Rileggendo Ivan Illich

79esima puntata dell’«Angelo custode» ovvero le riflessioni di ANGELO MADDALENA per il lunedì della bottega

«Transitar le pandemie con Ivan Illich», a cura di Aldo Zanchetta e Gustavo Esteva (marzo 2021, edizioni Hermatena)

«Dal momento che la sinistra parla in teoria a nome degli svantaggiati, ci si poteva aspettare che l’anti-lockdown diventasse una questione di sinistra, mentre è avvenuto decisamente il contrario. Le critiche sono venute prevalentemente da destra, e soltanto gli esponenti più coraggiosi della sinistra, come Sunetra Gupta, hanno osato andare controcorrente»: così David Cayley, in Transitare le pandemie con Ivan Illich (pagina 29). E ancora: «La pandemia l’ha messo chiaramente in luce. Si può dimostrare che il lockdown e il blocco economico sono stati applicati a spese di coloro che sono meno in grado di proteggersi (…) I lavoratori marginali sono stati spinti a drogarsi, a rimanere a casa e a togliersi la vita, mentre quelli che erano benestanti e avevano una bella casa hanno sofferto poco più che di un’eccessiva compagnia di altri come loro». Parole forti quelle di David Cayley, che realizzò diverse interviste radiofoniche con Illich (da cui sono stati tratti libri come Conversazioni con Ivan Illich). Ma chi è Sunetra Gupta, di cui Cayley parla in altri passaggi di questo libro da poco pubblicato? Sunetra è un’epidemiologa teorica che insegna a Oxford, una delle firmatarie della Dichiarazione di Great Barrington sulla situazione della “salute pubblica” varata a ottobre 2020. Formulata da Sunetra Gupta e altri due medici dell’Università di Harvard e di Stanford, e firmata da circa 40 medici, la dichiarazione di Great Barrington ha fatto il giro del mondo e ha immediatamente raccolto centinaia di migliaia di adesioni, fra cui oltre 57.000 firme di scienziati e medici. Una delle posizioni della Dichiarazione è «costruire l’immunità tra coloro che sono a basso rischio proteggendo al contempo le persone ad alto rischio, in questo modo si raggiungerà il migliore e più accettabile equilibrio dei danni nelle circostanze attuali». Nelle pagine di Transitar le pandemie con Illich, Cayley e altri fanno notare come la possibilità di discutere e di valorizzare queste proposte è stata spesso squalificata se non addirittura censurata (Nel libro A piedi in un mondo sospeso Roberta Stocchi, ricercatrice veterinaria di Perugia accenna a una simile proposta). E’ l’elemento più oltraggioso e inquietante di quello che è successo e sta succedendo, e anche di questo parla David Cayley: «Ciò che dicono è fondato, è plausibile? Vale la pena di discuterne?». Le posizioni degli epidemiologi della Dichiarazione di Great Barrington sono state anticipate e riprese da altre centinaia (se non da migliaia) di professionisti in giro per il mondo: quanti di noi hanno avuto la possibilità di conoscerle e valutarle? Il 20 settembre 2020, un gruppo di 400 medici belgi, sostenuto da oltre mille operatori sanitari, ha pubblicato una lettera aperta in cui chiedeva la fine delle misure di “emergenza” e sollecitava una discussione pubblica aperta. Anziché discutere quelle posizioni si è assistito a un linciaggio mediatico anche da parte di molti “esperti”, di insulti e di attacchi, facendo oscurare un minimo di buon senso scientifico: «si presume che la scienza» continua Cayley «lavori attraverso un processo paziente e scrupoloso per arrivare infine a fare le cose giuste, riconoscendo in primo luogo che è possibile sbagliare e poi confrontando le annotazioni nella speranza di arrivare finalmente a una proposta migliore. Ma ciò che abbiamo visto durante questa pandemia è qualcosa di completamente diverso: lo strano spettacolo dei governi e dei mezzi di comunicazione che proclamano il loro attaccamento alla scienza e, nello stesso tempo, emarginano o escludono qualsiasi opinione scientifica non in accordo con la loro corrente politica preferita». Nella Presentazione del libro Aldo Zanchetta e Guastavo Esteva (curatori del volume) sottolineano alcune derive che chiamano in causa ancora una volta soprattutto chi «in teoria dovrebbe occuparsi degli svantaggiati»: «Una delle forme più gravi di polarizzazione è quella che riguarda coloro che fino a poco tempo addietro sembravano stare nella stessa barca ed erano nostri alleati o compagni. Molti hanno visto come una benedizione i comportamenti imposti e non sembrano preoccuparsi del fatto che abbiano reso più acuta la disuguaglianza sociale. Fanno nelle loro case ciò che prima facevano nei loro luoghi di lavoro, senza perdere tempo e denaro nei trasferimenti e godendo nelle loro case di una serie di vantaggi. Difendono il confinamento con passione e sarebbero disposti a lottare perché divenga permanente. Tuttavia non riescono a percepire o anticipare cosa significhi la società del controllo collaudata con il pretesto della Covid-19». Molto pertinente e calzante è anche l’intervento di Sajay Samuel. Nel paragrafo Zone di sacrificio, Samuel fa notare un paradosso: «La categoria dei ‘lavoratori essenziali’ implica l’esistenza di ‘lavoratori non essenziali’ e nasconde la categoria dei ‘non lavoratori’ – i disoccupati, i non retribuiti e gli internati, sia negli ospizi che nelle carceri o nei campi di immigrati senza documenti». «Paradossalmente – fa notare Sajay – quelli che lavorano in prima linea per una miseria sono i lavoratori essenziali, mentre sono i lavoratori non essenziali quelli che si nascondono nelle proprie case. Sono i lavoratori essenziali a venire quotidianamente messi in condizioni pericolose per ‘salvare la vita’ dei lavoratori non essenziali». Nello stile e nella linea del pensiero di Ivan Illich, di cui Samuel è stato allievo e amico, ci sono altri spunti molto interessanti nei paragrafi La Legge dell’Assistenza e Danze della pioggia: facendo una similitudine tra le disposizioni sacrificali imposte dall’alto e appunto la danza della pioggia, Samuel ci ricorda che «gli antropologi hanno scoperto perché la danza della pioggia funziona sempre. Se piove dopo una danza, allora la danza ha funzionato. Se non piove, allora la soluzione è danzare ancora di più. In entrambi i casi, non si mette in discussione che la danza della pioggia sia efficace. Ci sono pochi dubbi sul fatto che l’isolamento e gli sforzi correlati avranno successo, per ragioni simili». Nel libro ci sono diversi riferimenti a Giorgio Agamben e alla medicina come religione sempre più visibile in questo ultimo anno. Io penso alla frase di Giò Rutilante (nel libro A piedi in un mondo sospeso, nel paragrafo «Un anno straordinario e magico»): «Le mascherine non ci sono e quindi non servono, ma adesso ci sono e quindi servono!». Da ottobre 2020 cosa è successo a un livello psicologico profondo? Sembra che ci sia stato un aumento delle disposizioni sanitarie “in forma religiosa”… Si è potuto uscire da casa per fare una passeggiata digestiva e solitaria, rispetto a marzo e aprile 2020, però si è innescato un meccanismo completamente sfalsato e per niente razionale, basato puramente sulla colpa da espiare. Della serie: possiamo uscire più liberamente rispetto a marzo e aprile, però dobbiamo sentirci in colpa per una passeggiata un po’ più lunga di qualche mese prima, così per espiare questa colpa dobbiamo imporci e imporre agli altri la mascherina. Non importa se il DPCM dice di portarla dietro e usarla solo se le circostanze fattuali lo consigliano, o se basterebbe una sciarpa, d’inverno, all’aperto e in zone poco frequentate. No no, dobbiamo espiare una colpa e basta! Non è una religione che impone un’espiazione ma “l’animo umano” bombardato e impreparato a gestire le ansie interiori. Ne scrisse molto bene Ivan Illich: «una nuova povertà si ingenera quando la dipendenza da istituzioni e dal mercato e dal sistema industriale supera una certa soglia, povertà di autonomia e di creatività». A pag. 100 di Transitar le pandemie…, Gustavo Esteva ricorda che «cinquant’anni or sono, Illich metteva in luce la contro-produttività di tutte le istituzioni moderne. Nel 1975, nel libro Nemesi medica, denunciava che la medicina istituzionalizzata era arrivata ad essere una grave minaccia per la salute e che vivevamo già sotto la dittatura della professione medica, che stilava le norme sanitarie, le applicava e penalizzava coloro che non si conformavano ade esse – come accade oggi quando si usa la forza pubblica per disciplinare quelli che non rispettano le norme elaborate dagli esperti sanitari. Illich argomentava che ‘l’effetto inabilitante prodotto dalla gestione professionale della medicina ha raggiunto le proporzioni di una epidemia’». Che nell’ultimo anno siano stati ripubblicati molti titoli di questo “archeologo della modernità” (così è spesso definito Illich) E’ inquietante e al tempo stesso illuminante lo sguardo lucido e profetico che viene fuori dalle riletture di Illich. Cayley affronta con lucidità anche le Teorie del complotto (pagg 36-43). Sarebbe lungo soffermarsi sugli spunti di quel paragrafo, ma mi è rimasto impresso un passaggio in cui si dice: più che alle previsioni o facili profezie sul futuro di impostazione pseudocomplottista, potrebbe essere interessante e proficuo rivolgersi al passato con la tecnica del granchio di Kukenbach, tanto caro a Illich: andare indietro con lo sguardo per vedere con maggior lucidità il futuro, non per fare previsioni facili e paralizzanti ma per acquistare coraggio per affrontare le sfide del domani. Oltre ai testi di Cayley e Samuel c’è un contributo di Fabio Milana, un’intervista a Cippi Martinelli (medico napoletano che vive dal 1996 in Chiapas) e altri contributi nell’ultima parte del libro.

QUESTO APPUNTAMENTO

Mi piace il torrente – di idee, contraddizioni, pensieri, persone, incontri di viaggio, dubbi, autopromozioni, storie, provocazioni – che attraversa gli scritti di Angelo Maddalena. Così gli ho proposto un “lunedì… dell’Angelo” per aprire la settimana bottegarda. Siccome una congiura famiglia-anagrafe-fato gli ha imposto il nome di Angelo mi piace pensare che in qualche modo possa fare l’angelo custode della nuova (laica) settimana. Perciò ci rivediamo qui – scsp: salvo catastrofi sempre possibili – fra 168 ore circa che poi sarebbero 7 giorni. [db]

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