Rinnovamento è sinonimo di ringiovanimento? – di Mark Adin

Beh, uno se lo domanda. Perché tutta questa richiesta di rinnovamento in politica, dai rottamatori di tutti gli ordini e grado (quelli di Renzi testè sconfitti alle Primarie) ai Grillini, sembrerebbe passare soprattutto per la riduzione dell’età media e per l’abbattimento della gerontocrazia. Certo che se dovessimo immaginare un Berlusconi di trent’anni che si presentasse oggi sulla scena, potremmo avere incubi per tutta una vita. Il caro leader, invece, ormai si avvicina all’epilogo – anche se lui non vuol tenerne conto –  ma data la sua incrollabile volontà di ritornare al potere, probabilmente solo la natura  può toglierlo di torno.

Un po’ in tutti i campi la retorica di sempre passa per il “Largo ai giovani!”.

Il ricambio generazionale, in effetti, è essenziale, almeno in natura, come misura igienica. I più vecchi indeboliscono, vengono isolati, muoiono. Ma nella specie umana han preso il brutto vizio di sopravvivere e, a causa della denatalità, rischiano nel paradosso di essere soprannumerari, oltre che improduttivi  – perlomeno nel milieu economico delle società occidentali. Se vogliamo dirla tutta, cinicamente valutati: pura zavorra e costo (il mio insignificante giudizio, ad esempio su D’Alema, in taluni casi coinciderebbe con l’ultimo assunto).

Dopo essermi fatto sedurre da un titolo accattivante del libro “Voi avete orologi, noi abbiamo il tempo” –  di Federico Rampini, giornalista demo-liberal, poliglotta e giramondo, residente negli States, fighetto e jogger, uomo d’intelletto dalle diafane manine –  ne ho cominciato la lettura, e sin dai primi capitoli mi è parsa evidente la tesi che tento di sintetizzare in poche parole: i vecchi non sono da buttare, per molte ragioni, una delle quali è che sono possessori di  risorse economica, una seconda è che sono in miglior salute rispetto a cinquant’anni fa, e la terza è che hanno tempo disponibile da impiegare come credono. In piedi dunque, esercito di vecchietti, alzatevi dalle panchine dei parchi e abbandonate le bocciofile! E da qui il riuscito titolo. Del resto il tempo libero, oggidì, nella febbrile organizzazione sociale, è divenuto vero asset, dicasi meglio risorsa.

Da un servizio di Report di ieri, risulta altra conferma a quanto sopra. Mostrava artigiani in pensione mentre prestano la propria esperienza professionale per svolgere lavori di pubblica utilità. Il docente universitario di turno spiega che, qualora i ritirati dal lavoro dedicassero il proprio tempo ad insegnare ai giovani le loro arti, consigliandoli e seguendoli per il meglio, la società tutta ne guadagnerebbe. Naturalmente gratis. La prospettiva di affidare alla terza e quarta età la funzione sociale di essere formatori di schiere di giovani lavoratori non è così peregrina, visto lo stato in cui versano le scuole professionali italiane (al netto di quelle poche di eccellenza, rarissime). La riflessione del giovane professore si spinge ad apprezzare persino un miglioramento del bilancio delle ASL, ottenuto attraverso migliori condizioni di salute di pensionati impegnati e motivati in entusiasmanti nuove esperienze e rinnovati rapporti umani. Insomma pare faccia bene a mente e fisico. Movimento, stimoli, socialità, e naturalmente il sentirsi utili.

Tutto bello e interessante.

Certo, una questione che porrei a Rampini e all’ignoto esperto è molto semplice, forse prosaica: i molti pensionati , dissanguati economicamente da figli e nipoti, con rendite da fame, quelli costretti a tirare avanti con meno di cinquecento euro mensili, avranno davvero tutto quel tempo che si dice per prestare gratuitamente e volontariamente il proprio tempo con meritoria disponibilità?

O dovranno piuttosto impiegarlo per cercare lavoretti qualsiasi, in nero e malpagati, pur di sopravvivere, astenendosi dove possibile dai furti di buste di salame nei supermercati?

A quali pensionati il brillante giornalista riccioluto sta quindi riferendosi? Quelli che trova nei Country Club californiani?

Mark Adin

Redazione
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2 commenti

  • Sacrosanto, caro Mark. L’ideologia giovanilista è di stampo fascistoide, non c’è dubbio. E non si tratta di “rottamare” i “vecchi”. Credo però che, soprattutto in politica (ma non solo) ci dovrebbe essere la dignità di fare un passo indietro, anzitutto quando si perde, mentre questo non si fa mai, in Italia (ricordate Lionel Jospin e molti altri?).
    Sul fatto che gli anziani siano ormai la stampella economica (ormai l’unica) per molti trentenni non c’è alcun dubbio. E il fatto crea molta tristezza.
    Insomma, come sembri proporre anche tu, l’approccio ideologico non serve neppure qui, mentre il buon senso sì…
    Spero però che questa Europa (e soprattutto l’italia) possa cambiare direzione molto in fretta, prima che sia troppo tardi..
    grazie, gianni

  • senato deriva da senex, e in ogni caso sono stufo: appartengo a una generazione di figli che hanno ubbidito ai padri, per poi ritrovarsi padri che ubbidivano ai figli; da giovani abbiamo dovuto rispettare gli anziani e seguirne i consigli, da vecchi rischiamo di farci ammaestrare dai giovani.
    occhio alle disposizioni di fine vita, ciò che è volontario potrebbe diventare obbligatorio.
    accarezzo l’idea di convertirmi all’islam

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