Riordinare le idee

Un articolo di Riccardo Dal Ferro.

Bisogna essere buoni, cazzo.
Non c’è altra frase da dire, non c’è nessuna parola ulteriore da pronunciare. Essere buoni, cazzo, nient’altro, per tanti di quei motivi che mi mette in imbarazzo doverli elencare, ma sarà il mio modo di esser buono, cazzo, per stasera.
Bisogna essere buoni, cazzo, perché siamo qua per così poco tempo che sprecare anche un solo momento a gettare rancore e bile contro tutto e tutti significa non avere capito quanto si possa perdere in un solo istante sprecato.
Bisogna essere buoni, cazzo, perché in fondo che cosa ci costa renderci conto che ogni altro essere umano nella storia dello spaziotempo si sveglia, si è svegliato e si sveglierà con le mie stesse paure, i miei timori e le mie insicurezze, con le mie stesse bugie e i miei stessi sotterfugi, con le colpe fasulle che ci hanno insegnato, e che cerca, ha cercato e cercherà le stesse gioie, le medesime conferme, desiderando esattamente ciò che desidero io.
Bisogna essere buoni, cazzo, perché ce l’ha detto Van Gogh, ce l’ha detto Vonnegut, ma poi ce l’hanno detto Gesù e Buddha, ce l’hanno detto Kant, Hegel e Kafka, e forse un passo di umiltà dovremmo farlo ogni tanto, ammettendo che se ce l’hanno detto loro forse hanno più ragione di noi, dei nostri rancori, delle nostre stupide viltà.
Bisogna essere buoni, cazzo, perché anche se ci nascondiamo dietro paroloni come etica e moralità, anche se affastelliamo di leggi, convenzioni e pregiudizi i nostri discorsi, sappiamo tutti perfettamente cosa significa essere buoni, cazzo, e lo sappiamo perché siamo dotati di ragione e la ragione è quella d’esser buoni, cazzo.
Bisogna essere buoni, cazzo, perché ce lo suggerisce la musica dei Neutral Milk Hotel, perché ce lo mostrano le storie di Charlie Kaufman e il cinema di Jarmusch, perché ce l’ha insegnato Bill Hicks facendoci ridere, ce l’ha insegnato Calvino facendoci piangere, ce l’ha insegnato Lovecraft facendoci spaventare, ce l’ha insegnato la mamma facendoci addormentare.
Bisogna essere buoni, cazzo, perché ogni qualvolta facciamo del male a qualcuno, quell’azione si porta dietro tracce molto più indelebili di qualsiasi gesto gentile, e quando perderemo irrimediabilmente coloro che abbiamo amato percepiremo di più le mancanze che non le gioie, e le ferite faranno più male di quanto non ci facciano bene i bei ricordi, e quindi bisogna esser buoni, cazzo, perché già è difficile così, pensate poi se ci comportiamo male che casino.
Bisogna essere buoni, cazzo, perché quando siamo morti, siamo morti, e non c’è più nulla da fare, niente da scusarsi, nulla da giustificare, negare, ridere. Quindi, bisogna essere buoni, cazzo, perché tanto potrebbe essere ora l’ultimo istante e preferirei trascorrerlo baciando, non litigando.
Bisogna essere buoni, cazzo, perché ce lo mostra la storia cosa succede quando non si è buoni, cazzo, ce lo fa vedere con i massacri di chi ha voluto vendetta, le stragi di chi ha cercato la rivincita, il sangue di chi non aveva voce per dire “vogliamo esser buoni, cazzo”.
Bisogna essere buoni, cazzo, perché se mai c’è qualcosa da chiamare dio, beh, allora io che sono ateo e pieno di fiducia vi dico che pure lui si sarà detto in un qualche momento della sua eternità “devo esser buono, cazzo” e in quel momento ha dato vita alla vita, l’universo e tutto quanto, mettendosi l’anima in pace e smettendo di dimenarsi nel Nulla.
Bisogna essere buoni, cazzo, ed è tutto ciò che dovremmo dirci in silenzio, stasera, mentre stringiamo la mano di qualcuno vicino a noi, con la giusta musica nell’aria.

Riccardo DAL FERRO

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