Riflessione

Cammino
di Mauro Antonio Miglieruolo

Cioè compio l’operazione più spiacevole tra tutte quella che l’ordinario della vita propone all’uomo. O che almeno propone a me, iperbolico pantagruelico sedentario da romanzo di fantascienza. Ignoro perché lo faccio (mi si propone, quale spiegazione, il segno zodiacale al quale appartengo, ma non so, giudicate voi), ma lo faccio. Forse per non dover soffrire troppo a lungo di quell’andare, per poter arrivare alla meta che mi sono proposto il più presto possibile e non dover aver a che fare con quell’orrido del camminare…
Sia quel che sia forzo le gambe, non abituate, finché dolgono, protestano, minacciano ritorsioni. Ma quando si tratta di camminare (o meglio, di NON camminare: camminare a forza, controtempo) non ci sono ritorsioni che tengano.

Non colpi della strega, coliti, iperboliche corizze, o virus pazzi di nuovo ceppo. Devo andare e vado. Sperando si tratti del giorno buono e dell’ora giusta: quella in cui invece di sembrare un ottantenne un po’ troppo inoltrato nell’ottantina, sembro ciò che (a volta capita) effettivamente sono: un settantenne ancora in grado di competere con l’esistenza.
Me ne contento. Di queste rare volte mi beo. Sulle stesse fondo il coraggio per continuare. Dimenticando, una tantum, diarree, Berlusconi, mal di pancia, Monti, bronchitelle, Bersani, febbri, D’Alema e, polipi vari, che il diavolo se li porti persino Veltroni, Cicchitto e la stessa Minetti, che è tanto ma tanto buona ma, purtroppo, non buona per me, squattrinato, pancia munito e a rischio di senilità (nota: avessi il doppio dei miei anni e la metà dei soldi dell’ex capo del governo, giuro mi farei lo stesso avanti. Vi prego però non fate leggere questa nota alla mia consorte, mi mettereste gratuitamente nei guai).
Il problema in effetti è uno e uno solo: che sto a Roma invece che nel paesello natio, in quel di Grotteria, a due passi dal mare, un solo quarto d’ora d’auto per sedersi a un tavolino del Miramare in quel di Marina di Gioiosa Jonica e sorbirmi un ottimo latte di mandorla. O un gelato. O una mezza dozzina di amaretti acquistati a Gioiosa Jonica Superiore, da Piscioneri, il miglior amarettista di tutti i tempi. Sedere, consumare e stare lì e aspettare. Non altro che questo. Aspettare. Che il tempo mi accompagni fino alla sera. E la sera porti la nostalgia di un altro nuovo giorno in faccia allo Jonio. E un altro ancora. Finché morte non ne separi.

Invece sto a Roma, in mezzo al traffico rumore caos, tra mendicanti e la mia perduta capacità di accettarli. Non ne posso più di tutta questa gente che, in mezzo alla sovrabbondanza, chiede l’elemosina. Che implora, insiste o si limita timidamente a tendere le mani. Stanco di vedere donne sedute all’ingresso dei supermercati con un bicchiere di carta davanti. O giovanotti che si aggirano per il mercato cercando di venderti sciocchezze, se non altro una testa d’aglio. O che ai semafori offrono pacchetti di fazzoletti, te li gettano persino dentro, se osi procedere con il finestrino aperto. Oppure di signore d’ogni nazionalità che spingono avanti carrelli colmi di poverissima merce, con la quale pretendono metter su commercio, unica loro possibilità di sopravvivenza.
Passo tra di loro come un uragano, tempesta di fretta insensibile al dolore altrui.
E me ne dolgo. Ancor di più pensando ai cavernicoli della Lega Nord che ci aizzano contro di loro. Mi confondo con questi diminutori di se stessi comportandomi in quel modo. Prendo atto di quel che sto facendo, ed è un colpo al cuore. A cui fa seguito un moto di furore. La considerazione e poi il furore. Con tutto quello che diamo agli amministratori che disamministrano l’Italia, altro che America qui potrebbe essere; altro che Paradiso perduto! Per noi e per quelli come noi che da lontano vengono e vorrebbero restare, con loro e nostro beneficio.
E invece, tutti quanti sulle soglie dell’Inferno in Terra. Pure i poverisismi del Terzo Mondo se ne stanno rendendo conto e corrono da noi sempre meno numerosi; salvo quelli vicinissimi o coloro che non hanno altra scelta.

Per giustificarsi i disamministratori parlano di crisi. Ma la crisi l’hanno provocato loro, con le leggi e il lasciar fare la banda di bricconi padrona del danaro che impazza per il mondo (anche del mio, come del vostro, del quale dispongono a loro piacimento). L’hanno provocata a furia di inoltrarsi nella corruttela, nell’ignava, nella deresponsabilizzazione e nella diseguaglianza.
Equità, se ci sei batti un colpo.
Non sui denti di chi è responsabile dell’attuale disastro (lo spettacolo del sangue è visto, non lo voglio di nuovo), ma un colpetto sui crani degli ipnotizzati dal liberismo sì; sì sul capo delle vittime di una ideologia che vale meno persino di quella degli adoratori delle statuine in lacrime. E che ora si accingono a raccogliere nelle loro mani l’eredità dell’infausto recente passato per prolungarne la negatività per anni e anni ancora. Che vale, mi chiedo, allora la cesura tra governi Berlusconi e il governo Monti se il risultato sarà un governo Bersani? Nulla vale. Poiché si tratta di mani che continueranno a non dare, mani che si muoveranno con destrezza sui nostri portafogli, mani che per difendere la democrazia restringeranno a suon di manganellate i residui spazi di democrazia.
Sai che soddisfazione non essere governati dagli avanzi di galera! e essere derubati ugualmente.
Essere pestati da una banda di teppisti o da una banda di polizia, fa differenza? Sì, fa peggio. Perché la seconda banda poi provvede pure a metterti in galera!

Resti dell’antico castello di Grotteria

Miglieruolo
Mauro Antonio Miglieruolo (o anche Migliaruolo), nato a Grotteria (Reggio Calabria) il 10 aprile 1942 (in verità il 6), in un paese morente del tutto simile a un reperto abitativo extraterrestre abbandonato dai suoi abitanti. Scrivo fantascienza anche per ritornarvi. Nostalgia di un mondo che non è più? Forse. Forse tutta la fantascienza nasce dalla sofferenza per tale nostalgia. A meno che non si tratti di timore. Timore di perdere aderenza con un mondo che sembra svanire e che a breve potrebbe non essere più.

  • pensavo di essere l’unico amico di daniele nato a grotteria non è cosi

  • io 54anni fa abitavo al rione castello la parte alta di grotteria ma quando da ragazzo tornavo per le ferie mi ospitavano i miei zii a nucara sai 2 anni fa sono tornato era inverno ho avutouna brutta impressione non cera piu nessuno che conoscevo e le poche persone che c’erano in giro erano tutte anziane probabilmente in estate sara diverso infatti vorrei tornarci in estate giusto per togliermi dalla testa l’immagine del paese in agonia

  • Purtroppo è proprio così, paese in agonia, come tanti in Italia. D’estate qualcosa c’è, ma solo a agosto si riempie. Eppure le potenzialità ci sono, turistiche soprattutto, ma alle persone rimaste, quasi tutti vecchi, importa ben poco del paese. Solo di tirare avanti.
    Anche gli amministratori, prendere la loro indennità e non altro.
    A Grotteria ci sono molte case dalle bellissima facciate, che stanno andando rapidamente in rovina. C’è la montagna (a mille metri d’altezza ci sono boschi bellissimi), ci sono acque termali, c’è il mare (500 metri di spiaggia). Tutta una possibile ricchezza abbandonata. A partire dal castello principesco e dalle numerose chiese chiuse.
    Vacci adesso, che ancora qualcosa sopravvive. Capita di incontrare qualche persona viva. Fra dieci anni forse non troverai più nulla.

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