Rigassificatori inutili, pericolosi e …

costosi per lo Stato: Di Maio non ha niente da dire?

di Maurizio Marchi (*)

Il 14 novembre il TAR del Lazio dovrà pronunciarsi, su ricorso del «Comitato no al rigassificatore» e del Comune di Rosignano, riguardo al progetto Edison. Il progetto di rigassificatore Edison a Rosignano ci perseguita da oltre 15 anni, a forza di varianti (**) . Il primo progetto del 2002 prevedeva l’importazione di 4 miliardi di metri cubi di metano liquefatto l’anno, con un serbatoio da 160.000 mc, da collocare in area archeologica di Vada, oltre al raddoppio del serbatoio di etilene a 20.000 mc e il prolungamento del pontile di 430 metri. Il progetto fu giudicato contrario al Piano strutturale del Comune e respinto.

Nel 2005 Edison presentò una variante, che prevedeva il raddoppio dell’importazione di GNL da 4 a 8 miliardi di mc, due serbatoi per la capacità complessiva di 320.000 mc, più il solito prolungamento del pontile e lo spostamento del serbatoio di etilene con raddoppio, il tutto però all’interno del perimetro Solvay. In questa versione, giudicata più pericolosa dalla stessa Edison, si avrebbero le tubazioni di gnl più lunghe (e quindi più pericolose) al mondo, circa 5 km. Nel 2010 il ministero dell’Ambiente approvò la VIA – cioè valutazione di impatto ambentale – di questo progetto, di cui si discuterà al TAR il 14 novembre. Più pericoloso perché tutti gli altri rigassificatori esistenti al mondo sono concentrati in poche centinaia di metri dall’approdo delle navi metaniere, con serbatoi e rigassificatore, da cui parte la tubazione di gas metano simile a ogni altro gasdotto. Qui invece si tratta di far percorrere 5 km al gas liquefatto, da mantenersi a meno 162 gradi continuamente, black out compresi, attraversando la ferrovia e la vecchia statale Aurelia.

Nel 2005 il movimento di lotta riuscì a farsi ammettere un referendum propositivo, che tuttavia fu annullato dal TAR toscano su ricorso di Edison e della destra  rosignanese, benchè la Convenzione ONU di Aarhus preveda esplicitamente larghe consultazioni popolari sui rigassificatori e altri grandi impianti ad alto rischio, come le centrali nucleari.

Nel dicembre 2015 la Edison ritira fuori dal cassetto la VIA approvata nel 2010 e presenta una variante peggiorativa: no allo spostamento del serbatoio di etilene, rifornimento di GNL a bettoline (piccole gasiere) e a camion cisterna,per distribuire il gas liquefatto su una rete che in Italia non esiste ancora. Nel 2017 il ministero dell’Ambiente si esprime mantenendo valida la VIA del 2010, intanto Edison ed Ineos (nuova proprietaria del serbatoio di etilene) trattano su chi deve pagare lo spostamento del serbatoio di etilene, vecchio ormai di 40 anni e a semplice contenimento, anziché doppio come prescrivono le normative di sicurezza attuali.

Ovviamente dietro le insistenze di Edison ci sono gli enormi incentivi statali del governo: ad esempio il rigassificatore OLT a Livorno ha ricevuto dal governo ben 315 milioni di euro di incentivi “vuoto per pieno” per il periodo fine 2013-2017, pur essendo rimasto quasi sempre vuoto (meno di 2 miliardi di mc in 4 anni, a fronte di una capacità di rigassificazione di 3,7 miliardi l’anno).

Perfino il governo Gentiloni-Calenda – rivedendo la Strategia energetica nazionale (SEN) nel novembre 2017 – ha concluso sostanzialmente che è meglio far funzionare al massimo i rigassificatori esistenti, anziché permettere la costruzione di nuovi, oltretutto continuando a prosciugare le casse dello Stato.

Non ha niente da dire al proposito il “governo del cambiamento”, in particolare il ministro al ramo Di Maio?

Per saperne di più su questa annosa vicenda si legga il libro “15 anni di lotte contro il rigassificatore Edison 2002-2017” di Maurizio Marchi e Marco Manetti, reperibile al link a prezzo di costo: https://ilmiolibro.kataweb.it/libro/storia-e-filosofia/410259/15-anni-di-lotte-contro-il-rigassificatore-edison-2002-2017 /  

SI VEDA ANCHE anche il video su youtube “No al rigassificatore Edison a Rosignano”
(*) ripreso da www.medicinademocraticalivorno.it

(**) cfr Solvay e gassificatori: “governo del cambiamento” come tutti gli altri?

 

Redazione
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