Riccardo Venturi: dall’altra parte

Non mi piace, e non mi piacerà mai voltare gli occhi dall’altra parte.
Anche perché non è che una donna ammazzata, ferita o violentata da un uomo abbia per me una qualche nazionalità, e men che mai una religione. È soltanto una donna ammazzata, ferita o violentata. È soltanto l’ennesima vittima della più brutale violenza maschile. Una delle tante. La differenza non sta in questo. La differenza sta soltanto in quello che fa comodo.
Che un uomo ammazzi la moglie a sassate e ferisca la figlia, è un atto orribile. Da chiunque provenga, anche perché questo chiunque è sempre un uomo. E non m’importa se sia pakistano, italiano o marziano. Farne un discorso di religione o di cultura è semplicemente e criminalmente disonesto, in un paese come il nostro dove si ammazza almeno una donna al giorno. Ma è un paese, questo, dove la disonestà è regola.
La prima disonestà, in questi fatti, consiste nel famoso risalto dato alla notizia. Consiste nello scomodarsi dei ministri, delle carfagne, delle santanchè (minuscole volute). Nessuna carfagna che dichiari di volersi “costituire parte civile” per una qualsiasi delle decine di donne ammazzate dai mariti, dai conviventi, dai padri, dai fratelli o comunque di un uomo. Nessuna santanché che faccia la vomitevole “pasionaria” quando uno di questi crimini li commette un italiano, cioè nel 98% dei casi.
Uomini assassini che non soltanto non vengono fatti oggetto di nessuna campagna di stampa, ma addirittura giustificati o comunque “capiti”, quando addirittura non blanditi. Per l’italiano che ammazza una donna c’è sempre un tentativo di comprensione. Quando anche lui si ammazza dove aver compiuto la strage, c’è sempre qualcuno pronto a dichiarare che è stato lasciato solo. E allora decidiamoci. Perché allora anche il pakistano che ha ammazzato la moglie e ferito la figlia dovrebbe essere giustificato, con lo stesso metro. Dovrebbe essere “capito” e blandito. Dovrebbe diventare un eroe anche per i maschilisti nostrani; quelli che, poi, sono immediatamente pronti a farsi paladini dei “diritti delle donne” quando c’è di mezzo un islamico.
Curioso che il fatto di oggi, quello per cui si è scomodata la carfagna, sia accaduto proprio in una “Novi”. Vi ricordate di quell’altra Novi, quella “Ligure” che in realtà è in Piemonte? Della coppiettina di fidanzatini piemontesi che fece fuori madre e fratellino, Erika e Omar? Vi ricordate di quando la ragazza uscì fuori simulando un tentativo di rapina e urlando che erano stati degli albanesi? Vi ricordate della fiaccolata della Lega Nord che era già bell’e pronta, stroncata soltanto dall’arresto dei due? E vi ricordate che i due decisero di passare all’azione perché la madre si opponeva alla loro storia? Allora, ne deduciamo che è nella cultura piemontese ammazzare madre e fratellino quando un genitore si oppone? Ah, a proposito: naturalmente il povero Omar fu presentato immediatamente come succube della perfida fanciulla, il povero, debole ragazzo stregato dalla maliarda.
Ne fanno, questi signori e queste signore, un fatto di cultura. Proprio come la ragazzina sedicenne che, qualche tempo fa, mi disse che i rumeni stuprano perché è nella loro cultura. Sto cominciando a provare un odio profondo per un altro stupro, quello che si sta compiendo (anzi, che è stato già compiuto) nei confronti della nobile parola “cultura”; e i nomi dei suoi stupratori si conoscono benissimo. Ma ce la avete presente la carfagna (continuo imperterrito con le minuscole) che dichiara che “L’Italia non accetta tradizioni che violano i diritti delle donne”? Come sempre, tragedia e ridicolo si toccano quando ci sono di mezzo personaggi del genere. Il paese europeo più arretrato in qualsiasi diritto, e non solo delle donne, che nelle parole di questa serva si erge a baluardo. “Anche questo è un modo per essere vicina alle giovani immigrate, per far capire che il nostro Paese è con loro ogni volta che vedono lesa la libertà e il diritto di essere cittadine libere”. Sono ancora parole della carfagna, come dubitarne. Il nostro paese è con le giovani immigrate. Ad esempio rinchiudendole nei CIE. Ad esempio espellendole, chiudendo loro ogni porta, permettendo tranquillamente che siano sfruttate in ogni modo, negando loro (o frapponendo mille ostacoli) al ricongiungimento familiare. Conclude stratosfericamente la carfagna (sempre più minuscola): “L”Italia respinge e rifiuta con decisione ogni forma di prevaricazione degli uomini sulle donne”. Qui si impone soltanto il classico no comment.
Li chiama delitti patriarcali, la carfagna. Sono, invece, ed esclusivamente, delitti maschili. Quotidiani, senza tregua. Le uniche risposte date sono orribili ciance che servono soltanto a mascherare la realtà. Si costituisca pure “parte civile”, la carfagna: quando, domani, l’ennesimo zio stuprerà la nipote, quando l’ennesimo marito geloso, depresso, solo ecc. ammazzerà la moglie, quando l’ennesimo padre volerà in cielo assieme a tutta la sua santa famiglia, allora, come per incanto, scompariranno culture, dèi, patriarchi e quant’altro.
Per questo è necessario non voltarsi mai dall’altra parte. Si volti dall’altra parte, e possibilmente scompaia per sempre, chi genera razzismo e repressione. Si volti dall’altra parte chi giustifica l’italiano e condanna il pakistano. Si volti dall’altra parte chiunque abbia trasformato la parola cultura in scontro. Si voltino dall’altra parte i paladini a targhe alterne. Si volti dall’altra parte la rappresentante di un “governo” che non solo non intende “costituirsi parte civile”, ma che non ha speso nemmeno una parola per l’assassinio premeditato di Teresa Buonocore; ed assieme a lei i pennaioli che l’hanno immediatamente etichettata di camorrista. Ma a tutti questi, a tutte queste, il nome “Teresa” non interessa. Interessano loro soltanto nomi come “Hina” o “Sanaa”. Le stesse Hina e Sanaa cui, ogni giorno, annullano ogni tipo di futuro assieme alle Terese.
Lo faccio raramente, ma vorrei invitare a leggere anche:
Cattolico accoltella la moglie, è emergenza cristianiLa ministra Carfagna e gli immigrati

La foto è un’immagine dell’omicidio premeditato patriarcale di Teresa Buonocore,frutto della cultura italiana e di tradizioni che violano i diritti delle donne.Vi fa impressione, vero, leggere una cosa del genere?

Cattolico accoltella la moglie, è emergenza cristianidi Miguel Martínez

http://kelebeklerblog.com/2010/10/04/cattolica-accoltella-la-moglie-e-emergenza-cristiani/

Solo dalle 15 fino a mezzanotte di ieri, ecco la scia che ha lasciato dietro di sé il terrore cristiano in Italia. Una violenza cieca, incessante, che si esercita sui più deboli, che si finanzia con il traffico di droga, che si manifesta in barbariche orge. E girano armati per il nostro paese!

Un cattolico di 60 anni accoltella la moglie a Piacenza.

Un gruppo di cristiani a Taggia (IM) salta in aria mentre preparano esplosivi – i media asserviti e politicamente corretti parlano di “fuochi pirotecnici”.

Una folla di cristiani aggredisce un giornalista di Piacenza Sera che aveva osato cercare di capire cosa stava succedendo in una discoteca.

Durante un rito orgiastico di cristiani, a Fara Sabina, una ragazza in coma, decine in ospedale.

A Villafranca Massa, un cristiano che si aggirava armato di fucile ha sparato alla gamba a un’altra persona. Solo dall’inizio dell’anno, assassini cristiani hanno ucciso sette persone con la scusa della caccia.

A Roma, cristiano alla guida di un Mercedes travolge tre bambini in bici.

Quindici cristiani arrestati a Civitavecchia per spaccio di cocaina.

Cattolico (cileno) cerca di rubare una borsa in un ristorante e viene linciato dai frequentatori (cattolici). Nemmeno tra di loro sanno vivere in pace!

E questi vorrebbero costruire chiese vicino a casa mia!

UNA PICCOLA NOTA

lo riprendo da http://ekbloggethi.blogspot.com/2010/10/dallaltra-parte.html); grazie a Jacopo per la segnalazione. (db)

Redazione
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8 commenti

  • Sono grata a Riccardo per la suggestione finale contenuta nel suo articolo, che evidenzia in modo chiaro come basti sostituire il nome del ‘nemico’ per creare il capo espiatorio. Vorrei però dire che è altrettanto pericoloso non dire quello che va detto circa una delle differenze fondamentali che ci sono tra le due religioni, quella islamica e quella cattolica, per quanto riguarda il loro impatto politico e sociale reale, in particolare nelle relazioni tra i generi. In occidente, e in Italia in particolare, abbiamo certamente una recrudescenza della parte più retriva del cattolicesimo oscurantista, incarnato dall’attuale pontefice. Per fortuna però, grazie al fatto che purtroppo tra le tre religioni rivelate il cattolicesimo è l’unica che ha subito feroci lotte interne per la sua riforma e finalmente per la secolarizzazione, non dobbiamo vivere in stati e comunità dove la bibbia è usata come testo che regola la convivenza civile e quella tra i due generi. Nei paesi dove vige una dittatura di stampo islamico la religione è legge, ed è un’arma che ancora la maggioranza dei musulmani si trova tra le mani senza che si sia avviata una grande campagna di riforma, un bisogno e una necessità assoluta frenata dalla scarsa voce che si offre ai movimenti musulmani per la secolarizzazione pur presenti anche nel vecchio continente. Come sottolineano sia Irsha Manji nel suo ‘Quando abbiamo smesso di pensare’, e Marieme Helie Lucas, del Women Living Under Muslim Laws in Europa si preferisce dar voce, in nome del multiculturalismo, alle frange islamiste e conservatrici perchè, specie a sinistra, sono vissute in chiave anticapitalistica, quando sono invece portatrici di valori tradizionali e molto vicini a quelli della destra per la loro visione sessista e classista. Sottovalutare questo fatto significa nella pratica condannare anche e soprattutto le donne che vengono da quei mondi e da quei paesi ad una eternità di sottomissione. A differenza dei preti cattolici gli imam sono spesso,nelle comunità meno aperte, contemporaneamente capi spirituali e politici, con tutte le conseguenze immaginabili sulla gestione delle relazioni tra i generi. Aprire un conflitto civile su questi temi con i e le migranti significa non solo riconoscere la loro piena cittadinanza e quindi intrecciare la loro e la nostra soggettività, che è in entrambi caso e per fortuna in transito e in cambiamento, ma anche dare voce alle differenze che esistono tra loro, per poi, almeno nel mio caso e credo quello di molte attiviste femministe, costruire una forte critica al patriarcalismo ed al fondamentalismo presente anche dentro alle comunità migranti, come in quello perdurante delle nostre comunità locali.

  • Aspetto da tempo il momento in cui, di fronte a interventi come quello di Venturi, riportato da Daniele Barbieri, si eviti di intervenire apprezzando eccetera e poi aggiungendo: “però”.
    Tutto (o quasi) ciò che viene dopo il “però” va bene, e bisogna dirlo ed elaborarlo. E’ il “però” che gli toglie forza, lo piega da ragionamento sacrosanto a distrazione rispetto a quanto osservato dall’interlocutore. Facciamo due discorsi contigui, senza “però” distraenti. Il primo sulla turpe strumentalizzazione del femminicidio quando non è commesso “‘da noi”, l’altro sui modi (efficaci) per costruire una critica al patriarcalismo eccetera (anche dei musulmani vicini di casa).

  • Giuseppe hai assolutamente e limpidamente ragione in tutto e per tutto. Però…

  • ginodicostanzo

    Com’è che nei commenti siamo andati di nuovo a finire sull’Islam, quando questo omicidio non c’entra assolutamente nulla con il Corano?
    Se la parola biblica fosse applicata alla lettera, anche le donne cattoliche vivrebbero schiacciate e sottomesse,(ancora di più). Anche nelle dittature di stampo cattolico (esempi storici a iosa) l’invadenza del clero vaticanense ha condizionato pesantemente la legislazione e la vita delle donne.

  • Grazie a Riccardo Venturi perchè ha detto quello che avrei voluto dire io, senza riuscire ad esprimerlo compiutamente. Confesso che sono abbastanza stufa di questo continuo stillicidio sul maschilismo islamico da cui troppi sembrano colpiti.
    E’ ovvio che questi episodi sono atroci, ma vi confesso che non me ne frega niente di conoscere la nazionalità dell’assassino. Gli assassini sono tutti uguali, gli stupri non sono meno devastanti se commessi da un italiano. Quante sono le donne straniere abusate, maltrattate, picchiate da italiani di cui non si sente praticamente parlare?
    Non ne posso più di andare in biblioteca e in libreria e vedere la sfilza di libri dai titoli troppo simili: “Murata viva!”; “Sfregiata!”…
    Eppure non è proprio tantissimo che da noi le cose sono cambiate (almeno sulla carta, perchè nella pratica chissà quanto ancora ci vorrà).
    Per quanto riguarda quello che dicono DAVVERO i testi sacri (e non quello che dicono i preti, di qualsiasi religione siano), avremmo forse delle sorprese a leggerli con attenzione e senza pregiudizi. Il Vangelo è pieno di esempi in cui Cristo va controcorrente in un’epoca in cui le donne non erano esattamente alla pari con gli uomini (l’episodio dell’emorroissa, della Samaritana, della peccatrice, dell’adultera…).
    Tutto questo per dire che, semplcemente, i maschi USANO la religione perchè fa loro comodo.
    Tutto qui. Ed è così dappertutto.

  • A me invece importa anche da dove vengono le persone, perchè se si parla di differenze credo sia importante tenere presente tutte le sfaccettature che compongono l’insieme delle visioni che poi le persone mettono al mondo, e che talvolta impongono. Le religioni vengono brandite e strumentalizzate, lo diciamo quando volgiamo essere antipatriarcali e di sinistra. Come mai abbiamo paura, noi italiani vaticanizzati, di dirlo anche quando si tratta delle religioni degli altri e delle altre? A sottovalutare tutto questo, e a lasciarlo dire in chiave razzista dalla destra, si finisce come in Inghilterra, dove a fianco della legge secolare la pressione dei fondamentalisti islamici ha fatto sì che alcune questioni (indovinate quali) siano affrontate con la sharia. Penso che non si possa fare della tolleranza ignorante e buonista sulla pelle delle donne e degli uomini senza conoscere, studiare e informarsi su cose così gravi e pesanti come queste. Non sono opinioni, sono fatti, carne e sangue, e per persone ci muoiono, soffrono, sono private di libertà.
    Ricordare che anche qui avevamo alcune ingiustizie senza dire che proprio per questo dobbiamo lottare perchè non si ripresentino è sottovalutare la forza della globalizzazione, che per ora ha prodotto la moltiplicazione più delle tragedie che delle ingiustizie.

  • ginodicostanzo

    E chi dice che non bisogna lottare perché queste ingiustizie non si ripresentino? Dov’è la tolleranza ignorante e buonista? A me pare di aver detto che l’Islam, con QUESTO omicidio, non c’entra nulla, a proposito di ignoranza… Personalmente ogni qualvolta gli integralismi islamici o indù o cristiani o che so io hanno prodotto distorsioni o crimini non ho mai avuto difficoltà a prendere le distanze e stigmatizzare o denunciare sul mio blog. Le religioni, TUTTE, sono strumenti di controllo: ecco, abbianmo scoperto l’acqua calda. Nessuno qui mi pare abbia sottovalutato qualcosa. Questa piccola polemica comunque è sterile, tra persone che, sono convinto, stanno dalla stessa parte. Indirizziamo le nostre energie verso bersagli adeguati. Un saluto a tutti

  • la violenza contro le donne è violenza maschile. “farne un discorso di religione e di cultura è disonesto” come dice Venturi. le ragioni stanno tutte nel possesso di un pene come arma, e di testosterone come comburente. un uomo solo fa paura, in branco terrore. nelle guerre, armato di pene e di fucile è capace di impensabili efferatezze; nelle case è la principale causa di morte per le donne. ma se fosse solo così, per essere al sicuro, dovremmo invocare l’estinzione degli uomini? o forse uomini violenti e misogini si diventa quando la cultura e la tradizione, veicolata dalle diverse chiese -specie se di religioni monoteiste- e/o dal mercato (nuovo dio delle società liberiste)influiscono sulle relazioni tra i generi (e non solo)? il femminismo è stato fondamentalmente critica trasversale dei contenuti patriarcali ovunque essi fossero, nel privato come nella politica, sui luoghi di lavoro o nelle istituzioni,nei media o nel linguaggio,… perché chiudere la bocca ed il cervello di fronte a tradizioni (da noi superate da pochi decenni grazie alla lotta delle donne)come quella del matrimonio forzato? perché quando queste tradizioni vengono sostenute da discorsi religiosi dovremmo fare un passo indietro? voglio sostenere il coraggio delle donne migranti che sognano un destino libero e diverso e non intendo tollerare ipocritamente alcun velo che richiama quelle donne coraggiose ad un dovere di rassegnazione, di modestia e di sottomissione al controllo patriarcale.

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