Rigaglie: «La vertigine è»
di Andrea Appetito (*)
Nelle brevi giornate invernali non è facile guardare il cielo e le nuvole. Sui sentieri bisogna fare attenzione a dove si mettono i piedi. L’alveo è percorso dal fango e dai detriti che rendono il camminare incerto e insidioso. Ci sono ricci di castagna e foglie che nascondono i rami secchi e le buche. Derrida diceva che la vertigine è il cielo a terra, ne deduco allora che sia possibile parlare di nuvole anche quando siamo costretti ad aggrapparci a ogni passo. Il nostro vivere si disfa e si ricompone e come le nuvole sembra che non possa prescindere dalle mutilazioni. Dita mani braccia gambe, queste parti di noi, rimangono attaccate alle persone amate che svaniscono e dimorano con loro in un altrove che assomiglia alla Luna di Astolfo. Noi che rimaniamo sulla Terra non possiamo sfuggire alla gravità e abbiamo bisogno del dolore. La forza che brucia l’esterno dall’interno e fa crollare le facciate.
L’immagine poteva non essere di Renè Magritte?
(*) «Rigaglie» ovvero le ispirazioni e riflessioni di Andrea Appetito. Qui le ultime 4: Rigaglie: una specie di omaggio a Straub, Rigaglie: Terra non battezzata, Rigaglie: «Almost blue» e Rigaglie: a José María Fonollosa