Ridurre gli sprechi di cibo … togliendo le scadenze?

di Gianluca Cicinelli (*)

La decisione può far discutere ma va nel senso di ridurre gli sprechi alimentari. La multinazionale Marks & Spencer, che ha sede a Londra, specializzata nella vendita al dettaglio, a partire da questa settimana rimuoverà le etichette “da consumarsi preferibilmente entro” da almeno 300 varietà di frutta e verdura, l’85% dell’offerta di prodotti freschi in vendita nei suoi negozi. Lo scopo è ridurre gli sprechi alimentari, ma naturalmente la decisione apre un dibattito sull’utilità, che c’è, dell’indicare la data di scadenza.

In questo modo infatti toccherà ai clienti basarsi sul loro giudizio per decidere se i prodotti sono ancora buoni da mangiare. Il dibattito sull’etichetta con la scadenza va avanti da tempo e oggi “l’indicazione della scadenza” viene messa sotto accusa per l’enorme quantità di rifiuti.

Attenzione però a non fare confusione tra l’etichetta “Da consumarsi preferibilmente entro” e quella “Da consumare entro”. La seconda indica un chiaro rischio per la sicurezza e, al momento, nessuno parla di rimuoverla.

C’è anche un’altra questione su cui sta lavorando Marks & Spencer e riguarda i quantitativi minimi acquistabili, un’altra fonte di spreco alimentare. Per esempio la possibilità di acquistare soltanto tre banane per volta anzichè mazzi più grandi che rischiano di marcire (una volta acquistati) dopo qualche giorno. Secondo gli studi di Wrap, un’organizzazione benefica contro lo spreco alimentare, gli alimenti più sprecati in tutto il Regno Unito sono, nell’ordine, patate, latte e pane.

Lo scopo di Marks & Spencer è dimezzare gli sprechi entro il 2030, ridistribuendo il 100% delle eccedenze alimentari commestibili entro il 2025, un impegno in linea con l’obiettivo delle Nazioni Unite di dimezzare i rifiuti alimentari appunto entro il 2030. La campagna si basa anche sul far concentrare i consumatori sul concetto di risparmiare milioni di sterline per l’acquisto di cibo che finisce nella spazzatura quando è ancora commestibile.

Naturalmente lascia sempre perplessi una multinazionale “buona”, e questo è un altro motivo di diffidenza dei consumatori. Quindi possiamo ricordare che Marks & Spencer nel 2016 è rimasta implicata in uno scandalo quando si è scoperto che in Turchia impiegava lavoratori di appena 15 anni per 12 ore al giorno a stirare gli indumenti e oltretutto si trattava di rifugiati siriani. L’azienda – che già nel 2010 era stata scoperta a pagare in India lavoratori assunti tramite intermediari soltanto 26 pence l’ora, e nel 2019 ci è ricascata in Bangladesh – ha sempre negato gli addebiti.

La campagna che il marchio ha avviato per diminuire gli sprechi di cibo è comunque funzionale sia a un’operazione di marketing, necessaria anche in seguito ai numerosi licenziamenti operati con la diffusione della pandemia da covid, che all’effettiva riduzione degli sprechi. Anche altri marchi celebri nella distribuzione come Tesco e Lidl hanno avviato questa politica e sono favorevoli alla rimozione dell’etichetta “da consumarsi preferibilmente entro”. Resta comunque il problema di non rendere più pericoloso per gli utenti il consumo di cibo al limite della scadenza, riversando soltanto sui consumatori  la decisione se utilizzarlo o meno.

(*) articolo in origine pubblicato su https://diogeneonline.info/ridurre-gli-sprechi-di-cibo-togliendo-le-scadenze/

 

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