura di Locri che da quasi un anno sta acquisendo tutto quanto necessario per esperire indagini accurate e sulle quali alla fine si dovrà esprimere.»6

Ma già a Febbraio scorso qualcun altro inziava ad instillare il dubbio sul modello Riace: il Sole24Ore. Il più famoso quotidiano economico italiano, diventato in questi giorni, scusate l’ilarità, uno degli organi del centrosinistra per contrastare le politiche gialloverdi – ma in realtà decennale organo propagandistico delle politiche padronali di Confindustria – commentava così la notizia dell’apertura di un’indagine sull’operato di Lucano: «Che la storia di Riace, del suo sindaco visionario – fra i 50 uomini più influenti al mondo secondo Fortune, al quale Papa Francesco ha rivolto parole di ammirazione e gratitudine – della gente del posto generosa e ospitale, dei rifugiati accolti e integrati per ripopolare il borgo abbandonato, fosse una realtà bella come una favola, con tanto di antagonisti, peripezie e falsi eroi, era già noto.»

Riguardo alla questione della nomina di Lucano tra i famosi 50 uomini più influenti, paradigmatico è l’articolo di lancio dell’Ansa che ha dato la notizia dell’arresto. Paradigmatico per riflettere su quanto siano finte qualsiasi presunte e pretese oggettività e neutralità – che è cosa diversa dal raccontare la verità nel modo più corretto e onesto possibile. Una vulgata dissennata e ignorante che è diventata senso comune, infatti, vorrebbe le Agenzie di Stampa al di sopra delle parti politiche, come se ciò fosse possibile. L’Ansa qui fa un’operazione intellettualmente sporca, intanto cambiando il termine «influente» con «potente», e poi disegnando intorno alla figura di Lucano l’immagine di un uomo che usa metodi mafiosi e ha contatti internazionali per alimentare i suoi interessi. Il mondo capovolto, insomma: «Con l’arresto, vacilla  il “mito” di un amministratore diventato famoso per il suo impegno in favore dei migranti, che in migliaia avevano trovato ospitalità nel centro della Locride. L’impegno di Lucano in favore dei migranti gli diede enorme notorietà anche a livello internazionale, tanto che nel 2016 la rivista americana “Fortune” lo inserì tra le 50 personalità più potenti nel mondo. I “guai” per Lucano cominciarono quando la Prefettura di Reggio Calabria, lo scorso anno, dispose un’ispezione nel Comune di Riace dalla quale emersero una serie di irregolarità nell’utilizzo dei finanziamenti governativi per la gestione dei migranti. I risultati dell’ispezione fecero scattare l’inchiesta della Procura della Repubblica di Locri da cui sono emersi gli illeciti che oggi hanno portato all’arresto di Lucano e della compagna, Tesfahun Lemlem.»7

Questo è stato l’articolo di lancio, poi durante la giornata la varietà di voci è aumentata sul sito Ansa, le voci di solidarietà a Lucano sono state riportate, ma la descrizione del furbo sindaco che finge di essere onesto ed è mafioso come tutti, anzi peggio – sottotesto ideologico del lancio di stampa – è ormai confezionata, fino a ora di pranzo. Del resto, le principali voci di solidarietà riportate non sono certo le associazioni e i movimenti che hanno creato il modello Riace. Non si va cioè a chiedere l’opinione delle parti coinvolte, ma si riportano i tweet di Beppe Fiorello e di Saviano, quest’ultimo, per quanto mi riguarda, coinvolto nella costruzione del colonialismo del pensiero dominante (leggi PD) elitario e scientista, anche se in questo caso fa la parte invece del paladino movimentista.

Durante un’intervista da Fazio e prendendo spunto da una frase di Salvini, Saviano ha avuto il coraggio di sostenere che in questo momento la società italiana è divisa in due: da una parte gli intellettuali, le élite, che studiano e dicono le cose vere; dall’altro il popolo asino, analfabeta funzionale, in preda ai bassi istinti e alla demagogia della destra. Chi è colonizzato dalla faida neofascista, in questo momento, odia Saviano. Chi è colonizzato dalla faida tecno-capitalista, in questo momento, ama Saviano. Chi sta scrivendo questo articolo, ha una posizione ben precisa, alternativa ad entrambe queste opzioni «culturali». È la posizione dell’autodeterminazione dei popoli.

Con questo non voglio dire che Saviano sia insincero nell’appoggio a Lucano, ma il beneficio del dubbio che lui e gli altri intellettuali, organici a PD e suoi partitini-orbite, cavalchino qualsiasi movimento progressista dal basso per portare voti e consenso, non può non venire. Forse lo fanno inconsciamente, questi intellettuali, e non so se sia meglio o peggio.

Ciò che manca, evidentemente, a quella che ho chiamato la faida tecno-scientista, rappresentata dal centrosinistra attuale e dai suoi seguaci, per quanto mi riguarda, sono innanzitutto le pratiche, personali e politiche: modificare i consumi, accrescere le reti di solidarietà e di ecosostenibilità, modificare il paradigma antropologico della crescita illimitata, uscire dalla soggezione del potere globalista, entrare in una visione del mondo sistemica ed olistica uscendo dal riduzionismo positivista ottocentesco. Non sapendo o non volendo perseguire questa strada, ostacolando spesso chi lo fa – o cercando di sussumerlo e svuoltarlo della carica alternativa – finiscono per alimentare e favorire l’emersione del disagio frustrato e dell’odio tra poveri.

«Popolo contro élite» dice Salvini. «Élite contro popolo» ripete simmetricamente Saviano. Ognuno dei due prendendosi il posto che gli spetta nella fiction mediatica del capitale. La globalizzazione del terzo millennio evidentemente non è più democrazia, ma non assomiglia nemmeno alle dittature classiche. Assomiglia più ad uno stadio di calcio, o di baseball, in cui due orde si urlano contro senza un motivo logico apparente e considerano eroi i pupazzetti che si muovono nell’arena.8

Eppure l’alternativa spesso è a portata di mano, anche nell’informazione. Don’t hate the media, become the media, si diceva agli inizi del millennio. Oggi invece urlano alla fake-news se non vedono un logo conosciuto quando trovano un articolo in rete. Avere paura del libero pensiero, idiozie comprese, è avere la coda di paglia e la mente impigliata nel potere.

Eppure non sarebbe così difficile, nel caso di cui stiamo parlando, cercare e trovare notizie più attinenti contestualmente, che magari arrivano dal territorio in cui si stanno svolgendo i fatti. È quello che facevano i giornalisti prima di diventare automi alienati dai device e ripetitori inconsapevoli del sistema. Ma non sono tutti così i giornalisti, per fortuna, quando ti allontani dalla fiction mediatica quotidiana, da TV, Ansa e Repubblica, e ti avvicini alle esperienze reali, le parole sensate e l’onestà intellettuale aumentano:

«In attesa di sapere qualcosa di più, la giornata si apre con una notizia che ci sgomenta: l’arresto di Domenico Lucano, sindaco di Riace, parrebbe con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Contrariamente a coloro che adesso esultano per il provvedimento, non è nostra abitudine denigrare inquirenti e magistrati, e quindi attendiamo di conoscere meglio la realtà dei fatti. Pochi giorni fa abbiamo presentato in Consiglio Comunale un Ordine del Giorno a sostegno dell’esperienza di Riace: l’iniziativa poggia su solide convinzioni, che non vengono certo spazzate via ora. Continuiamo a guardare a Riace e al suo Sindaco come a un’esperienza profetica, riconosciuta e studiata in tutto il mondo per le sue peculiarità. Ci sentiamo vicini a Mimmo Lucano, uomo di grandi valori, e invitiamo la cittadinanza a seguire con attenzione gli sviluppi della vicenda.»9

Occorre infine aggiungere alcuni elementi riguardo all’indagine. Riportiamo il testo di Tabloid, un notiziario online di proprietà dell’Associazione Culturale «Il Tabloid» e registrato al Tribunale di Civitavecchia: «Nel corso delle indagini la Guardia di Finanza ha poi raccolto inconfutabili elementi circa il fraudolento affidamento diretto del servizio di raccolta e trasporto dei rifiuti della cittadina riacese, così impedendo l’effettuazione delle necessarie procedure di gara previste dal Codice dei contratti pubblici e favorendo invece due cooperative sociali, la “Ecoriace” e L’Aquilone. […] Il GIP presso il Tribunale di Locri ha tuttavia affermato che “Ferme restando le valutazioni già espresse in ordine alla tutt’altro che trasparente gestione, da parte del Comune di Riace e dei vari enti attuatori, delle risorse erogate per l’esecuzione dei progetti S.P.R.A.R. e C.A.S., ed acclarato quindi che tutti i protagonisti dell’attività investigativa conformavano i propri comportamenti ad estrema superficialità, il diffuso malcostume emerso nel corso delle indagini non si è tradotto in alcuna delle ipotesi delittuose ipotizzate».10

Illegalità per favorire la raccolta differenziata, illegalità per strappare ragazze dalla schiavitù, illegalità per ricreare tessuto sociale. CI vorrebbe un’educazione all’illegalità. Quello che ha fatto Riace si potrebbe tradurre, letterariamente, con una famosa frase di una canzone di Francesco De Gregori, Il bandito e il campione: «Cercavi giustizia, ma trovasti la legge».

Queste sono, al di là di tutto, le parole, l’accento calabrese, i sentimenti e i pensieri di Domenico Lucano. Mentre racconta del recupero di un immobile sequestrato alla Ndrangheta, che sta tentando di trasformare in ostello. In piena Locride. Non servono altre parole.

Senza umanità. Non esiste politica”.

https://www.youtube.com/watch?v=GU3qyYg0ICo

Gianluca Ricciato, terrone zapatista

4 Non per sparare sulla croce rossa, ma basta inserire l’hastag #DiBattistaFueraYa su qualsiasi motore di ricerca per capire di cosa sto parlando, per chi non lo sapesse già

8 Che tempo che fa, puntata del 3 giugno 2018 https://www.youtube.com/watch?v=HFf2NmMmZQ8

9 https://www.ciavula.it/2018/10/carmagnola-vicina-lucano-riace-sindaco-esperienza/. “La cooperativa Sankara è nata nel gennaio del 2015, quando 4 professionisti della provincia reggina decisero di unire le rispettive professionalità e competenze per dare vita ad un progetto unitario capace di rispondere ai sogni e alle esigenze di ognuno. Unanimemente abbiamo scelto il nome Sankara. Sankara come quel Thomas ribelle e carismatico da molti meglio conosciuto come il Che Guevara africano. Il politico rivoluzionario che attuò riforme radicali in Burkina Faso per contrastare l’imperante povertà, per combattere il flagello dell’Aids, e che con una campagna per la riduzione della spesa pubblica e una drastica lotta alla corruzione, tolse numerosi privilegi ai politici e ai potenti militari. Decidere di creare e pubblicare questo nuovo giornale web di informazione localissima, che provocatoriamente abbiamo chiamato ciavula.it, è stata la prima cosa che ci è venuta in mente. Perché sentivamo la necessità di avere uno spazio nostro, libero e indipendente, gestito come pare e piace a noi. Ciavula non sarà un solo giornale, sarà due giornali. Abbiamo preso in parola l’espressione “informazione locale”. Vogliamo essere il giornale di Caulonia e il giornale di Gioiosa Ionica.” Notizia tratta da: https://www.ciavula.it/chi-siamo/

 

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

9 commenti

  • “Mimmo Lucano in arresto: perché siamo al suo fianco”.
    Qui un appello per il sindaco di Riace:
    http://nuovidesaparecidos.net/?p=2271

  • E ancora più schifo mi fanno quei 5 stelle che lo hanno attaccato di brutto. In questo Paese ormai è più importante la caccia al migrante della lotta alla ‘ndrangheta. Chissà se un giorno il popolo italiano potrà rinsavire

  • sergio falcone

    Ricevo e volentieri inoltro…

    •••••

    Da: Digiuno Di Giustizia digiunodigiustizia@hotmail.com

    Inviato: giovedì 4 ottobre 2018 14:53

    Oggetto: Flash-mob marcia della Pace domenica 7 ottobre

    Buongiorno a tutti!
    Speriamo di incontrarci oggi al Presidio previsto e di poter condividere questa iniziativa di persona, in caso contrario vogliate contribuire all’organizzazione di questo flash-mob che potremmo realizzare durante la Marcia Perugia-Assisi . Oltre al valore simbolico sarà anche un’occasione per trovarsi con chi ci ha sostenuto da lontano in questi mesi e sarà presente domenica. Saremo in ogni caso presenti con lo striscione “digiuno di giustizia”.
    Ve ne chiediamo la diffusione e l’eventuale adesione a questo indirizzo di posta elettronica.
    Buon presidio e buona marcia!

    Domenica 7 ottobre 2018. Flash-mob

    “Ci siamo scocciati: arrestateci tutti!”

    Invitiamo tutti coloro che parteciperanno alla Marcia della Pace Perugia-Assisi 2018 a legarsi le mani con lo scotch nel tratto che precede Santa Maria degli Angeli ad Assisi, in corrispondenza dello striscione “Arrestateci tutti!”.
    Vogliamo in questo modo esprimere la nostra vicinanza a Mimmo Lucano, sindaco di Riace, colpito da un provvedimento ingiusto per la sua solidarietà.

    Per aderire:

    digiunodigiustizia@hotmail.com

    •••••

  • Tramite Donatella Donati condivido:

    Ora forse l’inghippo è chiarito: non è Mimmo Lucano il bersaglio, indagati sono i somarelli che raccolgono la spazzatura a Riace.

    “Su Mimmo Lucano leggo anche di “irregolarità negli appalti sulla gestione dei rifiuti”. Io a Riace ci sono andato, la storia dei rifiuti la so così. A Riace non si poteva fare la raccolta differenziata, è un borgo di stradine minuscole, non passano i mezzi pesanti. Si potevano comprare quelli piccoli ed elettrici ma costavano un sacco di soldi, il Comune non li aveva. Mimmo Lucano allora ha un’idea: usare i somarelli come nei tempi antichi, loro nelle strette vie del paese ci passano benissimo. Crea una cooperativa dove, come in tutte le attività di Riace, lavorano per metà riacesi e per metà immigrati. Iniziano a raccogliere rifiuti coi somarelli, così non si inquina, si può fare la differenziata, e si abbattono i costi sino ad abbassare notevolmente la tassa sui rifiuti per i cittadini (tra l’altro i somari figliano e la cooperativa può vendere i nuovi nati). C’è anche un lato poetico perchè in paese torna un’immagine dei tempi antichi: il trasporto coi somari.
    Infatti va ricordato che Mimmo Lucano da giovane non era partito per fare accoglienza. Quel che voleva era ridare vita a un paese quasi morto, da cui la gente emigrava ininterrottamente dagli anni 50. Per riportare vita nella morente Riace, il giovane Mimmo con pochi amici fece come il colonnello Buendia: combattè 33 guerre e le perse tutte. Nonostante mille iniziative, il gruppetto non cavava un ragno dal buco, Riace continuava a spopolarsi. Poi un giorno, nel 98, arrivò un barcone di profughi curdi. Da lì, lentamente, nacque il Modello Riace, all’inizio dal nulla, senza risorse, facendosi prestare case abbandonate da decenni e dandole ad immigrati che ci vivevano a lume di candela, perché non c’erano i soldi per gli allacci della corrente. Per il cibo si facevano collette e ci si affidava ai doni dei paesani, alcuni solidali verso gli immigrati perché a Riace tutti hanno un figlio, una sorella o un fratello emigrati altrove. Poi, passo dopo passo, grazie ai finanziamenti per l’accoglienza ma anche a uno sviluppo dell’economia locale creato dai nuovi arrivati, il Modello Riace è cresciuto fino a diventare un caso di accoglienza studiato e premiato in tutto il mondo.
    L’idea di usare somarelli guidati da riacesi e immigrati per fare la raccolta differenziata, è un passo di questo percorso. A me, per quel che posso capire, è sempre parso un tocco di genio, sia in termini economici che, oserei dire, poetici. Oggi si scopre che gli appalti del Comune alla cooperativa dei somarelli non sono regolari in termini di legge? Questo io non lo so, non voglio dire niente. Al contrario di tanti altri, io rispetto i giudici anche quando colpiscono persone che stimo.
    Una cosa però la dico: ho conosciuto Mimmo Lucano e, per quel che vale la mia capacità di valutare le persone, sono certo che lui non abbia mai intascato una lira non dovuta. Proprio mai. E’ molto più probabile che abbia messo soldi suoi nei progetti in cui credeva, è quel tipo di persona. Forza Mimmo.”

    Fabio Bonifacci, 2 10 18 (a cui sono arrivata tramite Celeste Ingrao).

  • Daniele Barbieri

    IO STO CON MIMMMO LUCANO – PRESIDIO A IMOLA
    sabato 6 ottobre, ore 11
    piazza Caduti per la Libertà, Imola
    Presidio solidale a favore di Domenico Lucano, sindaco di Riace, arrestato con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina ed illeciti nell’affidamento diretto del servizio di raccolta dei rifiuti. In realtà è stato minato il suo modello, riconosciuto da tutti come un coraggioso atto di umanità. Ne possiamo trovare riscontri sulla sua influenza anche sulla rivista Fortune che lo posiziona al 40° posto come leader più influenti nel 2016.
    Restare umani non deve essere un reato.
    Vi aspettiamo per manifestare la nostra solidarietà!
    PER CHI E’ SU FACEBOOK questo è il link all’evento del presidio, convocato senza sigle/organizzatori:
    https://www.facebook.com/events/2142751285998830/

  • “ARRESTI DOMICILIARI DEL SINDACO DI RIACE”
    COMUNICATO STAMPA DI MONS. G. M. BREGANTINI,
    (già Vescovo della Diocesi di Locri-Gerace per 14 anni).

    Davanti al fatto degli arresti domiciliari del Sindaco di Riace, MIMMO LUCANO, esprimo la mia profonda amarezza e dolore. Per lui e per tutta la comunità del paese e della Calabria tutta, dove sono stato Vescovo per ben 14 anni.
    Sento perciò di dire una parola di vicinanza e di solidarietà, che possa essere di conforto all’amico Mimmo e di luce per tutti i fedeli della zona. Infatti, ritengo che l’agire di questo sindaco, coraggioso e tenace, sia stato fecondo di bene e fortemente progettuale. Ha colto l’occasione che gli era stata posta dai fatti, quella cioè di accogliere anni fa un vascello di cittadini Curdi, che per caso era sbarcato sulle coste del suo paese. Ha sentito dentro un grande movimento di umanità, che lo spingeva alla solidarietà diretta e fattiva. In questo cammino, ha coinvolto progressivamente l’intero suo paese, Riace. Specie il centro storico, dove ha potuto così riattivare e riabitare tante case vuote, perché i proprietari erano emigrati altrove. Terra quindi di emigrazione, la Calabria. E perciò terra che meglio può esprimere un cuore vivo di empatia relazionale.
    Proprio su questa empatia relazionale ha poi proseguito il suo cammino, sostenuto personalmente anche dalla nostra Chiesa di Locri – Gerace. A tratti è stato un itinerario anche rischioso, spesso dovendo scontrarsi con logiche di comodità o di interessi malavitosi. Ma di certo, è stato un uomo lungimirante, un sindaco che ha capito che solo valorizzando gli immigrati si porterà beneficio ai nostri cittadini italiani. Non uno contro l’altro, ma solo insieme. Ha creato benessere per tutti, riaperto la scuola, riattivato antichi mestieri che nessuno ormai faceva ma che erano la salvezza economica della Calabria dando lustro a quella terra, che così diventava famosa non solo per l’arte dei bronzi, ma anche per la forza dell’umano, oggi. Ha poi sempre mantenuto un atteggiamento collaborativo, pur dentro una forte spinta profetica,che lo portava a guardare ben oltre gli ristretti steccati del paese.

    Confido nella magistratura perché possa far luce su tutta questa dolorosa vicenda. Sento però che tutto potrà essere chiarito se si spegneranno quei toni polemici di chi cerca non la verità ma la vittoria di opinioni personali interessate. E’ in gioco il bene comune del paese.

    Chiedo alla politica di riflettere bene su questo “modello”, specie in questo momento di grandi battaglie, per evitare che in futuro il binomio tra sicurezza e migranti diventi negativo e di contrapposizione. I migranti, come si impara da Riace, sono una risorsa non un pericolo. Riattivano paesini che stanno morendo, come già constatiamo con tante trepidazione anche in Molise. Accoglierli con saggezza e con un buon piana di integrazione, specie insegnando loro la nostra bella lingua italiana, renderà più aperti i nostri cuori e le nostre città. Perché è vero quello che scrive papa Francesco, nella sua Evangelii Gaudium, quasi descrivendo la piccola Riace: “Come sono belle le città che superano la sfiducia malsana e integrano i differenti e che fanno di tale integrazione un nuovo fattore di sviluppo!” (EG 210).

    E’ con queste parole di luce che affido al Signore questa sofferta vicenda umana e sociale, certo che il Signore aprirà nuove strade di speranza e di consolazione per tutti.

    Campobasso, 3 ottobre 2018, + p. GianCarlo Bregantini, Vescovo

    (tramite Anna Bellini e Bruna Bruno)

  • Francesco Masala

    qualche intervento su comune-info:

    LA GUERRA CONTRO RIACE
    C’è un comune noto in tutto il mondo per l’accoglienza diffusa dei migranti tra le case del borgo, un paese destinato a morire rinato con le sue botteghe di nuovo abitate, i consigli comunali in piazza, ma anche con i sentieri attrezzati e le fattorie didattiche al posto delle discariche. Nello stesso territorio, la provincia di Reggio Calabria, terra di passaggio e di mescolanze culturali da sempre, c’è un altro comune conosciuto invece per la tendopoli allestita dal Ministero dell’Interno con recinzione e pass, una distesa sterminata di vecchie tende e baracche senza servizi igienici, acqua potabile ed elettricità ma con numero civico: un non-luogo destinato ad “accogliere” migliaia di migranti sfruttati nelle campagne della ‘Ndrangheta, dove lo scorso inverno duecento baracche hanno pres o fuoco e una donna, Beckie Moses è morta arsa viva. Il primo comune è Riace, l’altro San Ferdinando. Nella piazzetta di Riace, in cui il sindaco Mimmo Lucano negli ultimi mesi ha incontrato migliaia di persone provenienti da tutta Italia per sostenere la straordinaria storia di accoglienza del borgo, ha spesso ripetuto che “non esiste legalità senza giustizia”. Abbiamo ricevuto questo reportage di Roberta Ferruti dalla Calabria qualche giorno prima dell’arresto di Mimmo Lucano, definito dal ministro dell’Interno “uno zero”
    ROBERTA FERRUTI

    IL TRIONFO DELLA LEGALITÀ
    “Non c’è molto da stare a disquisire sull’arresto del sindaco di Riace Mimmo Lucano. A rigor di termini giurisprundenziali è praticamente ineccepibile. Lo è grazie alla Legge 189 del 2002, meglio nota come Bossi–Fini… Sono stati in molti a fare arrestare Mimmo Lucano – scrive Marco Arturi -: la magistratura di Locri, certo, ma soprattutto chi ha promulgato quella legge e chi non l’ha abrogata… Quando sono sbagliate le leggi vanno trasgredite, punto e basta. Si chiama disobbedienza civile, ed è quella che ha messo in atto al massimo livello il sindaco di Riace, che era consapevole di rischiare in prima persona in nome di un principio etico imprescindibile, quello della solidarietà e dell’accoglienza…”
    MARCO ARTURI

    RIACE, CONOSCIAMO I VERI COLPEVOLI
    “Il vero colpevole non è il sindaco di Riace ma chi confonde tra giustizia e legalità, chi tenta di mettere a tacere una voce scomoda che con i fatti dimostra la sua forza contagiosa… – scrive il movimento No Tav – Se la legge deve essere uguale per tutti occorre che le leggi rispettino i diritti soprattutto dei più deboli e non i privilegi dei più forti, e se così non è allora la disobbedienza civile è un dovere…”. Ci sono una lunga amicizia (che abbiamo visto nascere), alimentata anche grazie alla Rete dei Comuni solidali, e una profonda risonanza, tra la Val di Susa e la comunità di Riace, dalle quali possiamo tutti imparare molte cose
    MOVIMENTO NO TAV

    SALVARE VITE È REATO. LA LEZIONE DI RIACE
    Perché è stato arrestato Mimmo Lucano? “Lucano viene accusato di avere cercato di impedire, senza nessun vantaggio personale o economico – spiega la Rete dei Comuni Solidali – ma per un senso morale di giustizia che degli esseri umani finissero nel limbo della clandestinità. Invece di un premio per la sua umanità, in una Italia in cui cresce l’intolleranza e si restringono gli spazi di libertà, riceve le manette…”
    RETE DEI COMUNI SOLIDALI

  • domenico stimolo

    Questa sera si è svolta a Catania – Via Etnea, davanti il Giardino Bellini – una manifestazione di sostegno con il sindaco Mimmo Lucano. Oltre settanta persone partecipanti.
    Domani mattina una folta delegazione di catanesi ( 1 autobus e parecchie macchine) parteciperà alla manifestazione nazionale che si svolgerà a Riace.

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