Rincorrere la leggerezza

di Mark Adin

Spesso l’esito del dolore – e prima o poi sgorga per ciascuno un dolore profondo – è il bisogno di lasciarne a terra il peso. La gravità è davvero una forza dell’universo, una attrazione al suolo che  impedisce di elevarci. Dopo l’esperienza della fitta provata nell’anima, del sanguinare dentro, ecco arrivare puntuale il rimbalzo. Meglio approfittarne e salire fin dove si può, levitare.

Quella della leggerezza non è una esperienza fatua, non procede a svuotare, riempie come l’aria riempie i polmoni. Sostiene, rende più agili e freschi, ripulisce lo sguardo, disvela. I nostri libri, gli studi e le meditazioni: tutto disciolto in un vino limpido e profumato. Il piacere distilla le prossime idee, che diverranno sogni, alcune si schiuderanno. E gli anni si sottrarranno al conto delle ricorrenze, vivremo un attimo che non ci arrecherà danno, che sembrerà non contabilizzare il  tempo. Saremo liberi. La nostra natura è luce, è nudità della luce. Quando ricordo di essere uomo, e dunque di cosa abbia davvero bisogno, a cosa aspiri, quali siano i desideri che mi indirizzano, quali soddisfazioni mi prefigga, quale destino io cerchi e procuri, penso sempre a mia figlia quando mi si avvicina e vorrei mi prendesse a braccetto, per condividere passi accompagnati da poche parole semplici.

Lei è ciò che resta di me, una creatura germogliata nel poco amore che sono riuscito a darle. Il mistero oltre la morte. Vorrei riuscire a porgere la carezza giusta, quel gesto che la può sostenere valido per quel momento, ma che potrebbe sopravvivere a tutto, un gesto finalmente utile. I padri non sono mica lì per impartire lezioni ma, semplicemente, amano assistendo i primi passi, imparando a loro volta dai figli: a sorridere. In fondo è facile essere padri, è sufficiente mandare via tutti i pensieri e abbandonarsi alla vista dei loro giochi, asciugare un pianto, restituire un oggetto caduto da piccole mani. Naturalmente le auguro il meglio dalla vita: una occupazione che le permetta di vivere con soddisfazione e decoro, un compagno innamorato e così via. Auguro anche a me sia così per lei, perché saperla felice mi farebbe felice. Ma una cosa desidero sopra tutte le altre: vorrei che, durante un passeggio, mi prendesse il braccio tirandolo a sé, stringendo forte e appoggiandomi il capo alla spalla, così, senza parlare. Che ci può essere da dire oltre a questo appartenersi; che si può desiderare di più, di così prezioso della vicinanza, proprio perché unica e unicamente riservata e dedicata. Non è difficile, per un istante, esser felici. La felicità vera vive della sua stessa esilità.

Dopo aver ricevuto così tanta fortuna, la forza che serve non può che accrescersi per attenuare le nostre incancellabili paure fatte di future, più consuete, ancora reciproche lontananze. Realizzo che mia figlia non è solo mia figlia: più la guardo e più mi diventa Mondo. E’ la donna araba che guida la sua auto sfidando il potere, è la madre somala che sbarca sfinita e vittoriosa sull’isola custodendo un bimbo dentro il suo abbraccio, è il coraggio della giudice che trova davanti a sé il cupo violentatore assassino, è la rabbia della cottimista licenziata e disperata ma non piegata, è la vertigine che mi procura la compagna del mio piacere, è l’intelligenza chiara e puntuta della ricercatrice, è la indispensabile misura di orgoglio di vivere davvero la propria vita, perché non sia inutile spreco.

Tutto questo è mia figlia, ma a guardarla non si distingue. E’ una giovane come altre, fatta di un bel sorriso e due occhi fondi, non c’è strepito nel vestire e non è esplicito il suo camminare. E’ “soltanto” una persona vera, come altre donne di cui spesso non ci accorgiamo. Eppure sono tra noi, numerose e pronte alla vita.  Proprio di questo mi proclamo ricco.

Se è vero che una primavera si sta affacciando su una politica indegna, il nuovo non potrà fare a meno di loro. Al loro fianco ritroveremo la forza necessaria per realizzare il sogno. Senza bisogno di quote rosa, senza eque distribuzioni proporzionali di incarichi, per legge. Il loro diritto è nel nostro apprezzamento. E’ questo il momento per dimostrarlo.

Certo anche noi bisognerebbe non rinunciassimo, così spesso, al coraggio di essere uomini.

Ora avanti tutta, insieme, con leggerezza.

Redazione
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Un commento

  • si é proprio vero anche io ho sempre pensato che la vera evoluzione della nostra societä sarà possibile quando i criteri fondamentali della stessa nasceranno dall’animo delle persone e non solo dalle regole

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