Rigaglie: passi, Venezia e nebbia
di Andrea Appetito
L’inverno è cominciato, la luce ridotta al lumicino rinasce. Ricordo le passeggiate sui ponti di Venezia nelle notti di nebbia. Avanzavo, ma c’era talmente tanta nebbia che non si vedeva l’altra sponda. «Dev’esserci un’altra sponda – pensavo – il ponte non può poggiare sul nulla». Con questa fiducia camminavo a piccoli passi e provavo ad assaporare la nebbia. A volte mi fermavo e mi affacciavo sulla laguna ad ascoltare il gorgoglio contro la fondamenta. Oppure guardavo incantato le facciate dei palazzi, quei magnifici interni affrescati con le luci di lampadari a goccia appesi al soffitto, un bagliore invernale che scendeva uno alla volta i gradini in pietra d’Istria e finiva in acqua. In quelle notti non c’era traccia di terra. Quando riprendevo a camminare, si udivano i passi sul ponte di legno. Se mi fermavo i passi si fermavano, se riprendevo i passi riprendevano, come se fossi tallonato dalla mia presenza.
(*) «Rigaglie» ovvero le ispirazioni e riflessioni di Andrea Appetito. Qui le ultime 4: Rigaglie: Terra non battezzata, Rigaglie: «Almost blue», Rigaglie: a José María Fonollosa e Rigaglie: «La vertigine è»