ricordo di Eduardo Galeano

1

nell’agosto del 1989 mi trovavo ad Avila, tutto il  mese, per studiare spagnolo.
avevo una stanza, come altri studenti, nel Real Monasterio de Santo Tomás, dove abitò gli ultimi cinque anni di vita fray Tomás de Torquemada.
c’erano tre bellissimi chiostri, dove passeggiavo e leggevo con libro e matita.
uno dei primi libri che avevo comprato, edizione economica di Alianza Editorial, nella libreria Medrano (ero un buon cliente) era “Días y noches de amor y de guerra”, di Eduardo Galeano (eccolo in pdf) e lo spagnolo che so è anche merito suo.

 

 

Introduzione alla storia dell’arte

Ceno con Nicole e Adoum.

Nicole racconta di uno scultore che conosce, un uomo di grande talento e famoso. Lo scultore lavora in un atelier enorme, circondato di bambini. Tutti i bambini del quartiere sono suoi amici.

Un giorno il comune gli commissionò la scultura di un cavallo per una piazza della città. Un camion portò all’atelier un grandissimo blocco di granito. Lo scultore cominciò a lavorarlo, dall’alto di una scala, a colpi di martello e scalpello. I bambini lo guardavano lavorare. Poi i bambini partirono in vacanza, in montagna o al mare.

Quando tornarono, lo scultore mostrò loro il cavallo terminato. E uno dei bambini, con gli occhi spalancati, gli chiese:

-Ma…come sapevi che dentro quella pietra c’era un cavallo?

(Ceno con Nicole y con Adoum.

Nicole habla de un escultor que ella conoce, hombre de mucho talento y fama. El escultor trabaja en un taller inmenso, rodeado de niños. Todos los niños del barrio son sus amigos.

Un buen día la alcaldía le encargó un gran caballo para una plaza de la ciudad. Un camión trajo al taller el bloque gigante de granito. El escultor empezó a trabajarlo, subido a una escalera, a golpes de martillo y cincel.
Los niños lo miraban hacer.
Entonces los niños partieron, de vacaciones, rumbo a la montaña o el mar.
Cuando regresaron, el escultor les mostró el caballo terminado. Y uno de los niños, con los ojos muy abiertos, le preguntó:
-Pero… ¿cómo sabías que adentro de aquella piedra había un caballo?

Días y noches de amor y de guerra – Eduardo Galeano)

 

 

Los nadies (Eduardo Galeano – Augusto Blanca)

Sueñan las pulgas con comprarse un perro
y sueñan los nadies con salir de pobres,
que algún mágico día
llueva de pronto la buena suerte,
que llueva a cántaros la buena suerte;
pero la buena suerte no llueve ayer,
ni hoy, ni mañana, ni nunca,
ni en llovizna cae del cielo la buena suerte.

Los nadies: los hijos de nadie, los dueños de nada.
Los nadies: los ningunos, los ninguneros,
corriendo la liebre, muriendo la vida,
jodidos los nadies, jodidos:
Que no son, aunque sean.
Que no hablan idiomas, sino dialectos.
Que no practican religiones, sino supersticiones.
Que no hacen arte, sino artesanía.
Que no aplican cultura, sino folklore.
Que no son seres humanos, sino recursos humanos.

Los nadies: los hijos de nadie, los dueños de nada.
Que no tienen cara, sino brazos.
Que no tienen nombre, sino número.
Que no figuran en la historia universal,
sino en la crónica roja de la prensa local.

Los nadies: los hijos de nadie, los dueños de nada.
Los nadies: los nada,
los nadies, que cuestan menos que la bala que los mata.

 

 

L’alienazione

Alaistar Reid scrive per il « New Yorker» ma a New York ci va di rado.

Preferisce vivere su una sperduta spiaggia della Repubblica Dominicana. La stessa spiaggia dov’era approdato Cristoforo Colombo, secoli addietro, durante una delle sue escursioni in Giappone. E da allora non è cambiato nulla.

Di tanto in tanto, spunta di tra gli alberi il posti­no. Arriva curvo sotto il suo fardello. Don Alaistair riceve montagne di corrispondenza. Dagli Stati Uniti è tutto un bombardamento di offerte commerciali, opuscoli, cataloghi, lussuriose tentazioni della civiltà dei consumi che istigano a comprare.

Una volta, in mezzo a quei mucchi di carte, spuntò la pubblicità di un vogatore. Don Alaistair la fece ve­dere ai pescatori suoi vicini: Come, in casa? Si adopera in casa?

I pescatori non potevano crederci: — Senz’acqua? Si rema senz’acqua?

Non volevano crederci, non riuscivano a capirlo:

—   E senza i pesci? Senza sole? Senza il cielo?

I pescatori dissero a don Alaistair che loro si alza­vano tutte le notti prima dell’alba, e si mettevano per mare e gettavano le reti mentre il sole saliva sull’o­rizzonte, e che quella era la loro vita, e che gli piace­va, ma che remare era l’unica cosa fottuta di tutta la faccenda:

—   Remare è la sola cosa che odiamo dicevano i pescatori.

Allora don Alaistair spiegò che il vogatore serviva

per  fare ginnastica.

—   Per tare che?

—   Ginnastica.

—   Ah! ginnastica! Che roba è?

 

 

Fatterelli

Tempo fa don Veridico seminò casucce intorno allo spaccio del Resorte, perché non fosse più solo. Questo fatterello accadde, a quanto dicono, nel paesino nato per mano sua.

Si vociferava di un tesoro nascosto in quel luogo, nella casa di un vecchietto biascicoso. Ogni mese il vecchierello, ormai prossimo agli ultimi respiri, si alzava da letto per andare a riscuotere la pensione.

Approfittando della sua assenza, certi ladri di Montevideo gli entrarono in casa e la misero a soqquadro per cercare il tesoro, in ogni ripostiglio. Non trovarono altro che un baule di legno sotto un mucchio di coperte, in un angolo dello scantinato. Il formidabile lucchetto che lo difendeva respinse, impavido, l’attacco dei grimaldelli.

Così portarono via il baule. E quando finalmente, ormai lontani e al sicuro, ne vennero a capo, scopri­rono che era pieno di lettere. Lettere d’amore che il vecchietto aveva ricevuto lungo il corso della sua lunga vita.

I ladri stavano quasi per bruciarle, ma ne nacque una discussione. Alla fine decisero di restituirle. Una alla settimana.

Ogni lunedì a mezzogiorno, il vecchietto si sedeva in cima alla collina e aspettava di veder apparire il postino. Non appena spuntava il cavallo attraverso gli alberi, con le bisacce gonfie, il vecchietto si met­teva a correre, e il postino, che già lo sapeva, si pre­sentava con la lettera in mano.

E perfino san Pietro se ne stava a sentire i palpiti di quel cuore pazzo dalla gioia di ricevere parole di donna.

 

(grazie alla redazione per la memoria e il ricordo, Eduardo Galeano ci mancherà)

 

 

redaz
una teoria che mi pare interessante, quella della confederazione delle anime. Mi racconti questa teoria, disse Pereira. Ebbene, disse il dottor Cardoso, credere di essere 'uno' che fa parte a sé, staccato dalla incommensurabile pluralità dei propri io, rappresenta un'illusione, peraltro ingenua, di un'unica anima di tradizione cristiana, il dottor Ribot e il dottor Janet vedono la personalità come una confederazione di varie anime, perché noi abbiamo varie anime dentro di noi, nevvero, una confederazione che si pone sotto il controllo di un io egemone.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *